claudio salvati
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martedì 21 ottobre 2008
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tra vicky e cristina… penelope cruz
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- di CLAUDIO SALVATI - Lo spaesamento tipico del turista in terra straniera provoca spesso una gamma di emozioni che si alternano tra commozione e noia, stupore e diffidenza, “attasanamento” e lassismo vacanziero.
Le atmosfere surreali e avvolgenti di certe città poi, contribuiscono ad un’euforia senza limiti ben peggiore della legittimità del raziocinio e spesso la tipica vittima è l’ignaro cittadino del Nuovo Mondo quando si lascia tentare dai profumi e dalla storia del Vecchio Continente.
Il cinema da sempre gongola nel raccontare l’esperienza del viaggio, viatico di formazione e maturità, ma anche canale privilegiato per accarezzare le suadenti utopie della ricerca di sé.
Spesso si cade nell’illustrazione da cartolina e la tentazione estetizzante è dietro l’angolo, perché raccontare il fascino di una città d’arte, di un paesaggio immenso, schiavizza tanto l’occhio colto del regista quanto quello stupibile dello spettatore.
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- di CLAUDIO SALVATI - Lo spaesamento tipico del turista in terra straniera provoca spesso una gamma di emozioni che si alternano tra commozione e noia, stupore e diffidenza, “attasanamento” e lassismo vacanziero.
Le atmosfere surreali e avvolgenti di certe città poi, contribuiscono ad un’euforia senza limiti ben peggiore della legittimità del raziocinio e spesso la tipica vittima è l’ignaro cittadino del Nuovo Mondo quando si lascia tentare dai profumi e dalla storia del Vecchio Continente.
Il cinema da sempre gongola nel raccontare l’esperienza del viaggio, viatico di formazione e maturità, ma anche canale privilegiato per accarezzare le suadenti utopie della ricerca di sé.
Spesso si cade nell’illustrazione da cartolina e la tentazione estetizzante è dietro l’angolo, perché raccontare il fascino di una città d’arte, di un paesaggio immenso, schiavizza tanto l’occhio colto del regista quanto quello stupibile dello spettatore.
Lo sanno bene Bernardo Bertolucci, che quando diresse Il The Nel Deserto si cullò nelle angosce esistenziali di coppia sullo sfondo bellissimo del Marocco, o Paul Schrader che in Cortesia per Ospiti, complice il romanzo di Ian McEwan e la sceneggiatura di Harold Pinter sfruttò alla perfezione la claustrofobia barocca di Venezia per descrivere lo smarrimento inevitabile di due coniugi inglesi in vacanza.
Perché al cinema “vacanza” fa rima con “coppia”, ed è significativo che nella situazione più imprevedibile per definizione, sia proprio il valore borghese più illustre, quello della famiglia, ad essere scardinato con sadismo.
Il nuovo lavoro di Woody Allen è una “buttade” ironica e maliziosetta sul bigottismo e il perbenismo dei valori di coppia tipici della cultura americana che si scandalizza se pensa di infrangerli, ma si esalta se poi cade nella tentazione.
Così Vicky e Cristina, in trasferta nella tipica vacanza-studio a Barcellona, si lasciano irretire dalla fiabesca tela che il libertino pittore Juan Antonio dispiega per loro, lontano dagli occhi della moglie pazza di gelosia Maria Elena.
Tanto Vicky è trattenuta e rigorosa quanto Cristina è esuberante e scostumata e alla fine, complice un bacio di troppo e una pistolettata accidentale, l’una si scoprirà più lussuriosa, e l’altra meno trasgressiva di quanto l’iniziale gioco delle parti non lasciasse presagire.
Film godibile e divertente, luminoso e accalorato, Vicky Cristina Barcelona è la pellicola che non ti aspetti da Woody, spesso plumbeo come New York o Londra, anche nelle sue commedie migliori, ma che conserva i riferimenti tipici del suo cinema: le battute al vetriolo, una sana surrealità e una scrittura di gran classe.
E quando la sua verve registica si appanna, subentra il gioco di coppia di Javier Barden e della compagna di vita Penelope Cruz, straripanti e sensuali, voluttuosi e magnetici, che con passionalità ed estro mediterranei, stritolano le nevrosi del regista e le trasformano in istintiva esuberanza.
E siccome il motore a volte gira a vuoto, tutto ciò fa soprassedere anche sull’indisponente voce narrante che fa tanto apologo morale, o allo smarrimento narrativo di alcuni personaggi gustosissimi durante il film.
Le volute barocche di Gaudì e il suo coloratissimo simbolismo sono ovviamente il valore aggiunto di questa pellicola straniata e ritmica che si lascia gustare fresca e abilissima.
