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livingrloving
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lunedì 21 febbraio 2011
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gran bel film
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mi è piaciuto questo film dei fratelli coen che ultimamente pensavo avessero un po' calato le loro straordinarie prestazioni cinematografiche (si sa con meno aspettative riesci ad apprezzare moolto meglio)
il film è una bella storia western (decisamente non il mio genere preferito) che mi ha ricordato un po' Leon di Luc Besson in versione western..
gli elementi comuni sono molti: una ragazzina che sembra molto piu grande dell'eta che ha ingaggia uno sceriffo (nel caso di Leon un sicario) per vendicarsi dell'assassinio del padre.
anche qui come in leon la cosa che piu mi ha colpito è il rapporto tra i due, tra una bambina diventata adulta per necessita e sofferenza e un uomo con lacune emotive notevoli e alcolizzato, un amore platonico e molto dolce.
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mi è piaciuto questo film dei fratelli coen che ultimamente pensavo avessero un po' calato le loro straordinarie prestazioni cinematografiche (si sa con meno aspettative riesci ad apprezzare moolto meglio)
il film è una bella storia western (decisamente non il mio genere preferito) che mi ha ricordato un po' Leon di Luc Besson in versione western..
gli elementi comuni sono molti: una ragazzina che sembra molto piu grande dell'eta che ha ingaggia uno sceriffo (nel caso di Leon un sicario) per vendicarsi dell'assassinio del padre.
anche qui come in leon la cosa che piu mi ha colpito è il rapporto tra i due, tra una bambina diventata adulta per necessita e sofferenza e un uomo con lacune emotive notevoli e alcolizzato, un amore platonico e molto dolce.
inoltre c'è meno amarezza rispetto ai passati loro film, il ridicolo si (matt damon azzeccatissimo nel texas ranger), insomma è leggero e spensierato.
hailee steinfeld bravissima e jeff bridges stupendo anche se il grande lebowski e il grande lebowski...
insomma andate a vedere questo bel film, non un capolavoro, ma molto piacevole
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renato volpone
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venerdì 25 febbraio 2011
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giustizia o vendetta?
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Una ragazzina di 14 anni, cui è stato ucciso il padre, incarica un cacciatore di taglie per la cattura dell'assassino, al fine di farlo processare e impiccare. Insieme partono in questa ricerca e la storia si sviluppa su di loro, su uno sceriffo alla caccia dello stesso assassino e sui banditi. Buoni e malvagi si confondono e non si sa mai se il fine sia quello della giustizia o della vendetta. Alla cruda violenza si alternano scene esilaranti. Alla fine, comunque, si esce dal cinema con una sensazione positiva, di benessere. Il film è molto bello e gli attori sono molto bravi. La fotografia è stupenda
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marcot
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venerdì 25 febbraio 2011
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niente di che!
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Bel film ma onestamente niente di che:
spicca il personaggio di Bridges, bravissimo, per il resto non coinvolge..
non è un western, lo è l'ambientazione da contenitore.
Secondo me non si merita gli Oscar.
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olgadik
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domenica 27 febbraio 2011
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senza sorpese
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Non ho un particolare interesse per il genere western e tanto meno per il celebratissimo Sergio Leone e la sua operazione di riconversione ironica all’italiana. Tuttavia il duo ebraico americano è tra gli autori preferiti e sapevo che, comunque, non avrei visto un brutto lavoro. Così è stato. Perché anche se la storia non ha nulla di speciale, fotografia sceneggiatura e regia mi sono sembrati di gran qualità. Citerei ad esempio due sequenze. Quella del processo nel polveroso abitato di frontiera (ultimi anni dell’Ottocento) dove gli stereotipi del genere si animano, prendendo sostanza e verità, e diventano un piccolo quadro storico del periodo; l’altra è la scena finale, di gran classe nella sua eleganza e semplicità.
