Killer Joe |
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Un film di William Friedkin.
Con Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Thomas Haden Church, Gina Gershon, Juno Temple.
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Titolo originale Killer Joe.
Thriller,
durata 103 min.
- USA 2011.
- Bolero Film
uscita giovedì 11 ottobre 2012.
- VM 14 -
MYMONETRO
Killer Joe
valutazione media:
3,45
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ritratto di famiglia in nerodi donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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giovedì 18 ottobre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Di famiglie disfunzionali e allo sbando la cinematografia americana ci ha fatto ampio dono negli anni, ma la famiglia Smith sale di diritto fra le più terrificanti della storia del cinema. C'è il padre Ansel, apatico e disinteressato a tutto, la sua seconda moglie Sharla che conosciamo nel prologo del film quando va ad aprire la porta nuda dalla vita in giù, scena spiazzante che Friedkin gioca con maestria per farci capire in che casa, e in che film, ci sta invitando ad entrare, c'è il figlio di Ansel, Chris, che ha debiti per droga, scommette e non sa che fare della propria vita e la giovane Dottie, ragazza tendente all'autistico, ingenua a tratti, fin troppo determinata in altri. In questo contesto nasce l'idea di uccidere la madre dei due ragazzi, la prima moglie di Ansel, per intascare i soldi dell'assicurazione. E' Chris a proporre l'idea al al padre, ma sarà proprio il ragazzo quello più incerto sulla realizzazione finale, mentre la candida Dottie, dito in bocca e baby doll adolescenziale si dimostrerà decisissima a portarla a termine. Il padre come al solito segue la scia e Shana si svelerà un'abile doppio - o forse triplo - giochista. La scelta del killer cade su Joe Cooper, poliziotto con una meticolosa propensione al crimine che per 25000 dollari è disposto a commettere l'omicidio. Salvo che i soldi per un anticipo gli Smith non li hanno e così Joe propone loro di avere Dottie a disposizione fin quando non potranno saldare il debito. Da qui in poi la girandola di eventi e di situazioni paradossali e provocatorie non avrà limite fino al parossistico finale che ovviamente non va raccontato. A Friedkin, già autore di pellicole forti e spiazzanti come "L'esorcista" e "Vivere e morire a Los Angeles", di cui qua e là si sentono gli echi nelle scene concitate ed in quelle erotiche, evidentemente andava di avventurarsi nel territorio pulp, a modo suo beninteso, e con un testo teatrale del Premio Pulitzer Tracy Letts a sostegno, e il film che ne ha tratto ha un merito su tutti, regalarci un personaggio ambiguo, contraddittorio e seducente come pochi, quel killer Joe capace di perversioni cruente e di impennate etiche, di tratti tenerissimi e di scatti crudeli. Matthew McConaughey aderisce alla pelle di questo villain con un'eleganza trattenuta, con un guizzo negli occhi e con un linguaggio del corpo semplicemente perfetti e relega i comprimari ad uno scomposto balletto di gesti sgraziati, di esagerati sensi di colpa e di patetici tentativi di riscatto. Il salotto in cui si svolgono gran parte delle scene è claustrofobico quanto basta per dar modo alle psicologie deviate di manifestarsi, e ai contrasti di esplodere, e in questo luogo non luogo è Dottie ad assumere il ruolo di catalizzatore, è lei a tenere testa a Joe, a tirare le fila di una partitura incompiuta ma perfettamente orchestrata. I colpi di scena ne fanno un thriller, i brandelli di anima che vengono messi a nudo ne fanno una pellicola in cui analisi sociale e psicologica la fanno da padrona, i litri di sangue che scorrono ne fanno un pulp quasi comico - il pugno diretto e fulminante che Joe assesta a Sharla non può non far ridere, ma questo è Friedkin, un regista poliedrico e bulimico, che non sottrae - e questo può essere un limite del film che con qualche pestaggio in meno avrebbe guadagnato in asciuttezza e rigore - ma che sa come tratteggiare un carattere, come girare una scena difficile - complice una coscia di pollo fritto - e come dirigere gli attori - i duetti Dottie Joe sono ad altissima tensione. Bislacco, stravagante, volutamente sopra le righe e con una trama e uno svolgimento quasi surreale "Killer Joe" potrebbe essere un post moderno B movie, ma un B movie di grandissimo talento, infinita ironia e mano registica di grande esperienza e coraggio.
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