raptus
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venerdì 11 gennaio 2008
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non male
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Nel suo complesso non male. un po' lento ma abbastanza coinvolgente.
Mi aspettavo qualcosa di diverso da Cronemberg ma in finale non e' una delusione. Ottima prova di Mortensen.
Alla prossima
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juli
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venerdì 11 gennaio 2008
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crudo ma reale..
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catia p.
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venerdì 11 gennaio 2008
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non mantiene la promessa
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Con amarezza devo dire che, se l’assassino fosse il regista, non avrebbe mantenuto la promessa di farci gustare un bel film, uccidendo tutte le nostre aspettative. Dietro la macchina da presa abbiamo niente poco di meno che l’autore di VIDEODROME, LA MOSCA, INSEPARABILI, A HISTORY OF VIOLENCE… Va bene, David Cronenberg non è per tutti i palati, ma credo che anche i suoi fan più accaniti stavolta resteranno quantomeno perplessi, chiedendosi dove voglia andare a parare con questa Eastern Promises. Sulla carta, i critici ufficiali gli davano 4 stelle: forse era sulla fiducia? O forse avevano visto solo la prima parte del film, quella che davvero sembrava promettere qualcosa: una Londra grigia e fredda dove si annidano i cuori di ghiaccio dei mafiosi russi (poco fotografati al cinema); una lotta intestina per il potere nel clan; un diario segreto che crea un intreccio di destini; una Naomi Watts dallo sguardo sempre intenso a bilanciare un Viggo Mortensen granitico e impassibile; una violenza… “nuda e cruda” (questa sì “alla Cronenberg”) che sfrutta le doti da guerriero indomabile che Viggo ha acquisito dai tempi di Aragorn nel Signore degli Anelli.
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Con amarezza devo dire che, se l’assassino fosse il regista, non avrebbe mantenuto la promessa di farci gustare un bel film, uccidendo tutte le nostre aspettative. Dietro la macchina da presa abbiamo niente poco di meno che l’autore di VIDEODROME, LA MOSCA, INSEPARABILI, A HISTORY OF VIOLENCE… Va bene, David Cronenberg non è per tutti i palati, ma credo che anche i suoi fan più accaniti stavolta resteranno quantomeno perplessi, chiedendosi dove voglia andare a parare con questa Eastern Promises. Sulla carta, i critici ufficiali gli davano 4 stelle: forse era sulla fiducia? O forse avevano visto solo la prima parte del film, quella che davvero sembrava promettere qualcosa: una Londra grigia e fredda dove si annidano i cuori di ghiaccio dei mafiosi russi (poco fotografati al cinema); una lotta intestina per il potere nel clan; un diario segreto che crea un intreccio di destini; una Naomi Watts dallo sguardo sempre intenso a bilanciare un Viggo Mortensen granitico e impassibile; una violenza… “nuda e cruda” (questa sì “alla Cronenberg”) che sfrutta le doti da guerriero indomabile che Viggo ha acquisito dai tempi di Aragorn nel Signore degli Anelli. E fin qui, lo ribadisco, prometteva bene. Ma poi non c’è nulla di nuovo sotto il sole, o meglio, sotto la pioggia di Londra, perché il resto della storia diventa banale e scontato. Quello che intuiamo a metà film, così è e così rimane fino alla fine, senza la minima sorpresa che ci regali un tuffo al cuore, un sussulto, una tensione inaspettata. Ci sono un po’ di colore russo, un bel corpo tatuato, un po’ di sangue proposto in ordine sparso e una scena particolarmente violenta che forse diventerà da manuale. Un po’ pochino perché valga la pena di consigliarvi questo film.
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giocalo
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giovedì 10 gennaio 2008
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recensione brevissima
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Brutto, lento, pesante e con scene inutilmente cruente (si salva solo Viggo Mortensen)
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diomede917
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giovedì 10 gennaio 2008
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dalla russia con terrore
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La morte di una giovane russa avvenuta dopo un parto drammatico apre ad Anna, l'ostetrica che l'ha fatta partorire, le porte di un mondo sommerso che si nasconde all'interno di un ristorante russo. Una mafia russa violenta, cinica e tamarra capitanata da un capo famiglia dagli occhi di ghiccio (il sempre bravo Armin Mueller-Stahl) e mal gestita da un figlio decisamente poco uomo (in tutti sensi). In questo ambiente emerge la figura Viggo Mortensen un autista decisamente tuttofare, che tiene sulle sue muscolose e tatuate spalle il fascino del film.
