Tony Manero

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Un film di Pablo Larraín. Con Alfredo Castro, Paola Lattus, Héctor Morales, Amparo Noguera, Elsa Poblete Drammatico, durata 98 min. - Cile, Brasile 2008. - Ripley's Film uscita venerdì 16 gennaio 2009. MYMONETRO Tony Manero * * * - - valutazione media: 3,26 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
sassolino domenica 1 febbraio 2009
l'impotenza Valutazione 4 stelle su cinque
68%
No
32%

L'ambientazione scarna, l'attore che tanto somiglia a un novello Al Pacino e in linea di massima l'assoluto minimalismo della messinscena ci restituiscono il clima da coprifuoco che serpeggiava in Cile ai tempi di Pinochet. Tony Manero incarna in sé tutta la vitalità, la speranza, il disarmante bisogno di uscire da una situazione di morte apparente in cui sembrano galleggiare inerti i protagonisti. Quello che colpisce in questo film d'autore è soprattutto la forza eversiva della regia, la mancanza di fronzoli nel tratteggiare una società al disarmo, che ha come unica via di fuga la modernità, la speranza di uno sviluppo umano. Fa riflettere anche una certa esibitezza nelle scene di sesso e maggiormente l'impotenza erettile del protagonista, goccia scavante di un'impotenza vitale che lo stato ha travasato sul singolo cittadino. [+]

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capitan blackgallows mercoledì 24 marzo 2010
tony manero: quando la morte balla Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%


 Ambientato nel Cile inchiodato dalla dittatura di Pinochet, il regista Pablo larrain ci racconta la storia di Raùl Peralta un patetico uomo di 52 anni ossessionato dal successo de La febbre del sabato sera e dal personaggio di cui John Travolta nel film veste i panni. Tutti i comprimari che gravitano intorno al protagonista e lo stesso protagonista, colonizzati da un danzante, "libero" americanismo che fa a pugni con la condizione del paese sudamericano, sembrano essere una metafora della decadenza dei regimi totalitari: le strade sporche e vuote e gli ambienti periferici sono, paradossalmente, dei luoghi claustrofobici in cui per tutta la durata della vicenda si respira un aria di solitudine e squallida desolazione. [+]

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paolorol giovedì 17 settembre 2009
sognare aiuta a vivere ma può far morire Valutazione 3 stelle su cinque
67%
No
33%

Il regista descrive in modo crudo e crudele, col distacco di un entomologo, la vita e le aspirazioni di un perdente, immerso in una durissima realtà che non gli permette di esistere se non aggrappandosi strenuamente all'unico progetto che sente per sè salvifico: diventare ricco e soprattutto famoso grazie alla sola cosa che si illude di saper e poter fare. La realtà, quella dell'oppressione della dittatura di Pinochet, gli scivola addosso ma non lo tocca mai profondamente, difeso com'è da uno scudo difensivo che lo rende invincibile. Commette crimini efferati con indifferenza e senza sperimentare nessun senso di colpa, il fine giustifica i mezzi ed il suo fine è troppo importante per permettergli il lusso di porsi scrupoli. [+]

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fueilles giovedì 12 marzo 2009
realtà cruda,non molto lontana da noi Valutazione 0 stelle su cinque
71%
No
29%

La dittatura militare in Cile è solo un tenue(anche se inquietante)sfondo,e tutto ciò che essa porta,la violenza,la negazione della libertà,è solo uno dei tanti elementi che contribuiscono a "cronicizzare" una condizione esistenziale delle più tragiche:la spersonalizzazione.Il protagonista è un morto che cammina,non riesce più a provare pietà,affetti, a fare l'amore e forse nemmeno a masturbarsi,non è con gli altri nè con se stesso,ha un corpo di carne e sangue ma senz'anima o, meglio, con un'anima che non gli appartiene:quella di tony manero,che impazza nei cinema di quegli anni.Il cinismo con cui poi miete vittime per realizzare il suo unico pseudo-sogno,quello di diventare almeno l'ombra dell'eroe della febbre de sabato sera(partecipare ad un concorso televisivo per l'elezione del sosia perfetto),è un cinismo che appartiene anche ad altri protagonisti,frutto di quel terrore,di quel panico seminati dalla dittatura. [+]

