labib78
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sabato 6 gennaio 2007
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dei e uomini
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Un film riuscito nonostante la complessità e la difficoltà a concentrare in un tempo "cinematografico" la caduta di una delle più grandi e misteriose civiltà mai esistite.
Infatti nonostante la violenza (mai comunque fine a se stessa) sia una costante la storia mantiene un suo senso e una certa suspance per lo spettatore che vuole vedere come finirà.
Il rapporto tra essere umano-natura mondo-terra dei-mortali è tipico di ogni popolo che ha lasciato una memoria del suo passaggio e soprattutto del suo linguaggo: un linguaggio dove le profezie vanno insieme ai presagi, dove traccie e simboli che (nel caso dei Maya) la foresta e il cielo custodiscono cosi bene indicano all'uomo non ancora al centro dell'universo ma ancora parte del tutto la volontà del Dio a cui il mortale deve guardare per capire il proprio destino.
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Un film riuscito nonostante la complessità e la difficoltà a concentrare in un tempo "cinematografico" la caduta di una delle più grandi e misteriose civiltà mai esistite.
Infatti nonostante la violenza (mai comunque fine a se stessa) sia una costante la storia mantiene un suo senso e una certa suspance per lo spettatore che vuole vedere come finirà.
Il rapporto tra essere umano-natura mondo-terra dei-mortali è tipico di ogni popolo che ha lasciato una memoria del suo passaggio e soprattutto del suo linguaggo: un linguaggio dove le profezie vanno insieme ai presagi, dove traccie e simboli che (nel caso dei Maya) la foresta e il cielo custodiscono cosi bene indicano all'uomo non ancora al centro dell'universo ma ancora parte del tutto la volontà del Dio a cui il mortale deve guardare per capire il proprio destino.
Allora il film riesplora l'originario e vero significato della religione ormai oggigiorno diventata evento mondano e banale più una moda che un reale sentire la quale non conserva niente dell'antico pensiero circa il sacro.
Sacro infatti vuol dire "separato" ovvero quel luogo distaccato dalla quotidianità dove gli uomini si incontrano con gli dei e in cui il nostro lato irrazionale, folle o mistico trova uno spazio (giusto o meno che sia)attraverso cui eprimersi.
Non voglio con questo giustificare i sacrifici umani (non comunque presenti in tutte le culture passate) ma solamente ricordare il modo profondo misto di paura e riverenza con cui gli antichi vivevano questo evento.
Oggi il dilagare della violenza sotto forme diverse (sette sataniche incluse) nell'occidente è anche dovuto alla mancanza di quei luoghi sacri di cui la religione (cristiana in particolare) dovrebbe essere custode ma di cui oggi non è nemmeno la lontana parente.
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elisea85
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domenica 7 gennaio 2007
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mel rischia ma convince
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Un film rischioso per il nostro Cuore Impavido Mel. Non è facile attirare pubblico con una pallicola tutta in lingua maya yucateca (con sottotitoli). Eppure nonostante lo scetticismo iniziale il film fa emozionare,soprattutto se ci si rende conto che le brutalità,i riti, i sacrifici umani,il sadismo,la vita aspra e terrosa di quelle civiltà era davvero così se non peggio. Molto realistico e le scene di sangue non sono assolutamente gratuite ma hanno un senso: portare lo spettatore dentro la civiltà antica e farlo riflettere sull'essere umano e sul suo istinto. Molti i riferimenti alla crudeltà umana in una prospettiva fuori dal tempo (i corpi ammassati ricordano molto i campi di concentramento, o se non altro toccano l'immaginario comune),forse proprio per indicare che in tanti secoli l'uomo più di tanto non è cambiato.
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emlux
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domenica 14 gennaio 2007
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bel film, pessimo regista
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È indubbiamente un bel film, la storia è avvincente e soprattutto la tensione che provoca e qualcosa d’incredibile. La storia di Zampa di Giaguaro che prende in mano la sua vita è salva anche quella delle persone che lui ama è mostrata bene in tute le sue sfaccettature. Sullo sfondo l’idea che l’uomo è sempre assettato di potere e che tenta sempre di dominare qualsiasi sia la cultura o l’epoca storica. Ma la cosa che proprio non capisco di questa opera è perché il nostro caro Mel ama così tanto il sangue, la crudeltà e la violenza fine a se stessi. Cosa vuole con il suo insistere, quasi morboso, sui particolari violenti di alcune scene. Non può usare la cinepresa per scaricare a noi le sue turbe psicologiche.
