gabriele.vertullo
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mercoledì 17 ottobre 2012
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l' america country grottesca ma coerente
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William Friedkin, regista da una filmografia di encomiabile fattura, si dimostra ancora una volta autore personalissimo e geniale; insofferente per qualsiasi confine canonico, rivoluziona il concetto di genere regalandoci un film inclassificabile e incasellabile, caricato di espedienti stilistico-narrativi destrutturanti, ma che nel complesso la rendono un’opera profondamente organica e logica, nonostante i caratteri assurdi e grotteschi della vicenda che simultaneamente suscitano il riso più abietto e lo sgomento più profondo nello spettatore.
La coerenza di una storia così atipica e paradossale è garantita da una costruzione e introspezione psico-sociale dei personaggi particolarmente scrupolosa e funzionale, così che ogni azione, anche la più folle, risulta giustificabile.
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William Friedkin, regista da una filmografia di encomiabile fattura, si dimostra ancora una volta autore personalissimo e geniale; insofferente per qualsiasi confine canonico, rivoluziona il concetto di genere regalandoci un film inclassificabile e incasellabile, caricato di espedienti stilistico-narrativi destrutturanti, ma che nel complesso la rendono un’opera profondamente organica e logica, nonostante i caratteri assurdi e grotteschi della vicenda che simultaneamente suscitano il riso più abietto e lo sgomento più profondo nello spettatore.
La coerenza di una storia così atipica e paradossale è garantita da una costruzione e introspezione psico-sociale dei personaggi particolarmente scrupolosa e funzionale, così che ogni azione, anche la più folle, risulta giustificabile. Chris Smith (Emile Hirsch) è un giovane spacciatore, che per un debito piuttosto impellente da saldare si rivolge al padre Ansel per complottare l’omicidio della madre/ex moglie, coperta da una cospicua assicurazione alla vita. Sostenuti anche da Sharla, la nuova moglie di Ansel, per adempiere al misfatto assoldano il poliziotto/sicario Joe (Matthew McConaughey mono-espressivo e maniacale, in una delle sue più intense interpretazioni), che pone come clausola preliminare, finché non gli saranno resi i suoi soldi, il “possesso” di Dottie (interpretata da una Juno Temple sempre più matura), sorella di Chris. Dottie è una ragazza radicalmente traumatizzata e destabilizzata (sopravvissuta al tentato soffocamento da parte della madre), distinta da una sensualità spettrale e inquietante, il personaggio più friedkiniano della storia, che oscilla tra ideali proferiti di purezza e le prevaricazioni sessuali di Joe. Il regista posa la sua lente d’ ingrandimento sul nuovo nucleo familiare, circondato però da tutta una serie di personaggi citati e baluginanti, che hanno però una decisiva influenza nel corso dell’intera vicenda.
Killer Joe è un film che assorbe lo spettatore in un vortice di delirio; che cattura con suoni come il fulmine che squarcia il cielo notturno, e immagini di notevole risalto visivo. Nulla appare casuale, ogni minimo elemento si rivela strumentale nell’impressionare il pubblico, indice di una sensibilità registica/autoriale di indistinguibile coscienza artistica.
Una storia ambientata nell’America country provinciale e dimenticata, in cui i personaggi si muovono tra costruzioni arrugginite e derelitte, che strisciano tra polvere e sangue; un Western modernissimo che non rinuncia però ai costrutti più tradizionali del genere. Un film che complessivamente è caratterizzato da una dialettica visiva e dialogica perversa che rivela tutta l’ineluttabilità e l’irreversibilità del racconto.
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laurence316
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martedì 31 gennaio 2017
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now suck this!
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19° film di Friedkin (famoso regista di celebri film degli anni '70 e '80, come Il braccio violento della legge, L'esorcista e Vivere e morire a Los Angeles), Killer Joe è un film spiazzante, sardonico, sferzante e assolutamente inaspettato. Diretta dalla mano solida di Friedkin, la sceneggiatura di Letts (già autore di Bug-La paranoia è contagiosa, del 2006) prende vita sullo schermo nella forma di un tremendo racconto di sadismo e stupidità (mai si è vista, in un film non comico, una famiglia più stupida degli Smith) e diventa un film noir dalle tinte fosche, in cui le notti sono oscure e tempestose (ottima la fotografia di Deschanel), in cui tutti i personaggi sono, a loro modo, malvagi (esclusa, forse, Dottie), e in cui alla radice di tutto vi sono i soldi, e quindi l'avidità.
