cinebura
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martedì 27 gennaio 2015
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tutti i nodi tornano al petto!
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Troppi significati, troppe verità, cela questo film! Grandissima storia, piena di originarietà e di enigmi intriganti. La prima parte del film narra, della storia d'amore raccontata e diretta dalle parole di Amy (la sposa di Nik), la vicenda sembra portare ad un classico legal-thriller, con una accusa al marito e tutto quello che ne consegue. Invece con grande sorpresa la storia cambia completamente strada, con la rivelazione incredibile di Amy, il pubblico rimane impietrito e sconcertato. Ecco che il caso di scomparsa diventa una caccia all'uomo. Certo rimane comunque per tutto il film la retroscena del processo e delle accuse ma in evidenzia appaiono tutti gli aspetti di questo amore bugiardo, pieno di tradimenti e di ossessioni.
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Troppi significati, troppe verità, cela questo film! Grandissima storia, piena di originarietà e di enigmi intriganti. La prima parte del film narra, della storia d'amore raccontata e diretta dalle parole di Amy (la sposa di Nik), la vicenda sembra portare ad un classico legal-thriller, con una accusa al marito e tutto quello che ne consegue. Invece con grande sorpresa la storia cambia completamente strada, con la rivelazione incredibile di Amy, il pubblico rimane impietrito e sconcertato. Ecco che il caso di scomparsa diventa una caccia all'uomo. Certo rimane comunque per tutto il film la retroscena del processo e delle accuse ma in evidenzia appaiono tutti gli aspetti di questo amore bugiardo, pieno di tradimenti e di ossessioni. Davvero geniale la scelta dei personaggi che accompagneranno i due protagonisti per tutta la vicenda, alcuni aiutandoli (come l'avvocato di Nik) e altri rovinando o cambiando le loro strade (come la vicina di casa con il suo amico, che derubano Amy). Trama scorrevole e sempre ricca di colpi di scena e di suspance. Non riesco a comprendere il motivo della critica negativa nei confronti del finale (da parte di molti spettatori). Io lo ritengo adatto e molto inaspettato, un colpo di scena finale, riesce a far capire che entrambi i protagonisti hanno commesso errori, si sono traditi a vicenda e per punizione ora devono vivere insieme, con l'aggiunta di un bambino che, mi lascia sconcertato e con alcuni dubbi. Attori davvero bravi e con una fotografia eccezionale questo film riesce a farsi godere e merita di esser ricordato come un ottimo film. Molte altre cose sarebbero da citare e da analizzare in questa opera cinematografica, gonfia di situazione e realtà complicate.
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omero27
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venerdì 23 gennaio 2015
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film da oscar
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Film bellissimo sotto tutti i punti di vista. Da vedere.
Credo che un paio di statuette se le porti a casa: miglior regia, forse miglior attore (Ben Affleck), miglior attrice (bisogna vedere se la considerano protagonista o no) sceneggiatura, montaggio .
bello
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catcarlo
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mercoledì 21 gennaio 2015
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l'amore bugiardo
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Seguendo la sceneggiatura che Gillian Finch ha tratto da un suo romanzo, Fincher dimostra ancora una volta di saperci fare in materia di thriller e, anche se la claustrofobica angoscia di 'Seven' rimane lontana, dirige un ottimo film che coinvolge lungo le sue due ore e un quarto di durata malgrado la storia sia all'apparenza esile assai. La buona riuscita è dovuta con ogni probabilità al fatto che il racconto vada ben al dilà di uno svolgimento noir: dopo la trasferta in terra svedese di 'Uomini che odiano le donne', il regista torna a concentrarsi sulle magagne della società di casa sua, dove l'ipocrisia la fa da padrona a partire da un'istituzione familiare ormai in crisi.