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È indubbiamente un bel film, la storia è avvincente e soprattutto la tensione che provoca e qualcosa d’incredibile. La storia di Zampa di Giaguaro che prende in mano la sua vita è salva anche quella delle persone che lui ama è mostrata bene in tute le sue sfaccettature. Sullo sfondo l’idea che l’uomo è sempre assettato di potere e che tenta sempre di dominare qualsiasi sia la cultura o l’epoca storica. Ma la cosa che proprio non capisco di questa opera è perché il nostro caro Mel ama così tanto il sangue, la crudeltà e la violenza fine a se stessi. Cosa vuole con il suo insistere, quasi morboso, sui particolari violenti di alcune scene. Non può usare la cinepresa per scaricare a noi le sue turbe psicologiche. Il tutto si poteva rendere risparmiando litri di liquido rosso, come ci insegnano i grandi registi del cinema passato ed odierno. Concludo ricordandovi che l’occhio e veramente lo specchio dell’anima.
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fvassu
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martedì 30 gennaio 2007
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eucalypto
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Gradevole storia di un giovane aborigeno australiano in fuga in mezzo alla giungla per tornare dall'amata famiglia, sulla scia di "Rambo" o del "Fuggitivo". Ben riuscito il montaggio che riesce a mantenere un clima di tensione costante facendo incorrere il nostro beniamino in mille disavventure dalle quali riuscirà alla fine ad uscire vincitore. Situazioni un po' scontate, troppo sangue gratuito e cattivoni esageratamente crudeli non lo rendono il miglior film del genere...
ops... ho sbagliato sala? ma non doveva essere un film sui maya? e dove sono? la scena del trailer col re che alza il braccio al sole in mezzo alle piramidi dov'è? e su non so quanti secoli di civiltà, tutto quello che mi viene raccontato è che per ingraziarsi il loro dio strappavano il cuore dei loro nemici? e allora? ah, ma forse si riprende alla fine, forse è un film sulla fine della loro civiltà e sul perchè, ecco, ecco arrivano gli spagnoli!!! Titoli di coda.
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Gradevole storia di un giovane aborigeno australiano in fuga in mezzo alla giungla per tornare dall'amata famiglia, sulla scia di "Rambo" o del "Fuggitivo". Ben riuscito il montaggio che riesce a mantenere un clima di tensione costante facendo incorrere il nostro beniamino in mille disavventure dalle quali riuscirà alla fine ad uscire vincitore. Situazioni un po' scontate, troppo sangue gratuito e cattivoni esageratamente crudeli non lo rendono il miglior film del genere...
ops... ho sbagliato sala? ma non doveva essere un film sui maya? e dove sono? la scena del trailer col re che alza il braccio al sole in mezzo alle piramidi dov'è? e su non so quanti secoli di civiltà, tutto quello che mi viene raccontato è che per ingraziarsi il loro dio strappavano il cuore dei loro nemici? e allora? ah, ma forse si riprende alla fine, forse è un film sulla fine della loro civiltà e sul perchè, ecco, ecco arrivano gli spagnoli!!! Titoli di coda.
Forse ho dato una stellina di troppo.
Bah.
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[+] non sprecarle le stelle
(di francesco)
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queen of hearts
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lunedì 20 giugno 2016
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un film adatto solo ai cristiani
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Parte tutto con una bella ambientazione serena, una musica dolce e pacifica, in un contesto di ragazzi appena diplomati che si preparano ad affrontare le prime lezioni universitarie. Parte tutto, insomma, come un film che sa già a chi riferirsi, ovvero giovani e adolescenti con un sogno nel casseto. Ed è su questo filo che il film si sviluppa, portando avanti l'idea di una realtà idealizzata dove ogni cosa appare irreale, tranne che al ragazzo spettatore immerso nell'atmosfera, che subito si immedesima con l'unico personaggio controcorrente che emerge da un mondo che lo vuole sopprimere rifiutando ogni compromesso e costringendolo ad indirizzare il suo pensiero al conformismo: ecco il suo ruolo, sconfiggere quel nemico impossibile con la sola forza della fede.
