Titolo originale | Bun Hings Shin |
Anno | 2005 |
Genere | Horror |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Kim Yong-gyun |
Attori | Kim Hye-soo, Kim Seong-su, Go Su-hee, Lee Eol . |
Uscita | venerdì 20 gennaio 2006 |
MYmonetro | 2,05 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Al centro dell'ennesimo horror targato Corea del sud ci sono un paio di scarpette rosse, ma molto diverse da quelle della ballerina diretta da Michael Powell nel 1948: stavolta uccidono! In Italia al Box Office The Red Shoes ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 145 mila euro e 44,2 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Sun-jae scopre che il marito la tradisce e decide di trasferirsi con la figlia a Seoul. Un giorno sulla metropolitana Sun-jae vede delle scarpe rosse da cui si sentirà fortemente attratta che purtroppo però le riserveranno un tragico destino...
Altro giro, altro horror orientale. Stavolta, ed è questa la notizia dopo alcuni film davvero brutti che hanno popolato i cinema alla fine della scorsa stagione, siamo di fronte ad una pellicola piuttosto godibile.
Il regista, Kim Yong-Gyun, riesce a mixare in maniera efficace le inquietudini della famosa fiaba di Hans Christian Andersen (cui The Red Shoes s'ispira, anche se molto alla lontana) con la tradizione horrorifica di matrice coreana e confeziona un film teso, tutto sommato avvincente, impeccabile dal punto di vista visivo e ben recitato dalle due protagoniste.
La rappresentazione dei diversi stati d'animo che l'indossare le scarpe provoca nei personaggi, è un bello spunto che, anche se non particolarmente enfatizzato, permette una riflessione su come legami apparentemente indissolubili (come quello tra madre e figlia), rischino di essere messi a repentaglio da un mero oggetto.
Formalmente inappuntabile, The Red Shoes dimostra nuovamente la capacità tecnica di molti registi orientali che, forse, dovrebbero però lavorare di più e meglio sullo script e sui dialoghi.
THE RED SHOES disponibile in DVD o BluRay |
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NELLE OTTIME RIPRESE DI UNO SCONOSCIUTO REGISTA ORIENTALE.. IL FILM VANTA UN BUON GRADO DI TENSIONE E DA UN SEMPLICE OGGETTO INSIGNIFICANTE, CREA UN FILM DI ALTO LIVELLO ADRENALICO CON POCHI EFFETTI SPECIALI.. DELLE SCARPE (FUCSIA PER LA VERITA'), PRENDONO FORMA E VITA PROPRIA PER IL PERSONAGGIO CHE LE INDOSSAVA.. SCENE INQUIETANTI, ECCEZIONALI RIPRESE, SANGUE A FIOTTI CON ALCUNE SCENE SPLATTER BEN [...] Vai alla recensione »
Il film nella sua demenzialita' riesce a farsi vedere con interesse. Molto fastidioso sentire parlare di scarpe rosse che sono tutto un altro colore, i momenti di brivido sono frequenti ed imprevedibili,il ritmo e lo sviluppo degli eventi colpisce per la novita' della rappresentazione cinematografica. Consigliato solo ai super amanti dell'horror,per gli altri da evitare [...] Vai alla recensione »
A parte il prologo, dove si vedono le scarpe rosse incriminate (in realtà sono rosa), l'inizio è la fotocopia di Dark Water. Telegraficamente: giovane madre molla marito fedifrago portandosi dietro bambina di sei anni e affitta appartamento fatiscente. Il seguito è un bagno di sangue, con geyser di emoglobina, all'origine del quale scopriremo una vecchia maledizione.
Nella fiaba di Hans Christian Andersen, il desiderio sfrenato di possedere un paio di scarpette rosse porta una ragazzina alla morte. Nell’indimenticato melodramma cinematografico 1948 di Michael Powell e Emeric Preessburger, Scarpette rosse, una ballerina identifica la sua arte e il suo successo con le scarpette e finisce per danzare fino a morirne.
The Red Shoes è uno dei titoli più prestigiosi della storia del cinema. Lo portava, nel 1948, un film del celebre duo Michael Powell-Emeric Pressburger, e lo si è sempre citato per l’incontro perfetto, e forse mai più raggiunto, fra il cinema e la danza. Alla base aveva una favola danese di Hans-Christian Andersen, però trasfigurata in una fantasia di colori e di suoni vivificata da coreografie splendide. [...] Vai alla recensione »
L’orrore coreano somiglia parecchio all’orrore giapponese. Presenza fissa: una donna infuriata, con i capelli nerissimi, che torna dall’aldilà per riprendersi quel che le han tolto. Era così in The Ring, inteso come saga originale e come remake americano di Gore Verbinski. Si ripete in The Red Shoes, molto liberamente tratto da Scarpette rosse di Andersen (già portato sullo schermo, con più rispetto [...] Vai alla recensione »
Una donna e una bimba in una casa allo sfascio, piena di umido, di pioggia, di fantasmi e di visioni ultrasplatter. Tra gambe mozzate e piogge di sangue. Dopo The Ring e Dark Water, il ritornello del cinema “dall’Oriente con orrore” sembra ripetuto all’infinito (almeno quanto i remake americani che lo riprendono senza pudore), fino alla saturazione, quasi come i colori rossi o rosa shocking di questo [...] Vai alla recensione »
In principio era Andersen, con la sua malefica favola di scarpette rosse che godono di vita autonoma facendo volteggiare sino al parossismo chi le indossa. E non c'è altro modo per uscire d'impaccio che tagliare le gambe all'altezza delle caviglie. Forse Sun-jae, essendo coreana, non conosce la storia. Forse è tratta in inganno dal fatto che le scarpette proprio rosse non sono, sembrano virare verso [...] Vai alla recensione »
Nella Corea metropolitana di oggi, una donna con la mania delle scarpe si separa dal marito dopo averlo scoperto in flagrante adulterio. Di più: l’amante indossa le sue calzature preferite. Si trasferisce con la figlia in un appartamento, per poi scoprire che le sue amate scarpe rosse, trovate per caso in metrò, attirano l’attenzione della sua migliore amica e della bambina, e si portano addosso una [...] Vai alla recensione »
E ci risiamo. Ormai l'horror orientale è diventato come lo spaghetti western di fine anni '60: un leviatano che mangia e ricicla tutti i successi del recente passato. Capita anche allo scostumato sudcoreano Red Shoes di Kim Yong-gyun che prova a confonderci citando una favola del danese Andersen per poi saccheggiare gli originali giapponesi. Una giovane donna divorziata con figlia a carico (come in [...] Vai alla recensione »