Titolo originale | Der Baader Meinhof Komplex |
Anno | 2008 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Germania |
Durata | 149 minuti |
Regia di | Uli Edel |
Attori | Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu, Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Johanna Wokalek Nadja Uhl, Jan Josef Liefers, Stipe Erceg, Hannah Herzsprung, Heino Ferch, Simon Licht, Niels-Bruno Schmidt, Daniel Lommatzsch, Vinzenz Kiefer, Volker Bruch, Tom Schilling. |
Uscita | venerdì 31 ottobre 2008 |
Tag | Da vedere 2008 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
MYmonetro | 3,16 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 luglio 2011
Negli anni Settanta Ulrike Meinhof, giornalista borghese e progressista, si unisce al gruppo armato guidato da Andreas Baader passando alla clandestinità. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 3 candidature agli European Film Awards, In Italia al Box Office La banda Baader Meinhof ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 287 mila euro e 126 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Germania Federale, 1967. Durante una manifestazione pacifica contro la visita di Stato dello Scià di Persia Reza Pahlavi e consorte, la polizia attacca duramente i manifestanti e spara e uccide lo studente Benno Ohnesorg. Ulrike Meinhof, moglie, madre e giornalista militante della sinistra radicale tedesca, scrive articoli di fuoco contro l'intervento americano in Vietnam e in difesa degli studenti liquidati dal governo e dalla stampa come meri teppisti. Dopo l'incendio acceso in un magazzino di Francoforte, Ulrike conosce e intervista in carcere una delle responsabili: Gudrun Ensslin, figlia disinibita di un pastore protestante, madre di un figlio ripudiato e compagna di politica e di cuore di Andreas Baader. Affascinata dalla forza delle loro idee e della loro azione politica, la giornalista aiuta Gudrun a far evadere il suo compagno nella primavera del '70. L'evasione di Baader diventa l'atto di nascita della RAF (Rote Armee Fraktion) e avvia la clandestinità della Meinhof. Elaborato il manifesto programmatico del gruppo armato, la Meinhof segue i compagni nei campi militari palestinesi, dove verranno addestrati alle armi e alla guerriglia urbana. Baader, Meinhof e Gudrun, rientrati in patria, rapinano le banche e compiono attentati dinamitardi e omicidi per abbattere il capitalismo e lo "Stato maiale". Inaugurano in questo modo dieci anni di piombo e sangue che li condurranno dritti all'inferno, condannandoli all'isolationsfolter e al suicidio collettivo nella divisione di massima sicurezza di Stammheim. Dietro di loro resteranno soltanto l'ottusità dogmatica e i troppi caduti incolpevoli.
È incredibile come due film distanti anni luce per concezione di linguaggio e per intenzioni artistiche, come La banda Baader Meinhof di Uli Edel e Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, attraversino lo stesso territorio (la ribellione collettiva delle lotte sociali confluita e seppellita definitivamente dalla lotta armata) legati da innumerevoli interferenze e da sorprendenti contiguità. Concepiti in una libertà di ispirazione completa e disinteressata a dimostrare una tesi, le due opere si muovono dentro il sogno o dentro l'action a partire dai dati di realtà, dalla cronaca e dalle testimonianze di eventi cruciali che hanno generato infinite storie e mitologie. È evidente che combinati i due aspetti finiscano col rimandare e alludere a questioni politiche ancora brucianti, generando nello spettatore rimproveri o encomi secondo le differenti sensibilità chiamate in causa dai film. Innestando immagini documentarie nel fluire di un racconto di finzione, Edel, come Bellocchio, non vuole tanto restituire all'epoca la sua verità in termini di "costume" ad uso della verosimiglianza dell'assunto, quanto creare il contrappunto della Storia con cui finiscono per interagire i personaggi in una sorta di montaggio delle attrazioni fra gli eccidi legittimati dai governi (Vietnam, Cambogia, Palestina) e le esecuzioni dell'uomo politico (o economico), segnalando l'equivalenza fra gli atti criminali statali e quelli dei combattenti della RAF. Chi ha accusato Edel di aver fallito l'obiettivo dichiarato di smontare il mito della RAF o di essersi magari soltanto limitato a questo, non ha intuito l'insistenza su una prospettiva altra, più profondamente umana e lucida. Non ha avvertito il dolore costante che attraversa il film e che pesa sulle spalle dei suoi straordinari interpreti, sulla morte "per fame" di Holger Meins e sull'epilogo, l'omicidio a sangue freddo dell'industriale Hanns Martin Schleyer eseguito dalla "seconda generazione".
