great steven
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lunedì 16 settembre 2019
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uma thurman spadaccina indomabile.
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KILL BILL – VOLUME 1 (USA, 2003) di QUENTIN TARANTINO. Interpretato da UMA THURMAN, DAVID CARRADINE, LUCY LIU, DARYL HANNAH, VIVICA A. FOX, MICHAEL MADSEN, MICHAEL PARKS, SONNY CHIBA, CHIARI KURIYAMA
Soggetto (con la Thurman) e sceneggiatura: Tarantino. Black Mamba, assassina affiliata alla cerchia dell’invisibile Bill, viene aggredita a sorpresa il giorno del suo matrimonio in un’imboscata tesa da sedici membri della Deadly Viper Assassination Squad, capeggiata da Bill. Muoiono il marito e (forse) la bambina che porta in grembo, mentre lei, data per morta, in realtà rimane in stato comatoso, per poi risvegliarsi dopo quattro anni. Adesso il suo obiettivo è organizzare una terrificante vendetta verso i suoi aguzzini.
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KILL BILL – VOLUME 1 (USA, 2003) di QUENTIN TARANTINO. Interpretato da UMA THURMAN, DAVID CARRADINE, LUCY LIU, DARYL HANNAH, VIVICA A. FOX, MICHAEL MADSEN, MICHAEL PARKS, SONNY CHIBA, CHIARI KURIYAMA
Soggetto (con la Thurman) e sceneggiatura: Tarantino. Black Mamba, assassina affiliata alla cerchia dell’invisibile Bill, viene aggredita a sorpresa il giorno del suo matrimonio in un’imboscata tesa da sedici membri della Deadly Viper Assassination Squad, capeggiata da Bill. Muoiono il marito e (forse) la bambina che porta in grembo, mentre lei, data per morta, in realtà rimane in stato comatoso, per poi risvegliarsi dopo quattro anni. Adesso il suo obiettivo è organizzare una terrificante vendetta verso i suoi aguzzini. Partita per il Giappone, si fa fabbricare una katana da Mastro Hatto Honzu e affronta in duello prima O-Ren Ishii e Vernita Green. E le ammazza entrambe. Tornato al cinema dopo sei anni di assenza, il regista racconta una storia di vendetta che sorge da un’inaspettata resurrezione. Nonostante l’accumulo apparentemente irrefrenabile di squartamenti, uccisioni, decapitazioni e conseguente fiume di sangue, la morte non esiste in quest’opera influenzata dall’Estremo Oriente (Giappone nel volume 1, Cina nel volume 2), dal suo cinema, dalla pop art. Tarantino dà proprio l’impressione di volersi distaccare dal ferreo realismo che permea Le iene e Pulp Fiction per portare a compimento la sua concezione del cinema come apoteosi e "spremuta" di generi, summa di citazioni e omaggi. In questo calderone caleidoscopico vengono immersi e mescolati anime, kung-fu, cartoon giapponesi, spaghetti-western, teatro d’ombre, action movie formato Hong Kong, Opera di Pechino, teatro kabuki, chambara (film di spada giapponesi), wu xa pian (cappa e spada in mandarino), Ennio Morricone e Bernard Herrmann. Non c’è una vera e propria collisione realizzata di comune accordo fra il reale e l’immaginario, ma piuttosto una fusione armonizzata da un’identificazione: qui la realtà è il cinema. Sardonico e funzionale impiego di un’alternanza tra bianco e nero e colori per imprimere un particolare significato di velocità e ritmo alla vicenda che, come spesso accade nel repertorio di Tarantino, si muove su binari non paralleli, saltando frequentemente dal presente al passato per poi riagguantare la linea temporale. A differenza de Le iene, datato 1992, dove il regista aveva da dirigere un cast tutto al maschile, in questo film egli si ritrova a dirigerne uno quasi completamente al femminile, dove il maschio simboleggia un oscuro, malvagio potere da estirpare. Gli attori sono tutti in stato di grazia e offrono prove splendide, regalando personaggi memorabili che saltano, combattono e fanno acrobazie con l’elasticità di artisti circensi e, nei dialoghi, ostentano una sicurezza al contempo morbosa e diabolica, soprattutto la perfida O-Ren di L. Liu. U. Thurman con la tuta gialla attillata macchiata di sangue e in pugno la katana che le rotea intorno infliggendo ferite a più non