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Seguendo la sceneggiatura che Gillian Finch ha tratto da un suo romanzo, Fincher dimostra ancora una volta di saperci fare in materia di thriller e, anche se la claustrofobica angoscia di 'Seven' rimane lontana, dirige un ottimo film che coinvolge lungo le sue due ore e un quarto di durata malgrado la storia sia all'apparenza esile assai. La buona riuscita è dovuta con ogni probabilità al fatto che il racconto vada ben al dilà di uno svolgimento noir: dopo la trasferta in terra svedese di 'Uomini che odiano le donne', il regista torna a concentrarsi sulle magagne della società di casa sua, dove l'ipocrisia la fa da padrona a partire da un'istituzione familiare ormai in crisi. L'incontro con Amy (Rosamund Pike), bella figlia della upper class di New York, sembra a Nick (Ben Affleck) l'inizio di un sogno d'amore forse inatteso, ma che, comunque, lo coinvolge totalmente: dopo il matrimonio e lo spostamento nel Missouri di cui lui è originario, il bel quadretto va però in frantumi a causa di una convivenza sempre più difficile e litigiosa finchè un bel giorno Amy scompare. Il primo indiziato finisce per essere ovviamente Nick: accusato dal diario lasciato dalla donna, che ne rivela il tradimento, si ritrova contro gli indizi e le circostanze finendo dritto nel mirino dei media a caccia di sensazioni forti, tanto che dalla sua parte restano solo la sorella Margo (Carrie Coon) e i dubbi dell'ispettore Boney (Kim Dickens) che segue il caso (anche la giustizia statunitense non ci fa una gran figura, tra indagini frettolose e conflitti di competenza). Proprio quando tutto sembra indicare una direzione, la storia però si sdoppia iniziando a indagare la personalità di Amy, che si rivela ben diversa da quella che si è mostrata fino a quel punto. Comincia così una serie di colpi di scena che arrivano a coinvolgere anche una vecchia fiamma di lei (Neil Patrick Harris) e che non si possono raccontare: in ogni caso, tutti conducono a un certo qual riavvicinamento tra i due sposi fino a un'ultima inquadratura che si rispecchia nella prima e regala un gelido brivido di inquietudine. La parte conclusiva vede il meccanismo del thriller perdere qualcosa rispetto al tono serrato mantenuto fino ad allora, ma serve a regista e sceneggiatrice per sottolineare come si possa restare prigionieri dell'ipocrisia di cui sopra fino ad arrivare ad accettare una situazione che, vista dal di fuori, parrebbe impossibile. Fincher mette in scena questo racconto ricco di doppifondi cercando di spiazzare lo spettatore anche dal punto di vista narrativo: ai tanti momenti che, ovviamente, rispettano i canoni del genere se ne alternano altri in cui vengono inseriti indovinati tocchi di grottesco e humour nero in cui si distingue il ricco avvocato Tanner Bolt (Tyler Perry), personaggio fenomenale già dal nome. Si tratta di un'alternanza di situazioni che viene in qualche modo sottolineata - e forse amplificata - dalla bella colonna sonora firmata da Trent Reznor e Atticus Ross, ma non si tratta di certo dell'unico aspetto non scontato. in una storia ai limiti del teatrale che si concentra su pochi personaggi, ci sono improvvise aperture verso l'esterno che si rivelano fondamentali per lo sviluppo della narrazione, a conferma di un regista che cerca sempre di sorprendere lavorando molto sulla simulazione, categoria alla quale si può ascrivere anche l'ambientazione in una solare e tranquilla cittadina di provincia. Concesso al regista quel che è del regista e sottolineata la prova professionalmente impeccabile da parte del cast tecnico, resta da dare un giudizio sugli attori che, ottimi nei ruoli secondari, segnano una notevole disparità di rendimento in quelli principali. Se Rosamund Pike, bionda come da comndamento hitchcockiano, fa di Amy una delle grandi dark ladies della storia del cinema riuscendo a rendere tutte le sfaccettature di una personalità complessa, al confronto Ben Affleck - che oltretutto ingrassa e dimagrisce da una scena all'altra senza motivo - ci fa la figura del paracarro.