Infatti la sensazione che si ha è che questo è più un film con Viggo Mortensen che diretto da David Cronenberg, la mano del regista la si vede nelle già famosissime scene del barbiere e della sauna dove la violenza è rappresentata come un grande esercizio di stile.
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La morte di una giovane russa avvenuta dopo un parto drammatico apre ad Anna, l'ostetrica che l'ha fatta partorire, le porte di un mondo sommerso che si nasconde all'interno di un ristorante russo. Una mafia russa violenta, cinica e tamarra capitanata da un capo famiglia dagli occhi di ghiccio (il sempre bravo Armin Mueller-Stahl) e mal gestita da un figlio decisamente poco uomo (in tutti sensi). In questo ambiente emerge la figura Viggo Mortensen un autista decisamente tuttofare, che tiene sulle sue muscolose e tatuate spalle il fascino del film.
Infatti la sensazione che si ha è che questo è più un film con Viggo Mortensen che diretto da David Cronenberg, la mano del regista la si vede nelle già famosissime scene del barbiere e della sauna dove la violenza è rappresentata come un grande esercizio di stile. Nel mezzo l'ho trovato un pò intimidito, forse la tematica o l'ambientazione londinese ha fatto si che Cronenberg svolgesse il suo compito (comunque buono) senza voli pindarici.
Di contro abbiamo un Mortensen in stato di grazia con tutta la sua fisicità che emerge nella scena dell'affiliazione nel Clan e in quella sua faccia malinconica che ci regala nel finale del film.
Il film è decisamente buono (Voto 7) che perde mezzo punto nel machiettistico doppiaggio da nemici di 007.
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molly
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giovedì 10 gennaio 2008
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ho scoperto cronenberg!
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Di Cronenberg avevo visto solo un film, 'La mosca', film degli anni '80, ben fatto ma completamente diverso da questo suo ultimo lavoro. Quindi, da quasi perfetta ignorante del suo stile e della sua tecnica cinematografica, sono rimasta più che sorpresa nell'ammirare questo suo ultimo lavoro. Il film inizia, si snoda e finisce in un'atmosfera noir e ovattata, quasi sospesa in un mondo parallelo seppur reale, introducendo lo spettatore in uno stato psicologico di apparente tranquillita' e di curiosita'contemporaneamente. Ma è proprio quando questo stato d'animo si insinua, che viene subito e senza preavviso sconvolto da qualche particolare, che sia questo una battuta, un'ambientazione originale, una rivelazione, una scena di tensione o di violenza, non importa.
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Di Cronenberg avevo visto solo un film, 'La mosca', film degli anni '80, ben fatto ma completamente diverso da questo suo ultimo lavoro. Quindi, da quasi perfetta ignorante del suo stile e della sua tecnica cinematografica, sono rimasta più che sorpresa nell'ammirare questo suo ultimo lavoro. Il film inizia, si snoda e finisce in un'atmosfera noir e ovattata, quasi sospesa in un mondo parallelo seppur reale, introducendo lo spettatore in uno stato psicologico di apparente tranquillita' e di curiosita'contemporaneamente. Ma è proprio quando questo stato d'animo si insinua, che viene subito e senza preavviso sconvolto da qualche particolare, che sia questo una battuta, un'ambientazione originale, una rivelazione, una scena di tensione o di violenza, non importa.. cio' che più ho amato è stata proprio questa capacita' di sorprenderti, di destarti dallo stato di apparente tranquillita' e di emozionarti quando meno te lo aspetti. Gli attori sono tutti molto bravi, il mondo della mafia russa viene esplorato in maniera classica ma con elementi di innovativita' e non mancano neanche momenti ironici e divertenti. Insomma, l'ho trovato un film originale e completo. Mi sa che iniziero' a farmi una cultura su questo regista.
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alexxxfi
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giovedì 10 gennaio 2008
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cronenberg
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La promessa dell'assassino rappresenta indubbiamente un Cronenberg maturo rispetto al passato.Meno introspettivo,ma non per questo nelle modalità e nelle tematiche affrontate,meno interessante.Sono entrata in sala senza grosse aspettative,dopo aver visto due anni fa A history of violence (buone intenzioni,ma a mio avviso non pienamente riuscito)e ho seguito il film dall'inizio alla fine senza alcun calo d'attenzione.
Il film per me è stato oggettivamente interessante,
forse per chi è addetto ai lavori nello specifico e per
chi non ama Cronenberg può risultare scontato e
piuttosto banale.A mio avviso attraverso atmosfere realistiche e a protagonisti completamente calati nel ruolo,è riuscito a creare un quotidiano riscontrabile e palpabile,complice a sorpresa l'ambiente londinese nella sua normalità.