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luca scialò lunedì 11 ottobre 2010
evadere dalla realtà a tutti i costi Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
0%

In una Santiago del Cile logorata dalla dittatura di Pinochet, Raul Peralta è un quarantenne che ha una grande passione per il ballo, ma soprattutto, per Tony Manero, personaggio che rese popolare John Travolta. Guarda il film in cui è protagonista "La febbre del sabato sera" praticamente tutti i giorni, imparando a memoria le movenze dell'attore americano ma anche le sue battute. Cerca così di mettere in piedi un corpo di ballo con la sua compagna, la figlia di lei della quale nutre una forte attrazione e un altro giovane ballerino.
La sua più grande ambizione è però vincere la puntata di un programma di imitatori, ovviamente quella dedicata ai sosia del suo mito: Tony Manero. [+]

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dandy lunedì 4 aprile 2011
la febbre del sabato di pinochet. Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
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Larraìn,che sceneggia assieme col protagonista,mette sullo stesso piano la dittatura di Pinochet con gli effetti della follia dei personaggi che ha provocato,nonchè la riflessione sull'influenza negativa della cultura americana(oltre ai concorsi per il sosia di Tony Manero,ci sono anche quelli per il sosia di Chuck Norris!).Il "sogno americano"è un'ennesimo prodotto da esportazione,e il protagonista ne diventa vittima,privo di ideali e morale.Pronto ad approfittarsi della repressione mentre tutti intorno a lui la subiscono(non esita a derubare i militanti massacrati dalla polizia)per ottenere ciò che vuole.Ma senza riuscire a risultare meno patetico o squallido di chi lo circonda. [+]

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gianleo67 mercoledì 26 marzo 2014
il sonno della ragione genera...l'emulazione Valutazione 4 stelle su cinque
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No
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Sordido e male in arnese ballerino di mezza età nella Santiago della dittatura militare degli anni '70, coltiva con lucida e bieca determinazione il sogno di una ribalta televisiva nella emulazione del personaggio che rese famose al cinema l'immagine e le coreografie del Tony Manero di John Travolta. Circondanto da un piccolo gruppo di amici adoranti con cui condivide il palco di una bettola di periferia, finirà per esibirsi in un concorso di sosia piazzandosi mestamente al secondo posto...
Primo di una trilogia sugli anni della dittatura militare di Augusto Pinochet (Post Mortem -2010 e No - I giorni dell'arcobaleno -2012 chiudono idealmente il ciclo) e sicuramente il più riuscito dei tre, Pablo Larrain coglie nel segno con questo dramma asciutto e amaro sulla figura di un personaggio senza etica e senza identità, prototipo ideale di una ignavia civile quale sottoprodotto sociale di un governo autocratico e violento nella sua opera di inesorabile annullamento della coscienza collettiva di un intero popolo (quello cileno) braccato nelle strade e martellato dai modelli televisivi di un irraggiungibile e vacuo sogno americano. [+]

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davidestanzione martedì 7 settembre 2010
larraìn e il mimetico simbolismo "di piombo" Valutazione 4 stelle su cinque
43%
No
57%

Santiago, Cile, fine anni ’70 e un'aleggiante cappa di degrado. Raùl è un uomo di mezz’età che rincorre spasmodicamente, tra il grottesco e il mimetico, l'estetica del suo idolo Tony Manero, il personaggio “cult pop” interpretato da John Travolta ne “La febbre del sabato sera”, film che Raùl va a (ri)vedere in sala di continuo, cogliendone in maniera sempre più dettagliata le magnetiche movenze, mandandone a memoria i dialoghi, alla ricerca dell’anima e dell’essenza di un idolo di cartapesta. Un’icona fruibile per smettere i propri consunti, logori panni di uomo (stra)comune immerso in una realtà ancor più caustica e tragicamente inflazionata, anni luce regressa oltre che, nel trionfo delle doppie ‘s’, oppressa dalla spettralità incombente della dittatura Pinochet, che "inquina", penetra sottopelle, nelle case, nelle strade, nelle anime girovaghe di un paese marginalmente ondivago. [+]

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