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19° film di Friedkin (famoso regista di celebri film degli anni '70 e '80, come Il braccio violento della legge, L'esorcista e Vivere e morire a Los Angeles), Killer Joe è un film spiazzante, sardonico, sferzante e assolutamente inaspettato. Diretta dalla mano solida di Friedkin, la sceneggiatura di Letts (già autore di Bug-La paranoia è contagiosa, del 2006) prende vita sullo schermo nella forma di un tremendo racconto di sadismo e stupidità (mai si è vista, in un film non comico, una famiglia più stupida degli Smith) e diventa un film noir dalle tinte fosche, in cui le notti sono oscure e tempestose (ottima la fotografia di Deschanel), in cui tutti i personaggi sono, a loro modo, malvagi (esclusa, forse, Dottie), e in cui alla radice di tutto vi sono i soldi, e quindi l'avidità. Killer Joe è sostenuto da dialoghi di raggelante ironia e da un sarcasmo cinico e crudele, è un esplorazione dei recessi dell’animo umano, un film oscuro e violento, abitato da figure psicopatiche, sociopatiche o avventate, idiote o di perfida cupidiga. Atmosfere western, per un incubo in immagini vivido e terribile. Supportato da un'istrionica interpretazione da parte di McConaughey, Killer Joe è uno dei più violenti e, insieme, originali film di Friedkin, che rinuncia categoricamente alla lieta fine e che, per questo ed altri motivi (tra cui il proibitivo NC-17 affibiatogli negli States), non ottiene un gran successo di pubblico.
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leo grimaldi
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domenica 11 novembre 2012
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morte e trasfigurazione
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Film violento e, in alcune sequenze anche osceno, sordido …..ma che tuttavia si lascia vedere, che “non offende” lo spettatore e quando termina ti sembra che sia appena iniziato. !
Sarà che le figure sono tutte fuori misura, iper-realistiche, da non prendere sul serio mentre agiscono e, quindi, anche la crudezza delle immagini, se pure disorienta, non ferisce assolutamente. Capita così di ascoltare in sala risate sarcastiche, battute crasse e pesanti (anche un po’ liberatorie….) che vengono però cancellate dalla forza e dalla perentorietà delle immagini e ti si strozzano in gola……
Crisi della famiglia, crisi dei rapporti umani dunque, e una serie di personaggi tutti “negativi”, persi nella propria desolata solitudine, privi di un qualsiasi progetto costruttivo.
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Film violento e, in alcune sequenze anche osceno, sordido …..ma che tuttavia si lascia vedere, che “non offende” lo spettatore e quando termina ti sembra che sia appena iniziato. !
Sarà che le figure sono tutte fuori misura, iper-realistiche, da non prendere sul serio mentre agiscono e, quindi, anche la crudezza delle immagini, se pure disorienta, non ferisce assolutamente. Capita così di ascoltare in sala risate sarcastiche, battute crasse e pesanti (anche un po’ liberatorie….) che vengono però cancellate dalla forza e dalla perentorietà delle immagini e ti si strozzano in gola……
Crisi della famiglia, crisi dei rapporti umani dunque, e una serie di personaggi tutti “negativi”, persi nella propria desolata solitudine, privi di un qualsiasi progetto costruttivo. Persino la ragazzina “innocente” si presta al gioco squallido della appropriazione indebita, della cieca assuefazione.
Si giunge così a rotta di collo verso il finale, eclatante, devastante ma anche un po’ scontato date le premesse; se non fosse per l’ultima scena che racchiude in germe tutto il film e pone una domanda forte : può l’umanità attecchire in un killer ? può la nostra società ammalata trovare una via di salvezza?
Lo sguardo rapito e sinceramente sognante (sembra) di Joe alla notizia della paternità capovolge clamorosamente tutto l’assunto del film.
La morte della famiglia può riscattarsi nella prole? in una nuova “famiglia” che nasce?
Lo sguardo della ragazza – che chiude il film – non ci dà una risposta o, come è giusto che sia, si apre a tutte le risposte.
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sputafoco
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lunedì 19 gennaio 2015
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veramente un brutto film
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Vorrei dire qualcosa su questo film, che non mi e' piaciuto perche' e' realizzato in modo mediocre sebbene con super-attori : un minimo di realismo e' richiesto secondo me , anche nella realizzazione di progetti "avventurosi come Killer Joe". E di realistico in questo film non c'e' proprio niente o quasi; mi spiego meglio : dopo svariati calci in faccia e in bocca ricevuti da Emile Hirsch da due pestatori, come minimo si vedrebbe una sorta di faccia gonfia come un pallone, ma sopratutto nessuno apre la porta senza mutande, mostrando la p.