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La promessa dell'assassino rappresenta indubbiamente un Cronenberg maturo rispetto al passato.Meno introspettivo,ma non per questo nelle modalità e nelle tematiche affrontate,meno interessante.Sono entrata in sala senza grosse aspettative,dopo aver visto due anni fa A history of violence (buone intenzioni,ma a mio avviso non pienamente riuscito)e ho seguito il film dall'inizio alla fine senza alcun calo d'attenzione.
Il film per me è stato oggettivamente interessante,
forse per chi è addetto ai lavori nello specifico e per
chi non ama Cronenberg può risultare scontato e
piuttosto banale.A mio avviso attraverso atmosfere realistiche e a protagonisti completamente calati nel ruolo,è riuscito a creare un quotidiano riscontrabile e palpabile,complice a sorpresa l'ambiente londinese nella sua normalità. Da vedere e da consigliare per chi è interessato soprattutto alle tematiche e alle dinamiche connesse alla criminalità organizzata.Lo sfondo sentimentale lo rende appetibile senza troppi slanci ad un pubblico appassionato di noir non troppo forzato.
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astianatte
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martedì 8 gennaio 2008
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cronenberg e la fine del posthuman
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La promessa dell’assassino.
Con Eastern promises, David Cronenberg sancisce definitivamente la fine di un periodo storico, nonché di un suo particolare percorso estetico: il posthuman. Questo per quanto riguarda l’aspetto puramento visivo dell’opera dell’autore, nonostante qualche residuo splatter, divenuto ormai necessità di mercato.
In Existenz la mutazione organica svanisce, trascinando dietro di sé l’ultimo brandello di carne decomposta, dopodiché si aprono le porte alla ferita psichica di Spider e sgorgano le cascate di sangue di A history of violance.
Dal punto di vista concettuale, invece, rimangono preponderanti le tematiche caratteristiche del regista. Così vediamo nuovamente imporsi la riflessione sullo statuto sociale del corpo, sulle sue diramazioni antropologiche ed espressive.
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La promessa dell’assassino.
Con Eastern promises, David Cronenberg sancisce definitivamente la fine di un periodo storico, nonché di un suo particolare percorso estetico: il posthuman. Questo per quanto riguarda l’aspetto puramento visivo dell’opera dell’autore, nonostante qualche residuo splatter, divenuto ormai necessità di mercato.
In Existenz la mutazione organica svanisce, trascinando dietro di sé l’ultimo brandello di carne decomposta, dopodiché si aprono le porte alla ferita psichica di Spider e sgorgano le cascate di sangue di A history of violance.
Dal punto di vista concettuale, invece, rimangono preponderanti le tematiche caratteristiche del regista. Così vediamo nuovamente imporsi la riflessione sullo statuto sociale del corpo, sulle sue diramazioni antropologiche ed espressive. Ancora una volta quindi la carne; essa è lo sfondo privilegiato su cui trascrivere alfabeti cifrati, ed enigmatici simboli di potere. Il corpo è ora un mezzo, non più un fine, oggetto di scambio, prodotto di consumo, o veicolo per la trascendenza.
Narrativamente impeccabile, la vicenda di una donna, coinvolta accidentalmente in un traffico internazionale di prostituzione, procede parallelamente a quella raccontata in una lettera, da una ragazza schiavizzata, costretta alla vita di strada e lasciata poi morire gravida. Viggo Mortensen è l’autista del figlio di un importante boss mafioso, a lui Cronenberg assegna un ruolo fondamentale. Egli può decidere individualmente di salvare una bambina, di liberare una donna dalle catene della prostituzione o di sottomettersi al potere; è padrone della propria e dell’altrui vita. Catapultato in una dimensione di perenne distacco, cancellato il proprio passato, la propria identità e la propria origine umana (esclusa qualche traccia emotiva), il personaggio interpretato da Mortensen è “al di là del bene e del male”, pura volontà di potenza.
Cronenberg continua quindi ad interessarsi alla trasfigurazione ascetica. Il post-umano si ricostituisce così nell’oltre-umano, di risonanze nietzscheane.
Film complessivamente riuscito, cronologicamente lineare, dai pochi effetti spettacolari e molta sostanza. Un’unica, interminabile e coinvolgente, scena d’azione, sul finale. Stile registico sapiente, consapevole e maturo; cast interessante in cui spiccano il totemico Mortensen ed un volubile Vincent Cassell, uniti, nella storia, da un’ambigua amicizia giocata dall’erotismo implicito di Cassell e dal rapporto di convenienza di Mortensen.