CLAUDIO SALVATI
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valmont
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domenica 19 ottobre 2008
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com'è difficile emettere giudizi....
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Siamo abituati, davanti ad uno schermo cinematografico a schierarci in automatico. Spesso, anzi quasi sempre, è lo stesso regista che più o meno velatamente ci porta a dare un giudizio di valore delineando via via che si dipana la vicenda il boia e la vittima, il buono ed il cattivo. Dopo aver visto "Vicky Cristina Barcelona" resta invece una piacevolissima sensazione di non schieramento là dove pur parlando di ciò che c'è di più letale e cioè di sentimenti umani, nessuno risulta colpevole perchè semplicemente nessuno ferisce nessuno in modo voluto. Nessuno fa del male cosciente di farne. I caratteri, l'educazione di ognuno, le aspettative di vita, i talenti latenti di ognuno, cioè quel coacervo di componenti che fa di ognuno un essere unico, fanno si che a sollecitazioni diverse, a tentazioni diverse, rispondano in modi e soluzioni differenti.
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Siamo abituati, davanti ad uno schermo cinematografico a schierarci in automatico. Spesso, anzi quasi sempre, è lo stesso regista che più o meno velatamente ci porta a dare un giudizio di valore delineando via via che si dipana la vicenda il boia e la vittima, il buono ed il cattivo. Dopo aver visto "Vicky Cristina Barcelona" resta invece una piacevolissima sensazione di non schieramento là dove pur parlando di ciò che c'è di più letale e cioè di sentimenti umani, nessuno risulta colpevole perchè semplicemente nessuno ferisce nessuno in modo voluto. Nessuno fa del male cosciente di farne. I caratteri, l'educazione di ognuno, le aspettative di vita, i talenti latenti di ognuno, cioè quel coacervo di componenti che fa di ognuno un essere unico, fanno si che a sollecitazioni diverse, a tentazioni diverse, rispondano in modi e soluzioni differenti... avendo poi in fondo tutti ragione perchè assolti dal loro essere coerenti con se stessi nel rispetto della sensibilità degli altri. Nel film i tradimenti si accavallano: Vicky tradisce l'amicizia di Cristina lasciandosi corteggiare dall'uomo che le piace ed in più tradendo il fidanzato che sta per sposare. Lui, Juan Antonio, seduce Vicky, confondendola, ad un passo dal matrimonio per poi abbandonarla. L'ex moglie di Juan Antonio, Maria Elena (Penelope Cruz), passionale e sanguigna, pur avendo tentato durante una lite di uccidere Juan Antonio per gelosia riesce a trovare serenità e ispirazione artistica in un menage a tre con l'ex marito e la sua nuova compagna. Woody Allen sembra voler sparare a zero su quelle ipocrite e vetero cattoliche discussioni salottiere dove tutti si schierano emettendo facili giudizi inappellabili sui comportamenti umani senza saper o voler guardare un po' più nel profondo di chi, appunto, non è un attore "di un teatro dalle espressioni obbligate" ma una persona con la sua storia, la sua educazione e la sua sensibilità.
In tanta confusione emotiva alla quale sia Cristina che Vicky arrivano contemporaneamente pur partendo da premesse caratteriali opposte sembra che la soluzione sia da ricercare in ciò che alla fine veramente siamo: animali evoluti che non possono prescindere, nel perseguimento della conservazione della specie, di pretendere una parvenza di stabilità nella prospettiva del mantenimento di una prole. E Juan Antonio per quanto fascinoso, sensibile, intelligente e positivo l'idea della stabilità non sembra proprio poterla dare. Ed allora viva il rassicurante ma spento rapporto di Vicky con il marito anche se trovato grazie ad una educazione avita più che ad una consapevolezza esperienziale che acquista proprio nella vicenda del film.
Nel film ognuno dei personaggi è meravigliosamente empatico: Juan Antonio risponde alle pistolettate dell'ex moglie...rassicurandola. Cristina accoglie Maria Elena in casa pur rischiando di perdere Juan Antonio mettendosi nei panni di entrambi. Vicky rispetta, pur soffrendone, con dignità il silenzio di Juan Antonio dopo averla sedotta. Forse è proprio questo l'elemento debole del film: troppa positività in troppe persone. C'è un buonismo di fondo che rincuora ma non convince del tutto perchè irreale. Resta però forte il messaggio che emettere giudizi sull'indole umana è molto difficile.
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f.c
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domenica 19 ottobre 2008
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un allen nuovo ma che non convince
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Ogni film di Woody Allen, per lo straordinario talento del regista, porta sempre con se una grande carica di aspettative. Questa volta sono state deluse.
