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alexpark
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lunedì 21 febbraio 2011
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i coen,il west,il capolavoro
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I Coen risvegliano un mito del genere western e come sempre non deludono.Mattie Ross(interpretata da una giovane ma capace Steinfeld),grintosa ragazzina di quattordici anni,perde suo padre ucciso in una sleale sparatoria nel lontano west e vuole acciuffare,vivo o morto che sia,l'assassino di suo padre che per altro risultava un fidato amico del genitore.Senza perdere tempo si da alla ricerca del più spietato fra gli sceriffi nei paraggi,Rooster Cogburn conosciuto da tutti come il Grinta.Così trova un uomo non troppo giovane,ubriaco e ironico ma brutale nei suoi modi,disposto in fine a catturare il fantomatico Tom Chaney.Ai due si unisce il ranger texano La Boeuf,interessato anche lui a imprigionare il pluriomicida.
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I Coen risvegliano un mito del genere western e come sempre non deludono.Mattie Ross(interpretata da una giovane ma capace Steinfeld),grintosa ragazzina di quattordici anni,perde suo padre ucciso in una sleale sparatoria nel lontano west e vuole acciuffare,vivo o morto che sia,l'assassino di suo padre che per altro risultava un fidato amico del genitore.Senza perdere tempo si da alla ricerca del più spietato fra gli sceriffi nei paraggi,Rooster Cogburn conosciuto da tutti come il Grinta.Così trova un uomo non troppo giovane,ubriaco e ironico ma brutale nei suoi modi,disposto in fine a catturare il fantomatico Tom Chaney.Ai due si unisce il ranger texano La Boeuf,interessato anche lui a imprigionare il pluriomicida.Il viaggio diventa più arduo del previsto,anche perchè Chaney non è solo.I Coen si gettano in questa nuova avventura ispirandosi all'omonimo romanzo di Charles Portis e affermando di non aver rivisto Il Grinta del 1969.La loro regia è come sempre impeccabile e ci regalano il profumo,la polvere,gli speroni del vecchio wild west che sembrava quasi tramontato.Jeff Bridges si riconferma un attore di qualità assoluta e rara:riesce a calarsi perfettamente nel personaggio e ad inserire nella brutalità della sua personalità un ironia godibilissima.Chissa forse riuscirà a ripetersi agli Oscar dopo Crazy Heart.Matt Damon nei panni di un ranger texano fiero di esserlo rende benissimo.Ma la sorpresa è Hailee Steinfeld la quattordicienne capace non solo di tener testa a due grandi del cinema americano,ma anche a guadagnar la nomination agli Oscar come miglior attrice non protagonista.Inoltre il suo carattere tenace risalta meglio di tutti gli altri caratteri nella pellicola.La sceneggiatura è molto leggera e quindi le battute risultano misurate e folgoranti.Anche la scenografia appare molto ben curata capace di far sentire lo spettatore nel far west.Insomma un altra avventura dei Coen si è conclusa splendidamente e si pensa che i due continueranno così.
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giacomogabrielli
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lunedì 21 febbraio 2011
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d'altri tempi! ****
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Grazie a questo grandissimo film diretto magistralmente, facciamo un tuffo nel passato, soprattutto nel buon cinema di qualche anno fa. Non parlo del Grinta originale -film modestissimo- ma di quei bei lavori, impegnati e ben confezionati che si facevano una volta, anche solo fino agli anni 80. Un film curato con amore nei minimi dettagli grazie anche alla fotografia di Roger Deakins, che secondo me merita l'Oscar 2011. Qui il tratto coeniano si nota meno che in altri loro film, ma il tutto è comunque ben calcolato e perfettamente impostato. Un grande classico perfetto in tutto; sembra scontato ma non lo è: dopotutto siamo nel 2011. Le immagini sviluppate in 4K svelano bellissimi dettagli, luci intense ed interpretazioni sublimi.
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Grazie a questo grandissimo film diretto magistralmente, facciamo un tuffo nel passato, soprattutto nel buon cinema di qualche anno fa. Non parlo del Grinta originale -film modestissimo- ma di quei bei lavori, impegnati e ben confezionati che si facevano una volta, anche solo fino agli anni 80. Un film curato con amore nei minimi dettagli grazie anche alla fotografia di Roger Deakins, che secondo me merita l'Oscar 2011. Qui il tratto coeniano si nota meno che in altri loro film, ma il tutto è comunque ben calcolato e perfettamente impostato. Un grande classico perfetto in tutto; sembra scontato ma non lo è: dopotutto siamo nel 2011. Le immagini sviluppate in 4K svelano bellissimi dettagli, luci intense ed interpretazioni sublimi. Anche se prodotto da Steven Spielberg, non trasuda tratti da "mega-blockbuster": è un film che concilia molto bene una certa autorialità con le caratteristiche e la leggerezza di un film per il pubblico più vasto. Un ottimo prodotto che spero riporterà in voga un genere che era stato abbandonato e ucciso da pochi e mediocri prodotti e che grazie alla maestria di questi grandi cineasti è risorto nel migliore dei modi. D'ALTRI TEMPI! ****
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kevin de blasio
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mercoledì 2 marzo 2011
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i coen tornano con grinta!
