Lucy (2014) (recensione di Andrea Giostra)
Scarlett Johansson è la bellissima protagonista Lucy, studentessa che vive a Taiwan, costretta con l’inganno, da un amico conosciuto pochi giorni prima, a consegnare a un inavvicinabile e temuto criminale coreano, il bravissimo Choi Min-sik, una valigetta in alluminio di cui ignora il contenuto. E’ subito dopo la consegna del misterioso bagaglio che inizia la dis-avventura di Lucy, catapultata in un vorticoso e frenetico susseguirsi di eventi che esplodono lentamente dopo l’inserimento di strani pacchetti dentro il suo corpo, per essere segretamente trasportati sfuggendo ai controlli dell’antidroga, contenenti una misteriosa e futuristica sostanza dopante/prestazionale, il cui potere è conosciuto solo dal famosissimo neuorscienziato professor Norman, l’inossidabile e superlativo Morgan Freeman.
Luc Besson con Lucy dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, di essere un vero grande maestro del botteghino in grado di abbattere in pochissimi giorni diversi record planetari.
Il trailer, per la capacità attrattiva e seduttiva che sprigiona sul potenziale spettatore, meriterebbe un Oscar o un Golden Globe. La scelta del cast è azzeccatissima e i protagonisti, su tutti Scarlett Johansson e Morgan Freeman, tengono bene la narrazione e la tensione del racconto che si contorce compulsivamente tra fantascienza e azione di stampo americano. La sceneggiatura è inquinata da diverse, chiare ed evidenti scopiazzature da film originali e di successo, che un attento cineamatore riesce ad individuare immediatamente. Cosa voglia raccontarci Besson non è comprensibile e la matrice filosofica del racconto appare eccessivamente dispotica: per raggiungere la pace e la serenità l’uomo deve svuotare la mente, comprendere la complessità del mondo col fine di ritornare alle origini della vita. Insomma, un potpourri di pseudo-messaggi metafisici che malgrado tutto non compromettono il successo commerciale del film, che rimane a mio avviso da vedere.
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