Titolo originale | Gabbla |
Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Algeria, Francia |
Durata | 140 minuti |
Regia di | Tariq Teguia |
Attori | Kader Affak, Ines Rose Djakou, Ahmed Benaïssa, Fethi Ghares, Kouider Medjahed Djalila Kadi-Hanifi. |
MYmonetro | 2,09 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 23 giugno 2016
Un'occasione di lavoro sarà anche un primo faccia a faccia con la crudeltà del fondamentalismo islamico.
CONSIGLIATO NÌ
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Algeria, oggi. Lakhdar riesce a convincere l'amico Malek, topografo, ad accettare l'incarico di verificare la possibilità della collocazione di una linea elettrica nell'ovest del Paese. Lakhdar raggiunge il luogo e diventa subito oggetto di molteplici attenzioni. Degli uomini armati iniziano a interrogarlo. La polizia vuole accertare il suo diritto a compiere rilievi. Gli abitanti del villaggio vicino al caravan in cui soggiorna lo invitano a una festa. Due giorni dopo una donna dell'Africa centrale si nasconde nei pressi della sua abitazione e, rifiutando di rivelare il proprio nome, lo convince a partire con lei.
Lo scopo che ha mosso il regista Tariq Teglia è decisamente degno di interesse. Mostrare cioè come l'Algeria sia uscita dal conflitto che l'ha vista in lotta contro l'integralismo islamico senza essersi accorta che la battaglia (almeno momentaneamente) è stata vinta. Molto meno interessante è la scelta stilistica con cui la narrazione viene condotta. Purtroppo nel cinema non tutti riescono ad accorgersi di come ci sia una cosiddetta 'lentezza' di ritmo del tutto connaturata all'azione che viene mostrata e di come invece spesso ci si trovi di fronte a una deleteria lentezza a vuoto. È quanto accade in Inland, in cui gli esasperanti tempi morti dell'inizio (interrotti ogni tanto di discussioni a tavolino sulla linea da tenere per far sì che il 'popolo' si risvegli e adotti uno stile e una mentalità rivoluzionari) lasciano il passo a un confronto simbolico con il futuro e la fuga. Entrambi rappresentati dalla donna proveniente dall'Africa nera giungono quando ormai lo spettatore è stremato da defatiganti quanto inutili inquadrature (a titolo di esempio citiamo la minuziosa pulizia della porta del camper). È il rischio che si corre quando si hanno produttori che pensano che questo sia lo stile adatto per far sentire ''colti" (ma certo non partecipi) i pochi aspiranti cinefili che in Europa avranno la possibilità di vederlo.
"Inland" le prouve, un grand cinéaste est né, il nous vient d'Algérie Tariq Teguia est la meilleure nouvelle cinématographique que nous envoie l'Algérie depuis des lustres. Après un premier long métrage riche de grosses promesses (Rome plutôt que vous, 2008), odyssée godardienne d'un jeune couple algérien en partance pour nulle part, Inland, sélectionné en compétition à la dernière Mostra de Venise, [...] Vai alla recensione »