Ciò non significa che il film non sia da vedere o non abbia qualità, anzi le battute sono sempre divertenti e vengono offerti parecchi spunti di riflessione, ma ci si aspetta molto di più da un genio come Allen.
Due turiste americane sono in vacanza a Barcellona. Vicky è una ragazza dalle idee chiare sulla vita e sull'amore, Cristina è perennemente scontenta e alla ricerca del nuovo, spesso si getta a capofitto nella passione cercando il suo equilibrio.
Juan Antonio, pittore che viene da un amore tormentato ed estremo con l'ex-moglie Maria Elena, seduce entambe le ragazze.
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Ogni film di Woody Allen, per lo straordinario talento del regista, porta sempre con se una grande carica di aspettative. Questa volta sono state deluse.
Ciò non significa che il film non sia da vedere o non abbia qualità, anzi le battute sono sempre divertenti e vengono offerti parecchi spunti di riflessione, ma ci si aspetta molto di più da un genio come Allen.
Due turiste americane sono in vacanza a Barcellona. Vicky è una ragazza dalle idee chiare sulla vita e sull'amore, Cristina è perennemente scontenta e alla ricerca del nuovo, spesso si getta a capofitto nella passione cercando il suo equilibrio.
Juan Antonio, pittore che viene da un amore tormentato ed estremo con l'ex-moglie Maria Elena, seduce entambe le ragazze.
Il pittore offre loro una vita estrema, senza mezzi termini, lussuriosa e devota alla passione che dà un senso alla vita.
La comparsa dell'ex moglie sembrerebbe un punto di svolta all'interno della trama ma non si realizza mai il salto di qualità.
Il messaggio del film non è del tutto chiaro e la trama inconcludente.
Significativa è invece la frase del padre di Juan Antonio il quale sostiene che dopo secoli di civiltà che si sono susseguite l'uomo non ha ancora imparato ad amare.
L'arte è una via di fuga, uno sfogo che non riesce a completare la vita.
La filosofia del pittore volta alla bellezza, alla ricerca di essa, all'amore, non riesce a superare la vita monotona e programmata fatta di piccole soddisfazioni di Vicky ma le lascerà dentro un eterno rimpianto.
Morale della storia: nessuno si accontenta mai di quel che ha.
Scarlett Johansson, qualche anno fa attrice promettente, è stata lanciata a livello mondiale da Woody che ne ha fatto addirittura la sua musa. Scarlett non è certamente un'attrice versatile, tutt'altro: ricopre sempre il ruolo della ragazza facile e incapace, sexy e mai bella, con una gamma di espressioni sempre limitatissima. Non è certamente degna di essere la musa di Woody. Anche in questo film si rivela una delusione.
Rebecca Hall se la cava discretamente.
Grandissimi interpreti sono invece gli spagnoli: Javier Bardem e Penelope Cruz.
L'entrata in scena di Penelope cambia decisamente il film, imprimendogli un giro di vite.
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pattie
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lunedì 3 maggio 2010
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il viaggio come rito di iniziazione
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Che Woody Allen fosse un maestro nel pennellare e illuminare le pieghe più profonde e nascoste dell'animo umano lo sapevamo già da tempo ma la cosa incredibile è che di volta in volta riesca a sorprenderci e a colpirci, sempre e sempre di più, con il suo eccezionale talento.
Due amiche, due tipi umani diversi: una bionda, l'altra bruna; una volitiva e incostante, l'altra razionale e programmatrice; una passionale e sempre in cerca di nuove emozioni, l'altra fidanzatissima e che vuole sempre tutto sotto il proprio controllo.
Il viaggio a Barcellona lascerà un segno indelebile nella loro vita e nel loro modo di essere, l'incontro con Juan Antonio sarà rivelatore per entrambe e segnerà il punto di non ritorno, dopo il quale ciascuna di loro saprà esattamente chi è, cosa desidera dalla vita, quali sono le proprie vere priorità.
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Che Woody Allen fosse un maestro nel pennellare e illuminare le pieghe più profonde e nascoste dell'animo umano lo sapevamo già da tempo ma la cosa incredibile è che di volta in volta riesca a sorprenderci e a colpirci, sempre e sempre di più, con il suo eccezionale talento.
Due amiche, due tipi umani diversi: una bionda, l'altra bruna; una volitiva e incostante, l'altra razionale e programmatrice; una passionale e sempre in cerca di nuove emozioni, l'altra fidanzatissima e che vuole sempre tutto sotto il proprio controllo.