posso diventa un’icona che non sarà facilmente dimenticata. Nessun rallentamento nello svolgimento della trama, ma in compenso molte sequenze di violenza durano troppo e indugiano in eccesso sulla prepotenza visiva delle immagini. Due pezzi di bravura da segnalare: il raggiungimento del furgone Pussy-Wagon dopo lo stordimento del conducente e dell’infermiere in ospedale e la scelta della lama con cui allenarsi nella locanda di Hatto Honzu, vecchio fabbricante di acciaio in pensione che, come da sua stessa ammissione, non è mai andato fiero di costruire cose che dovessero sterminare le persone. Collaboratori tecnici di primo piano: Robert Richardson (fotografia); Yohei Taneda, David Wasco (scene); Kumiko Ogawa, Catherine-Marie Thomas (costumi); RZA, Lily Chou Chou, D. A. Young (musiche). La colonna sonora che accompagna sia i titoli di coda che la lunga meditazione in giapponese del maestro Honzu biancovestito è un superbo brano tradizionale rielaborato in inconfondibile stile nipponico fra i migliori che il cinema statunitense abbia mai inserito per musicare una pellicola nei suoi attimi più profondi.
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iloveinter
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giovedì 10 marzo 2011
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film capolavoro
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Quentin Tarantino è tornato, dopo quattro anni di silenzio (direi, coma), e che ritorno! La Sposa (Uma Thurman) si risveglia dopo quattro anni di coma, da quando, il giorno del suo matrimonio è stata ferita a morte. Il suo unico scopo, ora, è vendicarsi. Enorme lavoro questo di Tarantino che richiede la divisione del film in due (o tre?) parti. I suoi fan non ce la facevano più ad aspettarlo e smisurate erano le aspettative di questo film. Ma l'inizio, con la Sposa tumefatta e con una pallottola in testa, tranquillizza tutti. E' lui! Si sentiva la sua mancanza! Bravissimo il regista ad affrontare la storia in un lunghissimo flashback, fatto di "avanti e indietro", una scelta veramente azzeccata.
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Quentin Tarantino è tornato, dopo quattro anni di silenzio (direi, coma), e che ritorno! La Sposa (Uma Thurman) si risveglia dopo quattro anni di coma, da quando, il giorno del suo matrimonio è stata ferita a morte. Il suo unico scopo, ora, è vendicarsi. Enorme lavoro questo di Tarantino che richiede la divisione del film in due (o tre?) parti. I suoi fan non ce la facevano più ad aspettarlo e smisurate erano le aspettative di questo film. Ma l'inizio, con la Sposa tumefatta e con una pallottola in testa, tranquillizza tutti. E' lui! Si sentiva la sua mancanza! Bravissimo il regista ad affrontare la storia in un lunghissimo flashback, fatto di "avanti e indietro", una scelta veramente azzeccata. Un film che mischia azione e arti marziali, drammatico e ironico, film e animazione, il meglio della cultura americana e giapponese. Uma Thurman bravissima nell'interpretare il ruolo dell'eroina vendicatrice. Un film perfetto, più avvincente di Jackie Brown e più "movimentato" de Le Iene. Con Pulp Fiction il paragone si fa molto più duro: forse i dialoghi e la sceneggiatura migliori in Pulp Fiction, mentre in Kill Bill maggiore è l'azione, il sangue, le teste e gli arti tagliati, che prendono il posto ai dialoghi, seppur sempre ironici e adeguati. Insomma, grandissimo film, Tarantino in forma smagliante; aspettiamo con ansia la seconda parte, sperando che sia come, o anche meglio della prima.
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alessandro rega
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martedì 8 ottobre 2013
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superman è superman il suo alter ego è clark kent
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No bimba, in questo momento sono proprio io, all’apice del mio masochismo”
Quarto film di Quentin Tarantino, sicuramente uno dei più divertenti e violenti da lui girati.
