francesco l.s.
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venerdì 23 maggio 2008
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dont let them take you down
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definirla una commedia è poco,questo è un bel film dove il tema dell amore del sesso fra due persone con una piu che ampia differenza d età mostra tutto e di più,fantastico il momento in cui la lolita seduta in una stanza in penombra ascolta una gran bella canzone,da quel momento credo di aver comperato 4 cd di neil young...
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jk
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martedì 6 maggio 2008
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ma dove la vedete tanta bellezza?
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Mi rifiuto di credere che una normale famiglia sia costituita da gente schizzata, psicopatica, ecc ecc..Secondo me un oscar assolutamente non meritato!!! Ah: evitate di vederlo!!! Soprattutto per gente che si lascia influenzare facilmente...Vi potrete ritrovare a filmare i vostri vicini e capire quanta bellezza c'è nel vostro vicino turbato che fa palestra nudo davanti alla finestra. Oh my Goddddddddd!!!!!!!!!!!!
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simo
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lunedì 5 maggio 2008
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schifoso!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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SCIFOSO BRUTTO E PER NULLA BELLO NN VE L'HO CONSIGLIO....L'OSCAR PER IL MIGLIOR FILM ANDAVA O A il sesto senso O A le regole della casa del sidro VOI NN GUARDATELO ASSOLUTAMENTE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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(di lady libro)
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chiedimisesonofelice
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mercoledì 26 marzo 2008
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spettacolare...
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Tutto il dramma che può attraversare una famiglia americana viene tradotto in pura poesia in questo film; le frustrazioni, le paure e le insicurezze di ognuno dei personaggi vengono trasformati in qualcosa di meraviglioso dalle musiche, dalle coincidenze pluasibilmente assurde e dalle splendide "American Beauty"
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mikispin95
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mercoledì 26 marzo 2008
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felicità e finzione
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Felicità e finzione. Credo che questi siano i due temi principali di questo film, due temi naturalmente non distaccati, ma che spesso vanno a braccetto. La felictà è quella che vuole il protagonista Lester, è quella che sente di non avere, proprio per essere imprigionato in un mondo di finzione. Lester cercherà di diventare vero, uscendo da quel mondo, ma paradossalmente si accorgerà di vivere ancora in un modo finto, in un modo finto per lui, capendo di non essere quella persona così "vera" che tentava di essere, e quindi di stare vivendo solo altra finzione. Si accorgerà anche, appena prima di morire, guardando una vecchia foto della sua famiglia, di non essere riuscito a trovare una vera felicità, liberandosi dal mondo finto e amaramente capirà che la sua felicità appartiene al passato.
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Felicità e finzione. Credo che questi siano i due temi principali di questo film, due temi naturalmente non distaccati, ma che spesso vanno a braccetto. La felictà è quella che vuole il protagonista Lester, è quella che sente di non avere, proprio per essere imprigionato in un mondo di finzione. Lester cercherà di diventare vero, uscendo da quel mondo, ma paradossalmente si accorgerà di vivere ancora in un modo finto, in un modo finto per lui, capendo di non essere quella persona così "vera" che tentava di essere, e quindi di stare vivendo solo altra finzione. Si accorgerà anche, appena prima di morire, guardando una vecchia foto della sua famiglia, di non essere riuscito a trovare una vera felicità, liberandosi dal mondo finto e amaramente capirà che la sua felicità appartiene al passato. E' interessante notare come in ogni personaggio ci sia qualcosa di finto. In Lester, come già detto la vita, in sua moglie Annabelle il modo di fare fasullo e l'incapacità (quasi volontaria) di provare un vero sentimento, la figlia che vuole rifarsi le tette, l'amica che dice di essere andata a letto con mezzo mondo ma in realtà è vergine, il ragazzo vicino di casa, che registra tutto (videocamera=cinema=finzione), il padre che dice di detestare i gay, anche se in realtà lui stesso è omosessuale. Tremenda anche se dolce la parabola finale di non perdere nemmeno un secondo della propria vita, della propria squallida vita.
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theprestige
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giovedì 20 marzo 2008
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capolavoro
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grandi attori grande storia grande regia
uno di quei film ke ti restano dentro per sempre.....
bellissimo!!!!!!
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piernelweb
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sabato 8 marzo 2008
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american death
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Forse criticabile per una certa stereotipizzazione della famiglia borghese americana media, il film d'esordio di Sam Mendes (5 Oscar) travolge però per la sua narrazione brillante e per la capacità di scovare e sintetizzare i malesseri e le contraddizioni della middle class attanagliata dalla necessità del business, dalle convenzioni e del rifiuto all'anonimato. Lo scontro generazionale è aspro e infarcito di menzogne: la capacità di dialogo e confronto è totalmente andata perduta e genitori e figli vivono in un'incomunicabilità assoluta tra le mura della stessa casa. Un'evento imprevisto, scuote il mediocre Lester fino a riaproppiarlo della sua identità dispersa in una vita coniugale sciapida e insoddisfacende.
