Peter Pan

Maria Pia Fusco

Cent’anni fa, quando il 27 dicembre 1904 al Duke of York’s di Londra andò in scena perla prima volta “Peter Pan” di James Barrie, nessuno poteva immaginare che la storia del bambino che non voleva crescere sarebbe entrata nell’eternità del mito, presenza costante nella storia della cultura, con infinite incarnazioni teatrali, e cinematografiche, fino a dare nome ad una sindrome, quella dell’eterno adolescente nel celebre saggio dello psicologo americano Dan Kiley. Lou Reed e Walt Disne, Steven Spie -berg e Michael Jackson sono solo alcuni dei tanti che a Barrie si sono ispirati e, in quest’anno del centenario, tra le numerose celebrazioni previste, ci sono due film: PeterPan di J.P. Hogan che esce oggi in Italia e, atteso per l’autunno, J.M. Barrie’s Neverland di Marc Forster sulla vita dello scrittore scozzese. Protagonista è Johnny Depp, con Dustin Hoffman nel ruolo del suo impresario americano Charles Frohman, altro personaggio leggendario, che, nel 1915, per raggiungere Barrie in Inghilterra, sfidò gli U-Boottedeschi, fu silurato e morì mormorando “Perché temere la morte? è la più grande avventura della vita”. Pitt o meno le stesse parole che Peter ripete più volte ai suoi amici: “Morire sarà un’avventura grandissima”.
Per J.M. Barrie, scozzese, nato nella cittadina di Kirriemuir nel 1860, tutto era cominciato nei giardini di Kensington a Londra, dove si era trasferito per diventare scrittore e, come altri della sua generazione - Thomas Hardy, Rudyard Kipling, H.G. Wells e W.B. Yeats, aveva cominciato come collaboratore del “National Observer”. Aveva già raggiunto il successo come scrittore e commediografo quando, portando a spasso il suo cane san Bernardo nei giardini, incontrò i cinque fratelli Llewelyn Davis,che gli ispirarono la creazione di Peter Pan, e che, quando i ragazzi rimasero orfani, adottò. Prima della commedia, Peter era apparso per la prima volta nel 1902 nel romanzo L’uccellino bianco”. Solo due anni dopo sarebbe andata in scena la commedia e non fu una rappresentazione per bambini ma una serata mondana affollata dagli ammiratori dello scrittore. Fu un successo immediato, anche se per anni Barrie continuò a limare la storia, pubblicata nel 1911 con il titolo “Peter e Wendy”, mentre la commedia fu stampata in Gran Bretagna e negli Usa solo nel 1928.
Le varie versioni, le limature, gli appunti sono stati raccolti dallo scrittore Andrew Birkin, che, nella sua biografia di Barrie, ne svela momenti di vita e aspetti della personalità tutt’altro che lieti e favolistici. Birkin racconta ad esempio che Barrie, un uomo minuto, impotente e malinconico, sposo infelice e senza figli dell’attrice Mary Anseli, si invaghì di George, il maggiore dei fratelli Liewelyn Davis, il vero ispiratore di PeterPan, e chiarisce il rapporto tra la favola e il senso della morte, che aveva invaso lo scrittore l4enne, quando il fratello David annegò pattinando sul lago ghiacciato.
Dei bambini Barrie ammirava l’innocenza, la mancanza di morale, la libertà, la tenerezza e la crudeltà, riviveva con loro la sua infanzia spezzata. Peter Pan era la sua sfida alla morte, che comunque lo avrebbe perseguitato nella sua carriera di scrittore ricco e famoso, amato dai suoi contemporanei (ad eccezione di George Bernard Shaw che vedeva in Peter Pan “unmostro artificiale”. Scomparso nel 1937 a 77 anni, Barrie avevo sofferto la perdita di tanti amici, soprattutto dl due dei “figli”, l’amato George, morto nel 1915 in una trincea della Francia e, sei anni dopo il secondo preferito, Michael, suicidatosi in un lago di Oxford. Pensando al legame tra favola, sogno e morte, non sorprende che, a produrre Peter Pan di Hogan sia stato Mohamed Ai Fayed, e che il film sia dedicato al figlio Dodi, morto con la principessa Diana.
Da La Repubblica, 2 aprile 2004


di Maria Pia Fusco, 2 aprile 2004