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Parte tutto con una bella ambientazione serena, una musica dolce e pacifica, in un contesto di ragazzi appena diplomati che si preparano ad affrontare le prime lezioni universitarie. Parte tutto, insomma, come un film che sa già a chi riferirsi, ovvero giovani e adolescenti con un sogno nel casseto. Ed è su questo filo che il film si sviluppa, portando avanti l'idea di una realtà idealizzata dove ogni cosa appare irreale, tranne che al ragazzo spettatore immerso nell'atmosfera, che subito si immedesima con l'unico personaggio controcorrente che emerge da un mondo che lo vuole sopprimere rifiutando ogni compromesso e costringendolo ad indirizzare il suo pensiero al conformismo: ecco il suo ruolo, sconfiggere quel nemico impossibile con la sola forza della fede. Da qui si capisce già che il film parte con una trama quasi impossibile, ma non irrealizzabile, tant'é che lo hanno fatto, purtroppo ottenendo scarsi risultati. Chi ha visto il film ha semplicemente due motivi per averlo fatto: o è cristiano o ha creduto alla bravura immensa dello staff nel realizzare il film, ma la delusione per questi ultimi arriva presto, se ne vanno soddisfatti a casa solo gli infervorati di Dio. Partendo da una buona idea si finisce col cadere nella stereotipia, modellando battutte, personaggi e avvenimenti secondo schemi già macinati e vomitati ovunque da altri sceneggiatori e altri registi. Il tutto sembra lo sviluppo di una trama scritta da un ragazzo alle prime prese col suo romanzo cristiano, ma di fatto è a loro che tutto ciò è rivolto. Il film non soddisfa le aspettative, lascia molti punti interrogativi (che ti aspettavi?) e la voglia di fare uno zoom sui discorsi lasciati insospesi, sulle scene troppo corte, sulla personalità inesistente dei personaggi, sulle tante storie che vengono intrecciate da un filo sottile che alla fine viene perso, facendo diventare il tutto un collage di situazioni sconnesse, accomunate solo dall'occasione di redenzione divina nella vita di persone atee. Il tutto si conclude riaffermando quel che già è stato detto con l'invito finale di mandare un sms a quanti più contatti si può condividendo la frase portante del film "God's not dead". Di certo non basterranno le povere argomentazioni del protagonista Josh a far cambiare idea ad un convinto spettatore non religioso in sala, tanto da spingerlo a mandare il fatidico messaggio, ma il film rimane comunque un'occasione di divertimento per chi aderisce alle sue ideologie, un momento di incontro e consolidazione di idee e obiettivi già fissi in mente, niente di più.
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francio
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mercoledì 4 febbraio 2009
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bello il film, non condivido la tesi di fondo
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Mi è piaciuto molto il film, ma non entrerà nei miei preferiti per la violenza troppo insistita ("psicologica" prima ancora che fisica!) che non amo, ma che contribuisce certo a creare quell'atmosfera che ti entra nelle ossa e che ti lascia il segno. Inoltre consiglio di vederlo solo se poi ci si può documentare un pochino per non assorbirne pregiudizi storici pericolosi (è un film, non un documentario). Non condivido poi la tesi enunciata chiaramente all'inizio del film secondo cui una grande civiltà viene conquistata solo quando si autodistrugge. La grande civiltà del protagonista e dei villaggi della foresta, si è autodistrutta o è stata distrutta? ...Altra cosa è dire che la conquista è più facile se l'avvesrario è debole, ma questa è un'ovvietà.
