marcello desideri
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mercoledì 25 maggio 2011
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il cinema è questo
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Tarantino. Punto. basta il nome per dire: questo è cinema. C'è tutto, azione, ironia, bellezza delle immagini, recitazione, attori al di sopra di tutto, ritmo, storia, paesaggi. Un film del genere deve essere studiato nelle scuole di cinema. Un film assolutamente da non perdere.
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bella earl!
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giovedì 9 giugno 2011
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grande film, grande regista, grandi passioni.
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"Vernita: Se per magia potessi tornare indietro, lo farei: ma non posso. Volevo solo dirti che sono una persona diversa ora.
La Sposa (sarcastica): Oh che bello! E chi se ne frega?"
Quentin Tarantino è geniale. Geniale come poche menti in tutto il panorama cinematografico. E dalla sua mente, appunto, ha saputo partorire film come "Pulp Fiction", "Le Iene" e questo formidabile Kill Bill. Uma è sempre Uma. Formidabile nell'interpretazione della Sposa uno dei personaggi più grandi della cinematografia moderna. E come Uma anche Quentin è sempre Quentin. Regia impeccabile e storia da capogiro. In questo film, inoltre, s'è lasciato andare a citazioni e ha preso ispirazione dai suoi maestri e da tutte le sue passioni: per il cinema del Sol Levante (omaggio inconfondibile a Bruce Lee nella scena del massacro degli 88) e per Sergio Leone (stalli alla texana presenti in tante scene).
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"Vernita: Se per magia potessi tornare indietro, lo farei: ma non posso. Volevo solo dirti che sono una persona diversa ora.
La Sposa (sarcastica): Oh che bello! E chi se ne frega?"
Quentin Tarantino è geniale. Geniale come poche menti in tutto il panorama cinematografico. E dalla sua mente, appunto, ha saputo partorire film come "Pulp Fiction", "Le Iene" e questo formidabile Kill Bill. Uma è sempre Uma. Formidabile nell'interpretazione della Sposa uno dei personaggi più grandi della cinematografia moderna. E come Uma anche Quentin è sempre Quentin. Regia impeccabile e storia da capogiro. In questo film, inoltre, s'è lasciato andare a citazioni e ha preso ispirazione dai suoi maestri e da tutte le sue passioni: per il cinema del Sol Levante (omaggio inconfondibile a Bruce Lee nella scena del massacro degli 88) e per Sergio Leone (stalli alla texana presenti in tante scene). Quando Tarantino riunisce insieme tutte queste formule non può che uscirne un Kolossal del cinema, non tanto per il Budget quanto per la genialità con cui è stato costruito. Trama intrigante e mai noiosa e interessantissima la cronologia scambiata. Ma solo da un'artista poteva uscire una vera opera d'arte del cinema.
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levo95
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martedì 26 aprile 2011
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la vendetta della sposa
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Il quarto film di Tarantino si distacca dal Pulp per avvicinarsi al Grottesco. La vendetta, tema portante del film, non è mai stata così dolce. Musiche spettacolari, e scontri da Manga Giapponesi, rendono questo film una vendetta epica, per un film che rimane nel cuore. L'angelo della morte ci affascina e ci spaventa. Ma aspetta la seconda parte per mostrarsi in tutto il suo splendore.
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killbillvol2
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venerdì 30 marzo 2012
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qualcosa di straordinario
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Il quarto film di Tarantino è il sicuramente uno, se non il, suo più bello, il più pulp, il più femminista ed il più lungo(considerando che se non fosse stato diviso dall'inferiore volume due sarebbe stato lungo più di tre ore), in cui la storia conta abbastanza poco. UMA Thurman è azzeccata nella Sposa vendicativa e sanguinaria, che farà di tutto per vendicare l'uccisione di tutti gli invitati al suo matrimonio, da parte di un suo amante(il Bill del titolo), che la manda in coma per quattro anni, facendo le perdere la figlia che portava in grembo(dello stesso Bill). Quando si risveglia dal coma, la Sposa, va in un'isola del giappone per comprare una katana di classe e.
