shiningeyes
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giovedì 2 gennaio 2014
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bellezza messa in mostra.
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Tom Ford, famoso stilista e designer, decide di cimentarsi per la prima volta alla regia, senza aver mai seguito un corso di essa e facendone parte solo per aver curato il vestiario degli ultimi film di James Bond. Vedendo “A Single Man”, ogni dubbio sulla sua inesperienza è fugato, grazie ad una messa in mostra di sentimenti e colori di una bellezza che ci lascia senza fiato. Tom Ford dirige un’opera che forse solo lui poteva fare, prende pienamente a cuore l’opera di Irshwood e ne fa una trasposizione eccellente grazie alla sua regia accurata e sensibile. Il portavoce della riuscita della pellicola è uno strepitoso Colin Firth, capacissimo nel mettersi nei panni del depresso e delicato professor Falconer, intento a suicidarsi perché non riesce a riprendersi dalla morte del suo amato Jim; Firth ci propone un’interpretazione intensa e sofferta, nel quale ci coinvolge emotivamente in modo semplice e diretto.
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Tom Ford, famoso stilista e designer, decide di cimentarsi per la prima volta alla regia, senza aver mai seguito un corso di essa e facendone parte solo per aver curato il vestiario degli ultimi film di James Bond. Vedendo “A Single Man”, ogni dubbio sulla sua inesperienza è fugato, grazie ad una messa in mostra di sentimenti e colori di una bellezza che ci lascia senza fiato. Tom Ford dirige un’opera che forse solo lui poteva fare, prende pienamente a cuore l’opera di Irshwood e ne fa una trasposizione eccellente grazie alla sua regia accurata e sensibile. Il portavoce della riuscita della pellicola è uno strepitoso Colin Firth, capacissimo nel mettersi nei panni del depresso e delicato professor Falconer, intento a suicidarsi perché non riesce a riprendersi dalla morte del suo amato Jim; Firth ci propone un’interpretazione intensa e sofferta, nel quale ci coinvolge emotivamente in modo semplice e diretto. Interessanti sono le scene in cui il color seppia, simbolo della cupezza della vita del professore, si trasformi in un’esplosione di colore nel momento in cui il professore riesce a percepire il bello delle persone che vede; una soluzione di regia valida annessa a un perfetto gioco di luci che contribuisce a dare un tono artistico di non indifferente valore. Seppur brevi, siano interessanti e d’effetto le parti di Julianne Moore e Nicholas Hoult, che s’incastonano bene nel film e danno un buon supporto al bravissimo Filth. “A Single Man” è un gioiello ed è paragonabile alla fattura degli stessi vestiti che crea lo stesso Ford, è un mare di emozioni e malinconie che ci fa riflettere sul tempo e sui suoi aspetti più importanti: passato, presente e futuro, il cui ultimo è quello che ci mette più paura, perché in fondo, l’unica certezza del futuro, è la morte, prospettiva che è messa in mostra sottilmente dal film. Concludo con l’augurio che il nostro Tom Ford abbia in mente di fare un altro progetto in seguito.
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fedson
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domenica 8 settembre 2013
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un solo uomo
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Il debutto alla regia di Tom Ford ci racconta del dramma di un uomo. George Falconer (Colin Firth), professore d'inglese universitario, perde tragicamente il suo compagno che ha amato per sedici anni in un incidente d'auto. Rimasto solo, senza pace e colmo di dolore, George è incapace di reagire al colpo e decide di togliersi la vita sparandosi. Ma ben presto, scoprirà che vivere nel passato e illudersi del futuro è solamente un motivo invalido per continuare a soffrire nel presente. Il melodramma preme sui pensieri e le speranze di un uomo che, dopo la perdita del suo vero amore, non trova il coraggio e la volontà di continuare a vivere nel presente in cui è immerso; nel presente che lui stesso comincia ad odiare, descrivendolo come uno strazio totale dopo il quale troviamo solo la morte.