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Mi è piaciuto molto il film, ma non entrerà nei miei preferiti per la violenza troppo insistita ("psicologica" prima ancora che fisica!) che non amo, ma che contribuisce certo a creare quell'atmosfera che ti entra nelle ossa e che ti lascia il segno. Inoltre consiglio di vederlo solo se poi ci si può documentare un pochino per non assorbirne pregiudizi storici pericolosi (è un film, non un documentario). Non condivido poi la tesi enunciata chiaramente all'inizio del film secondo cui una grande civiltà viene conquistata solo quando si autodistrugge. La grande civiltà del protagonista e dei villaggi della foresta, si è autodistrutta o è stata distrutta? ...Altra cosa è dire che la conquista è più facile se l'avvesrario è debole, ma questa è un'ovvietà. Fuori dal contesto storico, trovo Apocalypto bello nelle immaggini e coinvolgente nonostante la storia quasi banale (fuga di un uomo dalla violenza dei crudeli nemici che compiono sacrifici umani con la sua gente). Nel contesto storico e sociale di oggi, invece, mi sembra troppo evidente il messaggio finale che vuole i conquistatori cristiani salvatori dei maya "buoni". Mi piacerebbe che facesse il seguito: anche lì ci sarebbero molte occasioni di scene violente. Un ultimo pensiero infine ai poveri maya "di città" che ci guardano dal cielo: io non credo che siate antropologicamente più cattivi di tutti (mai da nessuno di essi traspare un umano senso di pietà!)... credo solo che Mel non ce l'abbia fatto vedere per sua scelta!
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[+] che dimenticanza! rudy youngblood!
(di francio)
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odissea 2001
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lunedì 21 gennaio 2008
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il potere e il male al tempo dei maya
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La vita al tempo dei Maya. Lotta per la sopravvivenza, Zampa di Giaguaro. La giungla è la sua terra, la sua famiglia è bella una felice, ma il paradiso non esiste. Si fa la guerra per il potere
anche al tempo dei Maya e c'è un villaggio, nella foresta, che viene annientato da un popolo di conquistatori. Non sono ancora gli europei: sono Maya, a guardarli hanno lo stesso colore e le stesse fattezze dei loro prigionieri, del popolo dei vinti. Portano odio, paura, violenza, distruzione. Mel Gibson è un pessimista, non crede all'uomo come creatuura eletta e nemmeno al progresso spirituale. Quell'animale che maneggia con maestria il fuoco e le armi non sarà mai un santo anche se adora gli dei, assomiglia più a un diavolo, porta il dolore e la morte.
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La vita al tempo dei Maya. Lotta per la sopravvivenza, Zampa di Giaguaro. La giungla è la sua terra, la sua famiglia è bella una felice, ma il paradiso non esiste. Si fa la guerra per il potere
anche al tempo dei Maya e c'è un villaggio, nella foresta, che viene annientato da un popolo di conquistatori. Non sono ancora gli europei: sono Maya, a guardarli hanno lo stesso colore e le stesse fattezze dei loro prigionieri, del popolo dei vinti. Portano odio, paura, violenza, distruzione. Mel Gibson è un pessimista, non crede all'uomo come creatuura eletta e nemmeno al progresso spirituale. Quell'animale che maneggia con maestria il fuoco e le armi non sarà mai un santo anche se adora gli dei, assomiglia più a un diavolo, porta il dolore e la morte. Esiste per il potere. Il regista sembra voler dire: da allora cosa è cambiato? Lo stile narrativo è quello dell'action movie, il racconto di una lunga fuga per la salvezza,che si arresterà solo di fronte ad una nuova
sconvolgente minaccia. Non cercate la Storia in questo film, non c'è. La narrazione è fin troppo esplicita, poco viene lasciato alla fantasia. Chi inizia a guardarlo, comunque, viene spinto ad arrivare fino in fondo, ma bisogna venire a patti, come al solito, con l'idealizzazione della macchina umana. Può diventare praticamente invincibile, come gli eroi dei fumetti.
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[+] adrenalinico
(di ilenia)
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[+] nn hai capito ... guarda braveheart...prima di ...
