Daredevil

Roberto Nepoti

I supereroi, al cinema, non sopportano le mezze misure. Neanche quelle numeriche: dopo i primi protagonisti delle serie a fumetti Marvel, e in particolare dopo il successo di Spiderman, è pronta un'invasione di giustizieri mascherati per grande schermo ed effetti speciali: Daredevil arriva ora, seguiranno l'incredibile Hulk, i Fantastici Quattro, la seconda puntata degli X-Men, e pare sia solo l'inizio.
Creatura del prolifico Stan Lee, Daredevil è un cugino di Spiderman le cui avventure furono lanciate nel 1964. Vittima di prodotti radioattivi come l'uomo-ragno, è stato privato della vista ma si è ritrovato con gli altri sensi decuplicati: così, di giorno fa l'avvocato, di notte il giustiziere mascherato. Due modi di lavorare per la legge a tempo pieno; anche se, nella sua personalità notturna, è palesemente nevrotico.
Sulle pagine dei comic, Daredevil non ha avuto il successo immediato di Spiderman, cui somiglia solo per certi aspetti: è sì, anche lui un supereroe con problemi (marchio di fabbrica della Marvel), però appare più vicino all'universo cupo di un Batman, indossa un costume che è la parafrasi del look di Satana, predilige la notte ed è ossessionato da propositi di vendetta per l'assassinio del padre. Fan della serie e co-sceneggiatore del film, il regista Johnson si sforza di restare aderente all'universo del fumetto, rifacendosi soprattutto alla versione del personaggio - molto dinamica, molto metropolitana del disegnatore Frank Miller.
Per rendere il tutto più suggestivo, muove la macchina da presa a spalla, traducendo in immagini esitazioni e pericoli in cui il supereroe si trova coinvolto. E' evidente la sua intenzione di rivolgersi a un pubblico adulto e, contemporaneamente, a quello dei fedeli del fumetto. Non si riesce a capire, però, perché copi la metà delle sequenze: dagliX-Men aBlade, dalCorvo aBatman. Il ritorno" (il combattimento sui tetti tra l'eroe e Elektra è ricalcato su quello tra Batman e Catwoman), con l'effetto di spandere sul tutto un fastidioso strato di già-visto.
L'eroina Elektra, sulle pagine degli album amazzone mediterranea, è una bella ragazzona californiana cresciuta a yogurth. I cattivi hanno le forme del massiccio Michael Clarke Duncan (Il miglio verde) e del neo-divo Colin Farrell, solitamente bravo e che qui, invece, spreca il proprio talento in smorfie pateticamente ridicole.
Da La Repubblica, 05 aprile 2003


di Roberto Nepoti, 05 aprile 2003