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enrico danelli
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domenica 18 gennaio 2015
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fincher ama i bugiardi
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In "The Social Network" - altro film di Fincher - negli affari trionfa il protagonista senza scrupoli, arrivista e socialmente disadattato (un perfetto nerd). In "Gone Girl" nella vita trionfa la protagonista omicida, paranoica e asociale ("quella che si dice una perfetta stronza" senza neppure una amica). Senz'altro il messaggio è poco edificante, ma l'aderenza alla realtà è quasi totale: l'individuo, libero da remore morali (anche quelle laiche comunemente accettate) e tanto più dimentico di qualsiasi precetto religioso (totalmente assente qualsiasi riferimento al significato cristiano di matrimonio), riesce a dare il meglio di sè, ovviamente se dotato di una intelligenza sopraffina come i protagonisti di questi due ultimi film di Fincher.
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In "The Social Network" - altro film di Fincher - negli affari trionfa il protagonista senza scrupoli, arrivista e socialmente disadattato (un perfetto nerd). In "Gone Girl" nella vita trionfa la protagonista omicida, paranoica e asociale ("quella che si dice una perfetta stronza" senza neppure una amica). Senz'altro il messaggio è poco edificante, ma l'aderenza alla realtà è quasi totale: l'individuo, libero da remore morali (anche quelle laiche comunemente accettate) e tanto più dimentico di qualsiasi precetto religioso (totalmente assente qualsiasi riferimento al significato cristiano di matrimonio), riesce a dare il meglio di sè, ovviamente se dotato di una intelligenza sopraffina come i protagonisti di questi due ultimi film di Fincher. Se in "The Social Network" Zuckerberg scarica a più riprese i suoi soci di affari e arriva al trionfo che tutti conosciamo, Amy, la gone girl, risulta la perfetta individualista chiusa nella sua autostima e nel suo autocompiacimento: il povero marito, Nick, probabilmente scelto perchè "strafigo", non regge a lungo il livello intellettuale della moglie Amy. Non è un film sul matrimonio e sulla crisi di coppia: come nel precedente film (ma anche in "Fight Club" c'erano le prime chiare tracce), Fincher fa una storia sugli individui bugiardi e spregiudicati che in qualsiasi circostanza (negli affari come nel rapporto di coppia) riescono a farla franca in una società che non riesce a trovare nessun antidoto a tanta spregiudicatezza. La detective della polizia, alla fine la vera e unica antagonista di Amy, risulta impotente di fronte a tanta astuzia. Se questo è il messaggio, il film è riuscito perfettamente e lo spettatore viene intrattenuto per due ore e passa nella illusione che si tratti solo di uno dei tanti avvincenti thriller americani.
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gianleo67
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domenica 18 gennaio 2015
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scene da un matrimonio...con delitto
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Sospettato di aver ucciso e fatto sparire, proprio nel giorno del loro quinto anniversario, la dolce e perfettina moglie Amy (Rosamunde Pike), con cui iniziavano i primi dissapori matrimoniali, l'aitante e volitivo Nick (Ben Affleck) inizia una personale indagine per riuscire a fugare da sè i sospetti e scampare il rischio di una sicura condanna capitale. Aiutato dalla sorella gemella Margo (Carrie Coon) e da un celebre legale specializzato in casi del genere (Tyler Perry), ingaggerà una lotta senza quartiere contro l'inevitabile diffidenza della polizia locale e l'ostracismo di un'opinione pubblica manipolata ad arte dal baraccone mediatico che si è venuto a creacre intorno alla vicenda. A quanto pare però, la realtà è molto diversa da come appare.
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Sospettato di aver ucciso e fatto sparire, proprio nel giorno del loro quinto anniversario, la dolce e perfettina moglie Amy (Rosamunde Pike), con cui iniziavano i primi dissapori matrimoniali, l'aitante e volitivo Nick (Ben Affleck) inizia una personale indagine per riuscire a fugare da sè i sospetti e scampare il rischio di una sicura condanna capitale. Aiutato dalla sorella gemella Margo (Carrie Coon) e da un celebre legale specializzato in casi del genere (Tyler Perry), ingaggerà una lotta senza quartiere contro l'inevitabile diffidenza della polizia locale e l'ostracismo di un'opinione pubblica manipolata ad arte dal baraccone mediatico che si è venuto a creacre intorno alla vicenda. A quanto pare però, la realtà è molto diversa da come appare.
