francone
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venerdì 10 marzo 2017
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la vera storia dei manetti bros.
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Grandissimo esordio solista per i Manetti bros, che girano una rilettura politica del Dracula di Bram Stoker ambientata nei centri sociali rap della periferia di Roma. Commovente, profondo, poetico, girato alla grande e recitato in modo convincente. Ad un fanatico di Dracula come me ha fatto completamente impazzire; certo, è un film di nicchia, ideato come film di nicchia, ma una delle cose più belle e intelligenti che abbia visto girare a questi due autori e artisti unici e inimitabili, senza dubbio due dei migliori cineasti che ci siano in Italia.
Tra l'altro mi ha fatto conoscere il rap horrorcore romano, che consiglio vivamente assieme a questo film, alle persone provviste di ironia e di amore per l'horror.
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umberto
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martedì 10 novembre 2015
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ne carne ne pesce
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Oscilla tra un umorismo da quattro soldi e tentativi di messaggio sociale.Entrambi non riusciti.Mi meraviglia che Verdone (che mi e sempre piaciuto molto) abbia prestato il suo nome (come produttore e come attore) a questo pastrocchio.
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claudiorec
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domenica 8 novembre 2009
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scialbo
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Un film che, non fosse per il tocco di Verdone e per vedere gli esordi di Micaela Ramazzoti (21 anni per lei in questo film), avrebbe preso il minimo assoluto.
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zora
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giovedì 26 febbraio 2009
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verdone superbo
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In questo film Verdone è stupendo !!
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biagio
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giovedì 26 febbraio 2009
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manetti bros
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Forse l'unico film di Verdone che non ha visto nessuno ma è davvero una bella commedia firmata Manetti Bros
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fortunato
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giovedì 26 febbraio 2009
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mitico
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zer0_cool
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giovedì 19 febbraio 2009
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zora la vampira
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Diciamo che il film accondiscende perfettamente allo stile che i fratelli Manetti avevano sicuramente intenzione di infondervi, ovvero quel disprezzante atteggiamento alternativo e anticonformista dei giovani d'oggi e, se da una parte ci sono riusciti proponendo un affresco della controcultura italiana, grazie alla spontaneita' degli “attori”, il linguaggio diretto e semplice e a quello stile da videoclip musicale, dall'altra non hanno di certo fatto guadagnare punti a quest'ultima, sprecando una buona possibilita' per farsi sentire da un pubblico un po' piu' vasto.
Ciò è dovuto sia al fatto che i personaggi piu' che svolgere il loro ruolo di figure allegoriche degli stereotipi della cultura underground cadono nella banalita' finendo per diventare delle maschere pirandelliane, sia che, dato che la trama non deve far altro che rielaborare ai giorni nostri un'idea gia' fatta, a volte è un po' arrangiata, oltre ad essere completamente di parte, ma per fortuna è salvata dalla presenza del simpaticissimo Carlo Verdone che finalmente può liberarsi dell'abito di mattatore sfogando la sua parte burina, il tutto condito dall'allegro slang romanesco e dai simpatici personaggi secondari come i due drogati del centro sociale che costituiscono la voce narrante del film e che ricordano la band in Tutti pazzi per Mary.
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Diciamo che il film accondiscende perfettamente allo stile che i fratelli Manetti avevano sicuramente intenzione di infondervi, ovvero quel disprezzante atteggiamento alternativo e anticonformista dei giovani d'oggi e, se da una parte ci sono riusciti proponendo un affresco della controcultura italiana, grazie alla spontaneita' degli “attori”, il linguaggio diretto e semplice e a quello stile da videoclip musicale, dall'altra non hanno di certo fatto guadagnare punti a quest'ultima, sprecando una buona possibilita' per farsi sentire da un pubblico un po' piu' vasto.
Ciò è dovuto sia al fatto che i personaggi piu' che svolgere il loro ruolo di figure allegoriche degli stereotipi della cultura underground cadono nella banalita' finendo per diventare delle maschere pirandelliane, sia che, dato che la trama non deve far altro che rielaborare ai giorni nostri un'idea gia' fatta, a volte è un po' arrangiata, oltre ad essere completamente di parte, ma per fortuna è salvata dalla presenza del simpaticissimo Carlo Verdone che finalmente può liberarsi dell'abito di mattatore sfogando la sua parte burina, il tutto condito dall'allegro slang romanesco e dai simpatici personaggi secondari come i due drogati del centro sociale che costituiscono la voce narrante del film e che ricordano la band in Tutti pazzi per Mary. Per non parlare poi del monologo finale del conte Dracula che rappresenta' la quintessenza della banalita' e si poteva tranquillamente evitare.