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Vorrei dire qualcosa su questo film, che non mi e' piaciuto perche' e' realizzato in modo mediocre sebbene con super-attori : un minimo di realismo e' richiesto secondo me , anche nella realizzazione di progetti "avventurosi come Killer Joe". E di realistico in questo film non c'e' proprio niente o quasi; mi spiego meglio : dopo svariati calci in faccia e in bocca ricevuti da Emile Hirsch da due pestatori, come minimo si vedrebbe una sorta di faccia gonfia come un pallone, ma sopratutto nessuno apre la porta senza mutande, mostrando la p.....ra come fosse un pigiama! Il film e' caricato, pompato verso la direzione dell'eccesso forzato, e la gia' debole storia finisce con il diventare una cozzaglia di errori con il solo fine di mostrare il lato peggiore dell'umanita'. Sono convinto che ci sia questa America degenerata, ma il film e' irreale....mi e' piacita molto nel ruolo Juno Temple adolescente sonnambula.
Vivere e morire a Los Angeles e' lontano anni luce.
Grazie
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lunetta
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domenica 21 ottobre 2012
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la famiglia
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Lo chiamo la famiglia, anche se poco assomiglia allo stile di Ettore Scola. Ma questo è anche un ritratto di una "famiglia" americana. Non il ritratto tipico, certo, ma quì lo spettatore entra a forza in una casa prefabbricata di un quartiere periferico di una città del Texas, con un figlio che campa di espedienti, rubacchia, spaccia, scommette, e non è abbastanza furbo da sottrarsi alla vendetta dei creditori, un padre sempliciotto, tradito e abbandonato dalla prima moglie, tradito e non abbandonato dalla seconda, una sorella piccola che vive in un suo modo, quasi uscita da una favola dark, una madre che da morta vale 50000 dolleri di assicurazione,e killer Joe, un polizziotto che per arrotondare fa il killer.
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Lo chiamo la famiglia, anche se poco assomiglia allo stile di Ettore Scola. Ma questo è anche un ritratto di una "famiglia" americana. Non il ritratto tipico, certo, ma quì lo spettatore entra a forza in una casa prefabbricata di un quartiere periferico di una città del Texas, con un figlio che campa di espedienti, rubacchia, spaccia, scommette, e non è abbastanza furbo da sottrarsi alla vendetta dei creditori, un padre sempliciotto, tradito e abbandonato dalla prima moglie, tradito e non abbandonato dalla seconda, una sorella piccola che vive in un suo modo, quasi uscita da una favola dark, una madre che da morta vale 50000 dolleri di assicurazione,e killer Joe, un polizziotto che per arrotondare fa il killer.
Il polizziotto è il gioiello del film, bello, statuario, ti illude di essere quasi buono, ma la ragazza lo sa, i suoi occhi fanno paura. Vestito da killer tipico, ti strappa un sorriso, ma la sua crudezza, il suo cinico punto di vista morale ti spiazza. Uccide, picchia, violenta, umilia senza pietà, ma crede nella famiglia, in quella famiglia dove è entrato come dipendente e che poi ha in pugno. Lo stile del film ricorda un pò Tarantino, ma forse più ancora Cohen,; la crudezza del film viene attenuata dall'humor di alcune situazioni e dai personaggi, così variegati ben descritti e ben recitati.
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gianleo67
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domenica 30 novembre 2014
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'a simple plan'...secondo friedkin
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In debito con uno spietato boss della droga, il giovane e scapestrato Chris decide di racimolare la somma che può salvargli la pelle, dal riscatto della polizza assicurativa sulla vita della madre che, già da anni, ha abbandonato lui e la sorella Dottie per andare a vivere con un'altro uomo. In combutta con il padre e la matrigna, decide allora di assoldare 'killer' Joe, un poliziotto locale che nel tempo libero si presta spesso e volentieri all'omicidio su commissione ben remunerato. La mancanza di liquidità di Chris, convince Joe ad accettare, quale caparra per la prestazioneien richiesta, la prelazione sulle grazie della ingenua e virginale Dottie.