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Il debutto alla regia di Tom Ford ci racconta del dramma di un uomo. George Falconer (Colin Firth), professore d'inglese universitario, perde tragicamente il suo compagno che ha amato per sedici anni in un incidente d'auto. Rimasto solo, senza pace e colmo di dolore, George è incapace di reagire al colpo e decide di togliersi la vita sparandosi. Ma ben presto, scoprirà che vivere nel passato e illudersi del futuro è solamente un motivo invalido per continuare a soffrire nel presente. Il melodramma preme sui pensieri e le speranze di un uomo che, dopo la perdita del suo vero amore, non trova il coraggio e la volontà di continuare a vivere nel presente in cui è immerso; nel presente che lui stesso comincia ad odiare, descrivendolo come uno strazio totale dopo il quale troviamo solo la morte. Nel presente che ci porta, dopo amori e passioni che ci son sfuggiti di mano e delle quali non abbiamo goduto, nelle braccia di un futuro nero, vuoto, solo ma condiviso con il prossimo. George Falconer è l'emblema di una solitudine che non deve esserlo per forza, di una mente fredda e razionale, la cui sensibilità ci viene mostrata tramite attente inquadrature nei dettagli delle situazioni in cui lo stesso George non può fare a meno di notarle e di goderne. Ma, se è tutto questo, George è anche la figura di un uomo senza alcun potere di scommettere su un futuro migliore; un futuro più radioso e vivace che il suo essere triste e solo non sa percepire. O meglio, che non vuole percepire. L'unico barlume di speranza che verrà incontro al solitario George prende vita dalle persone in cui egli è circondato nella vita di tutti i giorni. Ma parliamo soprattutto di Charley (Julianne Moore), una sua vecchia amica che è stata lasciata dall'uomo che lei stessa ha amato e perduto, incapace anche lei di vivere nel presente se non affogandosi nell'alcool; e Kenny (Nicholas Hoult), uno studente disponibile, sveglio e dotato di una sensibilità così vergine e giusta che è impossibile non amare. Con la sua estrema freddezza nel vivere il dramma, lucentezza nel vivere le emozioni, macabra attenzione nel vivere i dettagli della vita e degli amori del tempo, "A Single Man" si presenta come un affresco composto da luci, suoni, colori, sguardi, immagini e particolari, ai quali il regista affida l'arduo compito di farla da padrone tramite scelte di inquadrature pensate e riflessive, mai lasciate al caso. E sono inquadrature che, con cambi di cromature nei momenti più caldi ed intimi del film, riesce in pieno a mostrare chiaramente tutti i lati più sensibili di George, Charlie e Kenny, innescandoli in un mondo popolato, per loro visione, da ingiustizie ma dove ancora può regnare uno spiraglio di libertà che, in fondo, risiede in tutti loro. E per rappresentare questa immensa varietà di emozioni, mascherate e non, ci pensa nientepopodimeno che Colin Firth, assolutamente perfetto nella sua performance, meravigliosamente reale nell'irrealtà nel quale il suo personaggio vive, reduce di un'interpretazione di livelli sconfinati ed impossibili da decifrare per la sua immensa bravura e grandezza. Julianne Moore è Charley, il suo passato, il suo presente e anche quel pizzico del suo incerto futuro, interpretando il suo personaggio in maniera sensibile e ironica. Perfino il giovane Nicholas Hoult incarna alla perfezione un ragazzo che si trova solo nella sua sensibilità, ma ricco di idee che lo spingono a continuare a respirare l'aria del presente (noioso) e di un destino nel quale, prima o poi, ci troveremo tutti (la morte). Grandi pensieri, grandi menti e grandi uomini si mettono a confronto in questo melodramma delicato, severo e impeccabilmente interpretato nella sua profondissima vena tragica ma non mortale, durante la quale si riesce comunque a capire che nella vita non è mai troppo tardi (o troppo presto) per fare le scelte giuste; che le tragedie che ci accadono non sono mai senza un motivo; che nelle giornate che viviamo possiamo sempre incontrare persone che ancora conservano quel bagaglio di sensibilità utile per spingerci ad andare avanti insieme a loro. Che, in fondo, siamo tutti un po' soli nella nostra privata dolcezza e nelle emozioni che proviamo tutti i giorni.
