francesca
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lunedì 4 dicembre 2006
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che strano film...
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Non sono un'intenditrice di cinema...ma da persona comune come tante che vanno al cinema dico che questo film ti lascia stupita...Uno stupore non positivo..nel senso che ti lascia quasi nauseata!!! Magari è una parola forte ma è così.Il personaggio Geremia in primis.
Di sicuro questo è stato l'intento del regista e proprio per le particolarità delle ambientazioni e personaggi può essere considerato geniale...ma ai fini pratici non mi ha lasciato un gran messaggio. Devi proprio andarlo a cercare..a scovarlo.
Non si distingueva la realtà dal sogno...a tratti sembrava un incubo..
In ogni caso..se fossi stata la rumena del film gli avrei fatto una bella ripulita a quella casa, una disinfestazione.
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Non sono un'intenditrice di cinema...ma da persona comune come tante che vanno al cinema dico che questo film ti lascia stupita...Uno stupore non positivo..nel senso che ti lascia quasi nauseata!!! Magari è una parola forte ma è così.Il personaggio Geremia in primis.
Di sicuro questo è stato l'intento del regista e proprio per le particolarità delle ambientazioni e personaggi può essere considerato geniale...ma ai fini pratici non mi ha lasciato un gran messaggio. Devi proprio andarlo a cercare..a scovarlo.
Non si distingueva la realtà dal sogno...a tratti sembrava un incubo..
In ogni caso..se fossi stata la rumena del film gli avrei fatto una bella ripulita a quella casa, una disinfestazione. Non si poteva proprio vedere...
STUPORE...
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federico
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giovedì 30 novembre 2006
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per adulti..
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Sorrentino è un grande regista, e con questo lo conferma una volta ancora , i dialoghi essenziali e limpidi , i personaggi azzeccattissimi con un Giacomo Rizzo eccezzionale nel ruolo dell'usuraio avido e taccagno.
Il cinema di Sorrentino è un cinema manieristico e surreale, molto particolare, che ti affascina, che sa scavare dentro.
Lo consiglio sopratutto a chi mastica cinema, non è sicuramente un film per tutti
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francesca falchi
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lunedì 27 novembre 2006
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se non sono gigli son pur sempre figli vittime di
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un film che scava nei meandri oscuri dell anima.è inevitabile pensare al concetto della cusa effetto .tu non puoi costruire la tua felicita sulla sofferenza degli altri.ma il film va oltre .cè un momento in cui tutti sono vittime di qualcuno anche il laido geremia che trasuda discusto in ogni fotogramma è la conseguenza di un dannno a sua volta .tutto è cupo e senza soluzione per nessuno .film originale e forte sottolineato dalla magistrale fotografia che con i suoi tagli evidenzia il male di vivere al quale pare nessun o possa sottrarsi. film da vedere
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darko
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sabato 25 novembre 2006
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piaccia o no, l'amico di famiglia non si dimentica
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Film denso di contenuti e stile, a dir poco splendido, che segue il primo vero successo di Sorrentino LE CONSEGUENZE DELL'AMORE. Giacomo Rizzo con questo film va annoverato fra i nomi che sono da considerare veri e propri monumenti nella storia del cinema italiano. Le battute ciniche e incalzanti recitate dell'attore saranno anche scritte dal giovane Sorrentino, ma Rizzo ci mette davvero del suo e le rende di un'altissima levatura filosofica. Dalle labbra di uno dei personaggi più negativi e orridi mai scritti nella storia del cinema italiano sgorgano frasi di una verità accecante e di un pessimismo oggettivo degno della miglior opera d'interesse socioculturale. Il film ha poi più strati: dal quadro neorealista sullo strozzinaggio al racconto romantico sul tema intramontabile della bella e la bestia; al racconto d'evasione e di rèverie, alla citazione surrealeDall'incipit musicale al crescendo grottesco, lirico e drammatico de L'AMICO DI FAMIGLIA si registrano altissimi momenti della cinematografia di Sorrentino, che surclassano il più intimista e à la française LE CONSEGUENZE DELL'AMORE.