Dal romanzo omonimo ('L'amore bugiardo' in italiano) di Gillian Flynn e sceneggiato dalla stessa autrice, questo fluviale thriller psicologico di David Fincher segue l'insolito canovaccio del dramma manipolatorio più prossimo alle mistificazioni allegoriche di Atom Egoyan che alle attitudini dell'action drama care all'autore di 'Seven' e Fight Club', rivelandosi alla lunga incapace di mantenere la tensione e l'ambiguità dei temi trattati (l'incomunicabilità e lo scontro tra i sessi, le barriere sociali, le insidie della mistificazione mediatica, l'ingannevole duplicità delle apparenze) nel perimetro di una credibile costruzione narrativa e finendo per cedere all'inevitabile tentazione di far rientrare il gioco al massacro di una novella 'Guerra dei Roses' nei ranghi della accomodante ipocrisia di una nolente riappacificazione familiare. Frutto di una interessante scansione degli eventi che riprocucono i percorsi paralleli (e convergenti) dei punti di vista sul 'break point' di una crisi di coppia che origina da un anniversario privato (quello matrimoniale) il giorno dopo quello collettivo (quel 4 Luglio che segna ironicamente l'indipendenza e l'autonomia di un orgoglio nazionalista a stelle e strisce), il film di Fincher segue passo passo la favoletta morale che sottende il racconto, nelle forme di una fiabesca e ingannevole 'histoire d'amour' frutto di una sensibilità femminile (quella dell'autrice come quella della sua protagonista) che nasconde, dietro l'apparenza di una infingarda sottomissione sociale, una spregiudicata e sociopatica volontà di dominio sull'universo maschile. Se è vero che il teatrino degli eventi mostra il compiacimento di una struttura romanzesca che non si risparmia un finale di esibità autoreferenzialità ('Scriveranno un libro, gireranno un film su di voi...è una catena') e se gli argomenti sembrano attraversati da una sottile vena di misoginia al femminile (come le donne vedono se stesse?: malissimo direbbe l'autrice), le responsabilità di una deriva morale familiare e collettiva sembrano equamente divise tra uomini deboli e fedifraghi e donne ciniche e spietate, riproducendo in un rocambolesco gioco delle parti i piccoli ed i grandi inganni che sono alla base di una pacifica convivenza tra i sessi, pronti però a scannarsi alla prima occasione buona. Rosamunde Pike è perfetta nel ruolo di una algida e lucida psicopatica manipolatrice che sa come tenere per le palle un uomo (il solito bellimbusto di un sornione Affleck) che aveva creduto di potersi disfare facilmente di lei. Scene da un matrimonio...con delitto.
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stefano73
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giovedì 15 gennaio 2015
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delude il finale
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Film "l'amore bugiardo". Amy e Nick , coppia americana sposata da 5 anni va in una intima crisi. La mattina del 5° anniversario la "mitica Amy" (essendo famosa scrittrice) sparisce. Thriller avvincente con forti dosi di devianze,violenze, introspezioni psicologiche e l'invadenza dei media. si esce dal cinema delusi! Voto:5
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lucotti
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giovedì 15 gennaio 2015
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non basta essere perfetti
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Il giorno del loro quinto anniversario l’improvvisa ed inaspettata scomparsa di Amy Dunne (Rosamund Pike) rompe la consuetudine di un matrimonio che agli occhi di tutti sembrava perfetto. Ma niente è come sembra e l’ombra del dubbio si allunga sulla felicità della loro unione e sulla figura del marito, Ben Affleck.
Gli indizi si accumulano, si sospetta un omicidio, gli investigatori sono alla ricerca di un colpevole, i media alla disperata caccia di un capro espiatorio, e il puzzle piano piano si configura. L’ameno paesino di provincia americana con le case bianche e i vialetti ben curati che sonnecchiava in letargo si tinge di quelle tinte cupe che solo Fincher sa dare.
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Il giorno del loro quinto anniversario l’improvvisa ed inaspettata scomparsa di Amy Dunne (Rosamund Pike) rompe la consuetudine di un matrimonio che agli occhi di tutti sembrava perfetto. Ma niente è come sembra e l’ombra del dubbio si allunga sulla felicità della loro unione e sulla figura del marito, Ben Affleck.
