Vicky Cristina Barcelona |
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Un film di Woody Allen.
Con Scarlett Johansson, Penélope Cruz, Javier Bardem, Rebecca Hall, Patricia Clarkson.
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Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 90 min.
- USA, Spagna 2008.
- Medusa
uscita venerdì 17 ottobre 2008.
MYMONETRO
Vicky Cristina Barcelona
valutazione media:
3,18
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Holliwood, Barcelonadi doctor LoveFeedback: 0 |
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martedì 21 ottobre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando due americane si tuffano in quel cuore caldo dell’Europa che è il Mediterraneo le aspettative sono quelle di un viaggio esotico, di vino, sapori, passione, calore… e tutto ciò che lo stereotipo “latino” prevede. Woody non solo non cerca di evitarlo, ma anzi ci si tuffa consapevolmente e ironicamente creando un piccolo palcoscenico spagnolo dove le sue marionette possono inscenare la sua nuova bella e impeccabile tragicommedia. Il palato “turistico”, per la gioia di spettatori americani (e amministratori locali, ovviamente forti sostenitori della scelta del regista) viene soddisfatto ampiamente dal prologo e dagli innumerevoli richiami alle bellezze e ai piaceri offerti dalla Spagna. Ma la storia ha tutt’altro interesse che fare da depliant a Barcellona: il vortice di passioni in cui affogano i personaggi non ha tempo e non ha luogo. Gli spunti di partenza non brillano in originalità, ma si sviluppano su binari inediti, almeno ad Allen; i contrasti fra ragione e istinto, sicurezza del matrimonio e avventura della passione si confondono con il dualismo fra equilibrio e follia, fra razionale ottimismo e ostentato nichilismo. In tal senso man mano che la spirale si stringe appare evidente come le due donne (e almeno in parte i due uomini) rappresentino le due facce di una stessa medaglia, i due estremi che finiscono per toccarsi. Il regista non fa mistero di preferire il lato più oscuro, mettendo impietosamente in ridicolo il vuoto e la futilità che pervade il marito e i personaggi a lui affini. Tiene però a evidenziare, non senza riferimenti autobiografici, come l’ottusa gaiezza di Doug e Mark finisca per prevalere e risultare vincente, mentre i tormenti degli artisti sfociano nella rabbia e nella violenza, così come i desideri incompiuti di Judy in rassegnazione e malinconia. Dal punto di vista estetico il film, come del resto gli ultimi lavori dell’autore, è praticamente perfetto; le ambientazioni suggestive, i colori vivaci, le musiche melodiche sono al tempo stesso un contorno raffinato della narrazione e parte integrante della storia stessa. Ma una grossa mano viene dal protagonista, che riesce a esprimere la virilità e il fascino del personaggio senza cadere nelle trappole della macchietta; altrettanto efficaci Penelope Cruz, a suo agio in una parte difficile ed eccessiva, e da Rebecca Hall, che ha il duro compito di impersonare la perdita del controllo e delle sicurezze iniziali, banalmente definibili come “borghesi”, mentre la Johansson non ha granchè da offrire tranne il suo aspetto, visto che l’interpretazione è monocorde e inespressiva come nelle precedenti performance (ma Woody l’ha ormai adottata…). Da ricordare infine tra i personaggi minori figure come Judy o il padre, ai quali sono affidate alcune tra le frasi e i passaggi più profondi e ricercati tra cui “…dopo tanti anni di civiltà l’umanità non ha ancora imparato ad amare”. Voto 8
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