Il viaggio a Barcellona lascerà un segno indelebile nella loro vita e nel loro modo di essere, l'incontro con Juan Antonio sarà rivelatore per entrambe e segnerà il punto di non ritorno, dopo il quale ciascuna di loro saprà esattamente chi è, cosa desidera dalla vita, quali sono le proprie vere priorità.
La terra di Spagna le accoglie con la sua carica di calore, bellezza, sensualità, come un'amante irresistibile che, offrendo tutto se stesso, tutto vuole in cambio.
Il viaggio è un rito di iniziazione alla vita e all'amore (che spesso poi sono la stessa cosa), è una bruciante ferita aperta nell'anima che resterà indissolubilmente segnata dalle esperienze vissute così intensamente e totalmente.
Gli Stati Uniti vedranno rientrare due amiche, due tipi umani diversi ma questa volta i ruoli si sono invertiti: la bionda ritrova la strada e comprende la necessità di programmare e razionalizzare, la mora scopre di non essere poi così controllata e di possedere una passionalità che alle volte la condiziona e la travolge.
Woody Allen si spinge ad analizzare le dinamiche dei rapporti amorosi anche non convenzionali, riuscendo ad essere sempre perfetto, mai banale, brillante. La prova di recitazione di tutto il cast è mirabile e i dialoghi...come sempre: intelligenti.
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divas
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lunedì 19 gennaio 2009
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il genio woody e la splendida penelope
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E fu così che Vicky e Cristina arrivarono in una calda estate a Barcellona: due amiche che hanno molte cose in comune ma tante differenze quando si parla d’amore.
Vicky (Rebecca Hall) è ben salda sui suoi principi, sta per sposarsi ed è inesorabilmente convinta delle sue scelte.
Scarlett Johansson, nei panni di Cristina, è invece una ragazza idealista, dedita all’arte e con una particolare vocazione per la trasgressione.
Come reagiranno alla proposta di Juan Antonio (Javier Bardem) di trascorrere un fine settimana di sesso a Oviedo?
Ed ecco che la parodia degli stereotipi viene orchestrata da Woody Allen con ironia e senza banalità. Il regista ci fa vedere, anche con l’aiuto di una voce fuori campo, come tutte le posizioni e le attitudini alla vita possono essere attaccate.
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E fu così che Vicky e Cristina arrivarono in una calda estate a Barcellona: due amiche che hanno molte cose in comune ma tante differenze quando si parla d’amore.
Vicky (Rebecca Hall) è ben salda sui suoi principi, sta per sposarsi ed è inesorabilmente convinta delle sue scelte.
Scarlett Johansson, nei panni di Cristina, è invece una ragazza idealista, dedita all’arte e con una particolare vocazione per la trasgressione.
Come reagiranno alla proposta di Juan Antonio (Javier Bardem) di trascorrere un fine settimana di sesso a Oviedo?
Ed ecco che la parodia degli stereotipi viene orchestrata da Woody Allen con ironia e senza banalità. Il regista ci fa vedere, anche con l’aiuto di una voce fuori campo, come tutte le posizioni e le attitudini alla vita possono essere attaccate. Il “no” stonato, talmente stonato da diventare un “ni” di Vicky, e il “sì” a tutti i costi di Cristina si intrecciano in dialoghi volutamente falsi e banali, che in nessun caso potranno mai convincerci a simpatizzare per una delle due. E Juan Antonio porta la maschera di un damerino, di un bohemien, l’artista dissoluto e seduttore che mai e poi mai, almeno in quei termini, potrebbe conquistare nella vita reale il cuore di più donne.
Ma se pensaste che una volta concluso il Dismissed, il film volga al termine vi sbagliate di grosso.
Nella casa della coppia irrompe Penélope Cruz, alias Maria Elena, ex moglie di Juan…e lo fa con tutta la sua carica e con la sua pistola (carica anche quella!) per creare nuovamente un triangolo. E sarebbe forse il caso di cantarlo “no, il triangolo no, non l’avevo considerato”, perché ci starebbe davvero bene tra le musiche del film, se non fossero già dei tormentoni che ci accompagnano per i novanta minuti.
Woody Allen insomma ci porta a spasso per Barcellona come se fossimo dei turisti, mette in scena vari aspetti della vita (dall’amore alla gelosia, dalla trasgressione alla follia) e insinua il dubbio là dove regna la certezza, la naturalezza là dove sembra che la pazzia dilaghi. E lo fa senza annoiarci ma divertendo, senza pretendere dallo spettatore un giudizio morale. Al contrario, quando il marito di Vicky si erige a giudice, sappiamo tutti quanto sia a sproposito: è un mondo, quello di Allen, dove né il “sì” né il “no” sono delle risposte. L’unica vera risposta aderente alla realtà è l’insoddisfazione che accomuna tutti i personaggi e quel mostro che si chiama desiderio: questo può essere o un bel ricordo o un grande rimorso.