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jean remi
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domenica 18 agosto 2013
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l'amore oltre la morte
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Buon film che traspone ottimamente il libro di Christopher Isherwood, intriso del credo dello scrittore nell’induismo a cui lo stesso si era convertito. Grande interpretazione di Colin Firth, la cui vita praticamente termina con la morte del suo compagno, unica fonte a cui dissetarsi nella sterile società che lo circonda.
Dopo una prima reazione a tale, accidentale ed improvvisa morte, in cui sembra ritrovarsi continuamente a fianco il compagno (quasi un’attesa di reincarnazione) la decisione di togliersi la vita visto che tutto ciò che lo circonda, compresi gli amici, non riescono a lenire il suo dolore. Ma sulla sua strada incontra un giovane ragazzo che sembra ridonargli la voglia di vivere e gli faccia abbandonare i propositi suicidi.
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Buon film che traspone ottimamente il libro di Christopher Isherwood, intriso del credo dello scrittore nell’induismo a cui lo stesso si era convertito. Grande interpretazione di Colin Firth, la cui vita praticamente termina con la morte del suo compagno, unica fonte a cui dissetarsi nella sterile società che lo circonda.
Dopo una prima reazione a tale, accidentale ed improvvisa morte, in cui sembra ritrovarsi continuamente a fianco il compagno (quasi un’attesa di reincarnazione) la decisione di togliersi la vita visto che tutto ciò che lo circonda, compresi gli amici, non riescono a lenire il suo dolore. Ma sulla sua strada incontra un giovane ragazzo che sembra ridonargli la voglia di vivere e gli faccia abbandonare i propositi suicidi. Il destino atroce in questo momento gli gioca un brutto scherzo e muore d’infarto quasi preso per mano dallo spirito dell’amato prima che possa tradirlo.
Il regista Tom Ford, stilista delle maison Gucci e Yves-Saint Laurent, evidentemente avendo vissuto tra cose esteticamente molto belle, ci rappresenta la storia in modo impeccabile per contenuto e forma.
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(di luanaa)
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nancyb
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giovedì 23 agosto 2012
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sublime
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Semplicemente sublime, atmosfere perfette, Moore incantevole e bellissima e Firth da oscar..purtroppo mancato :( lo meritava più che nel "discorso del re". Il finale è una botta emotiva allucinante...uno schiaffo, come qualcuno ha già detto. Capolavoro!
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paperino
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lunedì 5 dicembre 2011
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impeccabile
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Stilisticamente perfetto, recitato splendidamente ma con misura e volutamente sottotono da un Colin Firth che dà il meglio di se stesso.Non c'è un solo atteggiamento o una sola frase che possano far intuire la relazione fra George e l'amatissimo compagno e questo contribuisce a riportare il loro rapporto nella più assoluta normalità ( se esiste una normalita... ). Nel periodo in cui è ambientato il film, dominato dalla paura e da una notevole intransigenza verso gli omosessuali ( ricordiamo la fine di uno dei due protagonisti de " I segreti di Brokeback Mountain" ) George conduce una vita tranquilla e riservata, abbastanza estraneo al contesto sociale che lo circonda.
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Stilisticamente perfetto, recitato splendidamente ma con misura e volutamente sottotono da un Colin Firth che dà il meglio di se stesso.Non c'è un solo atteggiamento o una sola frase che possano far intuire la relazione fra George e l'amatissimo compagno e questo contribuisce a riportare il loro rapporto nella più assoluta normalità ( se esiste una normalita... ). Nel periodo in cui è ambientato il film, dominato dalla paura e da una notevole intransigenza verso gli omosessuali ( ricordiamo la fine di uno dei due protagonisti de " I segreti di Brokeback Mountain" ) George conduce una vita tranquilla e riservata, abbastanza estraneo al contesto sociale che lo circonda. Mi hanno colpito le numerose scene nelle quali Il professore guarda o è ripreso dietro a delle barriere o a dei vetri a significare il suo voluto isolamento forse un po' per snobismo, forse per difendere al massimo la sua privacy. Alla fine rimane un senso di tristezza per la solitudine che sovrasta George fino a fargli programmare la sua fine ma anche di serenità per il benvenuto dato alla morte : " alla fine lei è arrivata ".