(di ricca)
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carlo il cinematografico
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lunedì 12 febbraio 2007
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violento e efferato
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Parlato in Maya con sottotitoli: la decadenza della più evoluta civiltà precolombiana americana prima dell'arrivo dei spagnoli. M.Gibson (nel suo 4° film da regista) ha celebrato questo popolo che presenta oggi diversi lati oscuri, in un film avventuroso e storico, com'era accaduto con "La passione di Cristo" del 2004, il regista usa lingue oscure con sottotitoli moderni, questo lavoro però non è fatto alla perfezione, Gibson, non nuovo alle imprese filmiche sotto il segno del sadomachismo, qua spinge tutto all'estremo e non lascia respirare lo spettatore per oltre due ore, violenza eccessiva spesso ai limiti del gore, numerose scene ridicole e stupide, e cadute di gusto dal ridicolo al repellente.
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Parlato in Maya con sottotitoli: la decadenza della più evoluta civiltà precolombiana americana prima dell'arrivo dei spagnoli. M.Gibson (nel suo 4° film da regista) ha celebrato questo popolo che presenta oggi diversi lati oscuri, in un film avventuroso e storico, com'era accaduto con "La passione di Cristo" del 2004, il regista usa lingue oscure con sottotitoli moderni, questo lavoro però non è fatto alla perfezione, Gibson, non nuovo alle imprese filmiche sotto il segno del sadomachismo, qua spinge tutto all'estremo e non lascia respirare lo spettatore per oltre due ore, violenza eccessiva spesso ai limiti del gore, numerose scene ridicole e stupide, e cadute di gusto dal ridicolo al repellente. Con molti milioni di dollari e una manciata di attori sconosciuti originari del Messico (accanto a alcuni nativi americani) a disposizione, il regista ha girato il film nella penisola messicana dello Yucatan per rendere la cosa più realistica, inoltre ha raccimolato molti riti olocausti macabri appartenenti a periodi diversi della storia con compiacimento maniacale e un forte razzismo para-psicologico a rischio dell'uomo. Nonostante tutti questi lati negativi e insopportabili il film sembra superiore al precedente del regista, lì la violenza era tutta concentrata su Gesù Cristo, quà su sconosciuti, inguistamente maltrattati, nonostante l'atmosfera avvincente, comunque la carta vincente del film è lo straordinario Rudy Youngblood nel ruolo di Zampa di Giaguaro, che tra cuori strappati e ancora battenti delle persone, tra temporali, tra indigeni che lo seguono, tra giaguari, riesce finalmente a riconquistare la libertà, e andando "alla ricerca di un nuovo inizio", la frase finale del film. Uscita ritardata negli USA dal 4 agosto all'8 dicembre 2006 per violenti piogge in Messico che ritardarono le ultime fasi di post-produzione. Altri quattro errori sono comunque imperdonabili: 1) La descrizione dei maya come un popolo sangiunario mentre invece era quasi l'esatto contrario 2) La scena dell'eclissi che spaventa il popolo sarebbe in contrasto con le conoscenze astronomiche ad essa sovrapposte 3) L'uso dello Yucateco moderno che è stato rivelato un anacronismo perchè non è la stessa lingua parlata dai Maya nel periodo storico del film 4) La scena finale con l'arrivo dei conquistadores spagnoli che pongono fine alle barbarie, ha suscitato molte polemiche, è infatti una concezione razzista perchè gli spagnoli si macchiarono di numerose atrocità contro quei popoli indoamericani.
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sergio carrus
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venerdì 5 gennaio 2007
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un "buon selvaggio" politicamente scorretto
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Regista poleticamente scorretto...Gisbson mira a sfatare la lacrimosa storiella del "buon selvaggio" Maya, della grande e pacifica civiltà sterminata dai "cattivi" conquistadores.
Il regista di The Passion ci sembra dire: "Signori miei, quelli che sono stati sempre dipinti come un popolo altamente evoluto, dedito all'astronomia e alla matematica, in realtà erano ormai una civiltà in fase di inesorabile decadenza, dedita semmai a lotte intestine e sacrifici umani.
Non sono stati quindi i conquistadores ( idealmente e presuntamente motivati dalla povera Chiesa Cattolica, ormai eletta, a torto, ricettacolo di tutti i mali)a sterminare i Maya, ma essi stessi sono stati causa del proprio declino.
