pico
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lunedì 20 giugno 2005
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che coraggio!
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Ma che coraggio! Ci vuole una bella laurea e qualche decennio di esperienza per bollare un film come Nirvana col qualunquismo del "così così".
Che non sia un film perfetto lo dice il titolo, che Salvatores sia uscito dai suoi percorsi ordinari è più che palese... e allora?
Se un regista dovesse rifare se stesso all'infinito non sarebbe esistito mai Kubrick!
Dobbiamo riscontrare che Nirvana ha precorso Strange Days, Matrix, Minority report, e altre pellicole da voi osannate.
Anch'io sono infastidito da un Abatantuono evitabile e da da alcune soluzioni che puzzano di italietta, ma sono dettagli.
Nirvana è un film coraggioso, molto più coraggioso della vostra recensione.
Sempre col dovuto rispetto.
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Ma che coraggio! Ci vuole una bella laurea e qualche decennio di esperienza per bollare un film come Nirvana col qualunquismo del "così così".
Che non sia un film perfetto lo dice il titolo, che Salvatores sia uscito dai suoi percorsi ordinari è più che palese... e allora?
Se un regista dovesse rifare se stesso all'infinito non sarebbe esistito mai Kubrick!
Dobbiamo riscontrare che Nirvana ha precorso Strange Days, Matrix, Minority report, e altre pellicole da voi osannate.
Anch'io sono infastidito da un Abatantuono evitabile e da da alcune soluzioni che puzzano di italietta, ma sono dettagli.
Nirvana è un film coraggioso, molto più coraggioso della vostra recensione.
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(di dredd)
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marco benedetti
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sabato 28 gennaio 2006
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semplicemente favoloso
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Salvatores che ci crediamo o no ci fa vedere come forse sarà il mondo in un futuro prossimo. Con la semplicità che lo contraddistingue da sempre ci racconta una storia di indubbia creatività. Ottime le ambientazioni ed i personaggi.
Sergio Rubini è eccezionale, benissimo anche la Rocca e Lambert.
Abatantuono interpreta ormai soltanto se stesso ma non si può dire che lo faccia male (il pollo arrosto è molto buono anche con salse molto differenti ma è sempre pollo arrosto e resta buono).
Che dire, questo film mi ha emozionato da subito, non ha nulla da invidiare a produzioni estere magari anche più elaborate. Il Dvd si abbina molto bene con gli altri sullo scaffale dei film da collezione.
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(di zorrokid)
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aristoteles
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venerdì 29 luglio 2016
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cyber salvatores
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Interessante prodotto che credo volesse metterci in guardia dall'abuso di addentrarci nel mondo virtuale e dimenticare quello vero.
Giocando tra fantasia e computer,anche attraverso una veste grafica discreta ma non eccellente il buon Salvatores confeziona una storia tutto sommato accattivante che purtroppo non riesce a spiccare il volo.
Troppa carne a cuocere,tra virus,hacker e programmatori particolari, ed un protagonista davvero sottotono.
Lambert infatti fa ampiamente la figura dello stoccafisso ed è spesso inespressivo a livelli letali.
Ringranziando il cielo c'è "joystick" Sergio Rubini a regalarci una delle più gradevoli interpretazioni di sempre ed aggiungo che tutto il cast "italiano" non sfigura affatto.
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Interessante prodotto che credo volesse metterci in guardia dall'abuso di addentrarci nel mondo virtuale e dimenticare quello vero.
Giocando tra fantasia e computer,anche attraverso una veste grafica discreta ma non eccellente il buon Salvatores confeziona una storia tutto sommato accattivante che purtroppo non riesce a spiccare il volo.
Troppa carne a cuocere,tra virus,hacker e programmatori particolari, ed un protagonista davvero sottotono.
Lambert infatti fa ampiamente la figura dello stoccafisso ed è spesso inespressivo a livelli letali.
Ringranziando il cielo c'è "joystick" Sergio Rubini a regalarci una delle più gradevoli interpretazioni di sempre ed aggiungo che tutto il cast "italiano" non sfigura affatto.
Nonostante la sensazione che con qualche accortezza si sarebbe potuto fare molto di più, consiglio la visione a tutti.
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inesperto
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domenica 14 febbraio 2021
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il mondo finisce in un armadio
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Un egregio contributo italiano al cyberpunk, e già solo per questo motivo degno di lode. Tra Tron e Strange days, il nocciolo dell'idea principale, quello di una realtà rivelantesi fittizia e creata da qualcuno che vive nel mondo reale, è stato persino ripreso dall'americano "Il tredicesimo piano" due anni dopo: non male per il cinema del Belpaese, che non è certo noto per maneggiare abitualmente la fantascienza. Il Vip Lambert viene affiancato dal nostro Sergio Rubini e, in seguito, dalla splendida Stefania Rocca in un'avventura che nella prima metà fatica a spiegarsi in maniera chiara, ma che, fortunatamente, nella seconda si fa più immediata ed apprezzabile.
