manuela potiti
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martedì 11 febbraio 2014
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lo specchio di un'epoca
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Gravity è un sorprendente spaccato del reale, con ambientazione insolita, ovvero, nello spazio siderale, che è a dire nel vuoto.
La protagonista Sandra Bullok, è dispersa nel vuoto siderale a causa di un guasto tecnico al satellite sul quale alloggia, e teme, com'è ovvio, di morire, viene continuamente sopraffatta dal panico, poichè non ha abbastanza fiducia di potercela fare con le proprie forze.
Sarà un'allucinazione od un "miracolo" ad indirizzarla sulla giusta via. Il protagonista maschile George Clouney, le appare e la incita a credere in sè, a lottare per la salvezza.
Lei riesce in questo modo a riprendere il controllo e si porta in salvo, a Terra: la forza di gravità e l'aiuto dell'amico, insieme alla ritrovata fiducia in sè, la salveranno, dal panico, dalla morte.
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Gravity è un sorprendente spaccato del reale, con ambientazione insolita, ovvero, nello spazio siderale, che è a dire nel vuoto.
La protagonista Sandra Bullok, è dispersa nel vuoto siderale a causa di un guasto tecnico al satellite sul quale alloggia, e teme, com'è ovvio, di morire, viene continuamente sopraffatta dal panico, poichè non ha abbastanza fiducia di potercela fare con le proprie forze.
Sarà un'allucinazione od un "miracolo" ad indirizzarla sulla giusta via. Il protagonista maschile George Clouney, le appare e la incita a credere in sè, a lottare per la salvezza.
Lei riesce in questo modo a riprendere il controllo e si porta in salvo, a Terra: la forza di gravità e l'aiuto dell'amico, insieme alla ritrovata fiducia in sè, la salveranno, dal panico, dalla morte.
Un bellissimo e credibilissimo film che, in chiave psicanalitica, parla del panico, male del nostro secolo, che compare in contesti di "vuoto" e che solo la fiducia in sè può aiutare a superare definitivamente.
Bella la metafora "spazio vuoto" e "terra realtà".
Manuela Potiti - Lucca
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nicola1
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domenica 2 marzo 2014
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shattered dreams
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Lo dico sempre che non bisogna mai fidarsi della critica (che poi nel mio piccolo e’ quella che sto facendo) Leggendo qualche recensione mi credevo che finalmente era arrivato un po’ di fantascienza adulta; in parte puo’ essere vero ma, come ho letto, che venga paragonato a 2001 mi sembra davvero troppo. Ottimi effetti speciali (la distruzione della stazione spaziale ISS e’ davvero superlativa) regia e montaggio al di là degli standard, Cuaron ha un debole per i piani sequenza e con la tecnologia digitale deve essere un gioco da ragazzi, senza grandi richiami i due protagonisti, ne’ Clooney ne’ tantomeno la Bullock hanno dato una prova eccezionale ma solo nella norma.
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Lo dico sempre che non bisogna mai fidarsi della critica (che poi nel mio piccolo e’ quella che sto facendo) Leggendo qualche recensione mi credevo che finalmente era arrivato un po’ di fantascienza adulta; in parte puo’ essere vero ma, come ho letto, che venga paragonato a 2001 mi sembra davvero troppo. Ottimi effetti speciali (la distruzione della stazione spaziale ISS e’ davvero superlativa) regia e montaggio al di là degli standard, Cuaron ha un debole per i piani sequenza e con la tecnologia digitale deve essere un gioco da ragazzi, senza grandi richiami i due protagonisti, ne’ Clooney ne’ tantomeno la Bullock hanno dato una prova eccezionale ma solo nella norma. In quanto alla trama pur valendosi di una buona sceneggiatura possiede punti di tensione drammatica cosi’ come cadute di stile (la musichetta country) Poi non so se trattasi di omaggi o rimandi (e lo spero che sia cosi’) oppure peggio di scopiazzatura. Tre film per la cronaca: “Mission to Mars” (la morte di Clooney) “Alien” il messaggio (praticamente identico) che rilascia la Bullock, e infine (e qui sono scoppiato a ridere) l’abbordaggio alla stazione cinese: la protagonista deve aver preso l'ispirazione senz’altro da “WALL*E”. E veniamo ora alla tematica: sinceramente non ci ho visto niente di “umanistico” ne’ di “metafisico” (di certo e’ piu’ metafisica la scena finale di “Dark Star” di John Carpenter) Niente che certo cinema d’azione non ci abbia gia’ fatto conoscere, anche i tre protagonisti di “Abbandonati nello spazio” affrontano qualcosa di simile ma non credo che qualcuno si azzarda di dare del “metafisico” a quel film.