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Il quarto film di Tarantino è il sicuramente uno, se non il, suo più bello, il più pulp, il più femminista ed il più lungo(considerando che se non fosse stato diviso dall'inferiore volume due sarebbe stato lungo più di tre ore), in cui la storia conta abbastanza poco. UMA Thurman è azzeccata nella Sposa vendicativa e sanguinaria, che farà di tutto per vendicare l'uccisione di tutti gli invitati al suo matrimonio, da parte di un suo amante(il Bill del titolo), che la manda in coma per quattro anni, facendo le perdere la figlia che portava in grembo(dello stesso Bill). Quando si risveglia dal coma, la Sposa, va in un'isola del giappone per comprare una katana di classe e...massacro. Come già detto, la storia non conta, in questo film che si spaccia per essere un omaggio ai film sulle arti marziali di Hong Kong(per cui il regista ha dimostrato una grande ammirazione fin dai tempi di "Una vita al massimo"), ma è molto di più, sia per l'originalità della regia, che raggiunge il culmine quando per dieci minuti il film diventa un cartone manga, sia per quella di alcuni dialoghi, per i quali Tarantino ha da sempre un talento. Questo film è qualcosa di straordinario, un piccolo gioiello un po' ammaccato, perchè anche questo quasi capolavoro ha i suoi punti deboli, ma che vengono presto dimenticati. Certamente non è per tutti, soprattutto per il sanguinolento e violento combattimento finale, ma per tutto il film abbiamo litri e litri di sangue che scorre, o zampilla dalle ferite, ma superato questo, ci si trova in mano una sceneggiatura avvincente, dei grandi interpreti, e una fantastica regia. Cosa si vuole di più?
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paolo
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lunedì 27 ottobre 2003
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kill...me!
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Spettatore che entra al cinema in trepidante attesa della visione di un film che viene da più parti definito CAPOLAVORO e ne esce desideroso di farsi rimborsare i soldi buttati al vento. Questa la parabola del mio venerdì sera cinematografico. Cosa c'è di geniale in questo film? Citazioni su citazioni. Un'accozzaglia di membra mutilate, fiumi di sangue inutile come inutili sono i tentativi di strappare sorrisi con battute assurde tipo""chi è ancora in vita se ne vada, ma lasci qui i suoi arti: sono di mia proprietà"". E' forse geniale vestire Uma Thurman come Bruce Lee? E farla diventare uno spot ambulante di scarpe da ginnastica?Oppure il fatto che l'ultimo pensiero di una ninja a cui hanno appena rifatto lo scalpo sia questo:"" era proprio una spada di Hattori Hanzo!"" Per non parlare del finale di questo purtroppo non unico episodio in stile Beautiful.
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Spettatore che entra al cinema in trepidante attesa della visione di un film che viene da più parti definito CAPOLAVORO e ne esce desideroso di farsi rimborsare i soldi buttati al vento. Questa la parabola del mio venerdì sera cinematografico. Cosa c'è di geniale in questo film? Citazioni su citazioni. Un'accozzaglia di membra mutilate, fiumi di sangue inutile come inutili sono i tentativi di strappare sorrisi con battute assurde tipo""chi è ancora in vita se ne vada, ma lasci qui i suoi arti: sono di mia proprietà"". E' forse geniale vestire Uma Thurman come Bruce Lee? E farla diventare uno spot ambulante di scarpe da ginnastica?Oppure il fatto che l'ultimo pensiero di una ninja a cui hanno appena rifatto lo scalpo sia questo:"" era proprio una spada di Hattori Hanzo!"" Per non parlare del finale di questo purtroppo non unico episodio in stile Beautiful...Penso che siamo un pochino troppo schiavi delle recensioni che arrivano da oltre-oceano e dovremmo guardare forse di più alle produzioni di casa nostra invece di gridare al miracolo per un filmaccio del genere. Ridateci qualcosa che valga veramente la pena di considerare geniale. Tarantino ha saltato lo squalo.
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won2b
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domenica 16 novembre 2003
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come un dejà vu
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Come un dejà vu,come una canzone che non sentivi da tanto tempo,come il ricordo delli sguardi di Clint o di Charls e degli urli di Bruce,o dei cartoon che guardavi da piccolo, e qundo tornano non puo succedere niente altro che una lacrima che cade dai tuoi occhi, così…
...Kill Bill entra nella tua testa e non c'è giorno che passi senza che quel ricordo riaffiori inconscimente in ogni momento.Vedi passare un ragazzo per strada con le mitiche puma e non fai che pensare all'acciaio giapponese. Sali sul bus e in sotto fondo senti fischiettare una melodia gia sentita...
...e tutto questo è solo frutto della genialità...
...mai visto un cosa così.
