Un nemico torna dal passato per minacciare la Chiesa nel periodo di “sede vacante” (tra la morte di un Papa e l’elezione del successivo): gli Illuminati, una setta intenta ad avvicinare ragione e fede, storicamente riconducibile, secondo l’autore Dan Brown, a Galileo. È con la loro inequivocabile firma che arrivano la rivendicazione del sequestro dei quattro Cardinali “preferiti” (quelli maggiormente vicini alla successione pontificia), e la minaccia di annientare Città del Vaticano tramite l’esplosione di un campione di antimateria, sottratto al CERN di Ginevra. Dopo Il Codice Da Vinci, Tom Hanks rindossa i panni di Robert Langdon, studioso di simbologia di Harvard chiamato a risolvere un altro mistero in bilico tra logica e religione con l’aiuto di Vittoria Vetra (Ayelet Zurer), una scienziata di origini italiane. Lo scenario non è più Parigi, ma la Città Eterna, location che si presta nel permettere al regista Ron Howard di concedersi qualche svago in più rispetto al film precedente, con un montaggio serrato, fortemente funzionale allo sviluppo narrativo, muovendosi tra chiese, piazze e piani suggestivi volti ad inscenare una Capitale dall’aria quasi occulta. Notevoli, a tal proposito, gli sguardi delle statue che dall’alto osservano con fare severo ed enigmatico l’andamento della vicenda, estremamente fedele al romanzo di Dan Brown ad eccezione di un paio di momenti nel quale il paradosso avrebbe toccato vette esagerate anche per un kolossal hollywoodiano.Probabilmente il talento di Mr. “Forrest Gump” è eccessivo per un ruolo che non richiede una grande capacità interpretativa, assai poco disposto ad infiltrarsi nella psicologia e nei tormenti interiori del personaggio. In alcuni momenti appare infatti ingessato nei panni di un eroe dall’ego smisurato, con una fiducia nelle proprie conoscenze ai limiti del sovrumano. Convincente invece il resto del cast, a partire dal fascino molto poco glamour della Zurer fino al rigoroso, ma umano, cardinale di Armin Mueller-Stahl, una certezza. Ovviamente non può farci che piacere notare come anche dall’altra parte dello stagno si siano accorti del talento cristallino del nostro Pierfrancesco Favino, ancora sulle sue ma in rampa di lancio.Se visto con il giusto atteggiamento, Angeli e Demoni si rivela essere un film discretamente godibile, un’avventura trepidante e talvolta fin troppo adrenalinica, in cui storia e leggenda vengono opportunamente miscelate al fine di creare un piatto invitante per lo spettatore più famelico di suspense e spensieratezza, per il quale la realtà è importante fino ad un certo punto. Sebbene sia forte la tentazione di “socializzare” la pellicola, in un’epoca in cui Fede e Scienza sembrano essere tornate ai ferri corti, sarebbe del tutto inopportuno cercare una qualsiasi morale o guida nel parto della fantasia di uno scrittore che, per vendere qualche libro in più, non esita a stare in bilico tra blasfemia e semplice provocazione.
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