Non vi è disperazione nello sguardo che rivolge al ragazzo addormentato ma un tributo alla bellezza e alla giovinezza e un'accettazione serena del tempo che è passato e che ora non ha più senso per lui. Il film si chiude con una scena molto simile a quella iniziale in cui George sogna di baciare l'amato e di sdraiarsi vicino a lui in un abbraccio mortale; nell'ultima scena è il giovane che lo bacia con delicatezza sulla bocca e lo accoglie in un aldilà dove sarà possibile il loro ritrovarsi.Non si può non menzionare la bravura della Moore sempre perfetta in ogni ruolo.Un'immagine indimenticabile : la bimba che gli si presenta in una mirabile lenta inquadratura dal basso verso l'alto col suo abitino verde come un piccolo angelo venuto per portarlo con se...Ma non è ancroa giunto il momento che arriverà con misura, lievemente...
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luana
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giovedì 27 ottobre 2011
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soffrire rende brutti
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Tirar fuori qualcosa di buono dal bellissimo romanzo di Isherwood non era certo impresa facile.Ma Tom Ford ha deturpato il libro tradendone lo spirito;il senso delle scene stesse e omettendo altre scene significative( guarda un po'quelle sul disfacimento del corpo) per non parlare del finale. Tutta questa bellezza di tipo pubblicitario nel quale il film è infuso stordisce, dà la nausea..diventa qualcosa di irreale.. così come la tremenda e costante luce aranciata nella quale si aggancia pure l'invenzione di una marchetta casuale e non desiderata...i rallenty..i continui flashback..la pistola. La declamazione di un dolore; la teatralizzazione di un dolore.La cornice al posto del quadro. Le espressioni di Colin Firth sono quelle più naturali ma non possono sostituire un film che ha mancato totalmente il bersaglio.
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Tirar fuori qualcosa di buono dal bellissimo romanzo di Isherwood non era certo impresa facile.Ma Tom Ford ha deturpato il libro tradendone lo spirito;il senso delle scene stesse e omettendo altre scene significative( guarda un po'quelle sul disfacimento del corpo) per non parlare del finale. Tutta questa bellezza di tipo pubblicitario nel quale il film è infuso stordisce, dà la nausea..diventa qualcosa di irreale.. così come la tremenda e costante luce aranciata nella quale si aggancia pure l'invenzione di una marchetta casuale e non desiderata...i rallenty..i continui flashback..la pistola. La declamazione di un dolore; la teatralizzazione di un dolore.La cornice al posto del quadro. Le espressioni di Colin Firth sono quelle più naturali ma non possono sostituire un film che ha mancato totalmente il bersaglio. Quale? Quello della verità del dolore..Leggete il libro.
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brucemyhero
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mercoledì 17 agosto 2011
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a single man
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Bel film e grandi interpretazioni. Unico nel suo genere direi, ma: il tema trattato, l'omosessualità e l'Amore, per come sono qui trattate, possono provocare disgusto nello spettatore, il che non ha niente a che fare con un giudizio.. Non sono cattolico, non ho preconcetti di nessun tipo, eppure davanti ad alcune scene, mi viene da dentro qualcosa. Il rifiuto, netto, non di comprendere l'amore tra persone di ugual sesso, ma di vederlo nella sua intimità. Ognuno è libero di vivere la vita come più gli aggrada, e l'amore quando lo è veramente, non lo si discute. Protreste obiettarmi: "perchè l'hai guardato, nessuno ti ha obbligato".