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dystopia
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martedì 28 aprile 2015
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jessica fletcher nello spazio
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Avete presente quelle attrazioni da luna park, che esistono più o meno dagli anni 80, dove su di uno schermo vengono simulate, tramite la proiezione di un video girato in prima persona, diverse situazioni alle quali il sedile reagisce vibrando e muovendosi? Bene, preferirei salire su una di quelle piuttosto che riguardarmi Gravity, un film con alla base un'idea presuntuosa e mal realizzata, cioè quella di rappresentare sullo schermo, in modo realistico e coinvolgente, l'esperienza vissuta dai protagonisti. Il film, altro non è che una serie di eventi catrastofici innescati dall'inettitudine della protagonista, inettitudine che fa invidia alle gag di Stanlio ed Ollio.
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Avete presente quelle attrazioni da luna park, che esistono più o meno dagli anni 80, dove su di uno schermo vengono simulate, tramite la proiezione di un video girato in prima persona, diverse situazioni alle quali il sedile reagisce vibrando e muovendosi? Bene, preferirei salire su una di quelle piuttosto che riguardarmi Gravity, un film con alla base un'idea presuntuosa e mal realizzata, cioè quella di rappresentare sullo schermo, in modo realistico e coinvolgente, l'esperienza vissuta dai protagonisti. Il film, altro non è che una serie di eventi catrastofici innescati dall'inettitudine della protagonista, inettitudine che fa invidia alle gag di Stanlio ed Ollio. Oltre ad essere pieno di inesattezze scientifiche, ha una trama a dir poco ridicola, infarcita da sentimentalismi inutili, banali ed abbastanza superficiali a fare da background ai protagonisti, anche se in realtà, a dispetto di locandine e credits, di protagonista ce n'è uno solo, visto che l'altro ha solo una mera funzione commerciale, che evito di spiegare per non spoilerare. In sostanza, è un film che si può vedere soltanto scollegando il cervello e skippando dialoghi pressoché inutili, ma anche così facendo, personalmente non l'ho trovato granché emozionante.
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stefano capasso
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domenica 5 luglio 2015
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la deriva nello spazio come travaglio esistenziale
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Nello spazio Ryan e Matt stanno facendo delle riparazioni alla stazione orbitante. Una donna ed un uomo che fluttuano liberi per l’assenza di gravita. Ma a seguito di un incidente una deriva di detriti li investirà costringendoli ad affrontare situazioni di difficoltà estrema.
Un film originale questo di Alfonso Cuarón, con due soli attori e con unico scenario costituito dallo spazio e dalle navi spaziali che ruotano intorno. Suspance che tiene l’attenzione al massimo livello su quella che è un rappresentazione del dramma esistenziale di Ryan e degli uomini in genere. Lo spazio nero dove si va alla deriva rappresenta la condizione dove finisce l’uomo che non ha fiducia e i cui attaccamenti alle vicende del passato gli impediscono di andare avanti.
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Nello spazio Ryan e Matt stanno facendo delle riparazioni alla stazione orbitante. Una donna ed un uomo che fluttuano liberi per l’assenza di gravita. Ma a seguito di un incidente una deriva di detriti li investirà costringendoli ad affrontare situazioni di difficoltà estrema.
Un film originale questo di Alfonso Cuarón, con due soli attori e con unico scenario costituito dallo spazio e dalle navi spaziali che ruotano intorno. Suspance che tiene l’attenzione al massimo livello su quella che è un rappresentazione del dramma esistenziale di Ryan e degli uomini in genere. Lo spazio nero dove si va alla deriva rappresenta la condizione dove finisce l’uomo che non ha fiducia e i cui attaccamenti alle vicende del passato gli impediscono di andare avanti. E c’è bisogno di una guida ed uno stimolo, in questo caso Matt, perché Ryan decida di affrontare le sue paure e provi a ricostruire la sua esistenza. C’è bisogno di amore per se stessi per poter costruire la propria vita in modo che fluisca liberamente e godere di ciò che di buono offre.