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Regista poleticamente scorretto...Gisbson mira a sfatare la lacrimosa storiella del "buon selvaggio" Maya, della grande e pacifica civiltà sterminata dai "cattivi" conquistadores.
Il regista di The Passion ci sembra dire: "Signori miei, quelli che sono stati sempre dipinti come un popolo altamente evoluto, dedito all'astronomia e alla matematica, in realtà erano ormai una civiltà in fase di inesorabile decadenza, dedita semmai a lotte intestine e sacrifici umani.
Non sono stati quindi i conquistadores ( idealmente e presuntamente motivati dalla povera Chiesa Cattolica, ormai eletta, a torto, ricettacolo di tutti i mali)a sterminare i Maya, ma essi stessi sono stati causa del proprio declino."
A noi che scriviamo e che ci ribelliamo ad ogni sorta di censura preventiva della pellicola, motivata da futili motivazioni formali, che celano in realtà una presa di posizione ideologica di stampo progressista e forse anticlericale, non resta che citare la frase di incipit del film, presente anche nel trailer:
"Una grande civiltà viene conquistata dall'esterno solo quando si è distrutta dall'interno" W. Durant.
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[+] la verità stà nel mezzo
(di diatrema)
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onofrio marrali
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sabato 6 gennaio 2007
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homo homini lupus
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Gibson ci ha abituati ad assistere, o meglio, ad attendere l'uscita di colossal firmati Mel. E per quanto il regista riesca sempre a perseguire i suoi obiettivi che trovano la loro origine nel tentativo di mettere in evidenza che "l'uomo è lupo all'altro uomo" (Hobbes), bisogna soffermarsi su alcuni semplici, e purtroppo mancati, punti. Infatti, sebbene il film sia veemente e turgido di energia naturalistica e panteistica( cioè vede l'uomo unificarsi al contesto naturale in cui vive), rimane del tutto distante dal contesto civile e sociale che tenta di descrivere( un contesto, quello dei maya, ben preciso con molte caratteristiche dissimili ad altre civiltà indigene). Così come ne "La passione di Cristo" l'opera cinematografica soffre di scarsa analisi della temperie culturale focalizzando l'attenzione solo due aspetti primordiali dell'umanità: la violenza e l'attaccamento ai familiari.
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Gibson ci ha abituati ad assistere, o meglio, ad attendere l'uscita di colossal firmati Mel. E per quanto il regista riesca sempre a perseguire i suoi obiettivi che trovano la loro origine nel tentativo di mettere in evidenza che "l'uomo è lupo all'altro uomo" (Hobbes), bisogna soffermarsi su alcuni semplici, e purtroppo mancati, punti. Infatti, sebbene il film sia veemente e turgido di energia naturalistica e panteistica( cioè vede l'uomo unificarsi al contesto naturale in cui vive), rimane del tutto distante dal contesto civile e sociale che tenta di descrivere( un contesto, quello dei maya, ben preciso con molte caratteristiche dissimili ad altre civiltà indigene). Così come ne "La passione di Cristo" l'opera cinematografica soffre di scarsa analisi della temperie culturale focalizzando l'attenzione solo due aspetti primordiali dell'umanità: la violenza e l'attaccamento ai familiari. é del tutta esclusa dalla scena l'intenzione di far luce su una delle civiltà più affascianti della storia. Le scelte opinabili di Gibson, tuttavia, non fanno altro che alimentare la curiosità mondiale sortendo l'acquisto di biglietti. Va comunque ricordato che, al di là delle scelte discutibili del regista, i costumi, le ambientazioni e l'interpretazione di alcuni personaggi(ammirevole la prova di coraggio di "Zampa di Giaguaro") risultano naturali al punto di giustificare la visione del film costato quaranta milioni di dollari. Una nota di merito va attribuita anche alla colonna sonora (James Horner) che fa da pietra angolare ad una pellicola già di per sè capace di suscitare sensazioni provate dall'uomo di qualsiasi epoca e civiltà.
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