In questa pellicola si vede molto chiaramente l’influenza dei film d’exploitation nella carriera del regista americano.
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No bimba, in questo momento sono proprio io, all’apice del mio masochismo”
Quarto film di Quentin Tarantino, sicuramente uno dei più divertenti e violenti da lui girati.
In questa pellicola si vede molto chiaramente l’influenza dei film d’exploitation nella carriera del regista americano.
Vero è che Tarantino è molto amato e gettonato dalla massa ed è vero anche che i suoi film non hanno un genere preciso. Cioè, affronta diversi generi ma è come se ne affrontasse uno solo.
Detto questo, non ditemi che ai fan di film d’arti marziali non sia piaciuto Kill Bill: è un’utopia solo pensarlo.
Come Grindhouse sarà piaciuto agli appassionati di motori, così Kill Bill per i fan delle arti marziali.
Ciò che cerco di dirvi è che Tarantino è tutto men che ripetitivo. I suoi film piacciono perché sono belli…credo che fondamentalmente il concetto, seppur estremamente semplice, sia questo.
Queste recensione non contiene spoiler (forse quella del volume 2 sì, non so, ci devo pensare) e, la faccio soprattutto per darvi un’idea del lungometraggio. In generale ho detto cos’è Kill Bill: un’agghiacciante, divertentissima e sanguinosissima storia di vendetta.
Lo spettacolo fa da padrone a questa pellicole che, comunque, è sublime e molto elegante grazie ai dettagli e ai particolari.
Sono i dettagli a rendere Kill Bill ciò che è: un grande film.
La storia è piuttosto semplice (anche se non banale) ma il modo in cui è sviluppata, signori, è stratosferico ! I personaggi sono caratterizzati perfettamente, scritti in maniera straordinaria…hanno tutti una propria filosofia…di qualsiasi tipo essa sia; non esiste l’ordine cronologico in quanto i pezzi che compongono la storia sono sparsi nei due volumi. Ciononostante, penso che la trama sia piuttosto semplice da capire e non richiede un’attenzione esagerata…il resto dei pensieri si possono concentrare sui dettagli nelle scene che, veramente, sono fantastici. La protagonista è una sposa che vuole vendicarsi uccidendo tutti i membri della squadra di criminali di cui faceva parte. La squadra era capeggiata da Bill (David Carradine) che le ha ammazzato il marito. Bill è stato il fautore della strage avvenuta nella cappella dove si stavano tenendo le prove dello sposalizio.
Tutti morti, invitati compresi, ma la sposa era sopravvissuta.
Così, dopo quattro anni di coma, si sveglia e decide di far fuori uno ad uno tutti i membri della squadra di cui faceva parte.
Interessante è il modo in cui il personaggio di Uma Thurman si sveglia dal coma…praticamente è il morso di una zanzara che la fa svegliare..
I cinque punti forti del film secondo me sono:
1) Lo spettacolo e le scene d’azione
2) la vendetta
3) I personaggi
4) La musica
5) Le uccisioni, le spade, le arti marziali e dettagli vari
Nel primo volume, subito Tarantino ci fa capire che questa è solo una storia di vendetta…è il divertimento viene solo con il modo in cui sono sviluppate le sequenze (basti pensare che c’è un’intera lunga sequenza fatta con lo stile dei manga…è fatta in maniera superba e rende benissimo), non è la trama stessa ad essere il punto forte…anche se ci sembra che è così.
Il film è tecnicamente perfetto e girato in modo straordinario ma soprattutto è il montaggio delle scene ad essere favoloso !
“Quella donna merita la sua vendetta…e noi meritiamo di morire”
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byrne
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mercoledì 6 novembre 2013
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critici coi pop corn.