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silvia d'ecclesiis
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venerdì 21 agosto 2015
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il peso specifico dell'assenza di gravità
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In orbita intorno alla terra, l’astronauta Matt Kowalski (George Clooney) e la dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) cercano di riaggiustare una stazione spaziale, quando un’improvvisa tempesta di meteoriti si scatena su di loro, lasciandoli alla deriva nello spazio assoluto e siderale. Nel tentativo di sopravvivere e tornare a casa sani e salvi, i due cominciano un viaggio attraverso le profondità spaziali, che li porta a doversi misurare con se stessi e con i propri confini interiori.
Sebbene la narrazione sia strutturata secondo il più classico dei romanzi/film d’avventura, con i due protagonisti che devono affrontare un percorso irto di ostacoli, Gravity è un’esperienza visivamente splendida, realizzata attraverso l’utilizzo non fine a sé stesso delle tecnologie più avanzate e pretendendo il coinvolgimento attivo dello spettatore.
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In orbita intorno alla terra, l’astronauta Matt Kowalski (George Clooney) e la dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) cercano di riaggiustare una stazione spaziale, quando un’improvvisa tempesta di meteoriti si scatena su di loro, lasciandoli alla deriva nello spazio assoluto e siderale. Nel tentativo di sopravvivere e tornare a casa sani e salvi, i due cominciano un viaggio attraverso le profondità spaziali, che li porta a doversi misurare con se stessi e con i propri confini interiori.
Sebbene la narrazione sia strutturata secondo il più classico dei romanzi/film d’avventura, con i due protagonisti che devono affrontare un percorso irto di ostacoli, Gravity è un’esperienza visivamente splendida, realizzata attraverso l’utilizzo non fine a sé stesso delle tecnologie più avanzate e pretendendo il coinvolgimento attivo dello spettatore. Qualcosa che altri cineasti hanno intravisto e sperimentato, ma nessuno al pari di Alfonso Cuaròn ha saputo mettere in atto, per di più in novanta minuti assolutamente coinvolgenti e densi di emozioni contrastanti.
Nel film di Alfonso Cuaròn c’è spazio sia per lo stereotipo americano dell’uomo che, confrontandosi con gli abissi spaziali, trova il modo per gettarsi alle spalle vecchi traumi, sia per una riflessione metafisica sul proprio io e sul superamento dei limiti umani. E allora non c’è da stupirsi come un blockbuster d’intrattenimento possa trasformarsi in un film d’autore che non manca di richiamare capolavori quali 2001:Odissea nello spazio, E.T., Moon, solo per citarne alcuni, e che fa appello a una fotografia davvero superlativa, ad opera di Emmanuel Lubetski, in cui alcune scene sono davvero magistrali (una su tutte, quella in cui Sandra Bullock danza sospesa e priva di peso specifico nell’abitacolo di una cabina spaziale).
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greatsteven
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giovedì 21 giugno 2018
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sci-fi innovativa e un oceano di creatività.
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GRAVITY (USA/UK, 2013) diretto da ALFONSO CUáRON. Interpretato da SANDRA BULLOCK, GEORGE CLOONEY, ED HARRIS (voce)
La dottoressa Ryan Stone è un’esperta ingegnere biomedico alla sua prima missione spaziale, la STS-157. Assieme a lei sullo Space Shuttle Explorer c’è l’astronauta Matt Kowalski, alla sua ultima missione nello spazio prima del pensionamento. Durante una passeggiata all’esterno dello Shuttle per alcuni lavori di manutenzione sul telescopio spaziale Hubble, vengono avvertiti dal Controllo Missione di Houston che un missile russo ha colpito un satellite ormai in disuso, provocando un’esplosione che a sua volta ha innescato una reazione a catena di detriti che si muovono ad altissima velocità.
