dado1987
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lunedì 14 marzo 2011
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non è bb mountain, però...
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Due donne lesbiche si sposano, hanno due figli, un maschio ed una femmina, ottenuti grazie all'inseminazione artificiale. Quando i figli sono cresciuti decidono di conoscere Paul (Ruffalo), l'uomo che donò lo sperma alla banca del seme. Ebbene costui si rivela un 40enne benestante, scanzonato, mezzo hippy e mezzo eco-fallito.
Paul si introdurrà a forza nella famiglia, riuscendo a diventare amico dei due suoi non-figli grazie ad una personalità solare quanto fasulla. Purtroppo però le cose si complicano quando Jules (Moore), che rappresenta la parte femminile della coppia, si invaghisce di Paul e diventano amanti, mentre Nic (Bravvissima Bening), che interpreta la parte "maschile", rimane quasi isolata dai suoi cari a causa di quest'estraneo, finchè sia la compagna che i figli si accorgono che lei è parte della famiglia, la vera colonna portante, mentre il padre bio, anzi il produttore di spermatozoi, si rivela per quello che è: un liotro con il cervello grande quanto un pistacchio, il quale cerca di trovare la maturità troppo tardi, alle spese di una famiglia che prima di conoscerlo era felice, seppur con un equilibrio traballante.
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Due donne lesbiche si sposano, hanno due figli, un maschio ed una femmina, ottenuti grazie all'inseminazione artificiale. Quando i figli sono cresciuti decidono di conoscere Paul (Ruffalo), l'uomo che donò lo sperma alla banca del seme. Ebbene costui si rivela un 40enne benestante, scanzonato, mezzo hippy e mezzo eco-fallito.
Paul si introdurrà a forza nella famiglia, riuscendo a diventare amico dei due suoi non-figli grazie ad una personalità solare quanto fasulla. Purtroppo però le cose si complicano quando Jules (Moore), che rappresenta la parte femminile della coppia, si invaghisce di Paul e diventano amanti, mentre Nic (Bravvissima Bening), che interpreta la parte "maschile", rimane quasi isolata dai suoi cari a causa di quest'estraneo, finchè sia la compagna che i figli si accorgono che lei è parte della famiglia, la vera colonna portante, mentre il padre bio, anzi il produttore di spermatozoi, si rivela per quello che è: un liotro con il cervello grande quanto un pistacchio, il quale cerca di trovare la maturità troppo tardi, alle spese di una famiglia che prima di conoscerlo era felice, seppur con un equilibrio traballante. Alla fine la famiglia rimane riunita e l'ultimo arrivato, viene allontanato velocemente tanto quanto era stato avvicinato.
Questo film non è paragonabile al favoloso Brokeback Mountain, ma è lo stesso un film in cui si affronta l'argomento dell'omosessualità, in questo caso quella femminile, senza strumentazioni e senza bigottismo.
La bellezza di I ragazzi stanno bene, sta nel passo successivo rispetto a tutti gli altri film sull'argomento, cioè che la condizione di questa famiglia moderna non è la regola, ma è senz'altro un fatto inconfutabile, e chiunque ci si intrometta, fa gli stessi danni che in una famiglia normale.
Tecnicamente il film ha una regia discreta, una buona recitazione ed una sceneggiatura lineare.
Voto 8
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francesco giuliano
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giovedì 17 marzo 2011
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la famiglia prima di tutto
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La regista Lisa Cholodenko, con sagacia e sottile accortezza, descrive le vicissitudini di una famiglia, composta da una coppia lesbica, Nic e Jules, in modo ordinariamente “naturale”, tant’è che i due figli, Joni e Laser, non soffrono di questa diversità rispetto ad una famiglia naturalmente normale.
Ad un certo punto, Laser mosso da un istinto genetico spinge la sorella Joni, divenuta maggiorenne, a cercare il loro padre, che ci riesce con successo.