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Film denso di contenuti e stile, a dir poco splendido, che segue il primo vero successo di Sorrentino LE CONSEGUENZE DELL'AMORE. Giacomo Rizzo con questo film va annoverato fra i nomi che sono da considerare veri e propri monumenti nella storia del cinema italiano. Le battute ciniche e incalzanti recitate dell'attore saranno anche scritte dal giovane Sorrentino, ma Rizzo ci mette davvero del suo e le rende di un'altissima levatura filosofica. Dalle labbra di uno dei personaggi più negativi e orridi mai scritti nella storia del cinema italiano sgorgano frasi di una verità accecante e di un pessimismo oggettivo degno della miglior opera d'interesse socioculturale. Il film ha poi più strati: dal quadro neorealista sullo strozzinaggio al racconto romantico sul tema intramontabile della bella e la bestia; al racconto d'evasione e di rèverie, alla citazione surrealeDall'incipit musicale al crescendo grottesco, lirico e drammatico de L'AMICO DI FAMIGLIA si registrano altissimi momenti della cinematografia di Sorrentino, che surclassano il più intimista e à la française LE CONSEGUENZE DELL'AMORE. Una colonna sonora perfetta ed estraniante che si distingue e che distilla in modo magistrale le atmosfere cupe e malinconiche del film in modo memorabile. Piaccia o no, questo film non si dimentica. Dieci e lode a Sorrentino e Rizzo. Notevole anche la metamorfosi fisica e linguistica di Fabrizio Bentivoglio nel suo ruolo di cowboy made in Italy e la grazia sofisticata che ha saputo mettere in scena Laura Chiatti, già al suo secondo film impegnato e che speriamo risollevarla dall'abisso che aveva toccato col film a fianco del ballerino Kledi Kadiu, PASSO A DUE.
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myrtus
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sabato 25 novembre 2006
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moscio
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Escludendo l'interpretazione di chi il mestiere lo conosce e cel'ha messa tutta, leggasi Giacomo Rizzo, il resto è sgraziato, asincrono, fuori ritmo, afono e poca storia/e...
...dal finale disperso.
Le immagini della provincia pontina e delle sue architetture razionaliste/metafisiche, ricordano quelle più incisive di Marco Ferreri, sicuramente diverse, ne "La storia di Piera" 1983. Che la trama si sia dispersa nel montaggio?
In sintesi: se un cocomero pesa 15 chili...quanto pesa l'acqua di questo cocomero?
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fulvio
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venerdì 24 novembre 2006
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umanità deprimente
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Pur di realizzare il matrimonio della figlia due genitori decidono di rivolgersi all’usuraio Geremia, un uomo di età avanzata, sintesi spaventosa della bruttura umana. Sfacciato e per nulla saturo dei suoi miseri e desolanti ricatti, crede di poter definitivamente voltare pagina quando s’innamora di Rosalba, la bella e giovane sposa che, accetta, per fini propri, di assecondare le volgari pulsazioni dell’anziano usuraio. Poco incline ad opere indistinte, l’apprezzato regista palesa, in forma apparentemente farsesca, il suo più profondo pessimismo nei riguardi della natura umana, con la incisiva descrizione di un personaggio gretto, laido, spilorcio, squallido, arrogante, presuntuoso, eufemisticamente ripugnante.
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Pur di realizzare il matrimonio della figlia due genitori decidono di rivolgersi all’usuraio Geremia, un uomo di età avanzata, sintesi spaventosa della bruttura umana. Sfacciato e per nulla saturo dei suoi miseri e desolanti ricatti, crede di poter definitivamente voltare pagina quando s’innamora di Rosalba, la bella e giovane sposa che, accetta, per fini propri, di assecondare le volgari pulsazioni dell’anziano usuraio. Poco incline ad opere indistinte, l’apprezzato regista palesa, in forma apparentemente farsesca, il suo più profondo pessimismo nei riguardi della natura umana, con la incisiva descrizione di un personaggio gretto, laido, spilorcio, squallido, arrogante, presuntuoso, eufemisticamente ripugnante. Da un lato assistiamo, inorriditi, alla raccappricciante performance di un uomo perverso, che non reprime il suo animo malvagio ,anzi, nel contempo, dispensa, con generosità, massime di vita accattivanti e giustificative del suo ruolo sociale. Dall’altro siamo tristi spettatori di una gioventù senza valori: tutto e subito. La decadenza di una generazione priva di innocenza, in cui non trovano accoglienza illusioni e dignità genera solo tanta, tanta, ma tanta sgradevole amarezza.
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antonello villani
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venerdì 24 novembre 2006
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brutti, sporchi e cattivi. trent'anni dopo.