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Joel e Ethan Coen tornano all'assalto delle sale cinematografiche, e questa volta lo fanno con Grinta! Al di là delle facili battute, l'ultima fatica della compagnia Coen è decisamente un buon prodotto cinematografico. Basato sul romanzo di Charles Portis, che aveva ispirato già una pellicola (che all'epoca valse l'Oscar a John Wayne), il film racconta le avventure della piccola Mattie Ross all'indomani della morte del padre. Mattie, assolutamente a proprio agio nel gestire da sola gli affari di famiglia per conto della madre (divertentissima la scena in cui tratta con successo la vendita di alcuni cavalli con un esperto commerciante), si procura i soldi per comprarsi i servigi dello sceriffo Rooster Cogburn, detto il Grinta, al fine di vendicare l'assasinio del padre per mano di Tom Chaney.
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Joel e Ethan Coen tornano all'assalto delle sale cinematografiche, e questa volta lo fanno con Grinta! Al di là delle facili battute, l'ultima fatica della compagnia Coen è decisamente un buon prodotto cinematografico. Basato sul romanzo di Charles Portis, che aveva ispirato già una pellicola (che all'epoca valse l'Oscar a John Wayne), il film racconta le avventure della piccola Mattie Ross all'indomani della morte del padre. Mattie, assolutamente a proprio agio nel gestire da sola gli affari di famiglia per conto della madre (divertentissima la scena in cui tratta con successo la vendita di alcuni cavalli con un esperto commerciante), si procura i soldi per comprarsi i servigi dello sceriffo Rooster Cogburn, detto il Grinta, al fine di vendicare l'assasinio del padre per mano di Tom Chaney. Si parte così per uno spericolato viaggio nelle terre degli indiani alla caccia del pericoloso bandito. All'inconsueto duetto si aggiunge il Texas ranger Le Boeuf, interpretato da un insolito Matt Damon, che intende catturare anch'egli Chaney in quanto responsabile di un omicidio di un senatore texano.
I Coen sono come al solito abilissimi nel raccontare l'incontro/scontro fra i tre personaggi attraverso l'ostile tragitto che li porterà all'appuntamento già scritto con la loro pericolosa preda. Il viaggio verso il Destino (che per larghi tratti si tinge di tonalità oniriche) li vedrà alla fine vincitori, non senza dolorose conseguenze.
Il Grinta è insomma uno di quei film che conducono lo spettatore attraverso un percorso, verso la ricerca di un fine superiore, a nulla importa che si chiami salvezza o vendetta. Il rude sceriffo con problemi di alcol scoprirà di avere un animo nobile e generoso, il ranger texano adempierà ai propri doveri, mentre la piccola Mattie si scontrerà con la dura realtà del vecchio West, di cui rappresenta probabilmente il miglior risultato.
I fratelli Coen si confermano realizzatori di un cinema di ottimo livello, che procura piacere agli occhi, alla mente e al cuore. Se poi si aggiunge il talento manifesto di Jeff Bridges bisogna correre in sala.
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pensionoman
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domenica 24 aprile 2011
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la "mano" dei coen e l'intima essenza del western
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qualcuno ha ritenuto che il film non sia un vero e proprio "western" per l'assenza dei topoi classici del genere, mentre in realtà si è in presenza di un'opera che rappresenta l'essenza più vera e intima del filone, che viene rivisitato in chiave moderna attraverso la lente intimista dei fratelli coen. infatti, la parte più vera e più profonda del film, la sua ossatura portante, è rappresentata dall'inseguimento nelle lande desolate e selvagge di un criminale assassino scampato alla forca. è questa un'icona per così dire classica del film western, che però, e questa è la novità, viene vista attraverso gli occhi non tanto dello sceriffo ubriacone (s'era già visto nel mitico "Un dollaro d'onore" che forse lo rievoca) ma di una ragazzina che con la forza di un dialogo socratico e una ferrea determinazione (splendida la scena dell'attraversamento del fiume senza il traghetto) fa emergere la vera indole dei due "eroi" della pellicola (lo sceriffo e il ranger) che da personaggi apparentemente cinici e sgradevoli si rivelano per quello che sono, ovverosia uomini eccezionali che fondano il rispetto di sè e degli altri sul valore, coraggio e determinazione.
