jacopo b98
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venerdì 18 ottobre 2013
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friedkin il re del noir!
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In Texas a Chris (Hirsch), spacciatore pasticcione, servono seimila dollari per ripagare la droga che la madre, con cui vive, ha venduto in segreto. Venuto a sapere che la madre ha un assicurazione sulla vita di cinquantamila dollari, decide, insieme al padre (Haden Church), alla matrigna (Gershon) e alla sorella Dottie (Temple), di ingaggiare un killer per ucciderla: Joe Cooper (McConaughey), detective con questa piccola attività collaterale. Tuttavia vengono tutti ingannati e a loro volta cercano di ingannarsi: il massacro sarà inevitabile. Tratto dall’opera teatrale (1993) del premio Pulitzer Tracy Letts, anche sceneggiatrice, presentato in concorso a Venezia 2011, quando vinse Faust, ma distribuito solo nell’autunno 2012, a poche ore dalla prima al festival veneziano era già diventato un cult del noir, dove tutto, persino una coscia di pollo, succhiata avidamente, può diventare qualcosa di osceno, violentissimo e terribile.
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In Texas a Chris (Hirsch), spacciatore pasticcione, servono seimila dollari per ripagare la droga che la madre, con cui vive, ha venduto in segreto. Venuto a sapere che la madre ha un assicurazione sulla vita di cinquantamila dollari, decide, insieme al padre (Haden Church), alla matrigna (Gershon) e alla sorella Dottie (Temple), di ingaggiare un killer per ucciderla: Joe Cooper (McConaughey), detective con questa piccola attività collaterale. Tuttavia vengono tutti ingannati e a loro volta cercano di ingannarsi: il massacro sarà inevitabile. Tratto dall’opera teatrale (1993) del premio Pulitzer Tracy Letts, anche sceneggiatrice, presentato in concorso a Venezia 2011, quando vinse Faust, ma distribuito solo nell’autunno 2012, a poche ore dalla prima al festival veneziano era già diventato un cult del noir, dove tutto, persino una coscia di pollo, succhiata avidamente, può diventare qualcosa di osceno, violentissimo e terribile. È il miglior Friedkin da molti anni, forse persino dai tempi de Il braccio violento della legge. Il regista ha sempre avuto una fama: fare generalmente film violenti e con alcune scene oscene, ebbene in questo film Friedkin non si può dire che non abbia mantenuto le aspettative. È infatti probabilmente il film più violento da parecchi anni, con alcune sequenze veramente inguardabili, vedi il pestaggio di Chris e soprattutto il massacro finale nella casa (di lamiera, ovviamente). È grottesco, fa ridere, nel finale commuove addirittura, con Joe che si gusta l’avere finalmente una famiglia. Ricorda abbastanza i Coen prima maniera, per violenza, trama, scrittura e regia, che per rendere più sconvolgente la violenza usa spesso l’inquadratura fissa. Il sangue non manca, il nudo neppure, il sesso tantomeno, ma il ritratto del Texas che ci lascia il regista è degno dello stesso podio dei Coen e Tarantino. Inoltre non si può non restare sconvolti dalla eccezionale bravura proprio di McConaughey, belloccio da commedia romantica, che qui disegna un killer psicopatico memorabile, comunque tutti gli altri; dal giovane Hirsch (Into the Wild-Nelle terre selvagge), all’idiota Haden Church, alla sensualissima Gershon, fino alla giovane Temple, la “Cenerentola” del film, che solo nel finale riesce a sfogare la sua sottomissione perenne; non sono da meno. Sconvolgente, ma assolutamente da vedere.
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donni romani
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giovedì 18 ottobre 2012
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ritratto di famiglia in nero
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Di famiglie disfunzionali e allo sbando la cinematografia americana ci ha fatto ampio dono negli anni, ma la famiglia Smith sale di diritto fra le più terrificanti della storia del cinema. C'è il padre Ansel, apatico e disinteressato a tutto, la sua seconda moglie Sharla che conosciamo nel prologo del film quando va ad aprire la porta nuda dalla vita in giù, scena spiazzante che Friedkin gioca con maestria per farci capire in che casa, e in che film, ci sta invitando ad entrare, c'è il figlio di Ansel, Chris, che ha debiti per droga, scommette e non sa che fare della propria vita e la giovane Dottie, ragazza tendente all'autistico, ingenua a tratti, fin troppo determinata in altri.
