carla panariello
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giovedì 11 febbraio 2010
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la libertà degli invisibili
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In un periodo storico in cui la volgarità e l'ignoranza urlate ed imposte rendono "invisibili" coloro che non si uniformano, il film di Tom Ford trasmette la speranza che il cinema possa ritornare ad essere un'arte.
Mi ha molto colpita il contrasto tra una un mondo che, vittima della paura della guerra fredda, si organizzava per vivere in case-bunker e la casa di finestre senza tende in cui il protagonista vive.
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veronick
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mercoledì 10 febbraio 2010
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la morte di un uomo solo
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L'inutilità della vita senza affetti, la lotta dell'uomo solo contro il resto del mondo, la maschera di perfezione che tutti noi siamo costretti ad indossare per piacere ed essere accettati dagli altri: sono i temi di questo film, che emoziona e fa soffrire seguendo il tormento di questo professore, magistralmente interpretato da Colin Firth, la cui vita finisce nell'attimo stesso in cui perde il suo compagno in un incidente stradale. Un film che fa riflettere sulla banalità della vita che spesso diviene un peso insostenibile e spinge l'uomo a scappare. La vita è fatta di attimi di piacere immersi in un mare di noia e di ripetitività ed è proprio per quegli sprazzi di gioia che vale la pena vivere.
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L'inutilità della vita senza affetti, la lotta dell'uomo solo contro il resto del mondo, la maschera di perfezione che tutti noi siamo costretti ad indossare per piacere ed essere accettati dagli altri: sono i temi di questo film, che emoziona e fa soffrire seguendo il tormento di questo professore, magistralmente interpretato da Colin Firth, la cui vita finisce nell'attimo stesso in cui perde il suo compagno in un incidente stradale. Un film che fa riflettere sulla banalità della vita che spesso diviene un peso insostenibile e spinge l'uomo a scappare. La vita è fatta di attimi di piacere immersi in un mare di noia e di ripetitività ed è proprio per quegli sprazzi di gioia che vale la pena vivere. Il film descrive molto bene il vuoto lasciato dalla perdita di un amore, la linfa vitale per questo uomo solo e senza amici, che piomba improvvisamente in un dolore da cui non c'è scampo. I continui primi piano ci proiettano direttamente nell'intimo del professore, il suo corpo diviene impalpabile, e siamo costretti a soffrire con lui.
La morte, per infarto, è in fondo quasi una nota felice. Quando finalmente, con l'aiuto di uno studente infatuatosi di lui, capisce che c'è sempre qualcosa per cui vale la pena vivere e ritorna a sorridere, la morte lo coglie all'improvviso, in un attimo di pura felicità, e lui non saprà mai se quella gioia ritrovata era una rinascita o solo un piacere effimero dato da una notte di follia.
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sally
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lunedì 8 febbraio 2010
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asettico
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Troppo asettico, soffocante per quanto è pulito, senza sbavature.....non lascia spazio all'immaginazione. Incornicia una vita in una visione troppo troppo estetica! Molto probabilmente sul set se si passava un dito non c'era un filo di polvere! Una ricerca estenuante e maniacale della bellezza... Comunque interpretazione di Firth SUBBBLIME! Non so' se fin ora è mai stato considerato un'icona Gay ma sicuramente dopo questo fil lo sara'!
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filmicus
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lunedì 8 febbraio 2010
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a single man:c'e qualcosa di antico oggi nell'aria
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La morte.per incidente stradale, del suo compagno,per sedici anni, lascia il professore universitario Falconer in una situazione di dolore insuperabile.'E finito un amore non rinnovabile,non surrogabile:il dolore ridefinisce la vita come una interminabile serie di cose tutte di per sè giuste e tutte al loro posto(casa,abiti,oggetti,luci) ma nel loro insieme prive di senso e di vita.Resta la morte come evocazione e come evento da predisporre ed attuare secondo uno"stile"(irrinunciabile),tributo a valori estetici che stanno al di sopra di tutto e debbono plasmare anche il momento finale.Ecco dunque le sequenze(improbabili) della posizione migliore per un colpo di pistola che evidentemente non potrà partire.
