| Titolo originale | Marécages |
| Anno | 2011 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | Canada, Germania |
| Durata | 111 minuti |
| Regia di | Guy Édoin |
| Attori | Pascale Bussières, Luc Picard, François Papineau, Angèle Coutu, Gabriel Maillé Denise Dubois. |
| MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 29 settembre 2011
Una tragedia familiare che riapre le vecchie ferite creando una situazione drammatica.
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CONSIGLIATO SÌ
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La famiglia Santerre gestisce una piccola fattoria nella campagna del Quebec. Durante un'estate di forte siccità, alle difficoltà economiche dovute alla scarsità d'acqua e alla mortalità delle vacche si somma la notizia di un nuovo figlio in arrivo. Tutta la famiglia si impegna nella ricerca di un bacino d'acqua che potrebbe risollevare le sorti della piccola azienda, finché un giorno il padre Jean resta schiacciato sotto il peso di un trattore, rimanendo ferito a morte al torace. La moglie Marie accusa il figlio Simon dell'accaduto e annega nell'alcol e in una nuova relazione con un cowboy locale la sua disperazione.
La tragedia moderna insegna da tempo che "c'è del marcio" che aleggia nelle regioni del nord, mentre il romanzo americano di Steinbeck e Faulkner ha raccontato la natura funesta e ostica delle campagne del Nord-America. L'opera prima di Guy Édoin gioca su questa doppia tradizione, elaborando un racconto che punta molto sulle sensazioni e le atmosfere di quelle regioni di campagna del Quebec dove lui stesso è nato e cresciuto. Luoghi liminari fra podere e palude nei quali è difficile capire se sia più il territorio a costruire i dissapori familiari del racconto o, viceversa, la tragedia familiare a inquinare la flora e la fauna circostante. Il regista canadese sviluppa questa atmosfera insalubre connettendosi al personaggio di Simon, giovane adolescente alla sua scoperta della sessualità e del mondo degli adulti. Le sue turbe trasformano il racconto di un melodramma familiare in una tragedia edipica, mentre la fertilità della campagna diviene sotto il suo sguardo un territorio progressivamente sempre più mortifero e putrescente, man mano si rivelano le fatali sorti della fattoria dei Santerre.
Da queste pulsioni si originano alcune immagini interessanti, come la sequenza in cui la famiglia si prodiga a partorire e salvare un vitello in fin di vita o l'inquadratura fissa durante lo stupro di Marie da parte dell'orco-cowboy nella parte finale. Purtroppo, questo sguardo non è funzionale alla creazione di una tensione costante e si perde spesso nell'incertezza fra cogliere quei dettagli scabrosi che connotano più i turbamenti di Simon e i momenti più intimisti in cui si realizza l'autodissoluzione di Marie. La grossa ambizione della tragedia perde così gran parte della sua forza drammatica, mentre al tempo stesso il fascino perturbante dell'educazione sessuale di Simon si concentra sul marcio che c'è in superficie, finendo col disperdere la dimensione poetica e brutale della natura.