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Di famiglie disfunzionali e allo sbando la cinematografia americana ci ha fatto ampio dono negli anni, ma la famiglia Smith sale di diritto fra le più terrificanti della storia del cinema. C'è il padre Ansel, apatico e disinteressato a tutto, la sua seconda moglie Sharla che conosciamo nel prologo del film quando va ad aprire la porta nuda dalla vita in giù, scena spiazzante che Friedkin gioca con maestria per farci capire in che casa, e in che film, ci sta invitando ad entrare, c'è il figlio di Ansel, Chris, che ha debiti per droga, scommette e non sa che fare della propria vita e la giovane Dottie, ragazza tendente all'autistico, ingenua a tratti, fin troppo determinata in altri. In questo contesto nasce l'idea di uccidere la madre dei due ragazzi, la prima moglie di Ansel, per intascare i soldi dell'assicurazione. E' Chris a proporre l'idea al al padre, ma sarà proprio il ragazzo quello più incerto sulla realizzazione finale, mentre la candida Dottie, dito in bocca e baby doll adolescenziale si dimostrerà decisissima a portarla a termine. Il padre come al solito segue la scia e Shana si svelerà un'abile doppio - o forse triplo - giochista. La scelta del killer cade su Joe Cooper, poliziotto con una meticolosa propensione al crimine che per 25000 dollari è disposto a commettere l'omicidio. Salvo che i soldi per un anticipo gli Smith non li hanno e così Joe propone loro di avere Dottie a disposizione fin quando non potranno saldare il debito. Da qui in poi la girandola di eventi e di situazioni paradossali e provocatorie non avrà limite fino al parossistico finale che ovviamente non va raccontato. A Friedkin, già autore di pellicole forti e spiazzanti come "L'esorcista" e "Vivere e morire a Los Angeles", di cui qua e là si sentono gli echi nelle scene concitate ed in quelle erotiche, evidentemente andava di avventurarsi nel territorio pulp, a modo suo beninteso, e con un testo teatrale del Premio Pulitzer Tracy Letts a sostegno, e il film che ne ha tratto ha un merito su tutti, regalarci un personaggio ambiguo, contraddittorio e seducente come pochi, quel killer Joe capace di perversioni cruente e di impennate etiche, di tratti tenerissimi e di scatti crudeli. Matthew McConaughey aderisce alla pelle di questo villain con un'eleganza trattenuta, con un guizzo negli occhi e con un linguaggio del corpo semplicemente perfetti e relega i comprimari ad uno scomposto balletto di gesti sgraziati, di esagerati sensi di colpa e di patetici tentativi di riscatto. Il salotto in cui si svolgono gran parte delle scene è claustrofobico quanto basta per dar modo alle psicologie deviate di manifestarsi, e ai contrasti di esplodere, e in questo luogo non luogo è Dottie ad assumere il ruolo di catalizzatore, è lei a tenere testa a Joe, a tirare le fila di una partitura incompiuta ma perfettamente orchestrata. I colpi di scena ne fanno un thriller, i brandelli di anima che vengono messi a nudo ne fanno una pellicola in cui analisi sociale e psicologica la fanno da padrona, i litri di sangue che scorrono ne fanno un pulp quasi comico - il pugno diretto e fulminante che Joe assesta a Sharla non può non far ridere, ma questo è Friedkin, un regista poliedrico e bulimico, che non sottrae - e questo può essere un limite del film che con qualche pestaggio in meno avrebbe guadagnato in asciuttezza e rigore - ma che sa come tratteggiare un carattere, come girare una scena difficile - complice una coscia di pollo fritto - e come dirigere gli attori - i duetti Dottie Joe sono ad altissima tensione. Bislacco, stravagante, volutamente sopra le righe e con una trama e uno svolgimento quasi surreale "Killer Joe" potrebbe essere un post moderno B movie, ma un B movie di grandissimo talento, infinita ironia e mano registica di grande esperienza e coraggio.
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killbillvol2
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giovedì 18 ottobre 2012
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killer joe
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Un ragazzo con problemi finanziari decide insieme al padre di ingaggiare Killer Joe, detective della polizia che uccide a pagamento, per uccidere la madre che ha un' assicurazione sulla vita di 50 mila dollari. Naturalmente non andrà tutto come previsto. Tratto dalla pièce di Tracy Letts, ne mantiene l'impronta più che teatrale, aggiungendo violenze che sul palcoscenico non potevano essere riprodotte: la maggior parte del film in ambienti chiusi, pieno di dialoghi. Si ha l'impressione che voglia essere un aggiornamento dello stile tarantiniano, ma rimane troppo ancorato alla sua serietà narrativa. Non è un brutto film, grazie alla regia del veterano Friedkin e all'interpretazione di McConaughey, freddo, calcolatore e violento.