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In debito con uno spietato boss della droga, il giovane e scapestrato Chris decide di racimolare la somma che può salvargli la pelle, dal riscatto della polizza assicurativa sulla vita della madre che, già da anni, ha abbandonato lui e la sorella Dottie per andare a vivere con un'altro uomo. In combutta con il padre e la matrigna, decide allora di assoldare 'killer' Joe, un poliziotto locale che nel tempo libero si presta spesso e volentieri all'omicidio su commissione ben remunerato. La mancanza di liquidità di Chris, convince Joe ad accettare, quale caparra per la prestazioneien richiesta, la prelazione sulle grazie della ingenua e virginale Dottie. Finirà male.
Alla voce Friedkin, in una ideale enciclopedia del cinema americano, saltano subito agli occhi tanto gli spauracchi antropologici legati alla sopravvivenza nella moderna e progredita civiltà occidentale, di oscure pratiche religiose avverse al Maligno ('L'esorcista' - 1973) quanto la lotta senza quartiere contro il narcotraffico in una Los Angeles spietata e violenta che nulla ha da invidiare all'epica della conquista di una rinnovata frontiera Western (Vivere e morire a Los Angeles - 1985). Da sempre oltre l'adesione ai generi e facile ad un immaginario cinematografico potente e significativo che negli ultimi anni si è via via avvicinato al rinnovarsi del linguaggio nelle forme di una sottile indagine psicologia sulle paranoie di un bestiario umano marginale e periferico (Bug - 2006), il grande autore americano si lancia nell'adattamento cinefilo e ammiccante di una piece teatrale di successo (scritto dalla stessa autrice e premio Pulitzer Tracy Letts) nelle forme del noir iperrealista e ferocemente ironico che sembra ricapitolare più l'America profonda e spietata dei fratelli Coen che le evoluzioni stilistiche e le spiazzanti contaminazioni di un istrione dei registri cinematografici come Quentin Tarantino. Benchè il risultato possa lasciare spiazzati e non convincere del tutto per via di una continuità narrativa che sembra pagare lo scotto della matrice teatrale (o forse il problema è al montaggio), Friedkin ci presenta la desolazione di un ambiente umano dove in barba alla credibilità dei caratteri psicologici si mette in scena una sorta di contrappasso della virtù tradita, laddove il prevalere del cinismo e del mero calcolo economico sul valore delle relazioni all'interno di un nucleo familiare ormai disgregato per implosione, determinano una serie di reazioni di causa-effetto che conducono all'inevitabile gioco al massacro finale. Una guerra di tutti contro tutti insomma, di subdole manipolazioni incrociate, dove il peccato di ciascuno si somma irrimediabilmente a quello dell'altro generando una escalation di ritorsioni dove l'elemento apparentemente più indifeso ed innocente si può trasformare nella mano che impugna la pistola fumante con cui un Samuel L.Jackson in baby doll e il viso d'angelo di Juno Temple finisce per recitare in religioso silenzio il versetto di Ezechiele 25-17 con cui far cadere, sui nemici dell'innocenza tradita, il suo "furiosissimo sdegno e la sua grandissima vendetta". Tra cinismo, esasperazioni tragicomiche e feroce sarcasmo, Friedkin ci presenta un film divertente e dissacratorio, attraversato da personaggi inutilmente ribelli e votati al fallimento (la faccia da bravo ragazzo dell'Emile Hirsch di 'Into the Wild'), colpevolmente ignavi (uno straordinario Thomas Haden Church), subdolamente psicopatici (Matthew McConaughey), spregiudicati doppiogiochisti (Gina Gershon) o fintamente virginali (Juno Temple). Presentato in concorso al Festival di Venezia 2011 ed alla 36a edizione del Toronto International Film Festival.
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francismetal
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venerdì 10 novembre 2017
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oltre l'esorcista
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Di questo regista la gente ricorda solo "L'esorcista", ma a quanto pare è ancora capace di tirare fuori dei grandi lavori.
Non è un capolavoro, certamente, ma è una storia che mi è piaciuta molto, rende perfettamente l'idea dello squallore di una famiglia disfunzionale texana.
Questi mi ricordano quelli di "Shameless", ma qui la storia è seria e c'è ben poco da ridere!
Droga, alcool, promiscuità, vendita della verginità di una ragazzina forse minorenne, tradimento, spaccio, alcool, non ti stupisce che questi vogliano assoldare un sicario per soldi.. tra l'altro l'idea parte (almeno in apparenza) dal figlio della donna, dopo essere stato cacciato da casa, per soldi!