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La regista Lisa Cholodenko, con sagacia e sottile accortezza, descrive le vicissitudini di una famiglia, composta da una coppia lesbica, Nic e Jules, in modo ordinariamente “naturale”, tant’è che i due figli, Joni e Laser, non soffrono di questa diversità rispetto ad una famiglia naturalmente normale.
Ad un certo punto, Laser mosso da un istinto genetico spinge la sorella Joni, divenuta maggiorenne, a cercare il loro padre, che ci riesce con successo. Tant’è che con il padre, di nome Paul, un dongiovanni scapolo, instaurano un rapporto di amicizia e anche di affetto vicendevole, quale può essere la normale relazione tra padre e figli, a tal punto che Nic e Jules sono indotte a inserirlo nel loro nucleo familiare. Nic però non gradisce molto l’intruso, mentre Jules se ne innamora. Paul e Jules, infatti, arrivano ad avere rapporti sessuali continui che minano quel nucleo familiare perfetto fino a quel momento. Nic scopre per caso la tresca, di cui vengono a conoscenza anche i figli, che per questo allontanano per sempre dalla loro vita Paul. Anche Nic respinge per un certo tempo Jules, ma poi grazie all’amore la famiglia riprende l’armonia e il vigore di sempre.
Un film eccezionale nella sceneggiatura e molto bello che tratta un argomento inconsueto come normale che può suscitare irritazione nei moralisti, e che coinvolge lo spettatore senza mai dargli nulla di scontato: dall’inizio sino alla fine c’è un susseguirsi di colpi di scena che creano un trascinamento costante e una partecipazione curiosa e avvincente. (Francesco Giuliano)
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gianmarco.diroma
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sabato 26 marzo 2011
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il senso della famiglia
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Non ci si deve più stupire del fatto che, utilizzando un universo tutto al femminile, dove gli uomini ricoprono un ruolo marginale, o meglio da non protagonisti, la regista Lisa Cholodenko sia stata in grado di offrire allo spettatore un vero e proprio saggio di quello che significhi non solo dare vita ad una famiglia, ma, soprattutto, portarla avanti, con il carico di compromessi che questo onere comporta. In questo senso è proprio la figura di Paul/Mark Ruffalo - il donatore di sperma - ad assumere un ruolo chiave: perché è proprio la sua incapacità a trattenere la propria passione sessuale nei confronti di Jules/Julianne Moore a deludere, una volta venuta allo scoperto, le aspettative dei giovani Joni e Laser, che, fino a quel momento, si erano gettati con grande trasporto verso la scoperta di un loro ipotetico vero padre.
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Non ci si deve più stupire del fatto che, utilizzando un universo tutto al femminile, dove gli uomini ricoprono un ruolo marginale, o meglio da non protagonisti, la regista Lisa Cholodenko sia stata in grado di offrire allo spettatore un vero e proprio saggio di quello che significhi non solo dare vita ad una famiglia, ma, soprattutto, portarla avanti, con il carico di compromessi che questo onere comporta. In questo senso è proprio la figura di Paul/Mark Ruffalo - il donatore di sperma - ad assumere un ruolo chiave: perché è proprio la sua incapacità a trattenere la propria passione sessuale nei confronti di Jules/Julianne Moore a deludere, una volta venuta allo scoperto, le aspettative dei giovani Joni e Laser, che, fino a quel momento, si erano gettati con grande trasporto verso la scoperta di un loro ipotetico vero padre. L'incapacità di Paul a trattenersi, l'assenza nel suo personaggio di qualsiasi senso di reale e concreta responsabilità (al di là della gestione del ristorante che dirige) nei confronti di Joni e Laser, la mancanza di un briciolo di rispetto verso una vera famiglia, che, "l'uomo di casa" Nic/Annette Bening si affanna a difendere e reggere sulle proprie spalle, lo spingono nel finale della vicenda ad essere definitivamente espulso da questo universo, dove, l'amore tra due donne, è la base per la costruzione di un amore solido basato su una profonda complicità progettuale. Ed è ovvio che proprio Joni, lei che più di Laser si è lasciata 'sedurre' da Paul, rimanga ferita dal suo comportamento. Esistono dei confini all'interno della famiglia che, una volta superati ma, soprattutto, sporcati - per esempio con l'infedeltà - diventa difficile ricucire se non con scelte drastiche prese nel nome della tutela a tutti i costi di quel piccolo nucleo che sta alla base del vivere sociale che è la famiglia. Paul diventa in questo senso, ragionando in chiave convenzionale (anche se il film ha la capacità di fuggire qualsiasi tipo di logica manichea a favore di uno sguardo complesso e a tutto tondo nel rispetto della vita dei personaggi che descrive e racconta) il cattivo, colui che è nocivo per il trionfo (un trionfo sancito non tanto da una vittoria, quanto dal prevalere di una logica di coppia conservativa nei riguardi della vita) dell'amore coniugale tra Nic e Jules.