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Un ragazzo con problemi finanziari decide insieme al padre di ingaggiare Killer Joe, detective della polizia che uccide a pagamento, per uccidere la madre che ha un' assicurazione sulla vita di 50 mila dollari. Naturalmente non andrà tutto come previsto. Tratto dalla pièce di Tracy Letts, ne mantiene l'impronta più che teatrale, aggiungendo violenze che sul palcoscenico non potevano essere riprodotte: la maggior parte del film in ambienti chiusi, pieno di dialoghi. Si ha l'impressione che voglia essere un aggiornamento dello stile tarantiniano, ma rimane troppo ancorato alla sua serietà narrativa. Non è un brutto film, grazie alla regia del veterano Friedkin e all'interpretazione di McConaughey, freddo, calcolatore e violento. Dall'inizio si capisce che in un modo o nell'altro i personaggi faranno una brutta fine, e gli ultimi dieci minuti di scena finale sono pieni di fredda e cattiva tensione, anche se l'ultimo fotogramma lascia col fiato sospeso, senza chiudere completamente il film e facendoci solo intuire il vero epilogo del film. Solo per stomaci forti, questa è una certezza, ma anche delle scene troppo spinte e che non trovano un vero motivo di esserci in mezzo al film(vedere la scena che precede la resa dei conti). Vorrebbe essere molte cose ma non riesce a esserne quante se ne era promesso dai titoli di testa con il rumore di un accendino che si accende. E' un film cinefilo, ma che vuole piacere anche ai non cinefili. I colpi di scena non mancano e non deludono, ma c'è qualcosa che manca. Rimane un film da vedere, certo, ma è uno di quei film che i critici osannano solo perchè è di un regista i quali film sono osanati da tutti i critici, come Polanski, i fratelli Choen e, soprattutto, Aki Kaurismaki.
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[+] vero!
(di cinemarc)
[ - ] vero!
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i'libano
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lunedì 15 ottobre 2012
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cattivo e politicamente scorretto!!
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William Friedkin torna alla regia trasportando sul grande schermo una pièce teatrale del 1998 del premio Pulitzer, Tracy Letts.
Un Matthew McConaughey inaspettato(eccezionale)che senza dubbio ci regala la migliore interpretazione della sua carriera.
Il dramma e la commedia si intrecciano per tutta la durata del film,dialoghi taglienti e scene assolutamente scorrette ci accompagno ad un finale senza fiato.
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renato volpone
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sabato 13 ottobre 2012
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la forza della debolezza
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Chris gioca alle corse e perde, per pagare i suoi debiti ricorre ad un "poliziotto assassino" che dovrebbe uccidere sua madre per poi intascare i soldi dell'assicurazione. Nessuno è innocente, nemmeno l'assassino che in fondo ha un suo codice morale, ma vuole il suo compenso. In mancanza del denaro il compenso sarà Dottie, la sorella dodicenne di Chris. È un film irriverente, con uno humour nero squisito che trascende nello splatter e nel finale ricorda un po' "Carrie lo sguardo di Satana". I personaggi sono tutti un po' troppo furbi e un po' troppo stupidi, tranne il padre di Chris che é completamente istupidito.
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Chris gioca alle corse e perde, per pagare i suoi debiti ricorre ad un "poliziotto assassino" che dovrebbe uccidere sua madre per poi intascare i soldi dell'assicurazione. Nessuno è innocente, nemmeno l'assassino che in fondo ha un suo codice morale, ma vuole il suo compenso. In mancanza del denaro il compenso sarà Dottie, la sorella dodicenne di Chris. È un film irriverente, con uno humour nero squisito che trascende nello splatter e nel finale ricorda un po' "Carrie lo sguardo di Satana". I personaggi sono tutti un po' troppo furbi e un po' troppo stupidi, tranne il padre di Chris che é completamente istupidito. La sceneggiatura é davvero originale e l'evolversi della storia cambia continuamente le carte in tavola: come in un gioco si passa quasi inconsciamente da un livello all'altro, e così la verità diventa menzogna, l'erotismo violenza, la coscienza veggenza. Belle inquadrature, buone le musiche e la recitazione. Per stomaco forti.
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(di antonio montefalcone)
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[+] la "piccola" dottie non ha 12 anni!!!!
(di tony.stark)
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sisma
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giovedì 13 dicembre 2012
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un fil meno banale...