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(di quentin)
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marcuss79
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venerdì 2 luglio 2004
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specchio dei nostri tempi
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Scintillante ed eccessivo film di Tarantino (il quarto, come si ostina a ripetere in ogni dove), omaggio ed elogio ai suoi miti adolescenziali: i martial-arts movie di Hong Kong, i giallo-movie italiani, il blaxploitation anni ’70, senza dimenticare i manga giapponesi. Sublime per alcuni, repellente per altri è un film specchio dei nostri tempi: la verosimiglianza va a farsi benedire dopo 30 secondi e lo schermo si riempie in continuazione di qualsiasi cosa possa riempirlo, in un trionfo dell’horror vacui più barocco. La camera non sta mai ferma, i duelli sono tanti (troppi), i sentimenti, seppur grossolanamente fatti intendere, ci sono e l’azione, coordinata dal creatore dei duelli di Matrix, è discretamente coinvolgente.
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Scintillante ed eccessivo film di Tarantino (il quarto, come si ostina a ripetere in ogni dove), omaggio ed elogio ai suoi miti adolescenziali: i martial-arts movie di Hong Kong, i giallo-movie italiani, il blaxploitation anni ’70, senza dimenticare i manga giapponesi. Sublime per alcuni, repellente per altri è un film specchio dei nostri tempi: la verosimiglianza va a farsi benedire dopo 30 secondi e lo schermo si riempie in continuazione di qualsiasi cosa possa riempirlo, in un trionfo dell’horror vacui più barocco. La camera non sta mai ferma, i duelli sono tanti (troppi), i sentimenti, seppur grossolanamente fatti intendere, ci sono e l’azione, coordinata dal creatore dei duelli di Matrix, è discretamente coinvolgente. Quello che non convince è il pastiche di generi, l’autocompiacimento del regista, una sceneggiatura bucherellata che si spera il secondo film possa riabilitare, ma soprattutto il delirio dei fan e di buona parte della critica. Una volta si diceva che un capolavoro si poteva riconoscere grazie alla ben definita sensazione che, in quell'opera, nulla avrebbe potuto essere aggiunto e nulla avrebbe potuto essere tolto, senza rovinarla. In "Kill Bill" invece è tutto il contrario: si può aggiungere o togliere qualsiasi cosa e la sostanza non cambia. Si consideri il duello finale tra la Thurman e Lucy Liu: il sottofondo iniziale è una notissima canzone dei Santa Esmeralda, ma se Tarantino l'avesse sostiuita con una canzone di Mariah Carey o con "Sarà perchè ti amo" dei Ricchi e poveri, ci sarebbe stato comunque qualcuno che avrebbe urlato al genio. Togli uno degli 88 ninja e cosa cambia? Nulla. Aggiungine uno, due, tre, quattro e il risultato è sempre lo stesso. Senza contare lo show dei feticci sessuali del regista: dai piedi femminili (inspiegabilmente osannati quelli ossuti della Thurman), alle donne amazzoni, dalla infermiera con le autoreggenti bianche alle scolarette giapponesine, dalle donne-manga al bondage. Nulla di scandaloso comunque, tra bracci e arti che saltano per aria con fontane di sangue al seguito, ma solo una buona dose di cinema moderno, con montaggio frenetico, coreografie belliche sempre uguali, facili valori (la vendetta, che valore…) e solennità artificiali, tali da tenere lo spettatore a naso all’insù per due ore, senza capire cosa sta realmente guardando. Ma al pubblico, ormai, piace così. Tra i tarantiniani entra di diritto anche Quentin, che ormai se stesso. Più che un capolavoro, una curiosità antropologica.
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claudionebridio
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mercoledì 8 agosto 2007
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povero kurosawa!
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Tarantino aveva bisogno di un successo di cassetta sicuro, dopo il fiasco del film precedente, e così ha usato gli ingredienti giusti per questo: ha puntato sul masochismo dei maschi cresciuti con Lara Croft(che si saranno masturbati nel vedere l'assurda Black Mamba affettare 88 avversari tutti di sesso maschile) e sull'esaltazione del "woman power" per mandare in visibilio il pubblico femminile ormai da decenni plagiato (e preso in giro) da lestofanti senza scrupoli che fanno credere alle donne di essere il "genere superiore" sfruttando proprio la debolezza intrinseca al loro sesso, per usarle come animali da shopping in una società già ben delineata nel cosiddetto "Nuovo Ordine Mondiale", tutta al femminile, dove però ad arricchirsi saranno solo pochi volponi con in mano il potere vero).