Ed è in mezzo ai rimorsi e ai ricordi tra le vie di Barcellona che lasciamo Penélope Cruz, anello fondamentale di “Vicky Cristina Barcelona”, una commedia che non è proprio commedia, un dramma non proprio drammatico. E c’è chi dice che dovrebbe essere candidata all’Oscar per la sua parte, in attesa di vedere cosa riuscirà a tirare fuori Almodovar in “Abrazos Rotos”. Intanto il grande Woody Allen ha saputo fare ancora una volta del suo meglio, creando un’altra brillante storia, stavolta piena di Spagna.
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maryluu
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mercoledì 1 aprile 2009
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l'amore ai tempi di allen
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Vicky (Rebecca Hall) e Cristina ( Scarlett Johansson) sono due grandi amiche dai caratteri diversi e una concezione dell’amore del tutto opposta. Vicky, dal carattere fermo e razionale, è avvinghiata a una sorta di amore autoimposto verso il fidanzato e Cristina, perennemente insoddisfatta dalla ricerca del proprio io, è disinibita e aperta a nuove esperienze.
L’invito, da parte di lontani parenti di Vicky, a Barcelona determina l’incontro delle ragazze con il fascinoso pittore Juan Antonio, legato ad una tormentata relazione erotico-artistica con la nevrotica ex moglie Maria Elena (Penelope Cruz). Affascinandole con una seduzione sottile e irresistibile e superando le miriadi di differenze tra l’una e l’altra, le spingerà a chiarire il loro rapporto con l’amore e con se stesse.
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Vicky (Rebecca Hall) e Cristina ( Scarlett Johansson) sono due grandi amiche dai caratteri diversi e una concezione dell’amore del tutto opposta. Vicky, dal carattere fermo e razionale, è avvinghiata a una sorta di amore autoimposto verso il fidanzato e Cristina, perennemente insoddisfatta dalla ricerca del proprio io, è disinibita e aperta a nuove esperienze.
L’invito, da parte di lontani parenti di Vicky, a Barcelona determina l’incontro delle ragazze con il fascinoso pittore Juan Antonio, legato ad una tormentata relazione erotico-artistica con la nevrotica ex moglie Maria Elena (Penelope Cruz). Affascinandole con una seduzione sottile e irresistibile e superando le miriadi di differenze tra l’una e l’altra, le spingerà a chiarire il loro rapporto con l’amore e con se stesse.
Woody Allen si cimenta in un progetto per molti aspetti nuovo rispetto alle sue precedenti opere, eppure in gran parte del film non si discosta dalle sue impostazioni tradizionali. La novità più palese è la scelta di Barcelona come sfondo della storia. Javier Aguirresarobe, con la sua magistrale fotografia, riesce a enfatizzarne il lato solare, caldo, latino. Così Allen si discosta dal grigiore tetro e rassicurante di Londra, spesso protagonista dei suoi film, e dalla sempre presente New York.
E’ proprio nel luogo simbolo della passione che il regista cerca di rappresentare le mille sfaccettature dell’amore, che s’incastrano nella vita di ogni essere umano, talora senza senso, prive di razionalità ma talmente cariche di vita e fascino da non poter essere che vissute.
L’amore perciò appare nella sua veste di quotidianità e stabilità, ma anche nella forma di novità,sensualità, talora anche perversione o pazzia, gelosia, rabbia. L’amore raccontato è eterosessuale, omosessuale, a tre. Insomma Allen cerca di portare in 90 minuti di proiezione un riassunto dell’amore, facendo il modo che lo spettatore possa identificarsi con almeno una delle ipotesi rappresentate.
Nonostante la novità tematica, gli artifici artistici di Allen ci sono tutti: dai dialoghi fitti e intensi, alle discussioni sul talento e la genialità, fino alla presenza di riferimenti cinematografici importanti come qualche scena del film “L’ombra del dubbio” di Hitchcock.
Ottima la struttura basilare del film, anche se alla fine si ha la sensazione che tutta la proiezione si dissolva nel nulla e non resti più alcun appiglio cui aggrapparsi. Tutto torna alla normalità in maniera poco profonda.
Ed ecco perciò la tipica leggerezza dei film di Allen.
Il vero protagonista è Javier Bardem, che interpreta il pittore latino in maniera così reale e sensuale da meritare grandi encomi. Penelope Cruz è una vera rivelazione, affascinante, nevrotica, perfetta.