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Bel film e grandi interpretazioni. Unico nel suo genere direi, ma: il tema trattato, l'omosessualità e l'Amore, per come sono qui trattate, possono provocare disgusto nello spettatore, il che non ha niente a che fare con un giudizio.. Non sono cattolico, non ho preconcetti di nessun tipo, eppure davanti ad alcune scene, mi viene da dentro qualcosa. Il rifiuto, netto, non di comprendere l'amore tra persone di ugual sesso, ma di vederlo nella sua intimità. Ognuno è libero di vivere la vita come più gli aggrada, e l'amore quando lo è veramente, non lo si discute. Protreste obiettarmi: "perchè l'hai guardato, nessuno ti ha obbligato". L'ho guardato perchè l'omosessualità come concetto e scelta di vita, non mi fà nè caldo nè freddo, è una scelta, o la natura che sbaglia qualcosa.., non lo sò. In 'A far from heaven' Dennis Quaid (strepitosa la sua interpretazione) e la meravigliosa Julianne Moore, superba attrice, nonchè l'uomo di colore diviengono un drammatico ma sublime affesco. Qui il tema dell'omosessualità viene invece mostrato nudo, penetra oltre mura di casa e diviene palpabile. Colin Firth, offre una delle sue più grandi interpretazioni; chi avrebbe mai pensato dopo averlo visto in 'Il diario di Bridget Jones'?, che dietro quel volto da perfetto gentleman, si celasse un attore di tale caratura... Anche se in ciò che fà, c'è sempre una comicità latente, che Firth riesce a convertire in umanità disarmante.
Bello, ma di difficile accettazione interiore, per chi come me 'non può capire'....
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ilaskywalker
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venerdì 29 luglio 2011
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"stilisticamente perfetto"
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Potrei riportare un quote qualsiasi, o dire “è stilisticamente perfetto” solo perché mi piace poter dire perfetto di qualcosa, perché è elegante e perché si soffre, e qualcuno o qualcosa deve pur soffrire al posto nostro. In modo elegante. O potrei non dire nulla, come il resto delle volte. Sono una di quegli spettatori ipersensibili ma disamorati che vengono tramortiti da una storia anche se con schema tipico di mélo-morte, e sono troppo svogliata per spiegare o argomentare.
Geometrico e regolare. La scena della bambina con le scarpette turchesi riflessa nel pavimento, (mentre il protagonista cerca qualcosa nella sua borsa) è visivamente sublime.
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Potrei riportare un quote qualsiasi, o dire “è stilisticamente perfetto” solo perché mi piace poter dire perfetto di qualcosa, perché è elegante e perché si soffre, e qualcuno o qualcosa deve pur soffrire al posto nostro. In modo elegante. O potrei non dire nulla, come il resto delle volte. Sono una di quegli spettatori ipersensibili ma disamorati che vengono tramortiti da una storia anche se con schema tipico di mélo-morte, e sono troppo svogliata per spiegare o argomentare.
Geometrico e regolare. La scena della bambina con le scarpette turchesi riflessa nel pavimento, (mentre il protagonista cerca qualcosa nella sua borsa) è visivamente sublime.
Ultima parentesi per Colin Firth, verso il quale provo una simpatia che va oltre il fanatismo da posterino del Cioè nella stanza. Ti volevo bene da quando portavi i maglioni con le renne.
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museum
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giovedì 30 giugno 2011
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significativo
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Tema centrato a pieno da Tom Ford, specialmente in una società come la nostra che sembra procreare individui sempre più colpiti da accidia, come la definirebbe Petrarca. Il personaggio che ha interpretato, in modo molto interessante, Colin Firth mostra sentimenti con cui la maggior parte delle persone sembra convivere, affascinante e preoccupante direi. C'è un pizzico di George Falconer in ognuno di noi, questo è sicuro. Chi non ha mai provato un senso di totale angoscia, rabbia, delusione, nausea e provato la sensazione di vivere male? Anche per questo personaggio ( che esteticamente ricorda un po' un Mastroianni in 8 e mezzo) le sensazioni sopraccitate sono un arredamento del suo essere. Dopo aver perso il suo compagno di vita e dopo essersi reso conto di non essere forte come invece, in alcune situazioni, si pensa di dover essere, deve affrontare la vita e, soprattutto, la sua omosessualità da solo.