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Tarantino aveva bisogno di un successo di cassetta sicuro, dopo il fiasco del film precedente, e così ha usato gli ingredienti giusti per questo: ha puntato sul masochismo dei maschi cresciuti con Lara Croft(che si saranno masturbati nel vedere l'assurda Black Mamba affettare 88 avversari tutti di sesso maschile) e sull'esaltazione del "woman power" per mandare in visibilio il pubblico femminile ormai da decenni plagiato (e preso in giro) da lestofanti senza scrupoli che fanno credere alle donne di essere il "genere superiore" sfruttando proprio la debolezza intrinseca al loro sesso, per usarle come animali da shopping in una società già ben delineata nel cosiddetto "Nuovo Ordine Mondiale", tutta al femminile, dove però ad arricchirsi saranno solo pochi volponi con in mano il potere vero). Tarantino sfrutta semplicemente questa tendenza che ha già infestato il cinema con comiche dark ladies ammazzasette tutte spade da samurai e armi da guerra, scimmiottanti atteggiamenti maschili, e, purtroppo, anche la realtà, dove proliferano altrettante comiche amazzoni pettorute alla conquista del mondo (ma basta che buchino una ruota uscendo dal cinema e debbono attendere il tanto disprezzato "fuco" per cavarsi d'impaccio).
Il film è condito da due autocisterne di simil-sangue sparso ad opera della "Grande Affettatrice", manco si trattasse della battaglia di Guadalcanal! E parliamo ancora di cinema?
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reiver
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sabato 4 agosto 2007
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che delusione!
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Faccio una premessa:Tarantino ha tutto per essere un grande regista.Grande perizia tecnica,capacità immaginative non comuni,conoscenza della storia del cinema dalla A alla Z (e forse oltre...),intelligenza nel saper utilizzare gli attori,nella scelta dei "caratteri" (basti ricordare il memorabile Butch Coolidge interpretato da Bruce Willis),e cosa da non trascurare,brillantezza nello scrivere.Perchè un simile talento potenziale non ha prodotto capolavori (almeno dal mio modesto punto di vista)?A causa di un germe che si è insinuato nel cinema di Tarantino sin dagli esordi,e poi si è riprodotto in maniera irreparabile:il "citazionismo".
Così succede che un film come "Pulp Fiction" retroceda di un paio di posizioni per l'irrefrenabile desiderio di inserire un paio di sequenze che rimandano al cinema di serie C:la scena della sodomizzazione ne è un eloquente esempio.
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Faccio una premessa:Tarantino ha tutto per essere un grande regista.Grande perizia tecnica,capacità immaginative non comuni,conoscenza della storia del cinema dalla A alla Z (e forse oltre...),intelligenza nel saper utilizzare gli attori,nella scelta dei "caratteri" (basti ricordare il memorabile Butch Coolidge interpretato da Bruce Willis),e cosa da non trascurare,brillantezza nello scrivere.Perchè un simile talento potenziale non ha prodotto capolavori (almeno dal mio modesto punto di vista)?A causa di un germe che si è insinuato nel cinema di Tarantino sin dagli esordi,e poi si è riprodotto in maniera irreparabile:il "citazionismo".
Così succede che un film come "Pulp Fiction" retroceda di un paio di posizioni per l'irrefrenabile desiderio di inserire un paio di sequenze che rimandano al cinema di serie C:la scena della sodomizzazione ne è un eloquente esempio.
Tralasciando l'insignificante "Four rooms" e la sponsorizzazione (anche in vesti attoriali) di pastrocchi tipo "Dal tramonto all'alba",ritroviamo il miglior Tarantino in "Jackie Brown",secondo me il suo film migliore perchè coerente e lineare dal punto di vista narrativo:anche qui però c'è da sottolineare il deleterio citazionismo,sotto forma di rimandi continui alle pellicole della "Blaxploitation" interpretate dalla stessa Pam Grier,la Fenech nera d'oltreoceano (da uno di questi film,perdonatemi se non ricordo il titolo, Tarantino ha preso spunto per suggerire la scena dell'evirazione in Hostel 2).Si arriva quindi al fatidico "Kill Bill":una delusione per chi ,come me,si aspettava finalmente un film maturo e originale da un regista ormai affermato.E invece,che succede:Tarantino mette in un pentolone tutto ciò che lo suggestiona di più (film di serie B e C,di varia provenienza,kung-fu,cartoni,western,noir,eccetera,eccetera),sforna una serie di scene appiccicate tra loro con la saliva (tanto è esile la trama),e mette tutto in tavola.I commensali (gli spettatori) hanno in linea di massima gradito,io invece no:i piatti troppo ricchi mi disgustano,e questo è pacchianamente,sfacciatamente,illogicamente ricco.