Grandi applausi anche agli altri due grandi nomi del cinema mondiale: Rebecca Hall e Scarlett Johansson, seppur oscurate dal talento dei due colleghi.
Il tutto rende il film fresco, leggero, ironico. Da gustare nell’attesa di un desiderato ritorno di Allen sul grande schermo nelle vesti di attore delle sue originali e particolari storie.
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yris2002
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martedì 10 marzo 2009
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anche allen scivola nel banale
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Woody Allen, con una buona dose di evidente furbizia, sceglie, come solo lui sa fare, soprattuto nelle sue ultime realizzazioni, un cast di prim'ordine, che sicuramente riesce a mettere le pezze ad un film che tuttavia non lascia il segno, incapace com'è di trasmettere un senso che non sia banale.
Ci tenta, affidando ad una voca narrante, a volte fastidiosa, di farci cogliere questo senso, ma l'ombra della banalità vince sulle pur buone intenzioni. Certamente, parlare d'amore in modo nuovo, offrendo delle prospettive diverse, delle chiavi di lettura che facciano riflettere, o emozionare, è impresa difficile, quando sembra che si sia già detto tutto, che la storia dell'uomo sia troppo vecchia per trovare qualcosa di nuovo, eppure da un regista tutto genio e sregolatezza ci si aspettava di più, o quantomeno non ci aspettava che cadesse nella dicotomia trita e ritrita di amore passionale vs amore fedele e sicuro.
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Woody Allen, con una buona dose di evidente furbizia, sceglie, come solo lui sa fare, soprattuto nelle sue ultime realizzazioni, un cast di prim'ordine, che sicuramente riesce a mettere le pezze ad un film che tuttavia non lascia il segno, incapace com'è di trasmettere un senso che non sia banale.
Ci tenta, affidando ad una voca narrante, a volte fastidiosa, di farci cogliere questo senso, ma l'ombra della banalità vince sulle pur buone intenzioni. Certamente, parlare d'amore in modo nuovo, offrendo delle prospettive diverse, delle chiavi di lettura che facciano riflettere, o emozionare, è impresa difficile, quando sembra che si sia già detto tutto, che la storia dell'uomo sia troppo vecchia per trovare qualcosa di nuovo, eppure da un regista tutto genio e sregolatezza ci si aspettava di più, o quantomeno non ci aspettava che cadesse nella dicotomia trita e ritrita di amore passionale vs amore fedele e sicuro...Non si capisce veramente dove si voglia arrivare, che cosa si voglia comunicare. Pare quasi si possa leggere una certa noia dello stesso regista nel raccontare di uomini e donne che non sanno più comunicare nulla di autentico.
Ecco che attori dotati di indiscutibili pregi fisici, nonchè espressivi, uniti ad una ambientazione piena di luce e di calore intervengono a rendere godibile un prodotto che, tuttavia, sul piano emotivo risulta piatto, trascinandosi in modo stanco e prevedibile verso un esito altrettanto scontato, che fino alla fine si spera possa soprenderci, cosa che non avviene.
Ribadisco la bravura di attori e, soprattutto, attrici, affascinanti e accattivanti che danno il loro meglio, ma non riescono a sollevare il film dalla banalità che lo contraddistingue dall'inizio alla fine.
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doctor love
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martedì 21 ottobre 2008
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holliwood, barcelona
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Quando due americane si tuffano in quel cuore caldo dell’Europa che è il Mediterraneo le aspettative sono quelle di un viaggio esotico, di vino, sapori, passione, calore… e tutto ciò che lo stereotipo “latino” prevede. Woody non solo non cerca di evitarlo, ma anzi ci si tuffa consapevolmente e ironicamente creando un piccolo palcoscenico spagnolo dove le sue marionette possono inscenare la sua nuova bella e impeccabile tragicommedia.
Il palato “turistico”, per la gioia di spettatori americani (e amministratori locali, ovviamente forti sostenitori della scelta del regista) viene soddisfatto ampiamente dal prologo e dagli innumerevoli richiami alle bellezze e ai piaceri offerti dalla Spagna. Ma la storia ha tutt’altro interesse che fare da depliant a Barcellona: il vortice di passioni in cui affogano i personaggi non ha tempo e non ha luogo.
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Quando due americane si tuffano in quel cuore caldo dell’Europa che è il Mediterraneo le aspettative sono quelle di un viaggio esotico, di vino, sapori, passione, calore… e tutto ciò che lo stereotipo “latino” prevede. Woody non solo non cerca di evitarlo, ma anzi ci si tuffa consapevolmente e ironicamente creando un piccolo palcoscenico spagnolo dove le sue marionette possono inscenare la sua nuova bella e impeccabile tragicommedia.
