Anno | 2013 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 64 minuti |
Regia di | Nicola Grignani, Alberto Mussolini, Luca Scaffidi, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli |
Attori | Jaber Abu Ryila, Mohammed Antar, Majd Antar, Noor Harazeen, Moemen Faiz Fatima Raanan, Salem Abu Sidu. |
Uscita | giovedì 15 gennaio 2015 |
Tag | Da vedere 2013 |
Distribuzione | Lab 80 Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,42 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 16 gennaio 2015
CONSIGLIATO SÌ
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Una giornata del 2013 nella Striscia di Gaza, territorio invisibile ai più se non attraverso telegiornali di guerra. Giornata che inizia con un evento inspiegabile: sulla spiaggia di Gaza si arenano centinaia di mante. I pescatori se le litigano per venderle al mercato, perché nonostante le dichiarazioni d'intenti di Israele, il mare per loro non è libero, e oltre a subire le aggressioni dell'esercito israeliano, devono spostarsi nelle acque egiziane per riempire le loro reti. Lungo l'arco di 24 ore seguiamo anche Jabber, agricoltore che coltiva campi a poche centinaia di metri dal confine israeliano e dalle jeep militari. I fratelli Mohammed e Majd, che scrivono testi e mettono in musica i loro sentimenti sul conflitto. Noor, giovane speaker di Tijan Tv, che rende conto delle vittime e ricorda come l'80% della popolazione dipenda dagli aiuti umanitari. Il fotografo Moemen, rimasto senza gambe mentre documentava i bombardamenti del 2008, che continua a scattare foto del contesto in cui vive. Salem, calciatore professionista e oggi allenatore, una carriera finita per via della guerra. Fatima, in passato nomade, che vive di pastorizia confinata nella Striscia. E poi i ragazzi del Gaza Parkour Team, che si allenano dove possono, anche nel perimetro del cimitero.
Le macchine digitali del collettivo di filmmaker italiani Teleimmagini - con la cooperazione fondamentale di referenti locali - individuano quelle che più che storie sono spunti narrativi, e li registrano cercando di limitare l'intervento al minimo: bando alla voce over, evitati commenti e giudizio, pochissimi dialoghi sottotitolati e non costruiti a tavolino, rare didascalie sulle persone riprese. Si lascia insomma che si manifestino i dati fisici del quotidiano, anche tramite paradossali contrasti visivi: un movimento di macchina e un commento audio trasformano un ex glorioso campo da calcio in luogo attuale di abbandono e disarmo. Il lavoro manuale di un contadino che lavora a pochi passi dai colpi di arma da fuoco rende l'idea di un territorio reso sterile dalla violenza, senza nessuna certezza di futura fertilità. La ripresa di un allenamento all'aperto si trasforma in immagine spaventosamente atroce quando sullo sfondo a poca distanza due esplosioni riempiono il cielo di fumo, ma nello stesso frame convive la volontà ottimista di chi resiste: i ragazzi del gruppo di parkour, che coi loro movimenti esaltano la leggerezza e trasformano in palestre gli squallidi palazzi in rovina.
Esempio di filmmaking indipendente, rigoroso, antispettacolare, essenziale, Striplife invita lo spettatore a un mosaico di quadri da decodificare e osserva un teatro di guerra e reclusione, fatto di edifici nuovi eretti a fianco ad altri sbriciolati dalle bombe. Testimonianza rilevante e rispettosa, vicino al fotoreportage, cinema senza sensazionalismi né speculazioni, semmai pervaso da una speranza di pace data dalle nuove generazioni.
Un evento inspiegabile: centinaia di mante si arenano sulla spiaggia di Gaza. Come una manna dal mare. Quel mare che per i palestinesi non è libero. Con i pescatori che sovente sono costretti a spostarsi in acque egiziane per non tornare a casa con le reti vuote. Questa pesca miracolosa, che sembra offrirsi come un dono inatteso, una boccata d'aria in una situazione difficilissima, scatena i pescatori [...] Vai alla recensione »
Realizzato da cinque giovani filmmaker italiani, con la collaborazione di colleghi palestinesi, e presentato a numerosi festival internazionali, un film dallo scopo dichiarato: mostrarci non solo la morte (quella che vediamo ogni giorno attraverso notiziari e reportage) ma anche la vita di chi ha avuto la ventura di nascere nella striscia di Gaza. Vita non facile, certo; ma che nella normalità del [...] Vai alla recensione »