The Invisible Life

Film 2013 | Drammatico 99 min.

Titolo originaleA Vida Invisivel
Anno2013
GenereDrammatico
ProduzionePortogallo
Durata99 minuti
Regia diVítor Gonçalves
AttoriFilipe Duarte, Maria João Pinho, João Perry, Pedro Lamares, Susana Arrais .
MYmonetro 3,17 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Vítor Gonçalves. Un film con Filipe Duarte, Maria João Pinho, João Perry, Pedro Lamares, Susana Arrais. Titolo originale: A Vida Invisivel. Genere Drammatico - Portogallo, 2013, durata 99 minuti. - MYmonetro 3,17 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento sabato 16 novembre 2013

Vitor Gonçalves torna alla regia con una storia personale in cui le tracce autobiografiche si legano alle testimonianze di una città e di un Paese, il Portogallo, sedato e 'trattenuto' da un impasse politico ed economico.

Consigliato sì!
3,17/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,33
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
Critica
Premi
Cinema
Concentrato sulla ricerca dell'identità portoghese, rallenta consapevolmente il ritmo narrativo e si assume il rischio di una messa in scena parlata fuori campo.
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 15 novembre 2013
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 15 novembre 2013

Hugo vive a Lisbona ed è impiegato presso il Ministero, dove ha condiviso la vita di Antonio, amico e superiore scomparso di recente. A lui, Antonio, ha chiesto di mettere a posto le sue cose e di riordinare la sua memoria. Ricostruendo nella sua testa le conversazioni sostenute insieme, Hugo recupera i frammenti della propria esistenza combinandoli con le immagini di filmini in Super 8, trasmessi per testamento da Antonio. Dentro una città livida e iperreale, lungo le scale, nel buio di una stanza, davanti a un acquario vuoto o a visioni sgranate, Hugo avvia una fuga introspettiva che nemmeno Adriana, amore amato e mai realizzato, può trattenere.
Due film e vent’anni dopo, Vitor Gonçalves torna alla regia con una storia personale in cui le tracce autobiografiche si legano alle testimonianze di una città e di un Paese, il Portogallo, precipitato nell’accidia e nello sconforto, sedato e ‘trattenuto’ da un impasse politico ed economico. A Vida Invisível abita gli spazi urbani filmati in HD e alternati alla fotografia instabile del Super 8, che sembra togliere peso all’universo in cui si muove il protagonista. Pieno di un’inquietudine distesa e pervaso da un estenuante torpore, il film di Vitor Gonçalves costruisce immagine per immagine il suo mondo, che dice bene della saudade lusitana. Allievo di António Reis, alla maniera del suo Hugo, Gonçalves impiega un linguaggio più vicino alla metafora e alle suggestioni simboliche. Cinema esistenzialista il suo, che non flirta certo con le cartoline illustrate e mette in relazione la memoria e i legami affettivi del protagonista con la realtà ambientale e sociale, di cui rivela l’angoscia, l’alienazione, la mancanza di comunicazione e di scambio collettivo. Attraverso un montaggio che privilegia la contemplazione rispetto all’azione, Gonçalves realizza una forma di espressione interiore. Come da tradizione (portoghese) il suo cinema rifiuta i tradizionali metodi narrativi e le convenzioni psicologiche nella rappresentazione dei personaggi, esplorando la vita, la morte, la perdita, la memoria, la nostalgia con un linguaggio radicale e inclassificabile, sofisticato e rigoroso (piani fissi, lunghe inquadrature). Concentrato sulla ricerca dell’identità portoghese (‘ripavimentazione’ di Praça do Comércio) e sull’archeologia dell’immaginario culturale (il formato Super 8), A Vida Invisível rallenta consapevolmente il ritmo narrativo e si assume il rischio di una messa in scena parlata fuori campo. Nel modo delle pagine di Fernando Pessoa, A Vida Invisível misura arte e morte, producendo una dimensione onirica, ineffabile, ideale e invisibile come la vita del titolo. La vita di un personaggio costretto in una compostezza coatta, che raggela i contenuti melodrammatici di un sentimento mai dimenticato. A Vida Invisível non è cinema di largo consumo ma lirico e segreto. Astenersi chi non ama i film di ‘rottura’.

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