Gli indizi si accumulano, si sospetta un omicidio, gli investigatori sono alla ricerca di un colpevole, i media alla disperata caccia di un capro espiatorio, e il puzzle piano piano si configura. L’ameno paesino di provincia americana con le case bianche e i vialetti ben curati che sonnecchiava in letargo si tinge di quelle tinte cupe che solo Fincher sa dare. Ben presto l’interesse morboso della comunità su cui soffia l’attenzione ossessiva dei media solletica le violenze più latenti. Ma nulla è come sembra.
Si tratta di un film perfetto anche troppo. Fincher gioca con virtuosismo con i generi e i personaggi, invertendo più volte vittima e carnefice e, trasformando proporzionalmente ai colpi di scena, il registro della pellicola, che da thriller diviene Noir, per poi sfiorare l’Horror e terminare in una Dark Cmmedy graffiante sul matrimonio, descritto come luogo di manipolazioni e compromessi narcisistici, ma ancor di più sulle sproporzioni e sui non luoghi dell’intimità ormai cannibalizzati dalla ferocia delle regole dell’apparenza e dalle esigenze dei media.
Il film ha ritmo, una bellissima atmosfera, dialoghi intelligenti ed un estetica perfetta ma non coinvolge fino ino in fondo ed è quasi corrotto dalla stessa bravura e dalla vanità celebrale del suo regista che è la croce e la delizia di un’opera che lascia allibiti ma non emoziona che è indiscutibile ma non riesce a diventare un capolavoro.
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hydroviolante
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mercoledì 14 gennaio 2015
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drammativo tendente alla commedia
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Inverosimile la trama: iperbolica nelle trovate, nelle ambientazioni, nelle situazioni e nei personaggi. Capisco che il cinema è rappresentazione lontana dalla realtà, altrimenti risulterebbe noioso e banale, ma qui si esagera. La verosimiglianza con le esperienze è talmente labile da trasformare il dramma in commedia.
Inquietante la moglie: lo sguardo della pazzia e l'inviluppo dei peggiori stereotipi metropolitani.
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cassiopea
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mercoledì 14 gennaio 2015
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tensione crescente.
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Atmosfera, personaggi e storia che trasmettono una tensione sempre crescente, sin dalla prima inquadratura che mi ha ipnotizzata. Una trama non banale, ben architettata ed avvincente, purtroppo però non si evolve a regola d'arte, creando situazioni talvolta inverosimili e grottesche che avrei assolutamente evitato. Nonostante questi scivoloni la pellicola non perde il suo fascino, trasportando lo spettatore in una vicenda malata e ricca di colpi di scena, costringendolo a cambiare più volta idea sui personaggi che ha di fronte. Sembra facile all'inizio prendere una posizione, ma con l'evolversi dei fatti tutto cambia, e si comincia a guardare con occhi differenti. Cruda e decisa la polemica contro i media e la spettacolarizzazione del dolore, tematica che ci tocca da vicino.
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Atmosfera, personaggi e storia che trasmettono una tensione sempre crescente, sin dalla prima inquadratura che mi ha ipnotizzata. Una trama non banale, ben architettata ed avvincente, purtroppo però non si evolve a regola d'arte, creando situazioni talvolta inverosimili e grottesche che avrei assolutamente evitato. Nonostante questi scivoloni la pellicola non perde il suo fascino, trasportando lo spettatore in una vicenda malata e ricca di colpi di scena, costringendolo a cambiare più volta idea sui personaggi che ha di fronte. Sembra facile all'inizio prendere una posizione, ma con l'evolversi dei fatti tutto cambia, e si comincia a guardare con occhi differenti. Cruda e decisa la polemica contro i media e la spettacolarizzazione del dolore, tematica che ci tocca da vicino. In questo quadro di ordinaria follia è una gara a chi sa vendersi meglio davanti alle videocamere, mentre le emozioni reali si perdono dietro una maschera quasi teatrale.
Sarebbe stato un film da cinque in assenza delle precedentemente citate vicende inverosimili molto "all'americana".
Comunque assolutamente da vedere.
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