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GRAVITY (USA/UK, 2013) diretto da ALFONSO CUáRON. Interpretato da SANDRA BULLOCK, GEORGE CLOONEY, ED HARRIS (voce)
La dottoressa Ryan Stone è un’esperta ingegnere biomedico alla sua prima missione spaziale, la STS-157. Assieme a lei sullo Space Shuttle Explorer c’è l’astronauta Matt Kowalski, alla sua ultima missione nello spazio prima del pensionamento. Durante una passeggiata all’esterno dello Shuttle per alcuni lavori di manutenzione sul telescopio spaziale Hubble, vengono avvertiti dal Controllo Missione di Houston che un missile russo ha colpito un satellite ormai in disuso, provocando un’esplosione che a sua volta ha innescato una reazione a catena di detriti che si muovono ad altissima velocità. Mentre l’equipaggio comincia più in fretta possibile il ritorno nell’Explorer per riatterrare prima che si può, i detriti colpiscono e danneggiano molto gravemente sia lo Shuttle che il telescopio, uccidendo il collega Shariff e gli altri colleghi, lasciando Stone e Kowalski da soli alla deriva nello spazio, poiché anche i ponti radio con Houston che garantivano il collegamento hanno riportato danni. Il comandante Kowalski, l’unico a disporre di uno zaino jet, riesce a recuperare Stone, che fluttuava nel vuoto senza controllo dopo l’incidente e a riagganciarla con un cavo. Con lo Shuttle in frantumi e attendendo la seconda micidiale ondata di detriti, la loro sola speranza è raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale, distante pochi chilometri da dove stavano operando in orbita. Col propellente esaurito i due arrivano a destinazione, tuttavia Kowalski è costretto a sacrificarsi lasciandosi andare alla deriva nello spazio per evitare la medesima sorte anche alla dottoressa. Affranta dal sacrificio di Matt, Ryan, che ha quasi terminato la scorta d’ossigeno, riesce a penetrare nella stazione, lesa, disabitata e piena di oggetti fuori posto. Tenta di raggiungere il veicolo spaziale Sojuz in tutta fretta a causa del divampare di un incendio che la costringe a staccarsi dalla stazione, ma il paracadute di frenata, impigliatosi nella struttura dopo la sua apertura a causa dell’impatto coi detriti, le impedisce di staccarsi. Solo tornando all’esterno potrà liberare il paracadute, ma l’ennesimo getto portentoso di detriti la sorprende mentre cerca di svolgere l’operazione e solo a fatica riesce a re-infilarsi nel Sojuz, mentre la Stazione Spaziale Internazionale viene anch’essa demolita. Con la navetta russa pesantemente compromessa e senza paracadute non può tornare sulla Terra, pertanto ha come ultima risorsa quella di dirigersi verso la stazione cinese Tiangong 1. Dentro il modulo del Sojuz, la dottoressa ottiene un insperato contatto via radio e lancia il mayday, ma le risponde un radioamatore Inuit e non Houston come aveva per un momento auspicato. La donna sente, dall’altra parte, guaiti di cani e il pianto d’un neonato che per qualche istante la rasserenano. Il motore principale del Sojuz non s’attiva e Stone è già pronta a lasciarsi morire serrando l’erogazione d’ossigeno nella capsula. Improvvisamente, fuori dalla stazione, compare Matt – in realtà un’allucinazione dell’ingegnere – che la scuote con bonarietà dalla sua disperazione e le consiglia di adoperare i razzi di atterraggio del modulo della navetta russa per imprimere abbastanza movimento al fine di avvicinarsi alla stazione cinese. La Tiangong 1 viene così raggiunta, ma sta velocemente perdendo quota. A bordo della navetta di salvataggio cinese Shenzhou, sganciata dalla stazione cinese poco prima della sua distruzione all’ingresso nell’atmosfera, Stone affronta l’incandescente discesa nell’atmosfera terrestre e riesce ad ammarare nel lago di una landa desolata presso un luogo imprecisato, dove però stan già arrivando i soccorsi chiamati via radio durante la sua discesa. L’universo non è più l’ultima frontiera, non v’è alcunché da esplorare nell’ottavo film di Cuáron; si resta ad un passo dal pianeta Terra, ma lo scenario non si allontana comunque troppo dai deserti selvaggi del cinema western, un topos talmente straniante da confinare con il mistico, l’unico restato in cui permanga ancora la sensazione che ogni cosa possa avvenire, in cui si avverte la presenza dell’ignoto e dunque viene messa a dura prova l’essenza stessa dell’umanità pura e autentica. C’è tutto ciò nel blockbuster con Bullock e Clooney che Cuáron è riuscito ad imbastire senza spostarsi dalle consuete convenzioni hollywoodiane, quelle che impongono l’inevitabile coincidenza dell’avventura personale con un cambiamento interiore e l’elaborazione del trauma immancabile radicato nel passato. Eppure, al di là dei dialoghi ruffiani e di una tensione obbligatoriamente continua, tenuta con una padronanza della messinscena realizzata per intero in computer graphica che ha del magistrale, non è nemmeno troppo nascosto uno dei film più umanisti dell’annata, in questo agevolato anche dai racconti riportati dagli stessi due protagonisti, la prima che ricorda la figlia morta mentre giocava a scuola con una tenerezza straziante e il secondo che si rammenta di eventi goliardici del suo passato "carnevalesco". La visione prettamente statunitense dell’universo, un luogo di peripezie in cui l’uomo deve affrontare ogni sorta di avversità naturale, questa volta è fusa con quella promossa dal rivale di sempre, il cinema sovietico degli anni 1970, in cui lo spazio è il posto più vicino possibile alla metafisica: il teatro di visioni interiori che diventano realtà e di incontro con il sé più profondo, finché non si tocca addirittura l’idea di origine (o ritorno) proposta in 2001: Odissea nello spazio, quando, in un momento di struggente meraviglia, il corpo di Bullock sembra danzare con leggiadra lentezza. Per il regista e montatore messicano lo spazio può essere tutto questo al tempo stesso, come il suo film può essere tanto un blockbuster quanto un’opera che si ripromette di analizzare la profondità dell’animo umano, realizzata con una sceneggiatura (scritta col figlio Jonás) fitta di conversazioni e molto imperniata sulla recitazione (quale una pellicola a basso budget) e animata dall’immensa fantasia che consente alla già citata messinscena in computer graphica di strabiliare. Un lungometraggio, infine, che abbraccia la fantascienza pur senza trascurare il suo preponderante lato avventuroso, nel quale un uomo e una donna combattono in scenari naturali mozzafiato, capaci di far battere il cuore anche semplicemente quando un raggio di luce penetra dal vetro dell’oblò dell’astronave. 7 Oscar: regia, fotografia (Emmanuel Lubezki), montaggio (A. Cuáron e Mark Sanger), effetti speciali (Tim Webber, Chris Lawrence, David Shirk, Neil Corbould, Nikki Penny), sonoro (Skip Lievsay, Christopher Benstead, Niv Adiri, Chris Munro), montaggio sonoro (Glenn Freemantle), colonna sonora (Steven Price).
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weach
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domenica 6 ottobre 2013
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sommersi da inquadrature mai viste
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Trasmettere a chi ci legge le emozioni provate è difficile.
Inconsueta è l'esperenza visiva che ci introduce nello spazio siderale con una potenza superlativa.
Gli effetti speciali in questo film ci proiettano all'interno di nuovi eccelsi paradigmi., riferimento sicure per le nuove avventure fantascientifiche.
L'ambiente ostile nello spazio ci resta incollato e ci fa capire quanto speciale sia mirabile la nostra realtà planetaria ............quella del paineta azzurro.
Il senso di precarietà della vità come ciclo che può essere interrotto in quasisasi attimo traspare in ogni ogni frammento della pellicola.
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Trasmettere a chi ci legge le emozioni provate è difficile.
Inconsueta è l'esperenza visiva che ci introduce nello spazio siderale con una potenza superlativa.
Gli effetti speciali in questo film ci proiettano all'interno di nuovi eccelsi paradigmi., riferimento sicure per le nuove avventure fantascientifiche.
L'ambiente ostile nello spazio ci resta incollato e ci fa capire quanto speciale sia mirabile la nostra realtà planetaria ............quella del paineta azzurro.
Il senso di precarietà della vità come ciclo che può essere interrotto in quasisasi attimo traspare in ogni ogni frammento della pellicola.
Mentre scorrono le immagini rimango sempre più sorpreso dell lugimiranza della regia che ha saputo assemblare qualcosa di soprprendente , anche per l'eccezionale supporto di specialisti degli efferti speciali.
Altre note per concludere: Gravity che ,insieme di immagini ed inquadrature sorprendenti ,èanche strumento di riflessione per l'uomo che vive in quella palla azzura sempre in conflitto , egoisticamente, solo, disperato; epprue potremmo fare di meglio della nostra vita tutti insieme visto che è regalo speciale e che il viaggio è insieme.
Alfonso Cuaròn sei un grande.
Merita mister Alfonso tutta la nostra ammirazione
Questo Gravity è assolutamente da vedere, esce dall'ordinario e ci introduce dentro noi stessi .
weach illuminati
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ilmaeshtro
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domenica 13 ottobre 2013
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solo al cinema
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La premessa è che questo film, per essere apprezzato appieno, vada visto al cinema in quanto è la fotografia il suo punto saliente. Gravity è un bel film, scorre veloce (anche per i suoi 92 minuti), sia Sandra Bullock sia Geroge Clooney si dimostrano all'altezza della loro fama fornendo un'ottima interpretazione. La sceneggiatura è abbastanza povera, il protagonista del film è sicuramete lo scenario spaziale con in sfondo una bellissima Terra (sembra più bella di quanto non lo sia quaggiù) anche da sottolineare la bellissima colonna sonora. Il ritmo del film è in crescendo: parte in maniera lenta, cresce e poi esplode nel finale, alcuni tratti della pellicola sembrano da film di azione di Bruce Willis (i detriti "stranamente" provengono da un incidente causato dai Russi) dove la protagonista si sposta da una parte all'altra dello spazio come John McClane nelle vie di New York.