Cronenberg è praticamente avviato al successo, film quasi perfetto, se si esclude qualche scena prevedibile ed un finale che rischia di essere scontato. Comunque complessivamente molti spunti interessanti, tra cui una trama difficile ed importante. Viene da chiedersi se la cosiddetta “maturità stilistica” viene a coincidere con la fruibilità dell’opera. Da vedere al cinema.
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martina badi
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martedì 8 gennaio 2008
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litania violenta
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Il film di Cronenberg è come una litania violenta,con uno spartito ripetitivo ma melodico ed accattivante,dove il finale conta solo per predisporti all'applauso,mentre il suo contenuto è già stato somministrato durante la proiezione e ti ha contagiato le viscere come la vodka definitiva.
Chi attendeva un thriller canonico,con inseguimenti e sparatorie,sarà rimasto deluso,ma era un film d'azione a mezz'asta:diviso tra la vita e la morte del suo enigmatico protagonista,puro ghiaccio bollente...
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catia p.
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martedì 8 gennaio 2008
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non mantiene la promessa
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Con amarezza devo dire che, se l’assassino fosse il regista, non avrebbe mantenuto la promessa di farci gustare un bel film, uccidendo tutte le nostre aspettative.
Dietro la macchina da presa abbiamo niente poco di meno che l’autore di VIDEODROME, LA MOSCA, INSEPARABILI, A HISTORY OF VIOLENCE… Va bene, David Cronenberg non è per tutti i palati, ma credo che anche i suoi fan più accaniti stavolta resteranno quantomeno perplessi, chiedendosi dove voglia andare a parare con questa Eastern Promises.
Sulla carta, i critici ufficiali gli davano 4 stelle: forse era sulla fiducia?
O forse avevano visto solo la prima parte del film, quella che davvero sembrava promettere qualcosa: una Londra grigia e fredda dove si annidano i cuori di ghiaccio dei mafiosi russi (poco fotografati al cinema); una lotta intestina per il potere nel clan; un diario segreto che crea un intreccio di destini; una Naomi Watts dallo sguardo sempre intenso a bilanciare un Viggo Mortensen granitico e impassibile; una violenza… “nuda e cruda” (questa sì “alla Cronenberg”) che sfrutta le doti da guerriero indomabile che Viggo ha acquisito dai tempi di Aragorn nel Signore degli Anelli.
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Con amarezza devo dire che, se l’assassino fosse il regista, non avrebbe mantenuto la promessa di farci gustare un bel film, uccidendo tutte le nostre aspettative.
Dietro la macchina da presa abbiamo niente poco di meno che l’autore di VIDEODROME, LA MOSCA, INSEPARABILI, A HISTORY OF VIOLENCE… Va bene, David Cronenberg non è per tutti i palati, ma credo che anche i suoi fan più accaniti stavolta resteranno quantomeno perplessi, chiedendosi dove voglia andare a parare con questa Eastern Promises.
Sulla carta, i critici ufficiali gli davano 4 stelle: forse era sulla fiducia?
O forse avevano visto solo la prima parte del film, quella che davvero sembrava promettere qualcosa: una Londra grigia e fredda dove si annidano i cuori di ghiaccio dei mafiosi russi (poco fotografati al cinema); una lotta intestina per il potere nel clan; un diario segreto che crea un intreccio di destini; una Naomi Watts dallo sguardo sempre intenso a bilanciare un Viggo Mortensen granitico e impassibile; una violenza… “nuda e cruda” (questa sì “alla Cronenberg”) che sfrutta le doti da guerriero indomabile che Viggo ha acquisito dai tempi di Aragorn nel Signore degli Anelli.
E fin qui, lo ribadisco, prometteva bene.
Ma poi non c’è nulla di nuovo sotto il sole, o meglio, sotto la pioggia di Londra, perché il resto della storia diventa banale e scontato. Quello che intuiamo a metà film, così è e così rimane fino alla fine, senza la minima sorpresa che ci regali un tuffo al cuore, un sussulto, una tensione inaspettata.
Ci sono un po’ di colore russo, un bel corpo tatuato, un po’ di sangue proposto in ordine sparso e una scena particolarmente violenta che forse diventerà da manuale. Un po’ pochino perché valga la pena di consigliarvi questo film.
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[+] tutto vero
(di piera)
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