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Non ho un particolare interesse per il genere western e tanto meno per il celebratissimo Sergio Leone e la sua operazione di riconversione ironica all’italiana. Tuttavia il duo ebraico americano è tra gli autori preferiti e sapevo che, comunque, non avrei visto un brutto lavoro. Così è stato. Perché anche se la storia non ha nulla di speciale, fotografia sceneggiatura e regia mi sono sembrati di gran qualità. Citerei ad esempio due sequenze. Quella del processo nel polveroso abitato di frontiera (ultimi anni dell’Ottocento) dove gli stereotipi del genere si animano, prendendo sostanza e verità, e diventano un piccolo quadro storico del periodo; l’altra è la scena finale, di gran classe nella sua eleganza e semplicità. Ma un po’ tutto il film è tradizionale e insieme modernissimo nel linguaggio. Penso che bene abbiano fatto i Coen a tenere d’occhio il libro di Charles Portis da cui il film è tratto, piuttosto che l’opera omonima di Hathaway con un John Wayne al tramonto, premiato con l’unico Oscar, ma non per questo più convincente del suo solito. I fatti sono ambientati nell’Arkansas e al centro dell’azione c’è una ragazzina di quattordici anni, Mattié Ross (Hailee Steinfeld) che vuole vendicare a ogni costo l’uccisione dell’amatissimo padre ad opera di un vile rapinatore fuggito poi nelle terre indiane. Non potendo agire da sola, l’ostinata e coraggiosa adolescente assolda per catturarlo uno sceriffo, Reuben Cogburn (Jeff Bridges), noto per essere spietato, burbero, ma pieno di esperienza. Ai due nella ricerca si unisce poi il texas-ranger La Boef (Matt Damon), il quale è interessato soprattutto alla taglia pendente sul criminale. Da questo momento in poi il film racconta con una voce fuori campo gli episodi di un road-movie attraverso boschi e vallate americane che fanno da sfondo e che i Coen sanno descrivere con rara sensibilità grazie anche a suggestive dissolvenze. La sceneggiatura, efficace nei dialoghi, è tesa a valorizzare le tre diverse psicologie dei personaggi principali, delle quali la più riuscita è certo quella della ragazzina. Non mancano poi figure minori, alcune ricreate con fantasia rinnovata dagli autori, altre più banali, ripescate dal repertorio classico del genere. Discutibile il doppiaggio, un po’ fastidioso per il falsetto esagerato. Immancabile il finale che premia i buoni e punisce i cattivi. Forse il film non è esaltante proprio perché è ben confezionato ma senza sorprese o divertenti e profonde dissacrazioni tipiche dei nostri registi. Scontata anche la bravura di Jeff Bridges, troppo perfetto nel ruolo dell’ubriacone tutto cuore e rozzezza. Decisamente modesta e scolorita la prestazione di Matt Damon e non è la prima volta che mi tocca di notarlo.
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lady libro
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domenica 27 febbraio 2011
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molto più di un semplice western...
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Questo film è senza dubbio uno dei più belli che io abbia mai visto.
Non è un western comune come quasi tutti gli altri girati in precedenza: è una storia assai più profonda, emozionante e molto divertente.
I fratelli Cohen hanno realizzato veramente un'opera d'arte: costumi perfetti, scenografie fantastiche, effetti spettacolari, fotografia stupenda...
Il cast poi è tutto una bravura unica: Jeff Bridges, in primis, è bravissimo nel ruolo dello sceriffo duro e burbero Rooster Cogburn e la sua interpretazione è sublime!
Notevolissima anche Hailee Steinfeld che interpreta la testarda e tenace Mattie Ross, uno dei personaggi femminili più belli e ben riusciti nella storia del cinema.
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Questo film è senza dubbio uno dei più belli che io abbia mai visto.
Non è un western comune come quasi tutti gli altri girati in precedenza: è una storia assai più profonda, emozionante e molto divertente.
I fratelli Cohen hanno realizzato veramente un'opera d'arte: costumi perfetti, scenografie fantastiche, effetti spettacolari, fotografia stupenda...
Il cast poi è tutto una bravura unica: Jeff Bridges, in primis, è bravissimo nel ruolo dello sceriffo duro e burbero Rooster Cogburn e la sua interpretazione è sublime!
Notevolissima anche Hailee Steinfeld che interpreta la testarda e tenace Mattie Ross, uno dei personaggi femminili più belli e ben riusciti nella storia del cinema.
Molto bravo anche Matt Damon, attore che a poco a poco si rivela sempre di più al pubblico come un attore ricco di talento e degno di successo.
Assolutamente da non perdere.
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(di reiver)
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salvix
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lunedì 28 febbraio 2011
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"il grinta"? , forse "la grinta"!
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Bel film, davvero, ottimo casting e buona sceneggiatura fanno da cornice ad un'interpretazione magistrale di Hailee Steinfeld che si dimostra un'ottima interpretatrice di una ragazza che ha davvero "grinta" da vendere, al limite del surreale si può dire. I fratelli Coen sanno rendere poi reale e piacevole la visione del film, dove le inquadratura si concentrano spesso sulla ragazza prodigio, vera protagonista e leader del gruppo di tutori della legge. Quando perde il braccio, ecco che spunta la fredda e calcolatrice cinicità dei fratelli, che danno una spinta di credibilità e drammaticità alla storia e al personaggio della quattordicenne.
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edward teach
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domenica 20 febbraio 2011
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da perdere
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Film inutile, ma non avendo di meglio da fare si può pure vederlo.
In fondo non è né carne né pesce; non è un rifacimento del vecchio genere far west un pò falso ma entusiasmante né una rivisitazione in chiave colta e moderna.