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La morte.per incidente stradale, del suo compagno,per sedici anni, lascia il professore universitario Falconer in una situazione di dolore insuperabile.'E finito un amore non rinnovabile,non surrogabile:il dolore ridefinisce la vita come una interminabile serie di cose tutte di per sè giuste e tutte al loro posto(casa,abiti,oggetti,luci) ma nel loro insieme prive di senso e di vita.Resta la morte come evocazione e come evento da predisporre ed attuare secondo uno"stile"(irrinunciabile),tributo a valori estetici che stanno al di sopra di tutto e debbono plasmare anche il momento finale.Ecco dunque le sequenze(improbabili) della posizione migliore per un colpo di pistola che evidentemente non potrà partire.Dalla decisione di morte all'evento trascorre un'intera giornata con fatti,incontri,sensazioni che non rimuovono dall'intento ma lo rallentano ed,al tempo stesso , riconfermano.La pistola,anche quando è rimossa da un giovane studente che trascorre le ultime ore della notte in casa del protagonista, resta sempre nella disponibilità di quest'ultimo.Il grilletto non è però tirato dalla mano dell'uomo.Come nella letteratura epica e religiosa la morte è nelle mani della divinità.Ecco il reiterarsi di un infarto che sigilla la storia e,togliendo al'uomo il peso della responsabilità,riconcilia tutto e tutti.Il film è di indiscutibile valore.Qualche interrogativo nasce da taluni messaggi che probabilmente sono anche nel testo letterario che lo ha ispirato.Non solo quello antico come il mondo ed irrisolto dell'uomo al cospetto della morte:ma anche sull'amore,sul rapporto fra uomo e donna,fra giovane e vecchio.Due elementi risultano chiari:il rapporto omosessuale tende a garantire un amore puro, o meglio, depurato da incrostazioni storico-sociali-esistenziali che invece sono presenti nel rapporto uomo-donna.Solo nel primo è possibile leggere"insieme" un libro ed ascoltare musica in santa pace.Solo nel primo il partner è affascinante senza essere pieno di rossetti e creme(trucchi) come capita nelle pur belle immagini femminili.Nel rapporto omosessuale inoltre può dispiegarsi senza scatenare conflitti fra sessi il predominio del più anziano,del più esperto sul più giovane.Così il professore può invitare il più giovane compagno al alzarsi ed a cambiare disco,in una gerarchia di ruoli indiscussa:lui legge le Metamorfosi,il compagno Colazione da Tiffany.Qui c'è forse del rimpianto,Queste cose non si possono più fare in un rapporto eterosessuale(purtroppo!)Qui vi anche un rimando ad una civiltà antica,quella greco-romana che conosceva un simile rapporto tra giovani ed adulti,fra inesperti ed esperti,rapporto inclusivo anche della sfera sessuale.Una civiltà in tutti i sensi lontana.Sotto questi profili il film manda messaggi antichi e se questa parola non fosse passata di moda anche lievemente reazionari così come lo è il valore estetico,riaffermato quasi con ostinazione in ogni fotogramma,quando no è il risultato di un gesto e di una passione umana.
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filippomazz
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domenica 7 febbraio 2010
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capolavoro
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uno dei migliori film d'autore degli ultimi anni. l'esordio registico di tom ford e' una piccola opera d'arte. la regia, la fotografia, la colonna sonora e le prestazioni degli attori sono a livelli stellari. colin firth in particolare ci regala finalmente una recitazione meravigliosa..non per niente e' candidato all'oscar.
