francismetal
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domenica 10 settembre 2017
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ottima comicità, pessima sceneggiatura
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E' uno dei film più divertenti che abbia mai visto, si ride in continuazione, e non tanto per delle sciocchezze ma per la feroce satira politica e sociale verso tutto e tutti (tranne gli ebrei, ovviamente).
Vengono presi in giro la democrazia americana, gli pseudo.sinistroidi radical chic, i paesi islamici, le dittature, gli antisemiti, i politici, l'ONU, le multinazionali del petrolio, e tante altre cose, ma non gli ebrei stessi.
Cohen è palesemente schierato per Israele contro la Palestina, lui è ebreo, i suoi genitori sono ebrei e sua madre è israeliana, difficile per lui accettare che Israele sta commettendo un genocidio nei confronti dei Palestinesi esattamente come Hitler fece con gli stessi ebrei.
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E' uno dei film più divertenti che abbia mai visto, si ride in continuazione, e non tanto per delle sciocchezze ma per la feroce satira politica e sociale verso tutto e tutti (tranne gli ebrei, ovviamente).
Vengono presi in giro la democrazia americana, gli pseudo.sinistroidi radical chic, i paesi islamici, le dittature, gli antisemiti, i politici, l'ONU, le multinazionali del petrolio, e tante altre cose, ma non gli ebrei stessi.
Cohen è palesemente schierato per Israele contro la Palestina, lui è ebreo, i suoi genitori sono ebrei e sua madre è israeliana, difficile per lui accettare che Israele sta commettendo un genocidio nei confronti dei Palestinesi esattamente come Hitler fece con gli stessi ebrei.
Peccato per la battuta censurata su Berlusconi... nel film Megan Fox dice esplicitamente che doveva andare a letto con il Primo ministro italiano, nel doppiaggio italiano viene detto semplicemente che doveva andare con un altro politico....
Memorabili sono la scena al ristorante e quella dove spiega a tutti cos'è una dittatura descrivendo nella pratica cosa succede nella democraticissima america...
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lucascialo
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giovedì 17 agosto 2017
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tra charlie chaplin e woody allen
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Già in passato il Cinema ha ridicolizzato i dittatori. Due esempi su tutti: Il grande dittatore di Charlie Chaplin e Il dittatore dello Stato libero di Bananas. Certo, il paragone è un pò troppo scomodo. Di sicuro però Larry Charles non sfigura, con un film ironico, ovviamente adeguato ai crismi della comicità contemporanea. Ancora una volta il regista si serve della bravura di Sacha Baron Coen, nelle doppie vesti, come fece Chaplin, del dittatore e del cittadino sempliciotto. Vengono così prese in giro le dittature nordafricane, certo, ma non manca una critica agli Usa. Soprattutto quando il dittatore tiene il discorso all'Onu, menzionando tante caratteristiche di un regime dittatoriale che in realtà non si discostano dal tanto decantato regime democratico americano.
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Già in passato il Cinema ha ridicolizzato i dittatori. Due esempi su tutti: Il grande dittatore di Charlie Chaplin e Il dittatore dello Stato libero di Bananas. Certo, il paragone è un pò troppo scomodo. Di sicuro però Larry Charles non sfigura, con un film ironico, ovviamente adeguato ai crismi della comicità contemporanea. Ancora una volta il regista si serve della bravura di Sacha Baron Coen, nelle doppie vesti, come fece Chaplin, del dittatore e del cittadino sempliciotto. Vengono così prese in giro le dittature nordafricane, certo, ma non manca una critica agli Usa. Soprattutto quando il dittatore tiene il discorso all'Onu, menzionando tante caratteristiche di un regime dittatoriale che in realtà non si discostano dal tanto decantato regime democratico americano.
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dario
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mercoledì 16 settembre 2015
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debole
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Battute telefonate, scene straviste, volgarità inutili. Non fa ridere, la sceneggiatura è debolissima, Baron Cohen fa di tutto per essere antipatico. Si salva la fotografia, ma la fotografia è solo una parte del cinema e non certo la più importante.
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ultimoboyscout
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domenica 18 maggio 2014
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aladeen sfida l'occidente.
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A confronto di questo personaggio persino Ali G, Borat e Bruno impallidirebbero, risultando tutti e tre politicamente corretti. A metà tra Saddam e Gheddafi, Sacha Baron Cohen stavolta è un tiranno pronto a rischiare la vita pur di impedire alla democrazia di entrare nel proprio paese, da lui affettuosamente oppresso. Il film si basa sul romanzo "Zibabah and the King" pubblicato anonimo ma di fatto scritto proprio da Saddam Hussein, allegoria dei rapporti tra il pacifico e democratico Iraq e i crudeli Stati Uniti invasori. Cohen ride delle follie del potere assoluto nel primo film da lui interamente sceneggiato, ne esce un nonsense non riuscito, si ride ben poco e il tentativo di raccontare le storture dell'Occidente (bugie sulle armi di distruzione di massa, manipolazioni dei media e illusione della democrazia) naufraga ben presto.