Io penso comunque che la dove il film possa sembrare fiacco e arrangiato non sia da attribuire solo alla carenza di idee o alla pigrizia nel seguire la strada narrativa dovuta un po' all'entusiasmo, ma a quell'improvvisazione e a quella spontaneita', proprio come in un contest di freestyle, che può avere solo chi vive, ma soprattutto pensa, alla velocita' dei giovani a cui è indirizzato, ma anche dedicato, il film.
Quindi chi liquida questo, e altri film come Senza Filtro dei compari Articolo 31 uscito un anno dopo e che praticamente è uguale, dicendo che fanno schifo si è scordato di quand'era giovane e non aveva cazzi per la testa oltre a quello di rimorchiare e farsi le canne, o forse aborrisce l'idea perchè considera la gioventu' piu' come la fine della puberta' che non come l'inizio dell'eta' matura, e quindi come uno stato redrogrado della mente umana. Ed ecco che prorio per questo motivo purtroppo altri splendidi film come Il favoloso mondo di Amélie sono destinati ad essere trattati con lo stesso distacco e diffidenza, mentre quando i film sugli adolescenti assumono quel tono decadente e brutale, come Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, Thirteen o Mery per sempre e Amore Tossico per fare un esempio made in Italy, diventando piu' un monito o una parabola della serie “non prendere le caramelle dagli sconosciuti” che una semplice valvola di sfogo, vengono osannati dalla critica, forse solo le opere di Tim Burton si salvano da questo destino.
E poi alla fine io sinceramente preferisco molto di piu' questo che film tipo Tre metri sopra il cielo.
In conclusione possiamo dire che piu' che dire se il film è bello o meno si fa prima a dire a quale categoria piacera' sicuramente cioè quella che queste storie le ha vissute e sara' contento di sentirsi protagonista veramente facendosi una sana risata, insomma...vietato ai non addetti!!!
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brian the brain
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giovedì 20 novembre 2008
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di zora resta il nome
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Premesso che Zora la vampira prende dal fumetto di Renzo Barbieri soltanto il nome e che in Italia non siamo più avvezzi a realizzare le trasposizioni, possiamo dire che la Zora dei Manetti bros è un film riuscito male che però nasconde delle potenzialità. Rimasto colpito dalla visione consumistica della televisione italiana, un conte Dracula del terzo millennio decide di lasciare l'amata Transilvania per trasferirsi nel belpaese. Approdato su un cargo di clandestini, finisce per essere trattato come un normale extracomunitario, quindi spedito in un centro sociale romano. Dotatosi con difficoltà di un tetto sotto cui stare, Dracula incontra quasi subito l’incarnazione del suo eterno amore, la writer Zora.
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Premesso che Zora la vampira prende dal fumetto di Renzo Barbieri soltanto il nome e che in Italia non siamo più avvezzi a realizzare le trasposizioni, possiamo dire che la Zora dei Manetti bros è un film riuscito male che però nasconde delle potenzialità. Rimasto colpito dalla visione consumistica della televisione italiana, un conte Dracula del terzo millennio decide di lasciare l'amata Transilvania per trasferirsi nel belpaese. Approdato su un cargo di clandestini, finisce per essere trattato come un normale extracomunitario, quindi spedito in un centro sociale romano. Dotatosi con difficoltà di un tetto sotto cui stare, Dracula incontra quasi subito l’incarnazione del suo eterno amore, la writer Zora. Sfortunatamente per il Principe dei Vampiri, i problemi non sono pochi: sulle sue tracce c'è il commissario Lombardi, mentre il suo fedele servitore ha diversi problemi con il permesso di soggiorno. Con citazioni tratte dai vari Dracula (e spicca su tutti quello della blaxploitation:Blacula!) fino ad arrivare agli horror più contemporanei come: Un lupo mannaro Americano a Londra, Zora la vampira cerca di riuscire nel difficile compito di giocare con i generi per creare un ibrido horror-comedy nostrano. I Manetti però non sono Landis e nonostante tante comparsate eccellenti Zora spesso scade nel trash involontario. Peccato, le idee in fondo c'erano, a cominciare dalla tossica-Renfield (interpretata però indecentemente) fino alla metafora del conte extracomunitario. Fuori luogo la presenza massiccia del rap di casa nostra, che invece di creare il background per lo svolgimento della storia inserisce un ulteriore genere nel calderone (il musicale!) creando confusione e spaccando il pubblico. Le parti con i live infatti, troppo prolisse, rallentano il ritmo mentre le battute e lo slang underground non sempre ricalcano con fedeltà la realtà che vorrebbero descrivere. (da Cinemamutante)
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cia
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venerdì 10 ottobre 2008
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questo film fa schifo
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venum
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sabato 20 settembre 2008
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bello
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il mondo hip-hop di roma è espresso nel migliore dei modi.
tormento come rapper vali ma come attore tornatene a casa
grandissimo chief ragoo molto bravo e verdone il migliore di tutti
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