Il palato “turistico”, per la gioia di spettatori americani (e amministratori locali, ovviamente forti sostenitori della scelta del regista) viene soddisfatto ampiamente dal prologo e dagli innumerevoli richiami alle bellezze e ai piaceri offerti dalla Spagna. Ma la storia ha tutt’altro interesse che fare da depliant a Barcellona: il vortice di passioni in cui affogano i personaggi non ha tempo e non ha luogo. Gli spunti di partenza non brillano in originalità, ma si sviluppano su binari inediti, almeno ad Allen; i contrasti fra ragione e istinto, sicurezza del matrimonio e avventura della passione si confondono con il dualismo fra equilibrio e follia, fra razionale ottimismo e ostentato nichilismo. In tal senso man mano che la spirale si stringe appare evidente come le due donne (e almeno in parte i due uomini) rappresentino le due facce di una stessa medaglia, i due estremi che finiscono per toccarsi. Il regista non fa mistero di preferire il lato più oscuro, mettendo impietosamente in ridicolo il vuoto e la futilità che pervade il marito e i personaggi a lui affini. Tiene però a evidenziare, non senza riferimenti autobiografici, come l’ottusa gaiezza di Doug e Mark finisca per prevalere e risultare vincente, mentre i tormenti degli artisti sfociano nella rabbia e nella violenza, così come i desideri incompiuti di Judy in rassegnazione e malinconia.
Dal punto di vista estetico il film, come del resto gli ultimi lavori dell’autore, è praticamente perfetto; le ambientazioni suggestive, i colori vivaci, le musiche melodiche sono al tempo stesso un contorno raffinato della narrazione e parte integrante della storia stessa. Ma una grossa mano viene dal protagonista, che riesce a esprimere la virilità e il fascino del personaggio senza cadere nelle trappole della macchietta; altrettanto efficaci Penelope Cruz, a suo agio in una parte difficile ed eccessiva, e da Rebecca Hall, che ha il duro compito di impersonare la perdita del controllo e delle sicurezze iniziali, banalmente definibili come “borghesi”, mentre la Johansson non ha granchè da offrire tranne il suo aspetto, visto che l’interpretazione è monocorde e inespressiva come nelle precedenti performance (ma Woody l’ha ormai adottata…). Da ricordare infine tra i personaggi minori figure come Judy o il padre, ai quali sono affidate alcune tra le frasi e i passaggi più profondi e ricercati tra cui “…dopo tanti anni di civiltà l’umanità non ha ancora imparato ad amare”. Voto 8
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giulia
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mercoledì 1 ottobre 2008
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un genio di nome allen
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Non è ancora sbarcato nelle sale ma è già un successo. Perchè quando è Woody Allen a mettere la firma, ci si assicura puro divertissement. Della sua nuova creatura cinematografica si conoscono trama, cast e location, queste ultime completamente rinnovate causa spostamento della storia in quel di Barcellona, tuttavia rimane fissa la presenza di Scarlett Johansson, a pieno titolo promossa musa del regista. Sul film si è chiaccherato a lungo per il bacio saffico scambiato sul set tra Penelope Cruz e Scarlett Johansson, bacio sul quale la stessa Cruz ha più volte sorvolato, considerandolo giustamente la parte meno importante e forse interessante di un film che, a dispetto delle scene "calde" del trailer, sembra avere dei risvolti molto più gialli che rossi.
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Non è ancora sbarcato nelle sale ma è già un successo. Perchè quando è Woody Allen a mettere la firma, ci si assicura puro divertissement. Della sua nuova creatura cinematografica si conoscono trama, cast e location, queste ultime completamente rinnovate causa spostamento della storia in quel di Barcellona, tuttavia rimane fissa la presenza di Scarlett Johansson, a pieno titolo promossa musa del regista. Sul film si è chiaccherato a lungo per il bacio saffico scambiato sul set tra Penelope Cruz e Scarlett Johansson, bacio sul quale la stessa Cruz ha più volte sorvolato, considerandolo giustamente la parte meno importante e forse interessante di un film che, a dispetto delle scene "calde" del trailer, sembra avere dei risvolti molto più gialli che rossi. Insomma, un racconto alla Woody Allen, con i suoi imprevisti, la sua trama lineare che improvvisamente si curva lasciando spazio ai colpi di scena. In fondo il punto di forza (per altri di debolezza) della regia di Allen, sempre pronto a stupire, seppure inciampi in molte ripetizioni. Ma questo nuovo esordio nella Spagna catalana lascia ben sperare: abbandonare Londra per Barcellona è un bel salto in avanti. Se la fumosa città britannica si presta bene a scena del crimine, quella "caliente" della Spagna potrebbe essere teatro di intrecci amorosi e non. E una bella dose di "calençia" arriva proprio dal cast: Penelope Cruz, la donna latina per antonomasia, forse ancora per poco musa solo di Almodovar (pare che tra lei e Woody siano nati accordi promettenti), Javier Barden, strepitoso espressionista con quella faccia da dannato un pò perverso, Scarlett Johansson la cui chioma bionda non deve ingannare un temperamento tutt'altro che algido. Vi state già appassionando? E' l'effetto Allen.