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theophilus
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lunedì 6 gennaio 2014
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il bisogno di essere "normali"
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I RAGAZZI STANNO BENE
Che c’è di ‘anomalo’ in una donna che tradisce la persona amata con un rampante cinquantenne che ha fatto fortuna nel mondo della ristorazione e che è stanco di “cazzeggiare” con avvenenti fanciulle, desiderando metter su famiglia? Che cosa, poi, colpisce nel fatto che tutto si ricompone, che il dolore che ha scosso la famiglia e i figli sembra rivitalizzare il vincolo, che il medesimo ne esce vincente, più saldo di prima? Stiamo, insomma, parlando del risaputo triangolo conseguente ad un rapporto in crisi e che si risolve in un rientro nei ranghi?
Assolutamente no. O, per lo meno, no in grande misura.
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I RAGAZZI STANNO BENE
Che c’è di ‘anomalo’ in una donna che tradisce la persona amata con un rampante cinquantenne che ha fatto fortuna nel mondo della ristorazione e che è stanco di “cazzeggiare” con avvenenti fanciulle, desiderando metter su famiglia? Che cosa, poi, colpisce nel fatto che tutto si ricompone, che il dolore che ha scosso la famiglia e i figli sembra rivitalizzare il vincolo, che il medesimo ne esce vincente, più saldo di prima? Stiamo, insomma, parlando del risaputo triangolo conseguente ad un rapporto in crisi e che si risolve in un rientro nei ranghi?
Assolutamente no. O, per lo meno, no in grande misura. I ragazzi stanno bene, (Kids are all right, il titolo originale)film di Lisa Cholodenko che ha per protagonisti una splendida Annette Bening, Julianne Moore, Mark Ruffalo, Mia Wasikowska e Josh Hutcherson, non narra la storia di una famiglia middle-class americana degli anni cinquanta in cui il saldo moralismo borghese sostenuto dal potere ecclesiastico prevale sul bisogno di evasione e sulle prime crepe che mandano in crisi l’istituzione familiare.
Il tema è quello della rivendicazione di una forma di uguaglianza. Anzi, tutto sommato, l’orgoglio omosessuale pretende di avere tutte le carte in regola per assicurare quella stabilità che, invece, la tradizionale coppia eterosessuale non riesce più a preservare. Il tema è attualissimo e scottante. Le cause della crisi del matrimonio vengono spostate dall’istituzione in sé all’eterogeneità della coppia, che non saprebbe sopperire all’inevitabile declino d’interesse sessuale al suo interno con una adeguata forza affettiva.
Nic e Jules sono due donne sposate fra di loro che hanno messo al mondo un figlio a testa, Joni (in omaggio a Joni Mitchell) e Laser, grazie al medesimo donatore di sperma. A parte questo, che si vorrebbe un trascurabile problema, il tran tran è del tutto simile a quello di milioni di famiglie. I due ragazzi adolescenti vanno a scuola e hanno gli stessi problemi dei loro coetanei. Delle due madri una lavora, l’altra è rimasta a lungo a casa ad accudire i figli e aspira confusamente a realizzarsi con un’attività che la faccia guadagnare. Madri apprensive, figli controllati, ultime serate tutti seduti sul sofà a guardare la televisione, qualche gioco sessuale delle due mamme che sembrano stentare a conciliare la loro vita intima con un sistema sociale che ha bisogno di scorrere in maniera fluida, con meccanismi oliati e senza scosse. La scossa la porta Paul, il padre biologico che Laser e Joni sentono il desiderio di conoscere.