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qualcuno ha ritenuto che il film non sia un vero e proprio "western" per l'assenza dei topoi classici del genere, mentre in realtà si è in presenza di un'opera che rappresenta l'essenza più vera e intima del filone, che viene rivisitato in chiave moderna attraverso la lente intimista dei fratelli coen. infatti, la parte più vera e più profonda del film, la sua ossatura portante, è rappresentata dall'inseguimento nelle lande desolate e selvagge di un criminale assassino scampato alla forca. è questa un'icona per così dire classica del film western, che però, e questa è la novità, viene vista attraverso gli occhi non tanto dello sceriffo ubriacone (s'era già visto nel mitico "Un dollaro d'onore" che forse lo rievoca) ma di una ragazzina che con la forza di un dialogo socratico e una ferrea determinazione (splendida la scena dell'attraversamento del fiume senza il traghetto) fa emergere la vera indole dei due "eroi" della pellicola (lo sceriffo e il ranger) che da personaggi apparentemente cinici e sgradevoli si rivelano per quello che sono, ovverosia uomini eccezionali che fondano il rispetto di sè e degli altri sul valore, coraggio e determinazione. e sarà questo a convincerli del valore della ragazza apprezzandola come loro pari e sviluppando un legame quasi familiare che poi durerà tutta la vita (commento esemplare del film, il ranger rivolto alla ragazzina "ti sei guadagnata gli speroni, questo ormai è chiaro"). un'opera basata molto sui dialoghi e sul rapporto personale tra lo sceriffo, il ranger e la ragazzina, che sviscerano i personaggi e pongono l'accento sull'intima essenza degli uomini e donne di un mondo ostile e brutale e sui valori e forza di volontà che fanno prevalere su avversità apparentemente insormontabili. in sostanza, l'intima consistenza dello stesso concetto di western. un'opera matura, nuova, moderna, eppure classica. ottimo. quattro stelle da rivedere. un saluto e sempre buona visione
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ams80
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giovedì 16 giugno 2011
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wester anomalo e ben riuscito
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E' la storia di una ragazzina che vuole vendicarsi dell'assassino del padre ed ingaggia uno sceriffo/cacciatore di taglie non più giovane e spesso ubriaco soprannominato "Il Grinta" per i suoi modi duri.
Il film scorre via veloce e senza intoppi, i personaggi sono ben approfonditi come anche i dialoghi. Non si tratta infatti del classico western incentrato su chi spara più veloce ma si approfondisce soprattutto la storia, le vicissitudini ed i caratteri dei personaggi.
Jeff Bridges interpreta Il Grinta in maniera esemplare e si immedesima perfettamente nel personaggio (molto meglio di Matt Damon).
Il film è molto piacevole.
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E' la storia di una ragazzina che vuole vendicarsi dell'assassino del padre ed ingaggia uno sceriffo/cacciatore di taglie non più giovane e spesso ubriaco soprannominato "Il Grinta" per i suoi modi duri.
Il film scorre via veloce e senza intoppi, i personaggi sono ben approfonditi come anche i dialoghi. Non si tratta infatti del classico western incentrato su chi spara più veloce ma si approfondisce soprattutto la storia, le vicissitudini ed i caratteri dei personaggi.
Jeff Bridges interpreta Il Grinta in maniera esemplare e si immedesima perfettamente nel personaggio (molto meglio di Matt Damon).
Il film è molto piacevole. Bravi ancora una volta i Coen a tirar fuori un'altra bella pellicola.
Consigliato.
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cenox
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venerdì 8 luglio 2011
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buon remake
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Un remake di un buon western, in cui spicca nettamente il ruolo della 14enne Mattie, sulla cui vendetta ruota tutto il film. La determinatezza e la testardaggine della ragazzina saranno fondamentali per la cattura del bandito, reo di averle ucciso il padre. Ottima la sua interpretazione da parte della Steinfeld, che nel film si affiderà allo sceriffo, alcolizzato e violento, Cogburn (Bridges) e al ranger texano sulle tracce dello stesso criminale (Damon). I due, inizialmente restii a far partecipare la ragazza alla caccia all'uomo si dovranno arrendere alla sua cocciutaggine. Il finale poteva essere sviluppato in maniera più accurata ma il film si mantiene su buoni livelli.