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vincetor
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domenica 7 febbraio 2010
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(vale) la pena di vivere senza amore
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"A single man" ha vissuto momenti, istanti meravigliosi durante 16 anni e quando l'oggetto del suo amore, il corpo del suo amato viene a mancare improvvisamente non gli rimangono che una foto, oggetti e luoghi, flashbacks istantanei e laceranti... rimpianti. Non c'è futuro e il passato non ha più senso, se ne ha mai avuto... il presente è solo paura, insicurezza, senza domani...Non ha più senso legarsi a qualcuno né accelerare la fine, "quel che deve accadere accadrà" e la morte verrà a prenderlo, inconsapevolmente.
Il tutto condito da fotografia eccellente, sceneggiatura impareggiabile, costumi impeccabili, colonna sonora vera colonna portante, un magistrale Colin Firth e per Tom Ford come regista "non è la somma di esperienze che conta": basta la prima!
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pgakapg
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sabato 30 gennaio 2010
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sofisticato
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Non poteva che essere un film sofisticato. Splendida fotografia per un regista con l'occhio abituato al glamour. Tuttavia la storia, per quanto intensa, si regge solo sul ruolo di Firth, molto bravo ad esprimersi anche solo con gli sguardi. Bello il cameo della Moore. Sperando che non sia un film fine a sè stesso, il prossimo sarà la prova del nove?
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filippomazz
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sabato 30 gennaio 2010
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un meraviglioso film d'autore
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Personalmente considero A Single Man un semi-capolavoro..dal lato artistico la sua classe è assolutamente innegabile: la fotografia è stupeda, in certe scene i colori si ravvivano o si opacizzano in maniera fantastica a seconda dei sentimenti che le immagini ci vogliono trasmettere, l'atmosfera retro-vintage è impeccabile, così come la cinematografia. Colin Firth ci regala uno dei personaggi più intensi e particolari degli ultimi anni(a mio parere l'Oscar al Miglior Attore Protagonista dovrebbe essere già suo). Ottimo lavoro da parte dell'intero cast e crew, compreso il regista esordiente Tom Ford che realizza una piccola gemma. Da non tralasciare infine l'oscura ma dolce colonna sonora che ha tra l'altro ricevuto la nomination al golden globe come migliori musiche.
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terragettata
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mercoledì 27 gennaio 2010
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colours
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Quando riscopri i colori della vita, la vita ti toglie i colori
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giorgia77
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martedì 26 gennaio 2010
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a single man
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“A Single Man” e’ certamente una pellicola non banale, un’ambiziosa opera prima, ma non un capolavoro. E’ errato a mio avviso intravvedervi una sorta di apologia dell’omosessualità (anzi…), e per alcune buone ragioni: la prima dipende dalle modalità con cui sono offerti, in esordio, alcuni scorci di intimità; la seconda è legata alla collocazione spazio-temporale degli eventi, in un’America lontana, conservatrice, nel pieno della guerra fredda (i riferimenti alla crisi missilistica di Cuba si ripetono con regolarità), e ancora ignara della portata e delle conseguenze dei movimenti giovanili, già all’orizzonte; la terza è legata al fine perseguito senza sosta - quasi ossessivamente - dal regista, ovvero la ricerca del bello, ovunque dimori.
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“A Single Man” e’ certamente una pellicola non banale, un’ambiziosa opera prima, ma non un capolavoro. E’ errato a mio avviso intravvedervi una sorta di apologia dell’omosessualità (anzi…), e per alcune buone ragioni: la prima dipende dalle modalità con cui sono offerti, in esordio, alcuni scorci di intimità; la seconda è legata alla collocazione spazio-temporale degli eventi, in un’America lontana, conservatrice, nel pieno della guerra fredda (i riferimenti alla crisi missilistica di Cuba si ripetono con regolarità), e ancora ignara della portata e delle conseguenze dei movimenti giovanili, già all’orizzonte; la terza è legata al fine perseguito senza sosta - quasi ossessivamente - dal regista, ovvero la ricerca del bello, ovunque dimori. In un contesto di questo genere il legame spezzato tra il protagonista ed il partner - per quanto intenso - appare accidentale, quasi una nota stonata in un’atmosfera vintage di pur stucchevole grazia, entro cui nulla risulta eccessivo, ridondante o fuori luogo.
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