La commedia è originale, sostenuta da un ottimo cast e da una sceneggiatura altrettanto efficace. I toni sono spesso spumeggianti, ma mai ridanciani. È tutto molto ‘vero’ e la regista tiene sapientemente il film sempre all’interno di rotaie che lo preservano dalle prevedibili banalità della sit com. Lisa Cholodenko sa garantire un andamento in cui il dramma, spesso in agguato, va a toccare i protagonisti senza, però, mai riuscire ad intaccare il destino utopico di un tessuto narrativo che ha il suo epilogo in una fiducia non di maniera.
Enzo Vignoli,
11 giugno 2011.
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stefano capasso
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lunedì 9 giugno 2014
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i ragazzi stanno bene
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I ragazzi stanno bene racconta eventi che capitano in tante famiglie. In questo caso la famiglia è una atipica, sono due donne omosessuali Nic e Julie che hanno due figli in età adolescenziale, Joni e Laser. Sono figli dello stesso donatore di seme che ha permesso alle due donne di avere ognuna il proprio figlio. Per i due ragazzi è l'età della ricerca dell'identità e questo li spinge a ricercare e contattare il loro padre biologico, Paul. Si viene a configurare, poco a poco una famiglia allargata, con Paul che è l'eterno immaturo che comincia a scoprire i piaceri della famiglia. Frequentando i figli entra a far parte del nucleo e finisce per innamorarsi di Julie con la quale inizia una relazione.
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I ragazzi stanno bene racconta eventi che capitano in tante famiglie. In questo caso la famiglia è una atipica, sono due donne omosessuali Nic e Julie che hanno due figli in età adolescenziale, Joni e Laser. Sono figli dello stesso donatore di seme che ha permesso alle due donne di avere ognuna il proprio figlio. Per i due ragazzi è l'età della ricerca dell'identità e questo li spinge a ricercare e contattare il loro padre biologico, Paul. Si viene a configurare, poco a poco una famiglia allargata, con Paul che è l'eterno immaturo che comincia a scoprire i piaceri della famiglia. Frequentando i figli entra a far parte del nucleo e finisce per innamorarsi di Julie con la quale inizia una relazione. E' solo l’evento finale di una crisi familiare che ha origini lontane e che una volta scoppiato porterà ad una nuova ricomposizione della famiglia.
Il film di Lisa Cholodenko evidenzia le crisi tipiche di ogni famiglia, crisi alle quali non sfuggono nemmeno le famiglie non convenzionali. I pregiudizi, la routine, i ruoli che diventano rigidi, i conflitti coi figli nell’età dell’adolescenza e il tradimento. Un ritratto sulle nevrosi familiari e sull’ importanza della famiglia, luogo importante di crescita di sviluppo e dove si trovano certezze, pur avendo, a volte, costi elevati da sostenere. Ben se ne accorge Paul, che vorrebbe appropriarsi di una famiglia già pronta, quasi a voler evitare di passare attraverso tutte le difficolta che comporta formarla.
I ragazzi stanno bene è il tentativo di rendere normale una famiglia atipica mostrandone le criticità delle famiglie tradizionali. A mio avviso è un tentativo di normalizzazione che perde di vista le reali peculiarità, gli aspetti postivi e quelli negativi di una famiglia di questo tipo; aspetti di cui rimiamo abbastanza all'oscuro non essendo indagate. Una commedia semplice che si fa seguire con partecipazione
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marco_gir
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domenica 8 marzo 2015
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patetico
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Film mediocre. Una sfilza disordinata di banali stereotipi. La coppia lesbica dipinta da un occhio superficiale. Dove una delle due "e' l'uomo". Si veste da uomo. Beve. Lavora. Si comporta in maniera autoritaria. Il padre naturale dei due figli della coppia e' ovviamente una figura imprescindibile. Come avranno mai fatto senza di lui prima??! Senza "la figura maschile" che non solo riporta armonia e risolve conflitti ma fa pure innamorare una delle due lesbiche. Eh si. Perche' sotto sotto una lesbica ha comunque bisogno di un uomo. E' la natura no?!? Per non parlare dell'operaio sudamericano. Ovviamente sudamericano ed ovviamente succube.