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Kill Bill è sicuramente infantile, poco digeribile, iperbolico senza essere risolutivo, autocompiaciuto. Non posso non concordare. Ma allora bisogna anche ammettere che si tratta di un film intelligentissimo, arguto, ironico, tecnicamente impeccabile, originale nella scelta di un montaggio "disordinato", incredibilmente divertente, capace di coniugare e sposare tra loro generi diversi viaggiando su chine pericolosissime cui, pure, sfugge indenne. Nel segno di una morale vendicativa di origine Leoniana o comunque western (non a caso il massacro che da' il via a tutto si svolge in Texas), Tarantino fa prendere per mano generi in apparenza inconciliabili per ragioni estetiche, di ritmo e chi più ne ha più ne metta.
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Kill Bill è sicuramente infantile, poco digeribile, iperbolico senza essere risolutivo, autocompiaciuto. Non posso non concordare. Ma allora bisogna anche ammettere che si tratta di un film intelligentissimo, arguto, ironico, tecnicamente impeccabile, originale nella scelta di un montaggio "disordinato", incredibilmente divertente, capace di coniugare e sposare tra loro generi diversi viaggiando su chine pericolosissime cui, pure, sfugge indenne. Nel segno di una morale vendicativa di origine Leoniana o comunque western (non a caso il massacro che da' il via a tutto si svolge in Texas), Tarantino fa prendere per mano generi in apparenza inconciliabili per ragioni estetiche, di ritmo e chi più ne ha più ne metta. Tanto poi i fili li ha ben stretti in mano. Kung fu movies alla Bruce Lee, squadrone della morte (quasi) femminile alla Charlie's Angels (a proposito, da un protagonismo totalmente maschile dei primi due film, dopo una timida rivoluzione sessuale avvenuta in Jackie Brown, qui il ribaltamento è totalmente sul lato femminile), addirittura anime (per chi non conoscesse il termine "cartoni animati giapponesi"). Specie di insieme di chicche per appassionati (il feticismo intorno alla katana, la benda da crocerossina, la pussy wagon, la tuta gialla, gli 88 folli ecc.), Kill Bill colpisce con precisione affondando, come avrebbe detto Graziani, le frecce dell'ironia nel petto di chi credeva che il suo regista fosse finito con gli anni '90.
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filippo catani
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martedì 22 aprile 2014
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sete di vendetta in salsa tarantino
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Una ex killer a pagamento si risveglia dal coma dopo quattro anni. Alla donna infatti era stato quasi fatale un colpo di pistola alla testa sparatole quasi a bruciapelo dal capobanda Bill. La vendetta della donna contro di lui e le ex compagne non si farà attendere.
Cosa si potrebbe dire per descrivere velocemente il film? Un'opera alla Tarantino e per accorgersene basta giusto scorrere i titoli di testa. Quindi si entra nel vivo e non mancano sangue e combattimenti. La Thurman è perfetta nel ruolo della vendicativa protagonista ma in generale è difficile trovare qualcosa che non funzioni in una pellicola che passa sapientemente dalle immagini a colori al bianco e nero fino ad arrivare al fumetto e al cartone animato.
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Una ex killer a pagamento si risveglia dal coma dopo quattro anni. Alla donna infatti era stato quasi fatale un colpo di pistola alla testa sparatole quasi a bruciapelo dal capobanda Bill. La vendetta della donna contro di lui e le ex compagne non si farà attendere.
Cosa si potrebbe dire per descrivere velocemente il film? Un'opera alla Tarantino e per accorgersene basta giusto scorrere i titoli di testa. Quindi si entra nel vivo e non mancano sangue e combattimenti. La Thurman è perfetta nel ruolo della vendicativa protagonista ma in generale è difficile trovare qualcosa che non funzioni in una pellicola che passa sapientemente dalle immagini a colori al bianco e nero fino ad arrivare al fumetto e al cartone animato. Come se non bastasse ad arricchire il tutto ci pensa una meravigliosa colonna sonora capace di spaziare su più generi e decadi soprattutto. Le scene in costume e quelle di combattimento in salsa giapponese sono letteralmente sbalorditive e il film procede secondo una rigorosa suddivisione in capitoli. Qual'è il nome della nostra vendicatrice? Perchè c'è stato il massacro della sposa? A questi quesiti risponderà il secondo capitolo della saga. Ormai da tempo si vocifera sul terzo capitolo la cui protagonista dovrebbe essere la giovane bimba che osserva impotente l'assassinio della madre ad opera della Thurman; aspettiamo fiduciosi gli sviluppi.