In quelle due immagini c'è l'impatto dell'emozione, il dolore per la perdita di una vita, il rimpianto per tutto quello che avrebbe potuto essere e non è stato, per il funerale dell'essere umano lasciato senza consolazione in un bosco o nel corridoio di un penitenziario. La banda Baader Mainhof ci rammenta che se gli anni Sessanta furono quelli del rinnovamento e dei movimenti, gli anni Settanta furono quelli del dolore e del rimpianto. Furono la strana normalità di tre ragazzi chiusi in casa e scesi in strada per godere della libertà come violenza, saltando da una finestra in un vuoto allucinatorio, nell'utopia della distruzione e del suo potere salvifico. Nella velocità dell'action Edel coglie e abita fino in fondo la dimensione sospesa della decennale esperienza terrorista, ostaggio del proprio delirio. Se la notte di Bellocchio riscopriva il (buon)giorno, quella di Edel non sa sognare albe né può offrire fughe immaginarie ai prigionieri di questa tragedia.
LA BANDA BAADER MEINHOF disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
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€6,50 | – |
Il film tenta di coniugare l’analisi storico-politica (non si dimentichi che nasce sulla scia del monumentale libro omonimo uscito poco prima in Germania) colle emozioni del thriller d’autore buone a riempire le sale. Sotto questo secondo aspetto riesce bene, sotto il primo meno. La successione degli attentati e delle sparatorie è al tempo stesso realistica ed emozionante; [...] Vai alla recensione »
"la banda Baader Meinhof" mi ha francamente deluso. E la delusione deriva dal fatto che da un film sul terrorismo ci si deve aspettare un'analisi del fenomeno, qualcosa che ne spieghi le cause certo economiche, politiche, sociali, psicologiche. Qua l'analisi viene fatta ma sembra non spingersi mai a fondo, rimanere sempre su un sottile velo di ambiguità, non riuscire mai a sciogliere il nodo di fondo, [...] Vai alla recensione »
Compito del regista è quello di fare una trasposizione sulla pellicola di un’idea, sia essa espressa in forma verbale che scritta; e, fin qui, direi che non ci sono discussioni. Le discussioni si aprono nel momento in cui si deve valutare la validità (concetto personalissimo) di tale trasposizione; io credo che la cosa più difficile sia quella di trasferire dall’uno all’altro contenitore l’afflato, [...] Vai alla recensione »
Il cinema tedesco affronta il tema del terrorismo anni '70. In questo film lo fa con onestà, chiarezza, lasciando spazio alle (ovvie) dietrologie che in tutto il mondo occidentale (e non) da sempre si stagliano come enormi ombre sui sanguinosi fatti di quegli anni. Questa pellicola si distingue, inoltre, per gli interessanti ritratti psicologici dei protagonisti e pèer la descrizione [...] Vai alla recensione »
Ottimo film storico sulla nascita e la crescita della RAF (Rote Armee Fraktion), comunemente nota come Banda Baader- Meinhoff . «La seconda guerra mondiale era finita solamente vent'anni prima. Molti responsabili della polizia, del sistema educativo e del governo erano gli stessi che avevano ricoperto incarichi durante il nazismo.