Per non parlare del pietoso non-colpo di scena dell'altra che scopre la tresca con il donatore di sperma.
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Film mediocre. Una sfilza disordinata di banali stereotipi. La coppia lesbica dipinta da un occhio superficiale. Dove una delle due "e' l'uomo". Si veste da uomo. Beve. Lavora. Si comporta in maniera autoritaria. Il padre naturale dei due figli della coppia e' ovviamente una figura imprescindibile. Come avranno mai fatto senza di lui prima??! Senza "la figura maschile" che non solo riporta armonia e risolve conflitti ma fa pure innamorare una delle due lesbiche. Eh si. Perche' sotto sotto una lesbica ha comunque bisogno di un uomo. E' la natura no?!? Per non parlare dell'operaio sudamericano. Ovviamente sudamericano ed ovviamente succube.
Per non parlare del pietoso non-colpo di scena dell'altra che scopre la tresca con il donatore di sperma. Nel modo in cui solo una mediocre commedia americana sa fare. Talmente assurdo da essere prevedibile.
E almeno facesse ridere.
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emanuela22
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domenica 8 luglio 2012
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commedia gradevole
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“I ragazzi stanno bene” è una commedia brillante, frutto del contemporaneo cinema indipendente americano. La regista Lisa Chodolenko affronta la delicata questione della famiglia omogenitoriale senza incorrere in toni drammatici o forzatamente comici. Il film segue un buon ritmo, e si costruisce su dialoghi intelligenti, spesso ottimi spunti per una riflessione che trascenda la trama di per sé semplice e lineare. Le protagoniste sono due donne di mezza età, caratterialmente agli antipodi e, almeno in un primo momento, perfettamente in armonia e innamorate.
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“I ragazzi stanno bene” è una commedia brillante, frutto del contemporaneo cinema indipendente americano. La regista Lisa Chodolenko affronta la delicata questione della famiglia omogenitoriale senza incorrere in toni drammatici o forzatamente comici. Il film segue un buon ritmo, e si costruisce su dialoghi intelligenti, spesso ottimi spunti per una riflessione che trascenda la trama di per sé semplice e lineare. Le protagoniste sono due donne di mezza età, caratterialmente agli antipodi e, almeno in un primo momento, perfettamente in armonia e innamorate. I due figli della coppia sono Joni, diciottenne particolarmente matura e distante dagli interessi dei suoi coetanei, e Laser, un bravo ragazzo che ama trascorrere le sue giornate in compagnia di un amico sciocco e immaturo, unica figura maschile con cui il ragazzo possa confrontarsi prima dell’incontro con il donatore Paul. Le mamme Jules e Nic hanno infatti concepito i due figli attraverso l’inseminazione artificiale, servendosi dello sperma di uno stesso donatore, la cui identità verrà svelata grazie alla curiosità del figlio. Giustificabile è d’altronde la voglia di conoscere il proprio padre biologico, specialmente in un’età in cui pressante è la necessità di approfondire la conoscenza di se e delle proprie origini. Ciò non significa che Laser nutra rancore nei confronti delle due madri, entrambe premurose e amorevoli nei confronti dei due ragazzi, che come è precisato nel titolo, “stanno bene”. Il giovane protagonista necessita dell’aiuto della sorella, maggiorenne, per poter richiedere i dati anagrafici del donatore. Così entra in scena Paul, attraente scapolo di mezza età, proprietario di un ristorante e di una coltivazione biologica. L’uomo sarà subito osteggiato da Nic e Jules, per cui rappresenterà sin dalla prima presentazione, un destabilizzatore