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mr.pink321
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venerdì 3 luglio 2015
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alto e basso
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Quentin Tarantino ha sempre guardato in basso per arrivare in alto. Il suo cinema si mantiene lontano dal cinema impegnato, dai grandi capolavori pregni di tematiche profonde e riflessioni esistenziali, che pure apprezza. Il suo campo di lavoro è un cinema comunque d’intrattenimento declinato in ogni sua forma, anche se sublimato a ricerca di perfezione formale e stilistica e arricchito di una cura una devozione insolite per quel genere, un cinema dove il mondo reale e quello filmico si uniscono, gli archetipi narrativi si fondono ai personaggi reali e la violenza è sospesa fra il modo fumettistico della spettacolarizzazione (quindi gestita come soggetto estetico), e il modo realistico, che, a differenza del precedente, è disturbante per lo spettatore (per esempio nella scena di tortura di Reservoir dogs).
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Quentin Tarantino ha sempre guardato in basso per arrivare in alto. Il suo cinema si mantiene lontano dal cinema impegnato, dai grandi capolavori pregni di tematiche profonde e riflessioni esistenziali, che pure apprezza. Il suo campo di lavoro è un cinema comunque d’intrattenimento declinato in ogni sua forma, anche se sublimato a ricerca di perfezione formale e stilistica e arricchito di una cura una devozione insolite per quel genere, un cinema dove il mondo reale e quello filmico si uniscono, gli archetipi narrativi si fondono ai personaggi reali e la violenza è sospesa fra il modo fumettistico della spettacolarizzazione (quindi gestita come soggetto estetico), e il modo realistico, che, a differenza del precedente, è disturbante per lo spettatore (per esempio nella scena di tortura di Reservoir dogs). Questo in linea generale, in Kill Bill, almeno per quanto riguarda la violenza, è la dimensione fumettistica ad avere il sopravvento.
Se in Pulp Fiction il regista del Tenessee aveva fatto l’occhiolino ai B-movies e alle riviste “pulp” degli anni 70, oltre ai film di gangster, ricostruendo quell’immaginario, Kill Bill si rivolge alla tradizione del cinema kung fu, contaminato ovviamente da altri generi e sottogeneri in perfetto stile tarantiniano. L’impatto visivo ed emotivo che ne risulta è davvero impressionante. Visivo, perché la cura del dettaglio e la rifinitura formale sono di altissimo livello. A questo proposito diversi “trucchi” di regia trovano spazio per innestarsi su di una trama essenziale. La narrazione non lineare, la cura nella costruzione delle scene, l’utilizzo di linguaggi diversi (il cartone nipponico), la resa delle scene d’azione, gli effetti visivi (bianco e nero, uno spettro verde piuttosto che rosso), musica eccezionale e dialoghi incalzanti mantengono serrato il ritmo di una narrazione che correva il rischio di diventare scontata. (auto)ironicamente sopra le righe, esagerata e a tratti grottesca, la pellicola si mantiene incredibilmente efficace nel coinvolgere e stuzzicare lo spettatore. Ma questo coinvolgimento non si limita a divertire, incuriosire coi giochi di prestigio registici, è anche di natura emotiva. A questo punto mi rendo conto di entrare in un campo soggettivo, alla luce del quale le mie affermazioni avrebbero una valenza relativa, tuttavia credo che nessuno sia potuto rimanere impassibile alla carica drammatica di alcune scene, prima fra tutte la sequenza animata.
Per concludere cito lo stesso Tarantino che, parlando del suo imminente “The Hateful Eight” diceva pressappoco così (mi perdonerete se le parole non sono esatte) “è un progetto poco ambizioso realizzato ambiziosamente”. Credo che questo concetto si adatti benissimo anche a Kill Bill, e in generale alla filmografia tarantiniana, con l’esclusione forse delle due opere storiche, che reinterpretano le solite caratteristiche del suo cinema ma in contesti che prevedono la gestione di tematiche più difficili.