Germania, anni ’70. un gruppo di giovani guidati da Andreas Baader, Gutrum Ensslin e dalla giornalista Ulrike Meinhof, con il nome di RAF (Rote Armee Fraktion), lottano per creare una società nuova combattendo una guerra fatta di attentati, rapimenti ed omicidi contro quello che, secondo loro, era il nuovo fascismo. Questo film racconta, anche se con qualche imprecisione storica, i fatti davvero accaduti [...] Vai alla recensione »
Film avvincente, ben girato, con una buona trama e delle ottime interpretazioni. Peccato però che sia troppo lungo e a volte ripetitivo.....a tratti noioso e alquanto scontato!! Complessivamente è un film da vedere.... Peccato......poteva essere un piccolo capolavoro ma non lo è stato...
mi sono addormentata che palle
Bernd Eichinger è un produttore anomalo. Nel suo curriculum figurano sia opere di registi radicali come Hans Jürgen Syberberg (Hitler. Un film dalla Germania) che la trilogia Resident Evil. La Banda Baader Meinhof nasce dalla volontà di Eichinger di confrontarsi con la storia della RAF (Rote Armee Fraktion) muovendosi lungo le coordinate del libro Der Baader Meinhof Komplex di Stefan Aust che ha collaborato [...] Vai alla recensione »
"La Bande à Baader" : version livre d'histoire Dix ans en deux heures et demie, c'est difficile. De la répression brutale, par la police berlinoise, des manifestations contre le chah d'Iran au suicide collectif de dirigeants de la Rote Armee Fraktion (RAF, Fraction armée rouge) dans la prison de Stammheim ; de juin 1967 (Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band, des Beatles) à octobre 1977 (Never Mind [...] Vai alla recensione »
FOR most of the 1970s the Baader-Meinhof Gang, a k a the Red Army Faction, terrorized West Germany, robbing banks, bombing military bases and murdering policemen, all in the name of overthrowing what its members saw as “the fascist state.” “The Baader Meinhof Complex,” a German movie about the gang’s rise and fall, opens on Friday. The subject still haunts many in Germany, and this drama was nominated [...] Vai alla recensione »
Bernd Eichinger ha il gusto enciclopedico e un po' presuntuoso di riscrivere la storia segreta del suo paese e la capacità urticante di andare controcorrente, a destra e sinistra. Mestiere superproduttore, spesso i film se li scrive e poi li fa dirigere ad amici e sodali di sempre: questa volta tocca al bravo Uli Edel, già celebre per Christiane F.- I ragazzi dello zoo di Berlino .
Like the name of the West German radical terrorist organization whose tale it tells, "The Baader Meinhof Complex" is a fascinating hybrid of a film. Even though its purpose couldn't be more serious, its style could hardly be more pulp. Which is probably fitting for a group that started out with high-minded goals and ended up robbing banks and blowing people away.
The Red Army Faction, with its logo of a gun set against a red star, was a left-wing terrorist group founded in Germany in 1970 and referred to by the public—though not by the members themselves—as the Baader Meinhof Gang. The tag was invented by the media, which dwelt on two of the ringleaders, a hothead named Andreas Baader and a former journalist named Ulrike Meinhof, and the label is used again [...] Vai alla recensione »
Quasi 30 anni fa, Uli Edel fece sensazione scrutando tra i ragazzi dello zoo di Berlino: giovanissimi drogati con corpo e speranze in svendita. Storie vere, film verista non coinvolto. Poi diresse Madonna nel suo personale "Basic Instinct" ("Body of Evidence", 1993) e sorvoliamo. Oggi propone altre vere vite bruciate da cui trae ancora un film non coinvolto.
La banda Baader Meinhof di Uli Edel evoca la guerriglia urbana della Rote Armee Fraktion, però dopo parecchi altri film: il migliore sul tema resta Il silenzio dopo lo sparo di Volker Schlöndorff, che mostrava le connessioni con vari servizi segreti, accennata anche da Munich di Spielberg. Salvo la parentesi giordana con il Fronte di liberazione della Palestina di George Habash, Edel invece glissa [...] Vai alla recensione »
“The Baader Meinhof Complex,” a taut, unnerving, forcefully unromantic fictional film about a West German terrorist group whose founders ran bloodily amok in the 1970s, opens with a bright, sparkling image of children playing on a beach. It’s 1967, and two of the children are the twin daughters of Ulrike Meinhof (Martina Gedeck), a respected journalist who one day jumped out of a window while helping [...] Vai alla recensione »