Roberto Nepoti
La Repubblica
Se Il principe d'Egitto era noiosetto e la storia del cavallo Spirit una mezza bufala, il terzo lungometraggio d'animazione (digitale esclusa) prodotto dalla DreamWorks di Spielberg è riuscito bene. Il soggetto, apocrifo di mitologie diverse, sposa le leggende orientali con i miti greci sotto l'ombrello della comune cultura mediterranea; la morale della favola (valore dell'amicizia, nozione di responsabilità...) non suona peregrina; la sintesi d'animazione tradizionale e tridimensionale funziona a dovere.
Accusato di aver messo le mani sul Libro della Pace, Sinbad rischia la vita. Ma il suo amico Proteus, principe di Siracusa, si offre in ostaggio; per impedire che sia giustiziato al posto suo il marinario deve recuperare l'oggetto magico, che in realtà è stato rubato da Eris, dea del caos. S'imbarca con lui l'impetuosa Marina, futura principessa col gusto dell'avventura decisa a fargli rispettare l'impegno d'onore: tra pericoli che convocano un intero cast di creature mitologiche e fantastiche, i loro rapporti saranno più tempestosi delle onde dell'oceano. La cosa migliore di Sinbad è la coppia protagonista.
A un eroe simpatico e impunito, macho scanzonato ma fondamentalmente leale, che prende a prestito il look da Errol Flynn quando faceva il filibustiere per la WB, il cartoon affianca un'eroina moderna e determinata, capace di dargli la replica come nelle classiche commedie hollywoodiane di "guerra dei sessi".
Da Repubblica, 4 gennaio 2003
di Roberto Nepoti, 4 gennaio 2003