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dario
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lunedì 27 ottobre 2003
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uma i love you
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Il punto di forza del film è sicuramente Uma Thurman, mai così brava e bella. È lei con la sua furia distruttrice, ma anche con i suoi momenti di commozione a conquistare i favori del pubblico. Anche quando duella con la sua spada non si trasforma, come si potrebbe immaginare, in una indistruttibile macchina di morte inespressiva. Al contrario, a volte sbaglia, ha il fiatone, cade, è un essere umano, non un guerriero di Matrix.
Detto questo, la storia in sè manca un po di contenuti, la forma è stupefacente ed il film si guarda volentieri (per chi ha lo stomaco forte, attenzione alle inondazioni di sangue). Però a parte la Thurman e Vivica A. Fox gli altri personaggi sembrano delle macchiette, compreso il maestro di spade.
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Il punto di forza del film è sicuramente Uma Thurman, mai così brava e bella. È lei con la sua furia distruttrice, ma anche con i suoi momenti di commozione a conquistare i favori del pubblico. Anche quando duella con la sua spada non si trasforma, come si potrebbe immaginare, in una indistruttibile macchina di morte inespressiva. Al contrario, a volte sbaglia, ha il fiatone, cade, è un essere umano, non un guerriero di Matrix.
Detto questo, la storia in sè manca un po di contenuti, la forma è stupefacente ed il film si guarda volentieri (per chi ha lo stomaco forte, attenzione alle inondazioni di sangue). Però a parte la Thurman e Vivica A. Fox gli altri personaggi sembrano delle macchiette, compreso il maestro di spade.
Sospendo il giudizio in attesa del secondo capitolo
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siper
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venerdì 12 agosto 2011
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4 anni di assenza giustificata
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Il 2003 segna, dopo 4 anni di riflessione, il ritorno in sala del maestro Quentin Tarantino. I ritorni, si sa, difficilmente sono felici, ma il caso “tarantiniano”, evidentemente, è l’eccezione che conferma la regola. Avvalendosi di un cast sottotono rispetto a quelli stellari di “Pulp Fiction” e “Jackie Brown”, Tarantino riesce finalmente a costruire una trama che abbia un indiscusso protagonista. L’onore e l’onere ricadono sulle esili spalle di Uma Thurman, esili ma non fragili perché la bionda attrice statunitense, strizzata per l’occasione in tuta gialla da motociclista, risponde alla grande alle aspettative interpretando al meglio il ruolo della bella eroina in cerca di vendetta.
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Il 2003 segna, dopo 4 anni di riflessione, il ritorno in sala del maestro Quentin Tarantino. I ritorni, si sa, difficilmente sono felici, ma il caso “tarantiniano”, evidentemente, è l’eccezione che conferma la regola. Avvalendosi di un cast sottotono rispetto a quelli stellari di “Pulp Fiction” e “Jackie Brown”, Tarantino riesce finalmente a costruire una trama che abbia un indiscusso protagonista. L’onore e l’onere ricadono sulle esili spalle di Uma Thurman, esili ma non fragili perché la bionda attrice statunitense, strizzata per l’occasione in tuta gialla da motociclista, risponde alla grande alle aspettative interpretando al meglio il ruolo della bella eroina in cerca di vendetta. E’ appunto il tema della vendetta il fil rouge del quarto film di Tarantino, questo è infatti la storia di una macabra strage avvenuta durante il matrimonio della protagonista che è l’unica a salvarsi e a risvegliarsi dopo 4 anni (chiara la connessione con il letargo di Quentin) con l’unico scopo di vendicare la morte della sua famiglia e ,soprattutto, della figlia che portava in grembo al momento di convolare a nozze. La vendetta prevede l’uccisione di 5 persone elencate in una lista che il regista statunitense presenta a modo suo nei titoli di testa . Tale lista è probabilmente troppo lunga per essere portata a termine all’interno di un solo film ( o volume come direbbe Tarantino) , pertanto viene divisa in 2 “volumi” di cui Kill Bill vol.1 è chiaramente il primo. La struttura del film è inizialmente poco chiara a causa del continuo alternarsi di flashback e flashforward , salvo poi delinearsi in modo tutto sommato comprensibile. Lo stile è quello classico del regista portato forse ai massimi livelli in quanto a “splatter”, sangue (ce n’è a gogò) e sorprese (si noti l’ultima scena) viene un po’ a mancare una delle caratteristiche principali dei primi film di Tarantino ossia una cruda ironia a fare pendant con la crudezza delle scene, in Kill Bill vol.1 è presente soprattutto la seconda. Nel complesso il film è appassionante, e fila via abbastanza velocemente, salvo in alcune parti come l’infinito duello tra la Thurman e la prima della lista Lucy Liu, ottima la regia e coinvolgenti le inquadrature basti pensare alla scelta a metà film di far schizzare del sangue nipponico sulla telecamera che da allo spettatore la sensazione di trovarselo in faccia (altro che 3D!). Il ritorno di Tarantino è, dunque, un vero e proprio successo paragonabile addirittura al pezzo da novanta della filmografia del regista Pulp Fiction.