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Brutti, sporchi e cattivi. A trent’anni da quel film che vide protagonista un Manfredi mai così sgradevole, il regista di “L’uomo in più” e “Le conseguenze dell’amore” si presenta al Festival di Cannes con un noir ambientato nella pianura pontina. Geremia De’ Geremei è un cravattaro che s’intrufola subdolamente nella vita della gente prestando soldi ad interessi. Un amico di famiglia, come ama definirsi. Al suo terzo lungometraggio Paolo Sorrentino affronta il fenomeno dell’usura lanciando un’altra sfida alla criminalità organizzata; ritratto impietoso e al limite del sopportabile, perchè il cineasta napoletano non si ferma alla classica storia di abusi e piccole miserie quotidiane, ma esplora l’animo corrotto di alcuni personaggi che speculano sulle disgrazie altrui.
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Brutti, sporchi e cattivi. A trent’anni da quel film che vide protagonista un Manfredi mai così sgradevole, il regista di “L’uomo in più” e “Le conseguenze dell’amore” si presenta al Festival di Cannes con un noir ambientato nella pianura pontina. Geremia De’ Geremei è un cravattaro che s’intrufola subdolamente nella vita della gente prestando soldi ad interessi. Un amico di famiglia, come ama definirsi. Al suo terzo lungometraggio Paolo Sorrentino affronta il fenomeno dell’usura lanciando un’altra sfida alla criminalità organizzata; ritratto impietoso e al limite del sopportabile, perchè il cineasta napoletano non si ferma alla classica storia di abusi e piccole miserie quotidiane, ma esplora l’animo corrotto di alcuni personaggi che speculano sulle disgrazie altrui. Così apprendiamo la storia di uno strozzino che vive con la madre paralitica a cui deve prestare assistenza, abbandonato dal padre e cresciuto senza l’affetto di una donna, ossessionato dai soldi e dai dolci che consuma con voracità. Sembra una controfigura questo vecchietto dall’aspetto orripilante che si aggira furtivo tra le vie del paese: vestito di stracci e con una camminata da becchino, l’amico di famiglia piomba nelle case delle vittime per riscuotere il denaro, frequenta prostitute e sogna le pallavoliste che giocano nel campetto di fronte, mangia gianduiotti e divora con gli occhi le ragazze distese al sole. Perché Geremia non ha avuto un’infanzia felice, brama una giovinezza mai vissuta e un amore sempre negato. Eppure tutto fila liscio nella vita di questo miserabile, almeno fino a quando una sposina decide di fargliela pagare dopo essere caduta nelle sue grinfie; lo strozzino resta con tanto di naso mentre il gruppo di complici scappa con il malloppo. Ma in un mondo di dannati non esiste redenzione né riscatto, il male corrompe ogni cosa: le vittime diventano carnefici e la speranza lascia il posto alla disperazione. Giacomo Rizzo, nei panni di un moderno Mazzarò che accumula denaro ed oggetti preziosi, è la quintessenza del male con quell’ossessione dipinta sul viso; Fabrizio Bentivoglio è il socio che vive in una roulotte sognando il Tennessee. Da parte sua Sorrentino si crogiola nel fango e non lascia all’amico di famiglia nemmeno l’illusione di una vita migliore: cattivo come il protagonista del suo film, verrebbe da dire.
Antonello Villani
(Salerno)
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(di angelo umana)
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mario conti
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venerdì 24 novembre 2006
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mangiare cioccolatini fa male (al mondo intero)
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Non è propriamente vero che un usuraio abbia quale suo ultimo pensiero un afflato verso coloro che vessa. Questo è in realtà il suo unico pensiero, il filo rosso di una vita spesa a far denaro (e a non spenderlo) ed a mangiare cioccolatini con autistica voracità. Chi ha detto poi che la bellezza debba necessariamente essere angelica e angelicata? Chi può permettersi di ridere di fronte al beota esaltato ed alla sua Nashville strapesana, là dove il male finisce per entrare e comodamente allignare, come se null'altro al mondo ci fosse: non l'amore, non l'attrazione, non i sogni comprati a caro prezzo da poveri disperati? Il pessimismo di Sorrentino si fa quasi cosmico, senza rinmunciare a defatiganti accenti di comico.