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La premessa è che questo film, per essere apprezzato appieno, vada visto al cinema in quanto è la fotografia il suo punto saliente. Gravity è un bel film, scorre veloce (anche per i suoi 92 minuti), sia Sandra Bullock sia Geroge Clooney si dimostrano all'altezza della loro fama fornendo un'ottima interpretazione. La sceneggiatura è abbastanza povera, il protagonista del film è sicuramete lo scenario spaziale con in sfondo una bellissima Terra (sembra più bella di quanto non lo sia quaggiù) anche da sottolineare la bellissima colonna sonora. Il ritmo del film è in crescendo: parte in maniera lenta, cresce e poi esplode nel finale, alcuni tratti della pellicola sembrano da film di azione di Bruce Willis (i detriti "stranamente" provengono da un incidente causato dai Russi) dove la protagonista si sposta da una parte all'altra dello spazio come John McClane nelle vie di New York. Il film non ha solamente delle belle immagini ed un buon ritmo, riesce a dare anche allo spettatore diverse sensazioni: claustrofobia, speranza, solitudine ed un senso di forte attacamento alla vita. Il regista a mio avviso ha fatto un ottimo lavoro.
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atlanticsoldat
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giovedì 17 ottobre 2013
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tutto preso qua e la
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Penso che quasi tutte le scene siano prese da altri film, si ha questa sensazione, forse in omaggio ad altre pellicole. La scena più eclatante è quando la Sandra Bullock si spoglia della tuta spaziale... non ditemi che non è ripresa dalla Sigourney in Alien.. è la stessa identica scena..
Comunque un Capolavoro di scenografia, assolutamente da vedere al cinema, e se possibile in 3D.
Dimmenticavo.. Clooney non ha la faccia giusta per questi film.
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u�lter
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lunedì 25 novembre 2013
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geniale e coinvolgente.
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Se hai una buona idea e una struttura eccezionale capace di dar corpo alle tue invenzioni con la magica applicazione di effetti visivi assolutamente straordinari,potendo contare sulle capacità indiscusse della Bullock (credo in meritata nomination) e di Clooney,che non sono proprio gli ultimi arrivati,appoggiando sulla torta la ciliegina del 3-D...beh,se alla fine non viene fuori un piccolo capolavoro,poco ci manca.Originale nella concezione del progetto,che era complicato da svolgere,e assai efficace nel renderti partecipe alla angosciante solitudine degli spazi,non soffre mai della mancanza di altre figure nè della forzata ambientazione monocorde (siamo sempre in orbita attorno al nostro pianeta) in cui la vicenda trova comunque accadimenti sempre emozionanti e imprevedibili.
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Se hai una buona idea e una struttura eccezionale capace di dar corpo alle tue invenzioni con la magica applicazione di effetti visivi assolutamente straordinari,potendo contare sulle capacità indiscusse della Bullock (credo in meritata nomination) e di Clooney,che non sono proprio gli ultimi arrivati,appoggiando sulla torta la ciliegina del 3-D...beh,se alla fine non viene fuori un piccolo capolavoro,poco ci manca.Originale nella concezione del progetto,che era complicato da svolgere,e assai efficace nel renderti partecipe alla angosciante solitudine degli spazi,non soffre mai della mancanza di altre figure nè della forzata ambientazione monocorde (siamo sempre in orbita attorno al nostro pianeta) in cui la vicenda trova comunque accadimenti sempre emozionanti e imprevedibili. La figura femminile ne esce sontuosamente vincente,fra le sue dolci debolezze e le sue insuperabili caparbietà.Il cinema guadagna punti sugli spettacoli di intrattenimento leggero quando trasporta tutte le nostre ansie dentro la sfera delle nostre paure più nascoste,aiutandoci a superarle chiedendo la nostra partecipazione:impossibile non immedesimarsi nell'astronauta condannata (forse) alla terribile morte sperduta e vagante nel nulla del vuoto più assoluto.Atmosfera assolutamente particolare per un paio d'ore vissute come poche altre volte in sala.
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