L'albero delle pere

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Un film di Francesca Archibugi. Con Valeria Golino, Sergio Rubini, Stefano Dionisi, Niccolò Senni, Victor Cavallo.
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Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 90 min. - Italia 1998. - Cinecittà Luce uscita sabato 5 settembre 1998. MYMONETRO L'albero delle pere * * 1/2 - - valutazione media: 2,56 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Irene Bignardi

La Repubblica

Tenero, e abile. L'albero delle pere di Francesca Archibugi è molto meglio del suo titolo un po' volgarotto - e anche dell'escursione nella letteratura di Con gli occhi chiusi. Questo è il mondo di Francesca Archibugi - famigliastre, legami complicati, adolescenze inquiete, e Roma, di cui sa cogliere il misto di caos crudele e di umanità. E queste sono le sue storie - perché solo Francesca Archibugi sa guardare con tanta naturalezza "dalla parte dei ragazzini", quasi l'occhio della cinepresa dal tradizionale fuoco sul mondo degli adulti si spostasse ad altezza di adolescente. Eppure, L'albero delle pere è troppo abile per il suo stesso bene, troppo gentilmente a tesi, troppo "furbo" per essere veramente toccante. Gli ingredienti della commozione potenziale ci sono tutti. Due innocenti che cercano di cavarsela in un mondo adulto mai cresciuto, figli di padri diversi (di Stefano Dionisi il borghese, tutto appuntamenti e telefonini, di Sergio Rubini l'alternativo coi capelli lunghi): lui, afflitto dal nome di Siddartha, musicista in erba, cyberfanatico e protettore affettuosissimo (Niccolò Senni), lei, la sorellina piccola (Francesca di Giovanni), che parla purtroppo come un cartone animato. Sullo sfondo una madre bellissima e tenera, ma persa dietro il suo mondo di droga (Valeria Golino). Succede che, come nelle fiabe cattive, la sorellina si punge con una siringa abbandonata dalla bella mamma sciagurata in bagno: e Siddartha ("come Buddah da magro" spiega paziente), nel dubbio, considerandosi l'unico protettore della bambina (o forse anche dei segreti della madre?) comincia un'odissea attraverso i laboratori ospedalieri per sapere se la piccola è stata contagiata. Con drammatico finale a sorpresa. Dal fortunato debutto dieci anni fa con Mignon è partita, Francesca Archibugi ha affinato il suo occhio cinematografico, ma ha forse perso, nel contatto diretto con la contemporaneità, la grazia che il filtro della memoria dava al suo primo film. E per troppa consapevolezza L'albero delle pere - molto ben diretto, molto ben fotografato da Luca Bigazzi - sembra una pagina di un moderno libro Cuore noir, in cui gli adulti sono distratti più che cattivi e solo i ragazzini sanno cosa siano veramente i sentimenti e il senso di responsabilità. Non sarà un'abile forzatura? Segue dibattito. C'è molta musica in L'albero delle pere (di Battista Lena, compagno dell'Archibugi).
Da La Repubblica 5 settembre 1998

di Irene Bignardi,

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