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Tema centrato a pieno da Tom Ford, specialmente in una società come la nostra che sembra procreare individui sempre più colpiti da accidia, come la definirebbe Petrarca. Il personaggio che ha interpretato, in modo molto interessante, Colin Firth mostra sentimenti con cui la maggior parte delle persone sembra convivere, affascinante e preoccupante direi. C'è un pizzico di George Falconer in ognuno di noi, questo è sicuro. Chi non ha mai provato un senso di totale angoscia, rabbia, delusione, nausea e provato la sensazione di vivere male? Anche per questo personaggio ( che esteticamente ricorda un po' un Mastroianni in 8 e mezzo) le sensazioni sopraccitate sono un arredamento del suo essere. Dopo aver perso il suo compagno di vita e dopo essersi reso conto di non essere forte come invece, in alcune situazioni, si pensa di dover essere, deve affrontare la vita e, soprattutto, la sua omosessualità da solo. Questa diventa un sentimento che non riesce a esprimere, è diventato limitato, a scuola non può mostrarlo e a casa non può più. Riesce quasi a rinascere, finalmente, solo grazie a un ragazzo (Nicholas Hoult)che cerca di far svelare lentamente, attraverso una serie di sguardi e segnali, che è impossibile non comprendere, questa sua caratteristica, che ritorna a essere, come accadeva prima della morte del compagno, qualcosa che può stare alla luce del sole, come un'opera d'arte che, rimasta incompleta per la mancanza di materiale, ora, dopo tanto tempo, ottenuto ciò che mancava, è pronta per essere mostrata, sempre con discrezione. E George comprende così che dopotutto, ha delle possibilità, che può ancora essere felice, se solo volesse, sente alla fine di possedere ciò che, fino a qualche giorno prima, pensava gli fosse totalmente estraneo, la forza di continuare a vivere. Il finale, che mostra la morte del protagonista, a mio avviso ha lo stesso effetto di uno schiaffo in faccia, di una secchiata d'acqua fredda che arriva all'improvviso che ha il compito di dirti, non che la vita è bella dopotutto, come dice Benigni, ma che semplicemente non bisogna farsi dominare dalle emozioni, specilamente quele negative, perchè nella maggior parte dei casi quando ci si accorge di esserne preda, sono passati molti, troppi anni, e come purtroppo è successo al protagonista di " A single man" questo momento può essere seguito dalla morte. Alla fine del film mi è saltata alla mente una parola: spreco.
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gwynplaine
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domenica 29 maggio 2011
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l'olocausto delle nostre vite.
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Non gli era rimasto più nulla.Era un mare senza terra.Era lui stesso l'oceano della sua disperazione.Non aveva più vite da sprecare.Tutte.Tutte gli erano crollate.Ora non gli rimaneva che il silenzio.E proprio per questo non ebbe esitazioni.Chiuse gli occhi.E all'improvviso la vita s'interruppe.Morì senza preavviso.
Incontro la morte.
Falconer diviene l'emblema della morte delle nostre esitazioni nell'istante stesso in cui queste vogliono abbandonare il mondo dell'irrealizzabile e divenire atto.
Sono il silenzio e la solitudine a dare potenza a questo film.Le musiche rendono la malattia dell'anima del personaggio davanti al suicidio dei propri pensieri.
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Non gli era rimasto più nulla.Era un mare senza terra.Era lui stesso l'oceano della sua disperazione.Non aveva più vite da sprecare.Tutte.Tutte gli erano crollate.Ora non gli rimaneva che il silenzio.E proprio per questo non ebbe esitazioni.Chiuse gli occhi.E all'improvviso la vita s'interruppe.Morì senza preavviso.
Incontro la morte.
Falconer diviene l'emblema della morte delle nostre esitazioni nell'istante stesso in cui queste vogliono abbandonare il mondo dell'irrealizzabile e divenire atto.
Sono il silenzio e la solitudine a dare potenza a questo film.Le musiche rendono la malattia dell'anima del personaggio davanti al suicidio dei propri pensieri.
Assisto semplicemente vedendo questo film a la mia impossibilità di movimento di fronte all'inarrestabile,all'imprevedibile.
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