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Un film meno banale di quanto ci si potrebbe aspettare dopo essersi scollati dal proprio seggio, forse divorati dalla risipiscenza per aver preso parte alla visione di un film incompiuto. Compunti più del necessario e attoniti di fronte a un finale spiazzante, ci si chiede allora se vi sia un qualcosa che possa giustificare la vaga sensazione di aver perso il proprio tempo. Eppure, a ripercorrere le tematiche sviluppate in questo film, non lo si può sminuire bollandolo come banale. E' apprezzabile, infatti, come il regista abbia proceduto a un'analisi psicologica dei personaggi definendoli attraverso lievi espressioni del volto e dialoghi che arrivano al punto in modo molto spontaneo e meno artificioso del consueto.
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Un film meno banale di quanto ci si potrebbe aspettare dopo essersi scollati dal proprio seggio, forse divorati dalla risipiscenza per aver preso parte alla visione di un film incompiuto. Compunti più del necessario e attoniti di fronte a un finale spiazzante, ci si chiede allora se vi sia un qualcosa che possa giustificare la vaga sensazione di aver perso il proprio tempo. Eppure, a ripercorrere le tematiche sviluppate in questo film, non lo si può sminuire bollandolo come banale. E' apprezzabile, infatti, come il regista abbia proceduto a un'analisi psicologica dei personaggi definendoli attraverso lievi espressioni del volto e dialoghi che arrivano al punto in modo molto spontaneo e meno artificioso del consueto. I turbamenti psicologici di una famiglia disadattata che gioca con la morte sembrano avvicinare il personaggio di Joe inserendolo in un circolo vizioso ammorbante nel quale sembra sguazzare con sommo piacere. Joe è un personaggio quasi infantile dietro la pelle da uomo duro; personaggio enigmatico e infantile come la giovane e disturbata ragazza protagonista del film, della quale sembra invaghirsi inspiegabilmente. Quando ci si aspetta uno sciglimento e una risposta generale a varie domande preparate durante il film, questo di botto termina, lasciandoti quasi un vuoto e un senso di incompiutezza. Potrebbe essere forse questa l'unica pecca di un buon film, o forse è solamente il tocco di classe del regista, che preferisce lasciare allo spettatore il compito di fornire un suo personalissimo finale.
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molenga
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venerdì 9 novembre 2012
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un diesel
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questo film è come un diesel: ci mette un po' per esplodere. di notevole c'è una buona interpretazione di tutto il cast, la prima parte non ridicola affidata a McConaughey e anche l'intreccio, non scontato. belle musiche, buona fotografia e una giovane interprete che potrebbe rivelarsi una scoperta.
bello il finale che si riallaccia molto all'originale teatrale
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sorella luna
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martedì 23 ottobre 2012
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superbo!
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Un film visto mille volte e mai visto... Questo è fare cinema!
Superbo. Commovente, come solo un film d'autore può essere.
Non si piange. Non si ride. Non si inorridisce.
Tutto è già accaduto come in una poesia di Borges.
Un movimento di macchina è commovente se si conosce il linguaggio.
Film da vietare ai minori, non solo anagraficamente.
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cavalcaincubi, ultimo dei lich
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lunedì 19 novembre 2012
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qualcuno lo doveva pur fare!
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TRAMA
Questa è una trama che vive, che ti dice "tu non sei parte del film", già dall'inizio non si può far parte di questa umanità così disagiata, così bassa. Fondamentale il fatto che il film rimane in famiglia, e l'entrata in scena di Killer Joe quasi coincide con la sua entrata in famiglia. Una famiglia che non si può chiamare tale (e qua la regia inizia a mostrare il suo potere): ognuno è un gruppo a sè, nessuno realmente è parte della famiglia. Due scene cercano di smentire ciò e di fornire nuova speranza: la chiacchierata tra Sharla e Dottie e la proposta di Chris alla sorella. La prima viene smentita subito subito dalla sollecitazione di Dottie a trovarsi un nuovo compagno, carine e come merita.
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TRAMA
Questa è una trama che vive, che ti dice "tu non sei parte del film", già dall'inizio non si può far parte di questa umanità così disagiata, così bassa. Fondamentale il fatto che il film rimane in famiglia, e l'entrata in scena di Killer Joe quasi coincide con la sua entrata in famiglia. Una famiglia che non si può chiamare tale (e qua la regia inizia a mostrare il suo potere): ognuno è un gruppo a sè, nessuno realmente è parte della famiglia. Due scene cercano di smentire ciò e di fornire nuova speranza: la chiacchierata tra Sharla e Dottie e la proposta di Chris alla sorella. La prima viene smentita subito subito dalla sollecitazione di Dottie a trovarsi un nuovo compagno, carine e come merita. Il tentativo di dare nuova speranza a sè stesso e sua sorella sembra reggere fino alla fine. Ed eccola qui: LA FINE. Non fa altro che riconfermare tutto il film: Dottie è solo una vittima della crudeltà altrui, coinvolta senza possibilità di contesta, guarda gli altri e le loro immotivate azioni col suo sguardo vuoto e il suo sorriso carico della follia dei suoi familiari, uccide fratello,padre, e all'ultimo il padre di suo figlio. Non si può dare un giudizio che non sia freddo e spietato come un Killer, noi siamo lontani da tanto malessere, non siamo parte del film, e viviamo male questa distanza, in attesa di qualcosa che ci possa unire, qualcosa che non viene mai fino alle morti finali, l'unico gesto sensato del film.