Tutto il film gira intorno al problema di trovare i soldi per pagarlo, ma loro lo vogliono pagare per ottenere dei soldi!
Non vi anticipo nulla, ma vi dico che i protagonisti sono dei deficienti, mentre Joe sembra essere l'unico con la testa sulle spalle, pur essendo un assassino di professione.
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crank
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venerdì 16 novembre 2012
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sulla scia di tarantino , ma lontano anni luce
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sommerso da debiti di gioco un giovane ragazzo con l'aiuto della famiglia (sorella minore, padre e amante di quest'ultimo) ingaggia un killer professionista per far ammazzare la madre e ricevere i soldi dell'assicurazione, ma le cose non vanno per il verso giusto, i soldi non arrivano e quindi non ha la possibilità di pagare nè i creditori nè tantomeno il killer, che decide di fare il lavoro avendo però come "caparra" la sorella minore, essa gli verrà concessa senza troppi indugi dai familiari.
Seguiranno scene miste tra violenza pulp e comicità, ottima l'intro del film, ma man mano che si preosegue nella visione la trama si va a perdere sempre più, fino a scemare completamente, i personaggi non sono tutti ben definiti come ad esempio il padre del protagonista che agli'occhi dello spettatore sembra solo un cafone senza spina dorsale, anche alla scena che si puo' defenire chiaramente "tarantiniana"(verso la fine del film) manca quella genialità a cui ci ha abituati Quentin, essa appare fredda e banale, il finale invece è quasi scontato, unica nota positiva è la domanda che lo spettatore si andrà a porre e cioè se la ragazza deciderà di sparare l'ultimo colpo di pistola.
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sommerso da debiti di gioco un giovane ragazzo con l'aiuto della famiglia (sorella minore, padre e amante di quest'ultimo) ingaggia un killer professionista per far ammazzare la madre e ricevere i soldi dell'assicurazione, ma le cose non vanno per il verso giusto, i soldi non arrivano e quindi non ha la possibilità di pagare nè i creditori nè tantomeno il killer, che decide di fare il lavoro avendo però come "caparra" la sorella minore, essa gli verrà concessa senza troppi indugi dai familiari.
Seguiranno scene miste tra violenza pulp e comicità, ottima l'intro del film, ma man mano che si preosegue nella visione la trama si va a perdere sempre più, fino a scemare completamente, i personaggi non sono tutti ben definiti come ad esempio il padre del protagonista che agli'occhi dello spettatore sembra solo un cafone senza spina dorsale, anche alla scena che si puo' defenire chiaramente "tarantiniana"(verso la fine del film) manca quella genialità a cui ci ha abituati Quentin, essa appare fredda e banale, il finale invece è quasi scontato, unica nota positiva è la domanda che lo spettatore si andrà a porre e cioè se la ragazza deciderà di sparare l'ultimo colpo di pistola.
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[+] esprimi poco il film
(di francesco2)
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jacopo b98
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mercoledì 1 maggio 2013
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killer joe di william friedkin - da non perdere
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In Texas a Chris (Hirsch), spacciatore pasticcione, servono seimila dollari per ripagare la droga che la madre, con cui vive, ha venduto in segreto. Venuto a sapere che la madre ha un assicurazione sulla vita di cinquantamila dollari, decide, insieme al padre (Haden Church), alla matrigna (Gershon) e alla sorella Dottie (Temple), di ingaggiare un killer per ucciderla: Joe Cooper (McConaughey), detective con questa piccola attività collaterale. Tuttavia vengono tutti ingannati e a loro volta cercano di ingannarsi: il massacro sarà inevitabile. Tratto dall’opera teatrale del premio Pulitzer Tracy Letts, anche sceneggiatore, presentato in concorso a Venezia 2011, quando vinse Faust, ma distribuito solo nell’autunno 2012, a poche ore dalla prima al festival veneziano era già diventato un cult del noir, dove tutto, persino una coscia di pollo, succhiata avidamente, può diventare qualcosa di osceno, violentissimo e terribile.