E' una cosetta semplice semplice come acqua e zucchero, peccato che dai fratelli C. uno si aspetterebbe di meglio. Sarà la vecchiaia, la noia, la decadenza dell'Impero Americano ma da quelle parti è un pò che non arrivano se non boiate per pecoroni da batteria tipo Avatar o Inception.
Vabbé, c'è sempre emule.
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(di the man of steel)
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(di marvelman)
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spike
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mercoledì 23 febbraio 2011
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la lontana frontiera dei coen
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Nell'ultimo film dei fratelli Coen alla fine arrivava una tempesta, cosa dovevano aspettarsi gli Stati Uniti dal futuro? Dopo il buio dell'era Bush cosa avrebbero trovato gli americani? Il grinta sembra voler fare un auspicio, dare una speranza... Ottimi interpreti 8la ragazzina in particolare), buona la regia, ottima la sceneggiatura e la fotografia. Come ogni film dei Coen si presta ad una seconda visione per la complessità e molteplicità dei sottotesti. Non mi stupirebbe se facesse incetta di Oscar. Per gli amanti dei Coen un film imprescindibile.
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wtarantino
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domenica 20 febbraio 2011
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l'implacabile forza del giusto
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l'America che nasce faticosamente dal selvaggio mondo del west; l'affermarsi del diritto come barriera alla violenza, alla giustizia fai-da-te; la capacità di rendere con la parola la forza interiore che spinge al progresso; la fame di costruire un nuovo mondo superando le resistenze e le inettitudini del vecchio. L'adolescente impersona quindi un'intera società in cambiamento, forte di un'incrollabile fede nei principi di legalità e giustizia che sono le fondamenta di una nazione civile. La giovane lotta con parole di disarmante semplicità e immediatezza contro la volgarità, la sopraffazione, la violenza. Ha paura di questo mondo eppure lo affronta a testa alta, con la sfrontatezza tipica dell'età, riuscendo a rimanere delicata, sensibile e pulita nel contesto marcio e decadente nel quale si muove.
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l'America che nasce faticosamente dal selvaggio mondo del west; l'affermarsi del diritto come barriera alla violenza, alla giustizia fai-da-te; la capacità di rendere con la parola la forza interiore che spinge al progresso; la fame di costruire un nuovo mondo superando le resistenze e le inettitudini del vecchio. L'adolescente impersona quindi un'intera società in cambiamento, forte di un'incrollabile fede nei principi di legalità e giustizia che sono le fondamenta di una nazione civile. La giovane lotta con parole di disarmante semplicità e immediatezza contro la volgarità, la sopraffazione, la violenza. Ha paura di questo mondo eppure lo affronta a testa alta, con la sfrontatezza tipica dell'età, riuscendo a rimanere delicata, sensibile e pulita nel contesto marcio e decadente nel quale si muove. Il resto è cornice, necessaria ad enfatizzare col suo buio la luce del futuro.
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fabio6
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sabato 26 febbraio 2011
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bello il film! ma quel finale....
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Il film è molto godibile sin dal'inizio, simpatizzi subito per la giovane quattordicenne Mattie, che a suo malgrado si trova a dover affrontare la morte di suo padre e a doversi assumere precocemente l'onere della sua famiglia. Da quando entra in scena "Il Grinta" è tutto un susseguirsi di gag comiche ( Jeff Bridges è perfetto nella parte, frizzante a tratti come ai tempi de "Il grande Lebowski" ) e con il Texas Ranger Matt Damon si forma un trio che ti accompagna per tutto il film tra dialoghi strampalati e sparatorie con dinamiche direi molto originali.
Tra le note negative ci sono i cosiddetti "cattivi" che non assumono mai un vero e proprio spessore nel film e un confronto finale forse un po' troppo rapido, sbrigativo.
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Il film è molto godibile sin dal'inizio, simpatizzi subito per la giovane quattordicenne Mattie, che a suo malgrado si trova a dover affrontare la morte di suo padre e a doversi assumere precocemente l'onere della sua famiglia. Da quando entra in scena "Il Grinta" è tutto un susseguirsi di gag comiche ( Jeff Bridges è perfetto nella parte, frizzante a tratti come ai tempi de "Il grande Lebowski" ) e con il Texas Ranger Matt Damon si forma un trio che ti accompagna per tutto il film tra dialoghi strampalati e sparatorie con dinamiche direi molto originali.
Tra le note negative ci sono i cosiddetti "cattivi" che non assumono mai un vero e proprio spessore nel film e un confronto finale forse un po' troppo rapido, sbrigativo. Soprattutto poi la vera e propria fine del film mi lascia qualche perplessità , personalmente non sono un amante del " sono passati 20 anni " soprattutto poi se come in questo caso, a mio avviso, si poteva evitare.
Comunque è un film che va visto! Anche solo per l'interpretazione del favoloso Jeff Bridges e della giovane, ma brava Hailee Steinfeld.
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