Premonizioni in 3D con botte da orbi e "massaggi" al laser
di Roberto Nepoti La Repubblica
Final Destination è uno dei pochi casi in cui il 3D migliora il prodotto. "Quel" tipo di prodotto, beninteso: nella puntata precedente, che era già a tre dimensioni, pezzi d'auto da corsa volavano verso la platea; qui l'ultima inquadratura è una mano sanguinolenta staccata dal corpo e proiettata in faccia allo spettatore. Il "format" resta quello consolidato episodio dopo episodio: un personaggio (nel caso il giovane Sam, che viaggia in pullmann con i colleghi di lavoro) ha una premonizione e salva i compagni (dal crollo rovinoso di un ponte); inutile perché, al solito, la Morte li ghermirà uno dopo l'altro. Il piacere colpevole della faccenda sta nel vedere come: e qui si va dall'incendio nella sala di massaggi cinese al laser che perfora l'occhio, fino all'epilogo in una cucina di ristorante. Tanto per non farsi mancare nulla, ci sono anche un'appendice di catastrofe aerea e, sui titoli di coda, un'antologia delle peggio efferatezze delle puntate precedenti. La formula, comunque, si conferma vitale: ad agosto, il film figurava ai primi posti nelle classifiche americane.
Da La Repubblica, 7 ottobre 2011
di Roberto Nepoti, 7 ottobre 2011
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