dell’equilibrio interno alla famiglia. La giovane Joni si mostra infatti affascinata, anche più del fratello, dalla personalità di Paul che può assurgere nel contempo al ruolo di amico e padre per i due adolescenti. Mentre Nic, la più mascolina della coppia, apparentemente sicura di sé e di polso, è restia ad accettare una figura maschile che non può, a suo dire, considerarsi padre dei ragazzi. Una delle battute più efficaci è proprio quella in cui la donna risponde accesamente a Paul, responsabile di aver offerto un passaggio in motore a Joni, affermando che solo il tempo insegna ad essere padri e madri, non la genetica. Nel tentativo di presentare una coppia lesbica matura, con le peculiarità di tante analoghe coppie eterosessuali, sembra quasi che l’universo maschile sia ridotto a mero dispensatore di spermatozoi. All’uomo è attribuita scarsa sensibilità e nonostante l’avvicinamento ai figli, che intravedono in lui buone qualità, nel momento dell’accettazione l’inganno è smascherato e Paul perde la possibilità di avere ciò di cui avrebbe necessità, costruirsi una famiglia. Egli rimane relegato al prototipo dell’uomo adulto rimasto ragazzino, che di primo acchito sembra legarsi ai consanguinei per la forte attrazione sessuale nei confronti di Jules, la più passionale e creativa della coppia, magistralmente interpretata da Julianne Moore. La donna, nonostante l’amore nei confronti di Nic, tentenna dinnanzi all’attrazione di carattere eterosessuale , fino a cedere alla tentazione e congiungersi diverse volte all’uomo, approfittando della collaborazione lavorativa. Il tradimento rientra perfettamente nel quadro complessivo di una famiglia apparentemente serena che, come tutte, cela una serie di incomprensioni e insofferenze di diversa matrice. La famiglia imperfetta è realistica, sia che sia frutto di una unione eterosessuale, sia al contrario di una relazione omosessuale. In tal caso segni della instabilità di coppia sono evidenti già prima del subentrare del donatore. La Chodolenko ritrae delle scene di sesso meccanico, freddo, raro, e momenti di intimità sempre più trascurati e litigiosi. Se a questo aggiungiamo la prossima partenza di Joni, neoiscritta all’università, il quadro è completo. Nella vita di due genitori i momenti di sconforto e gravosità legati alla responsabilità del proprio ruolo sono naturali così come naturale è il superamento di questi frangenti, soprattutto laddove sia presente un sentimento forte. Trovo la storia nel complesso verosimile e senza troppi fronzoli, ma mi chiedo se non sarebbe stato più corretto ritagliare uno spazio adeguato alla figura di Paul, liquidato troppo celermente, come se fosse un personaggio secondario. Se è vero che non si diventa padri grazie alla pura trasmissione genetica ma piuttosto grazie all’esperienza è anche vero che la figura maschile, tutt’altro che negativa per i due ragazzi, avrebbe potuto essere trattata più umanamente anziché come un semplice oggetto del desiderio. Detto questo esprimo particolare apprezzamento per la fotografia sempre attenta a cogliere l’espressione di volti rivelatori di un universo ricco di emozioni. Le scene di vita quotidiana ivi tratteggiate sono emblema della “normalità” che contraddistingue un nucleo familiare inconsueto rispetto al modello eterosessuale. D’altronde i modelli che regolano la nostra società sono per lo più risultato di una elaborazione culturale, scevra da alcuna necessità naturale. Anche la famiglia nucleare, alla cui esistenza siamo abituati sin da bambini non è un modello valido presso tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, bensì una “forma” di famiglia affermatasi negli ultimi decenni, a seguito del superamento della famiglia allargata, un tempo tradizionale.