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laulilla
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domenica 20 febbraio 2011
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il cielo stellato e il mondo morale
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A prima vista gli ingredienti di un western ci sono tutti: pistole e pistoleri; frontiera in pieno deserto ad ovest dell'Arkansas, ai limiti del Texas; cavalli e cowboys; sceriffi un po' ubriachi e un po' corrotti; vendetta e giustizia self-made. Quello che fa la differenza sono i fratelli Coen, che certamente apprezzano il cinema western, ma ne fanno occasione per trattare i temi che li contraddistinguono: il ridimensionamento dell'eroe; la casualità degli eventi che sfugge a qualsiasi logica progettuale; la conoscenza del male. Qui, come in altri loro film questi argomenti innescano una serie di invenzioni formali di grandissima suggestione, punteggiate dall'ironia di sempre.
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A prima vista gli ingredienti di un western ci sono tutti: pistole e pistoleri; frontiera in pieno deserto ad ovest dell'Arkansas, ai limiti del Texas; cavalli e cowboys; sceriffi un po' ubriachi e un po' corrotti; vendetta e giustizia self-made. Quello che fa la differenza sono i fratelli Coen, che certamente apprezzano il cinema western, ma ne fanno occasione per trattare i temi che li contraddistinguono: il ridimensionamento dell'eroe; la casualità degli eventi che sfugge a qualsiasi logica progettuale; la conoscenza del male. Qui, come in altri loro film questi argomenti innescano una serie di invenzioni formali di grandissima suggestione, punteggiate dall'ironia di sempre. Una ragazzina di soli quattordici anni, Mattie Ross è fermamente intenzionata a ottenere giustizia: vorrebbe vedere condannato all'impiccagione Tom Chaney che è l'assassino di suo padre, ma che si è dato alla fuga. La prima parte del film ci mostra Mattie che va alla ricerca di un uomo che sia in grado, per esperienza e determinazione, di trovarlo e di portarlo davanti a un giudice. Le sembra che Rooster Cogburn, anziano e feroce sceriffo, sia la persona giusta e, per persuaderlo a tenerla con sé, durante la ricerca, non esita a seguirlo anche nel luogo che sembra il meno adatto a lei: la piazza dell'impiccagione di tre condannati a morte, cui assisterà senza alcun turbamento, ottenendo poi di dormire nell' improvvisato obitorio del becchino. Comincerà a questo punto il viaggio di formazione di Mattie, perché questo è, almeno secondo me, il senso del film. Affianca a a tratti il viaggio di Mattie e Rooster anche La Boeuf, ranger texano, a sua volta alla ricerca di Chaney. Non c'è alcun piano, per quanto accuratamente preparato, che si realizzi secondo le previsioni: il caso é costantemente con i personaggi e con il loro spostarsi dentro una natura fotografata meravigliosamente. Contro ogni attesa, e nel momento più tranquillo, Chaney verrà riconosciuto da Mattie e solo lei lo affronterà uccidendolo, ma subito dopo precipitando in una grotta sotterranea in cui farà l'incontro coi serpenti in agguato. La caduta, l'incontro coi serpenti, la difficile riemersione alla luce, la fuga e la conclusione del viaggio (non del film, che è più convenzionale) mi pare abbiano significati allegorici e metafisici e riecheggiano, in qualche misura le suggestioni bibliche, che già l'incipit del film, aveva opportunamente evocate. In questa luce andrebbe interpretata, a mio avviso, la bellissima e suggestiva scena notturna in cui la cavalcata di Rooster e Mattie sta per concludersi: l'infinito deserto, illuminato dalle infinite stelle del cielo, sfondo della stanchezza e del dolore di Mattie. Il mondo morale che ora, dopo l'esperienza del male, la giovane ha conquistato e custodisce in sé, è separato, forse in modo incomunicabile, dal resto dell'universo di cui il cielo stellato è emblema, come ci ricordava Kant. Ritengo quindi che sia fuorviante parlare di questo film come di un western: si tratta, come sempre per i Coen, di un film con contenuto morale e metafisico, principalmente. Gli attori sono magnifici e magnificamente diretti, davvero tutti quanti. Ogni riferimento al film precedente è a mio avviso alquanto improprio.
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sandro roy
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venerdì 25 febbraio 2011
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“i malvagi fuggono quando nessuno li insegue”.