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A confronto di questo personaggio persino Ali G, Borat e Bruno impallidirebbero, risultando tutti e tre politicamente corretti. A metà tra Saddam e Gheddafi, Sacha Baron Cohen stavolta è un tiranno pronto a rischiare la vita pur di impedire alla democrazia di entrare nel proprio paese, da lui affettuosamente oppresso. Il film si basa sul romanzo "Zibabah and the King" pubblicato anonimo ma di fatto scritto proprio da Saddam Hussein, allegoria dei rapporti tra il pacifico e democratico Iraq e i crudeli Stati Uniti invasori. Cohen ride delle follie del potere assoluto nel primo film da lui interamente sceneggiato, ne esce un nonsense non riuscito, si ride ben poco e il tentativo di raccontare le storture dell'Occidente (bugie sulle armi di distruzione di massa, manipolazioni dei media e illusione della democrazia) naufraga ben presto. Rispetto a "Borat" e "Bruno" c'è una sceneggiature definita e svanisce l'effetto candid camera e nessuno spazio per la casualità, Cohen è bravo solo nel mostrare una maschera di una bassezza e di una volgarità di livello assolutamente ineguagliabile. Va detto che, per fortuna, il film dura pochissimo, quindi la sofferenza è breve, domina uno stile grezzo se di stile di può parlare, non disturba nemmeno la volgarità, ad essere onesti è proprio il comico londinese ad essere fastidioso e ripetitivo, condannato ormai a rifare se stesso coi suoi personaggi che si sbriciolano nella durata di un film. Anche la struttura comica è semrpe quella, basata su un protagonista rozzo, odioso e politicamente scorrettissimo che approda negli States per farsi burla della democrazia e smascherare le false coscienze occidentali. La critica è comunque totalmente strabica e misera, quella che doveva essere l'opera più folle e provocatoria di Cohen si rivela la più perfetta delle boiate pazzesche e nemmeno la voce di Pino Insegno riesce a dare brio e simpatia al personaggio.
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dbmassi
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lunedì 12 agosto 2013
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divertente!
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Film veramente divertente con alcune battute davvero esilaranti che rimarranno nella memoria!!! Da vedere
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asdrubale03
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sabato 29 giugno 2013
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da rivedere molto volentieri
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ogni volto che me lo guardo muoio dal ridere
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lupoamedeo
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mercoledì 20 marzo 2013
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ho una notizia aladeen e una aladeen
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i primi 5 minuti del film valgono il biglietto... il film e' veramente simpatico...
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stefanoadm
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mercoledì 13 febbraio 2013
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"sono incinta." "e sarà un maschio o un aborto?"
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Bollettino borsistico per “Il dittatore” rispetto al suo predecessore, “Borat”: segno meno alle voci “delirio” e "genialità”, segno più per “comicità” e “satira”. Larry Charles e Sasha Baron Cohen portano un disgustoso tiranno nel cuore della democrazia più potente al mondo. Lì, all’inizio, Haffaz Aladeen gioca con l’Onu, con le forze di sicurezza, con l’opinione pubblica, venendo alternativamente odiato e amato. Poi, caduto in disgrazia, deve partire da zero per riconquistare status e libertà. In pratica, è chiamato a incarnare la figura dell’uomo intraprendente, capace di “farsi da solo”, interprete del sogno americano.
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Bollettino borsistico per “Il dittatore” rispetto al suo predecessore, “Borat”: segno meno alle voci “delirio” e "genialità”, segno più per “comicità” e “satira”. Larry Charles e Sasha Baron Cohen portano un disgustoso tiranno nel cuore della democrazia più potente al mondo. Lì, all’inizio, Haffaz Aladeen gioca con l’Onu, con le forze di sicurezza, con l’opinione pubblica, venendo alternativamente odiato e amato. Poi, caduto in disgrazia, deve partire da zero per riconquistare status e libertà. In pratica, è chiamato a incarnare la figura dell’uomo intraprendente, capace di “farsi da solo”, interprete del sogno americano. Naturalmente alla fine ottiene ciò che vuole e anche qualcosa in più: l’Occidente libero e civile si rivela prodigo di opportunità per tutti, anche (soprattutto?) per un bastardo guerrafondaio, misogino e ignorante. “Il dittatore” è una parabola divertente e amara, virata almeno un po' sui toni del politicamente corretto grazie al ritorno nella natia Wadiya dell’inqualificabile protagonista. Regia non di grande personalità ma corretta, bravo Cohen. Brillanti le sequenze (poche!) col grandissimo John C. Reilly.
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fede81
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domenica 20 gennaio 2013
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il dittatore
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Nonostante alcune trovate blandamente divertenti, le sferzate parodistiche si abbattono a destra e a manca un po' a casaccio (contro gli americani, gli estremisti islamici, i progressisti, le dittature, le democrazie, lo show business, ecc) perdendo completamente mordente. Sembra che il regista sia più impegnato a insistere ossessivamente sulla volgarità, inserendo quasi in ogni dialogo riferimenti alla pornografia del livello più infimo, che a dare un senso alla trama. Ne risulta un film abbastanza innocuo, inscrivibile nel filone comico-demenziale alla "Zohan - Tutte le donne vengono al pettine" (che in ogni caso è confezionato meglio).
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ignazio vendola
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sabato 5 gennaio 2013
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d&d dissacrante e divertente
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Sascha Baron Cohen dissacrante come sempre, questa volta assume il ruolo di un dittatore che non si fa fatica ad associare ad Osam Bin Laden. Il film è sostanzialmente diviso in due parti asimettriche: la prima - e più divertente - ambientata nello staterello di cui è monarca assoluto e la seconda - più ampia - ambientata a New York. Non mancano perle di ironia nera davvero belle. Da vedere.
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