CARATTERIZZAZIONE: rasenta la perfezione. Ansel è un uomo che si guarda morire; Chris è un inetto che piange continuamente il giorno della sua nascita; Sharla.... penso che la parola che meglio la definisce la conosciamo tutti,e a quella aggiungerei "senza scrupoli e senza umanità; Dottie è una vittima di tutti, folle per colpa degli altri che mai ha retto le redini della sua esistenza, Killer Joe.... non mi sento di affibbiargli giudizi apparte che è un freddo e spietato killer (c'è una ritardataria trasformazione finale).
INQUADRATURE: molto buone e cariche di significati.
SCENOGRAFIE: rendono la trama del film, accurate abbastanza per essere definite "molto buone".
DIALOGHI: di straordinaria forza comunicativa, non fanno mai uscire da questa spirale di tristezza.
ATTORI: con una caratterizzazione così solo dei bravi attori avrebbero potuto reggere questo film. E l'hanno fatto. E pure bene! Mi piace da morire Thomas Haden Church (ansel), che ne pensate? I vostri giudizi sono ben accetti.
VOTO ASSOLUTO DEL FILM: 9/10
Killer Joe merita veramente tanto, quindi dividendo tutti i film in 4 categorie in base al punteggio in decimi si ha:0-3; 4-6; 7-8; 9-10.
Relativamente alla categoria cui (secondo me) appartiene (9-10) si ha:
VOTO RELATIVO DEL FILM: 4,5/ 10
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tony.stark
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giovedì 8 novembre 2012
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forse il far west non è solo un lontano ricordo
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Dovendo grosse somme al locale boss della mala,un ragazzo coinvolge la sua famiglia nel tentativo di assoldare Joe,un investigatore che uccide a pagamento per "arrotondare", allo scopo di eliminare la madre e intascare così i soldi dell' assicurazione sulla vita della donna.Ovviamente, nulla andrà come previsto, e una scia di sangue condurrà i nostri eroi sino al grottesco ed enigmatico epilogo. Ne esce un film guardabile, dalle chiare allusioni tarantiniane, che ci propone un quadro desolante della società e della famiglia americana,mentre sembra suggerire che i singoli individui, o almeno alcuni di essi, siano meglio del tessuto in cui vivono.
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Dovendo grosse somme al locale boss della mala,un ragazzo coinvolge la sua famiglia nel tentativo di assoldare Joe,un investigatore che uccide a pagamento per "arrotondare", allo scopo di eliminare la madre e intascare così i soldi dell' assicurazione sulla vita della donna.Ovviamente, nulla andrà come previsto, e una scia di sangue condurrà i nostri eroi sino al grottesco ed enigmatico epilogo. Ne esce un film guardabile, dalle chiare allusioni tarantiniane, che ci propone un quadro desolante della società e della famiglia americana,mentre sembra suggerire che i singoli individui, o almeno alcuni di essi, siano meglio del tessuto in cui vivono. Alcune scene restano interessanti, come ad esempio l'entrata in scena del protagonista, che appena sceso dall'auto si guadagna il silenzioso rispetto dell' altrimenti intrattabile cane da caccia della simpatica famigliola,i cui componenti sono fin troppo passivi,e difatti falliranno al fatidico momento di agire. Lo spettatore è prtato a simpatizzare con la giovane Dottie e anche con il killer,il cui affetto per lei sembra sincero: egli stesso è in fondo indignato per la facilità con cui i suoi cari gliela hanno offerta (e così ci spieghiamo la metafora del fiume ceduto senza rimpianti dal Texas all' Oklahoma). Il finale è, dopotutto non a sorpresa, vago e interpretabile, e ci si chiede se la ragazza avrà la forza di premere (tra l'altro per l'ennesima volta) il grilletto. E proprio negli ultimi secondi della pellicola ci si imbatte in una rivelazione davvero poco influente, ossia quella della gravidanza della bionda fanciulla.L' unica spiegazione plausibile è che sia l' occasione per annunciare un possibile sequel, con una nuova generazione in azione.Staremo a vedere. Voto:2/5
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