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giugy3000
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martedì 10 settembre 2013
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sex, family and kids
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Era un film che volevo vedere da tempo, un po' perchè Mia Wasikowska si sta confermando per me un vero talento, un po' perchè a volte anche una divoratrice di drammatici come me deve tirare il fiato e schiacciare PLAY su qualcosa di meno impegnativo, ma non per questo banale o convenzionale. La trama di "The kids are alright" è attraente, anche perchè al giorno d'oggi, in un mondo impegnato a rivendicare diritti a ogni ora del giorno, paradossalmente non si realizzano molte pellicole sulla famiglia omosessuale. Joni e Laser hanno due mamme, sono fratellastri nati dallo stesso donatore di sperma, ma concepiti uno da Jules e l'altro da Nic, due donne lesbiche con alle spalle un maturo amore decennale e che hanno soddisfatto entrambe il desiderio di maternità.
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Era un film che volevo vedere da tempo, un po' perchè Mia Wasikowska si sta confermando per me un vero talento, un po' perchè a volte anche una divoratrice di drammatici come me deve tirare il fiato e schiacciare PLAY su qualcosa di meno impegnativo, ma non per questo banale o convenzionale. La trama di "The kids are alright" è attraente, anche perchè al giorno d'oggi, in un mondo impegnato a rivendicare diritti a ogni ora del giorno, paradossalmente non si realizzano molte pellicole sulla famiglia omosessuale. Joni e Laser hanno due mamme, sono fratellastri nati dallo stesso donatore di sperma, ma concepiti uno da Jules e l'altro da Nic, due donne lesbiche con alle spalle un maturo amore decennale e che hanno soddisfatto entrambe il desiderio di maternità. Quando al compimento della maggiore età Joni può contattare il suo "vero padre" scovato alla banca del seme, nelle loro vite entra Paul, un uomo determinato nel suo lavoro, ma poco deciso nei suoi rapporti amorosi. Sarà arrivato anche per lui il momento di avere una famiglia? In che modo lo condizionerò l'incontro con i suoi due figli adolescenti?
La trama originale, al contempo seria e spassosa, porta con sè, purtroppo,numerosi scivoloni di sceneggiatura che affondano inevitabilmente un argomento controverso (qui reso anche ironico)sulla scia del banale e della prevedibilità, con l'aggiunta di numerosi episodi non-sense per non far terminare la pellicola dopo mezz'ora. Manca quel qualcosa che faccia decollare il film, manca alla fine proprio l'argomento chiave del titolo, ossia i ragazzi adolescenti e i loro sentimenti dinanzi ad una famiglia assai particolare e al loro primo incontro/scontro con un'unica figura maschile. Il tutto si condensa troppo su Paul e sulla sua visione un po' primitiva e superficiale della coppia lesbica, con tutte le implicazioni sessuali che comporta nel più ovvio degli atteggiamenti maschili. Coraggioso il progetto in chiave commedia, buoni alcuni dialoghi e battute, ma si cade spesso nei luoghi comuni e il copione oscilla tra idee geniali ed assurde a priori. Se ci si concentra sulla "morale" conclusiva del film però qualcosa sembra tornare a galla, quel qualcosa forse per cui non si butta del tutto via questo film diretto proprio da una donna: quali sono le dinamiche relazionali in una famiglia omosessuale, due mamme e due fratelli (un maschio e una femmina) nati dallo sperma dello stesso donatore? Del tutto simili, se non identiche a quelle di una tradizionale famiglia eterosessuale. Quali sono le difficoltà che devono affrontare due donne gay come madri e come mogli? Le stesse di una coppia etero, preoccupata per la crescita dei figli, sfiancata dalla routine, dall’incomunicabilità, dell’assunzione di responsabilità, dai piccoli rancori e non detti che la convivenza coltiva. Un film alternativo e new age?No, più una commedia tradizionale con una trama un po' più bizzarra del normale. Ne emege un prodotto tutto al femminile in cui le interpretazioni di Annette Bening (migliore fra tutte), Julianne Moore e la Wasikowska salvano il tutto con un realismo strepitoso. Pollice in giù per l'insipido Mark Ruffalo e per il suo altrettanto insipido stereotipo del padre non riuscito, amante delle tresche saffiche. Un inno alla normalità delle vita di coppia (di qualunque razza e sesso siano i componenti) ...con un tocco di sensibilità in più!