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Non è propriamente vero che un usuraio abbia quale suo ultimo pensiero un afflato verso coloro che vessa. Questo è in realtà il suo unico pensiero, il filo rosso di una vita spesa a far denaro (e a non spenderlo) ed a mangiare cioccolatini con autistica voracità. Chi ha detto poi che la bellezza debba necessariamente essere angelica e angelicata? Chi può permettersi di ridere di fronte al beota esaltato ed alla sua Nashville strapesana, là dove il male finisce per entrare e comodamente allignare, come se null'altro al mondo ci fosse: non l'amore, non l'attrazione, non i sogni comprati a caro prezzo da poveri disperati? Il pessimismo di Sorrentino si fa quasi cosmico, senza rinmunciare a defatiganti accenti di comico. Il problema è che la cattiveria è spesso banale e non di rado si accompagna alla banalità, alle frasi comuni di una vita ordinaria e noiosa. La cattiveria è dentro di noi e in tutte le cose che i nostri poveri occhi riescano ancora a guardare: il messaggio è semplice, ma non scontato. Stupisce, nel giovane regista napoletano, la capacità di reggere il ritmo del film infittendolo di virtuosismi tecnici ed espressivi (l'uso morbido ed avvolgente della macchina da presa, la musica che diventa essa stessa personaggio e non comparsa, i dialoghi che sfiorano un sublime surreale e un pregiatissimo nonsense). Sorrentino può ormai dirsi un mago della sceneggiatura,talmente bravo da rischiare il manierismo e l'accumulo di massime sentenzianti. Certo è che non si trovano, nell'asfittico panoramo del cinema italiano, dialoghi di così dolente brillantezza. Rilevante, inoltre, la capacità di dirigere gli attori e di far loro indossare perfette maschere che diventano una seconda pelle: personaggi sgradevoli i quali, sostenuti dalla forza incalzante della parola, si trasformano in icone da ascoltare, paradigmi della nostra (e del mondo) bassezza. Ne "L'amico di famiglia" il regista ritrova i piacevoli accenti logorroici del suo primo lungometraggio ("L'uomo in più": inestimabile gioiellino grezzo), affiancandoli alla maggiore ricordata padronanza del mezzo. Non si avverte l'assenza dell'alter ego Servillo: nè potrebbe immaginarsi una figura di usuraio più perfetta di quella incarnata da Giacomo Rizzo. L'usuraio è brutto, sporco e cattivo ed i suoi unici sorrisi sono di laida corrività e di speranza d'amore tradita. Una interpretazione magistrale.
Un non fuggevole accento merita la location del film. La livida Sabaudia, soffocante nella sua geometria littoria, e così silenziosamente complice delle inarrivabili meschinità che la abitano, si erge a chiara metafora di luogo dell'anima. Anche il mare sembra sporco e insensato, e la spiaggia, con le sue monetine perdute, rappresenta l'eterno ritorno della avidità, sentimento infinito ed imperituro come una distesa di sabbia e rifiuti.
A Bentivoglio si è già accennato: il suo sembra un ruolo di mero contorno (un po'troppo, considerando l'amore di Sorrentino per i suoi "pupi), un divertito e divertente orpello narrativo. E invece... Laura Chiatti è bella e algida: è l'avvenenza "mostrificata" dall'anima. I personaggi di contorno sono tutti ugualmente necessari, inconsapevoli (ma non troppo) pedine nello scacchiere di una generale devastazione. Abbiamo idea che Sorrentino cominci ad attraversare l'intricato destino di Nanni Moretti: si ama o si detesta. Il nostro sentimento crediamo sia chiaro.
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(di chiara)
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(di bravamararossi@libero.it)
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ronks
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venerdì 24 novembre 2006
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l'essenzialita'
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I PARAGONI LASCIANO SEMPRE IL TEMPO CHE TROVANO, MA AFFERMARE CHE SORRENTINO E' UNO DEI MIGLIORI REGISTI ITALIANI NON E' UN AZZARDO, ANZI, SIGNIFICA RICONOSCERE LA PROFESSIONALITA', FINO A QUESTO MOMENTO INDISCUSSA, DEL REGISTA... AL PARI DEL FILM PRECEDENTE, SI NOTA UNA RICERCA ESISTENZIALE, IN CUI FANNO DA PERNO LE BASI DELLA SOCIETA' OCCIDENTALE ODIERNA, I SOLDI E L'AMORE, IMMERSA IN UNO SPACCATO PARTICOLARE RIASSUNTA IN 110 MINUTI, MA CHE POTREBBERO ESSERE ANCHE 110 ANNI, IL TUTTO ELABORATO IN MANIERA ECCELLENTE, TRA LA COLONNA SONORA, LA FOTOGRAFIA, LA "PROFONDITA'" DELLE INQUADRATURE, LA BRAVURA DEGLI ATTORI E UNA TRAMA CHE NON STANCA... UN FILM ITALIANO PER UN PUBBLICO INTERNAZIONALE!!!
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francesco nardi
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martedì 21 novembre 2006
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l'amico di famiglia
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Uno strozzino non male. Ma come Sabino Capogreco (che Dio lo stramaledica!) non ne ho visti più!
www.francesconardi.it
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