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In Texas a Chris (Hirsch), spacciatore pasticcione, servono seimila dollari per ripagare la droga che la madre, con cui vive, ha venduto in segreto. Venuto a sapere che la madre ha un assicurazione sulla vita di cinquantamila dollari, decide, insieme al padre (Haden Church), alla matrigna (Gershon) e alla sorella Dottie (Temple), di ingaggiare un killer per ucciderla: Joe Cooper (McConaughey), detective con questa piccola attività collaterale. Tuttavia vengono tutti ingannati e a loro volta cercano di ingannarsi: il massacro sarà inevitabile. Tratto dall’opera teatrale del premio Pulitzer Tracy Letts, anche sceneggiatore, presentato in concorso a Venezia 2011, quando vinse Faust, ma distribuito solo nell’autunno 2012, a poche ore dalla prima al festival veneziano era già diventato un cult del noir, dove tutto, persino una coscia di pollo, succhiata avidamente, può diventare qualcosa di osceno, violentissimo e terribile. È il miglior Friedkin da molti anni, forse persino dai tempi de Il braccio violento della legge. Il regista ha sempre avuto una fama: fare generalmente film violenti e con alcune scene oscene, ebbene in questo film Friedkin non si può dire che non abbia mantenuto le aspettative. È infatti probabilmente il film più violento da parecchi anni, con alcune sequenze veramente inguardabili, vedi il pestaggio di Chris e soprattutto il massacro finale nella casa (di lamiera, ovviamente). È grottesco, fa ridere, nel finale commuove addirittura, con Joe che si gusta l’avere finalmente una famiglia. Ricorda abbastanza i Coen prima maniera, per violenza, trama, scrittura e regia, che per rendere più sconvolgente la violenza usa spesso l’inquadratura fissa. Il sangue non manca, il nudo neppure, il sesso tantomeno, ma il ritratto del Texas che ci lascia il regista è degno dello stesso podio dei Coen e Tarantino. Inoltre non si può non restare sconvolti dalla eccezionale bravura proprio di McConaughey, belloccio da commedia romantica, che qui disegna un killer psicopatico memorabile, comunque tutti gli altri; dal giovane Hirsch (Into the Wild-Nelle terre selvagge), all’idiota Haden Church, alla sensualissima Gershon, fino alla giovane Temple, la “Cenerentola” del film, che solo nel finale riesce a sfogare la sua sottomissione perenne; non sono da meno. Sconvolgente, ma assolutamente da vedere.
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filippo catani
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mercoledì 10 luglio 2013
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una maldestra pellicola in stile tarantino
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Dallas. Un poliziotto locale arrotonda il suo stipendio svolgendo il ruolo di killer a pagamento. Un giorno viene contattato da una famiglia disastrata che vuole riscuotere i soldi della polizza sulla vita della madre. Il tutto però finirà per degenerare.
Mettiamola così: questo film si può tranquillamente derubricare alla categoria scimmiottamento di Tarantino. Infatti non basta impostare una sceneggiatura alla Tarantino per ottenerne i medesimi effetti. Questo perchè servono un valido cast, humor nero, una bella colonna sonora e tanto altro. Quì, fatta eccezione per la straordinaria e cupissima interpretazione di un mefistofelico McConaughey, c'è poca carne al fuoco.
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Dallas. Un poliziotto locale arrotonda il suo stipendio svolgendo il ruolo di killer a pagamento. Un giorno viene contattato da una famiglia disastrata che vuole riscuotere i soldi della polizza sulla vita della madre. Il tutto però finirà per degenerare.
Mettiamola così: questo film si può tranquillamente derubricare alla categoria scimmiottamento di Tarantino. Infatti non basta impostare una sceneggiatura alla Tarantino per ottenerne i medesimi effetti. Questo perchè servono un valido cast, humor nero, una bella colonna sonora e tanto altro. Quì, fatta eccezione per la straordinaria e cupissima interpretazione di un mefistofelico McConaughey, c'è poca carne al fuoco. Certo abbiamo l'ambientazione nei bassifondi della città di Dallas con una famiglia a dir poco improponibile: il padre capisce poco o nulla e la moglie ne approfitta appena può per scappare dall'amante, il figlio è un delinquente fallito e la figlia vive in un mondo tutto suo. L'arrivo di Joe nella casa porterà inimmaginabili e improponibili sconvolgimenti con momenti che secondo le intenzioni del regista dovrebbero sconvolgere lo spettatore invece gli provocano quasi un riso involontario. Certo magari il regista non andava in cerca di verosomiglianza ma anche così il film risulta difficilmente digeribile pieno com'è di scene di inutile violenza, pseudo humor e un finale raccapricciante. Insomma un film che tenta di replicare lo stile di Tarantino ma rimane distante quasi quanto la distranza che separa la Terra dalla Luna. A dir poco inguardabile.
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