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moviesteve
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giovedì 18 luglio 2013
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la vendetta è un piatto che va servito freddo
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Quentin, dopo sei lunghi anni, ritorna alla regia con unfilm tutt'altro che banale.
"La Sposa" (così chiamata nel primo film) è una donna tradita dalla sua ex banda di killer con cui lavorava e, sull'altare, vengono barbaramente uccisi il marito, gli amici e persino il reverendo. Lei si salva miracolosamente dopo un colpo di pistola alla testa e rimane in coma per ben quattro anni. Una volta risvegliata, appresa la condizione in cui si trova (l'unica sopravvissuta, nemmeno il bebè che portava in grembo si è salvato), si pone solo uno scopo: uccidere i suoi traditori. La vendetta, seppur piena di difficoltà, sarà terribile.
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Quentin, dopo sei lunghi anni, ritorna alla regia con unfilm tutt'altro che banale.
"La Sposa" (così chiamata nel primo film) è una donna tradita dalla sua ex banda di killer con cui lavorava e, sull'altare, vengono barbaramente uccisi il marito, gli amici e persino il reverendo. Lei si salva miracolosamente dopo un colpo di pistola alla testa e rimane in coma per ben quattro anni. Una volta risvegliata, appresa la condizione in cui si trova (l'unica sopravvissuta, nemmeno il bebè che portava in grembo si è salvato), si pone solo uno scopo: uccidere i suoi traditori. La vendetta, seppur piena di difficoltà, sarà terribile...
Come giudicare questo film? Sicuramente è un piccolo capolavoro action, dato sia per la bravura degli attori (oltre ad una realistica Uma Thurman, ricordiamo tra gli altri Lucy Liu), sia per la perfetta regia, sceneggiatura ed una buona fotografia. Gli effetti speciali non mancano, dove spruzzi di sangue e occhi cavati sono all'ordine del giorno (a mio parere anche in quantità eccessiva); ottimo è anche l'uso del bianco e nero nelle scene più cruenti del film. Che dire invece della colonna sonora: "Don't let me be misunderstood" dei Santa Esmeralda è molto azzeccata, così come l'intera colonna sonora, usata nelle parti giuste nei momenti giusti. Molto più che ottimo film.
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robista
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giovedì 30 ottobre 2003
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perplesso
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La tanto decantata tecnica del FlashBack era stata mirabilmente portata a compimento in Pulp Fiction, il tema della violenza talmente esasperata da risultare cartonesca e comica anche. I grandi primi piani del protagonista e dei duellanti sono già stati proposti ormai da decenni da Sergio Leone. Mi è sembrato un omaggio in chiave parodistica ai film di Khung-fu e ai western alla pummarola, e a se stesso! Quester tecniche avevano vivacizzato il modo di fare cinema 10 anni fa sono ormai già viste. Uguale a se stesso.
[+] insonnolito
(di paul)
[ - ] insonnolito
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