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giovedì 1 gennaio 2009
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alchimie d'amore
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Accoppiate impossibili. Rincorse amorose. Trasgressioni. Ricerche esistenziali. Trasgressioni indotte ed alimentate dalle atmosfere eroticamente suggestive di una città così fascinosamente onirica come Barcellona. E ricerche esistenziali che non possono portare a nulla, in effetti, se non ad indurre l’amara sensazione dell’incompiutezza del destino. “Vicky Cristina Barcelona” è questo ed altro. Un’opera vivace, spumeggiante, coinvolgente, accattivante, ma irrimediabilmente sconfortante, avvilente, malinconica. Woody Allen (mai stato così pessimista) ritorna alla grande con uno dei film più bollenti della stagione, nel quale dimostra tutta la sua maturità umana e registica. La voce fuori campo, sebbene un po’ troppo invadente e didascalica, è un efficace contraltare tra la natura intima delle gioiose alchimie d’amore dei protagonisti e il distacco ideologico, in cui si pone appunto Allen, atto a descrivere, con un certo tocco di freddezza, l’eterno e irrefrenabile incontro (scontro) uomo-donna.
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Accoppiate impossibili. Rincorse amorose. Trasgressioni. Ricerche esistenziali. Trasgressioni indotte ed alimentate dalle atmosfere eroticamente suggestive di una città così fascinosamente onirica come Barcellona. E ricerche esistenziali che non possono portare a nulla, in effetti, se non ad indurre l’amara sensazione dell’incompiutezza del destino. “Vicky Cristina Barcelona” è questo ed altro. Un’opera vivace, spumeggiante, coinvolgente, accattivante, ma irrimediabilmente sconfortante, avvilente, malinconica. Woody Allen (mai stato così pessimista) ritorna alla grande con uno dei film più bollenti della stagione, nel quale dimostra tutta la sua maturità umana e registica. La voce fuori campo, sebbene un po’ troppo invadente e didascalica, è un efficace contraltare tra la natura intima delle gioiose alchimie d’amore dei protagonisti e il distacco ideologico, in cui si pone appunto Allen, atto a descrivere, con un certo tocco di freddezza, l’eterno e irrefrenabile incontro (scontro) uomo-donna. In questa atmosfera (inizialmente) così gioiosa e frizzante, “Vicky Cristina Barcelona”, purtroppo, si abbandona frequentemente ad un’inutile loquacità dialogica, cadendo a volte in una disturbante ovvietà narrativa.
Scarlett Johansonn e Rebecca Hall (di una bellezza mozzafiato) sono bravine, ma di certo non eguagliano il fascino e il carisma di una quanto mai in profumo di Oscar Penelope Cruz: stupendamente palpitante nelle sue grottesche esternazioni nevrasteniche e commovente nei momenti in cui vengono fuori tutte le fragilità interiori. E poi, l’immagine di lei che schizza animatamente i colori su di una tavola bianca stesa per terra è, certamente, di quelle che rimangono scolpite nei proibiti sogni maschili. Javier Bardem, in un ruolo totalmente agli antipodi di quello dell’assassino de “Non è un paese per vecchi”, da cui si porta dietro lo sguardo un po’ tenebroso, è totalmente a suo agio nei panni di Juan Antonio, pittore dedito al surrealismo artistico e alla continua ricerca di un’avventura amorosa.
In questo andirivieni di ripicche sentimentali, litigi, colpi di pistola, instabilità morali, l’etica di Allen (che non riacquista comunque la freschezza dei film precedenti) si afferma meravigliosamente. Quando si esce dalla sala, resta in bocca, quindi, quell’ amara sensazione propria del suo cinema. Così come resta l’immagine di Vicky e Cristina che, con lo sguardo disilluso, sono pronte a far ritorno alle loro vite precedenti, come se il ricordo di quell’ estate a Barcellona si fosse dissolta insieme ai loro sogni.
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