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Con questa citazione si apre l'ultimo lavoro dei F.lli Coen, Con questa citazione i due ci iniziano su quello che sarà la lunga avventura di Mattie Ross, ragazzina 14enne dolcemente presuntuosa e determinata a vendicare la morte del padre e lo sceriffo, o meglio quello che ne rimane, Marshall Cogburn, ormai vecchio, sudicio e spesso alticcio ma alla ricerca di uno scopo di vita.
Per questa storia, non originale, i Coen scelgono una linea semplice, retta e pulita, arricchita da una miriade di particolari. La ricerca dei dettagli è maniacale, la perfezione dei costumi e le meravigliose location rendono la fotografia perfetta.
La narrazione, ancora una volta, è lenta, costante e fluida.
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Con questa citazione si apre l'ultimo lavoro dei F.lli Coen, Con questa citazione i due ci iniziano su quello che sarà la lunga avventura di Mattie Ross, ragazzina 14enne dolcemente presuntuosa e determinata a vendicare la morte del padre e lo sceriffo, o meglio quello che ne rimane, Marshall Cogburn, ormai vecchio, sudicio e spesso alticcio ma alla ricerca di uno scopo di vita.
Per questa storia, non originale, i Coen scelgono una linea semplice, retta e pulita, arricchita da una miriade di particolari. La ricerca dei dettagli è maniacale, la perfezione dei costumi e le meravigliose location rendono la fotografia perfetta.
La narrazione, ancora una volta, è lenta, costante e fluida. Come in "Fratello dove sei " i due preferiscono una pellicola dai colori caldissimi, tanto da rendere le notti stellate e le numerose nevicate stranamente accoglienti e magiche.
La caratterizzazione dei personaggi è stupenda, quasi da fare invidia al miglior Sergio Leone, giusto per rimanere in tema di western.
Qui però non è raccontato un western, ma la ricerca di un obiettivo di vita per Mattie e di una fine dignitosa a quella dello sceriffo Marshall.
Ancora una volta, quello che ci lasciano i Coen è una storia senza pretese ne sorprese, meravigliosa nella sua narrazione, stupenda per la sua semplicità e scorrevolezza, una lezione di vita e di cinematografia.
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artnico
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domenica 27 febbraio 2011
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i coen sono sempre i coen
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Un film che ti cattura sin dalle prime immagini, attori assolutamente perfetti (come è tradizione nei film dei Coen).
Non c'è parola che possa descrivere le quasi due ore passate a godermi un bel film, una volta tanto :)
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maxseven
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mercoledì 2 marzo 2011
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film di john wayne o film dei coen
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"Chissa come saranno i film di John Waine tra 40 anni ?" Avrebbero potuto chiedersi i nostri padri o i nostri nonni fantasticando sul futuro del cinema. Si perchè la forza dell' attore americano era tale che i film non erano semplicemente western ma erano i film di Wayne! La domanda che invece dobbiamo farci oggi e' come avranno adattato oggi i Coen un romanzo di Portis? E la risposta è prontamente data: con una fotografia meravigliosa capace di riportarci a quella epoca sospesa tra l'onore e la viltà , tra l'onestà e l' avidità , tra il coraggio e la rassegnazione; con l'ironia tipica dei fratelli; con un pizzico di crudezza fatta di lingue quasi mozzate e altre mutilazioni.
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"Chissa come saranno i film di John Waine tra 40 anni ?" Avrebbero potuto chiedersi i nostri padri o i nostri nonni fantasticando sul futuro del cinema. Si perchè la forza dell' attore americano era tale che i film non erano semplicemente western ma erano i film di Wayne! La domanda che invece dobbiamo farci oggi e' come avranno adattato oggi i Coen un romanzo di Portis? E la risposta è prontamente data: con una fotografia meravigliosa capace di riportarci a quella epoca sospesa tra l'onore e la viltà , tra l'onestà e l' avidità , tra il coraggio e la rassegnazione; con l'ironia tipica dei fratelli; con un pizzico di crudezza fatta di lingue quasi mozzate e altre mutilazioni. Il limite di questo film sta nel fatto di non aver saputo o voluto osare un pochino dando foraza al simbolismo che la storia avrebbe potuto svelare cosi che il film scorre semplice semplice senza invadere troppo la mente di chi lo guarda ma sfiorandola soltanto. Nonostanzte ciò la mano dei Coen si vede e si sente ; alzi la mano ad esempio chi non ha , fosse anche per un solo istante, rivisto nel personaggio che fu di Wayne un pizzico del Drugo di Lebowskyana memoria. Insomma non faciamo paragoni perchè questo non è un film di John Waine e non è certo un film di Jeff Bidges ma è decisamente un film dei Coen.
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