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jacopo b98
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mercoledì 18 settembre 2013
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una commedia agrodolce recitata benissimo
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Nic (Bening) e Jules (Moore) sono due lesbiche felicemente sposate da oltre dieci anni, hanno due figli (Wasikowska e Hutcherson), ottenuti tramite l’inseminazione artificiale, e conducono una bella e tranquilla vita. Fino a quando i due ragazzi non chiedono di conoscere il loro padre biologico, che scoprono essere Paul (Ruffalo), un bel donnaiolo quarantenne ristoratore. La famiglia e soprattutto i ragazzi cominceranno un rapporto d’amicizia con l’uomo. Peccato qualche piccolo imprevisto… Scritto dalla regista con Stuart Blumberg è il terzo film della Cholodenko, attiva soprattutto in campo televisivo e lesbica dichiarata. È un film su una famiglia, tutto ciò che avviene e l’intreccio serve solo a scopo narrativo: l’obbiettivo del film è far vedere la normalità di una famiglia “anormale”.
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Nic (Bening) e Jules (Moore) sono due lesbiche felicemente sposate da oltre dieci anni, hanno due figli (Wasikowska e Hutcherson), ottenuti tramite l’inseminazione artificiale, e conducono una bella e tranquilla vita. Fino a quando i due ragazzi non chiedono di conoscere il loro padre biologico, che scoprono essere Paul (Ruffalo), un bel donnaiolo quarantenne ristoratore. La famiglia e soprattutto i ragazzi cominceranno un rapporto d’amicizia con l’uomo. Peccato qualche piccolo imprevisto… Scritto dalla regista con Stuart Blumberg è il terzo film della Cholodenko, attiva soprattutto in campo televisivo e lesbica dichiarata. È un film su una famiglia, tutto ciò che avviene e l’intreccio serve solo a scopo narrativo: l’obbiettivo del film è far vedere la normalità di una famiglia “anormale”. E ci riesce alla grande, grazie all’ottima sceneggiatura e al gran cast di interpreti, capitanato da due attrici eccellenti. È una commedia agrodolce dal sapore vinoso, bevanda spesso presente nel film, anche per l’ambientazione californiana. Notevole trionfo di critica, purtroppo non ugualmente di pubblico. Quattro nomination agli Oscar inclusi miglior film e attrice protagonista (Bening) e due Golden Globes: miglior commedia o musical e attrice in commedia (Bening).
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[+] bravo!
(di sverin)
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fontamas
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lunedì 28 marzo 2011
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la normalità dell'amore
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bel film che tratta con normalità un argomento scomodo, almeno da noi in italia.
normalità voluta, che lascia il messaggio che è così che dovrebbe essere.
una coppia che si ama, che attraversa un momento di stanchezza a causa del lavoro.
una crisi che sfocia in un tradimento probabilmente a causa dell'insicurezza di uno dei partner, che ha bisogno di sentirsi ancora desiderabile. quando un bell'uomo si innamora di lei, si lascia andare alla passione.
nel film c'è la bellezza della scoperta della paternità, la stupidità e le passioni adolescenziali, la ribellione e la voglia di libertà dei diciotto anni.
alla fine l'amore saffico viene assimilato, la procreazione in provetta normalizzata, restano i sentimenti di una famiglia alla prese con i problemi di tutti.
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bel film che tratta con normalità un argomento scomodo, almeno da noi in italia.
normalità voluta, che lascia il messaggio che è così che dovrebbe essere.
una coppia che si ama, che attraversa un momento di stanchezza a causa del lavoro.
una crisi che sfocia in un tradimento probabilmente a causa dell'insicurezza di uno dei partner, che ha bisogno di sentirsi ancora desiderabile. quando un bell'uomo si innamora di lei, si lascia andare alla passione.
nel film c'è la bellezza della scoperta della paternità, la stupidità e le passioni adolescenziali, la ribellione e la voglia di libertà dei diciotto anni.
alla fine l'amore saffico viene assimilato, la procreazione in provetta normalizzata, restano i sentimenti di una famiglia alla prese con i problemi di tutti.
una famiglia normale, appunto.
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