Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Iran |
Durata | 84 minuti |
Regia di | Morteza Farshbaf |
Attori | Kiomars Gity, Sharareh Pasha, Amirhossein Maleki . |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 11 ottobre 2011
Il regista Morteza Farshbaf descrive le conseguenze di un profondo viaggio emotivo.
CONSIGLIATO SÌ
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Voci nella notte. Una coppia che litiga. Lei decide di partire. I fanali di un auto s'accendono, illuminando l'interno di una camera. Mentre anche l'uomo sale in auto e il veicolo parte le luci del veicolo meglio illuminano la stanza, dove un bambino sdraiato sul letto è in ascolto. Il giorno dopo, una coppia di sordomuti è in viaggio verso Teheran; la sorella della donna e il marito sarebbero morti in un incidente d'auto. Sul sedile posteriore, il nipote della donna...
Il cinema iraniano intrattiene intrattiene un rapporto davvero speciale con e una fascinazione duratura per le interazioni private che s'intrattengono nello spazio concluso dell'abitacolo di automobile - e Kiarostami docet. L'esordiente Morteza Farshbaf propone una variazione sul tema del road movie decisamente curiosa: una vettura attraversa paesaggi variegati della campagna iraniana, mentre scorrono sottotitoli che ci dicono della conversazione tra un uomo e una donna. Solo dopo lunghi minuti si passa dal campo lungo ad un campo medio che rivela l'interno dell'auto dove Kamran e Sharareh comunicano attraverso il linguaggio dei segni. Una discussione agitata dall'incertezza e dal dolore: sarà vero che la sorella di Sharareh e il marito sono morti? Come dirlo ad Arshad, il figlioletto che costoro avevano lasciato a casa loro e che ora siede sul sedile posteriore, ignaro della conversazione tra i due?
Il soggetto potrà sembrare tedioso, eppure il film di Farshbaf appassiona, in quanto il suo progetto di cinema si fonda su due scommesse ardite. Da un lato, il film gioca sul paradosso comunicativo: Kamran e Sharareh 'parlano' costantemente dell'accaduto, riuscendo però a tenere all'oscuro Arshad e si interrogano come rivelargli la tragedia che li tormenta. Dall'altro, la sfida formale della resa di una premessa potenzialmente statica, risolta in una serie di sapienti variazioni e una progressione che conduce dall'esterno all'interno e dall'interno nuovamente verso l'esterno nel segmento finale. Nulla di necessariamente sorprendente, ma una prova di regia e direzione d'attori (gli interpreti sconosciuti sono di stupefacente naturalezza e umanità, come da copione nel cinema iraniano) invero encomiabile. Lascia giusto un po' perplessi il finale che, seppure in tono con la dialettica di spazi e comunicazione previamente assemblata, rischia di parere affrettato e sminuire quanto di buono il film ha sino a quel frangente offerto.
Una coppia di sordi parte per Teheran per far ricongiungere il nipote ai suoi genitori, dopo una discussione feroce e la scoperta che c'è stato un terribile incidente, la coppia, deve proteggere il bambino dalla verità. Il lutto diventa un catalogo misterioso degli avvenimenti che succedono nel corso di un profondo viaggio emotivo.