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Forse criticabile per una certa stereotipizzazione della famiglia borghese americana media, il film d'esordio di Sam Mendes (5 Oscar) travolge però per la sua narrazione brillante e per la capacità di scovare e sintetizzare i malesseri e le contraddizioni della middle class attanagliata dalla necessità del business, dalle convenzioni e del rifiuto all'anonimato. Lo scontro generazionale è aspro e infarcito di menzogne: la capacità di dialogo e confronto è totalmente andata perduta e genitori e figli vivono in un'incomunicabilità assoluta tra le mura della stessa casa. Un'evento imprevisto, scuote il mediocre Lester fino a riaproppiarlo della sua identità dispersa in una vita coniugale sciapida e insoddisfacende. La morale non è però, come qualcuno ha sostenuto, che il matrimonio è la tomba dell'amore; piuttosto Mendes sottolinea come l'esigenza del dover essere socialmente appariscenti che lega l'uomo al materiale ad averci totalmente privato di quella genuinità e di quel libero arbitrio che garantiscono il proprio soddisfacimento personale. Ottimi Kevin Spacey e Annette Bening, in particolare quando i toni virano alla commedia, mentre Mena Suvari più che l'incarnazione della morbosità maschile è la perfetta icona delle occasioni amorose perdute, che riecheggiano dal passato in memoria di una giovinezza che non c'è più. Film importante destinato ad essere ricordato a lungo.
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mm:a
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sabato 16 febbraio 2008
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per tredicenni
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Film descrittivo del falso ideale di bellezza americana tramite forzate caratterizzazioni di figure retoriche: l'adolescente che non trova punti d'incontro con i genitori, il padre di famiglia apatico che si ritrova senza accorgersene a vivere una vita priva di stimoli, etc. Si tratta di una pellicola priva di eleganza che non lascia nulla all'arguzia dello spettatore, che ti dice cosa devi provare perché e quando senza lasciare in te un minimo di stimolo introspettivo tanto sono esplicite le condizioni dei personaggi. Si può considerare un facile approccio al cinema più "imperniato" per chi non è solito del genere. Ottima la colonna sonora, e l'interpretazione di Spacey e della Bening. Per chi non fosse d'accordo dia un'occhiata a film come "Crash contatto fisico" prima di rispondere per capire ciò che intendo per film arguto.
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Film descrittivo del falso ideale di bellezza americana tramite forzate caratterizzazioni di figure retoriche: l'adolescente che non trova punti d'incontro con i genitori, il padre di famiglia apatico che si ritrova senza accorgersene a vivere una vita priva di stimoli, etc. Si tratta di una pellicola priva di eleganza che non lascia nulla all'arguzia dello spettatore, che ti dice cosa devi provare perché e quando senza lasciare in te un minimo di stimolo introspettivo tanto sono esplicite le condizioni dei personaggi. Si può considerare un facile approccio al cinema più "imperniato" per chi non è solito del genere. Ottima la colonna sonora, e l'interpretazione di Spacey e della Bening. Per chi non fosse d'accordo dia un'occhiata a film come "Crash contatto fisico" prima di rispondere per capire ciò che intendo per film arguto.
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[+] banalizzare
(di miki spin95)
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tramonto1883
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lunedì 11 febbraio 2008
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uno dei migliori prodotti a cavallo del secolo
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Eccezionale: l'idea narrativa, lo svolgimento e l'intreccio, lo sviluppo dei personaggi. Difficile trovargli un punto debole. Spacey brilla di luce propria ma riesce a non fare ombra, e qui sta il merito del regista, a gli altri attori che si ritagliano il loro spazio pur facendogli da contorno.
Scene e frasi indimenticabili, da rivedere più volte per comprendere la natura umana. Un'indagine psicologica degna di un Doestoevskij della pellicola, spietata e senza sconti, senza una morale da imporsi definitivamente.
Film dalle major americane del genere escono ogni 4 o 5 anni. Per qualità, film di rarità assoluta.
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tom
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lunedì 11 febbraio 2008
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originale, riuscitissimo
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Gran merito a Sam Mendes per aver realizzato questo piccolo capolavoro, originale è senza dubbio l'aggettivo più azzeccato! Era facile scivolare nel banale trattando argomenti tipo la nevrosi di carolyn, crisi matrimoniali, identità sessuali represse...con personaggi ( ai limiti dello stereotipato) presi di peso dalla realtà americana. Invece la piacevole sorpresa di questo American Beauty, ci accompagna in una visione velata di una sottile tristezza. Da vedere!
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