Titolo originale | Aku no Kyoten |
Anno | 2012 |
Genere | Thriller |
Produzione | Giappone |
Durata | 129 minuti |
Regia di | Takashi Miike |
Attori | Takayuki Yamada, Hideaki Ito, Mitsuru Fukikoshi, Sometani Shôta, Fumi Nikaidô Ruth Sundell, Yukito Nishii, Kaoru Fujiwara, Kento Hayashi, Erina Mizuno, Kôdai Asaka. |
Tag | Da vedere 2012 |
MYmonetro | 3,15 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 7 novembre 2012
CONSIGLIATO SÌ
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Seiji Hasumi insegna inglese all'Accademia Shinko. Carismatico e aitante, il giovane professore è ammirato dagli studenti, venerato dalle studentesse e tenuto in grande considerazione dai colleghi, che ne apprezzano l'iniziativa e l'attitudine a risolvere brillantemente questioni didattiche e disciplinari. L'unico a non farsi incantare è l'impopolare docente di Fisica, col vizio del muco e della 'bile'. Per questa ragione confessa a un commissario di polizia, che sta indagando sulla morte sospetta di un genitore, che Hasumi ha insegnato in una scuola dove si sono verificati casi di suicidio. Di fatto, il volto angelico di Hasumi dissimula un pericoloso psicopatico che uccide, simulando suicidi, chiunque provi a intralciarlo. Esaltato e infido, abusa del suo potere per ricattare i colleghi e sedurre gli adolescenti, replicando l'omicidio dei genitori, messo in scena da ragazzino, e ripetendo come un mantra i suoi schemi criminali. Una sera però qualcosa va storto sul tetto della scuola e il suo gioco rischia di essere scoperto. Non resta che fare appello alle armi.
Armato e disarmante è il professore di Takashi Miike, ispirato dal bestseller di Yusuke Kishi (Aku No Kyoten) e liberato (di nuovo) nella violenza e nel desiderio nipponico di "vedere cose spaventose". E narrare l'orrore e l'insolito senza perdere in ironia e bellezza è qualità di Miike, che accomoda il male in cattedra senza che nessuno lo veda e se ne avveda. Perché il protagonista di Hideaki Ito ha il volto innocente e il cuore nero di una seduzione che fa scattare un'irresistibile febbre allucinatoria, una smania, un'eccitazione, stabilendo una relazione senza filtri. Gli studenti di Hasumi sono farfalle stese su assicelle, vittime di un piacere perverso, discepoli educati e formati perché possa prodursi lo spettacolo sublime e infinitamente ripetitivo di gente che muore assassinata. Hasumi vuole diventare la propria visione e muove alla conquista di quello che il regolare funzionamento dei codici scolastici gli precluderebbe. Impossibile da scoprire, se non per un fisico incline alla 'legge' e negato all'amore, il protagonista trascende in maniera dirompente, senza che possa esserci una spiegazione, né prima né dopo. Miike concede solo l'esaltata cronaca del martirio di una generazione già di per sé devastata, persa, inerte. Senza dare una puntuale informazione drammaturgica, senza indagare le motivazioni che agiscono Hasumi, l'autore lascia che il presente, in un film dove non c'è passato, tanto meno un futuro, giochi a rimpiattino con se stesso. Il canone del male non divaga, non sbanda, non giudica, andando avanti nel suo piano criminale anche quando sembra tornare indietro sulle note ritornanti di "Die Moritat von Mackie Messer". "La ballata di Mackie Messer", composta da Kurt Weill per Lotte Lenya (sua moglie), tradotta in inglese col titolo "Mack the Knife" e portata al successo da Ella Fitzgerald e Louis Armstrong, entrata nel repertorio di Frank Sinatra, interpretata da Milva e The Doors, da Sting e Nick Cave, accompagna gli omicidi di Hasumi, arrangiata di volta in volta e arrangiando di colpa in colpo l'azione delittuosa. Come la ballata di Bertolt Brecht, la produzione artistica dell'assassino organizza e sviluppa il modello 'archetipico' riformulandolo creativamente e divulgandolo nell'etere. E a ogni passaggio musicale, a ogni colpo sferrato o sparato, Mackie Messer ("che ha un coltello ma vedere non lo fa") ci ricorda l'instabilità insita nel mondo, minando la concezione stessa di vita. Miike realizza con una crudeltà e una (in)naturale determinazione, esemplificate da un fucile organico che balla in una conta dissennata di proiettili, uno 'psicodramma' beffardo e provocatorio, che volge la prospettiva suggerendo l'identificazione dello spettatore nella direzione dell'assassino, nonostante sia figura più mostruosa dei 'mostri' che abitano l'Accademia Shinko. Il canone del male è uno schiaffo ben assestato che chiude sul cuore 'corvino' dell'assassino, tradito da un defibrillatore e da una conta sbagliata che qualcuno proseguirà. To be continued.
Notevole film horror del super-prolifico regista giapponese Takashi Miike (oltre 60 film in 20 anni) nettamente diviso in due parti: nella prima ora il racconto si snoda, lento e pacato, ad illustrare la singolare figura del professor Hasumi, bello e intelligente, amichevole e comprensivo, una sorta di "Nice man Jack" di johnmilesiana memoria (John Miles 1978: "Nice man Jack, so very [...] Vai alla recensione »
Siamo molto distanti dai canoni occidentali che producono film basati sull’impatto visivo e in particolare su perizia fotografica o sequenze molto visionarie. Il regista ci presenta un film ragionato , dove la nostra testa deve pensare ,in alcuni momenti anche con grande sforzo per comprendere un leitmotiv in odore di ricerca psicologica, che potrebbe annoiare lo spettatore avido di emozioni [...] Vai alla recensione »
Un buon thriller, lungo ma sempre interessante. Storia estrema (altrimenti non sarebbe un film di Miike) ma nel complesso plausibile e comunque (nonostante il bagno di sangue finale) assai meno estrema di altre dello stesso regista; bravi gli attori, bellissimo e convincente il protagonista; regia sicura e di impostazione piu’ tradizionale rispetto ad altri film di questo estroso ma imprevedibile [...] Vai alla recensione »