Tarantino è ancora giovane,ha tutto il tempo per diventare ciò che può diventare:ma il citazionismo lo lasci a casa,e si preoccupi di togliere ingredienti anzichè aggiungerne,di curare la coerenza e la credibilità dei personaggi,la scorrevolezza e la solidità della trama,invece di sommare senza costrutto scene a effetto,girate con maestria ma vuote di significato.Il cinema è "forma",ma è anche "sostanza":è come una casa,non può essere bella esteriormente e scombinata all'interno.Io sono fiducioso (anzi lo ero,prima che uscisse "Grindhouse"),ma prima si devono abolire i termini "tarantiniano" e "tarantinismo",che hanno fatto male prima di tutto a Quentin.Prenda esempio da DePalma:i suoi capolavori (Scarface e Carlito's Way) sono i film dove il regista di origini italiane dimentica i suoi "debiti" con Hitchcock.Un consiglio per la Thurman:si levi quella tuta,Bruce Lee (con tutto il rispetto) è DECISAMENTE un'altra cosa.
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lunedì 29 gennaio 2007
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bello, ma non chiamatelo cinema di qualità...
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Chi da 5 stelle, chi ne da 0 io sto nel mezzo e affibio 3 stelle al quarto film di Tarantino.
Un film che va analizzato spietatamente: all'apparenza coinvolge, eletrizza e stupisce...ma poi? Con cosa rimane in mano mentre scorrono i titoli di coda? Il vuoto.
Analizziamo punto per punto.
Nulla da dire per gli attori che recitano a dovere il compitino del prof così come la regia, impeccabile in ogni inquadratura.
La trama è invece inconsistente, vacua, scontata e fredda; in poche parole: Tarantino punta tutto sull'effetto visivo.
Rallentamenti visivi, colpi di pugnale, combattimenti samurai fioccano ovunque risultando infine stantii e eccessivamente abbondanti per quanto concerne la violenza.
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Chi da 5 stelle, chi ne da 0 io sto nel mezzo e affibio 3 stelle al quarto film di Tarantino.
Un film che va analizzato spietatamente: all'apparenza coinvolge, eletrizza e stupisce...ma poi? Con cosa rimane in mano mentre scorrono i titoli di coda? Il vuoto.
Analizziamo punto per punto.
Nulla da dire per gli attori che recitano a dovere il compitino del prof così come la regia, impeccabile in ogni inquadratura.
La trama è invece inconsistente, vacua, scontata e fredda; in poche parole: Tarantino punta tutto sull'effetto visivo.
Rallentamenti visivi, colpi di pugnale, combattimenti samurai fioccano ovunque risultando infine stantii e eccessivamente abbondanti per quanto concerne la violenza.
Sangue, teste mozzate, corpi sbrindellati...gratuiti, per farcire lo spettacolone domenicale senza alcun principio; beninteso presentare morali edificanti non è per niente obbligatorio (anzi) ma un minimo di significato una pellicola cinematografica lo deve possedere.
Immaginiamo comunque uno spettatore che va sicuro al Cinema convinto di assistere ad una carneficina senza pietà, basata unicamente su eclatanti combattimenti giapponesi.
Ebbene, quando già la sceneggiatura (ammetiamolo, di scarsa qualità) incomincia a vacillare ecco che alcuni evidenti patetismi si mostrano in tutta la loro pienezza: una diciassettene studentessa in abito scolastico rigorosamente tradizionale coi capelli in treccine si avventa armata di una mazza ferrata sulla povera Uma Thurman in giallo canarino, tutto degno del miglior manga usato solitamente o come carta per la gabbia del canarino o alla peggio come strumento per la pulizia quotidiana del deretano.
Certamente indegno di Tarantino.
Questo è il fumo e niente arrosto servito alla tavola di Kill Bill, ci sono i meno raffinati che si abbufferanno gridando al miracolo, ci sono i fun che faranno lo stesso, ci sono gli altri che storceranno un po' il naso e rimpiangeranno il sapore denso di Pulp Fiction o di altri ben maggiori film di qualità.
Senza qualità, ottimo ritmo, delizia per l'occhio...
Film più che discreto. Nulla di più.
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