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Un egregio contributo italiano al cyberpunk, e già solo per questo motivo degno di lode. Tra Tron e Strange days, il nocciolo dell'idea principale, quello di una realtà rivelantesi fittizia e creata da qualcuno che vive nel mondo reale, è stato persino ripreso dall'americano "Il tredicesimo piano" due anni dopo: non male per il cinema del Belpaese, che non è certo noto per maneggiare abitualmente la fantascienza. Il Vip Lambert viene affiancato dal nostro Sergio Rubini e, in seguito, dalla splendida Stefania Rocca in un'avventura che nella prima metà fatica a spiegarsi in maniera chiara, ma che, fortunatamente, nella seconda si fa più immediata ed apprezzabile. Il sonoro del film aiuta poco, rumori ambientali e parlate rapide con voci basse sono presenze poco desiderabili; la recitazione generale non è eccelsa, men che meno nei due interpreti internazionali (Seigner e Lambert). A livello tecnico, per questo tipo di produzioni, nel mondo angloamericano si trova di meglio (anche solo per motivazioni meramente economiche); quanto a concettualità, invece, ce la possiamo giocare con chiunque. Un grazie a Salvatores è comunque dovuto.
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greatsteven
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giovedì 23 marzo 2017
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il nirvana che non è possibile conquistare.
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NIRVANA (IT, 1997) diretto da GABRIELE SALVATORES. Interpretato da CHRISTOPHER LAMBERT, DIEGO ABATANTUONO, SERGIO RUBINI, STEFANIA ROCCA, CLAUDIO BISIO, SILVIO ORLANDO, AMANDA SANDRELLI, BEBO STORTI, HARUHIKO YAMANOUCHI
Nel 2005, nell’agglomerato nord, un’immaginaria metropoli è divisa fra il centro (i cui quartieri riportano nomi di città famose, quali Bombay e Marrakech) e le periferie.
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NIRVANA (IT, 1997) diretto da GABRIELE SALVATORES. Interpretato da CHRISTOPHER LAMBERT, DIEGO ABATANTUONO, SERGIO RUBINI, STEFANIA ROCCA, CLAUDIO BISIO, SILVIO ORLANDO, AMANDA SANDRELLI, BEBO STORTI, HARUHIKO YAMANOUCHI
Nel 2005, nell’agglomerato nord, un’immaginaria metropoli è divisa fra il centro (i cui quartieri riportano nomi di città famose, quali Bombay e Marrakech) e le periferie. Una neve incessante cade dal cielo. Il programmatore Jimmy, nell’antivigilia di Natale, è procinto di far pubblicare il suo ultimo videogame, Nirvana, ma un virus elettronico s’infiltra nel computer e fornisce una coscienza al protagonista del gioco, Solo, che capisce di essere un personaggio virtuale e che tutto il mondo che lo circonda è fittizio. Siccome Nirvana dovrà essere distribuito su tutte le piattaforme del globo, Jimmy deve trovare un sistema per cancellare Solo, ma per farlo ha bisogno di Joystick, hacker-angelo senza più ali che ha scambiato le sue cornee con due marchingegni oculari che gli mostrano la realtà in bianco e nero, ottenendo in cambio sistemi sofisticati per accedere a tutti i programmi informatici in pericolo. Il calvario di Jimmy e Joystick per le zone malfamate delle periferie, parallelamente alla progressiva presa di coscienza di Solo che si fa ammazzare più volte andando avanti nei livelli del gioco e cerca di convincere la prostituta Maria della loro inesistenza, porterà il programmatore a ripercorrere la sua passata storia d’amore con Lisa, a pestare i piedi alla gang locale della Yakuza giapponese e ad infrangere innumerevoli regole del potere costituito, tutto incentrato su un funzionamento elettronico, che una società ipertecnologica impone tassativamente di rispettare. Il ricordo dell’ex fidanzata di Jimmy è inoltre contenuto nell’hard disk mentale di una giovane informatica dai capelli blu. Alla fine il piano del tormentato progettista di videogiochi ha successo, e Solo riconoscerà profondamente in lui un’amicizia sincera. Nel repertorio cinematografico di Salvatores, si configura finora come uno dei tre film (insieme a Educazione siberiana e a Il ragazzo invisibile) in cui il regista accantona il registro comico-avventuroso e si cimenta con altri generi, con l’onnipresente difetto di calcare troppo la mano sulla violenza e con la pretesa un po’ fuori dal mondo di spiegare con sguardo lucido i motivi che giustificano il suo utilizzo fino a formare regimi, espliciti o impliciti, per l’appunto basati sull’omertà dei sudditi e sull’impiego di mezzi aggressivi per soggiogarli. Se il recente Il ragazzo invisibile traballa e Educazione siberiana è invece un capolavoro, questo film sci-fi si trova in un delicato ma convincente equilibrio, soprattutto perché detiene il merito di essere una pellicola italiana che crea ambienti particolari e si addentra in spazi nuovi e quasi inesplorati, il che capita assolutamente di rado nel cinema nostrano. La cosa è stata resa possibile grazie alla messa a disposizione degli stabilimenti milanesi dell’Alfa Romeo, in cui le scene son state girate. Avrebbe potuto essere un’opera di denuncia allo strapotere del mondo elettronico, della tecnologia terribilmente pervasiva e dell’inarrestabile informatizzazione degli individui umani, ma il discorso politico tende ben presto a lasciare il passo ad un suo omologo di genere sociologico che, traendo anche spunto dai canoni della commedia, racconta, con un linguaggio espressivo crudo ma efficiente, la crisi d’identità dell’uomo moderno, che è incarnato nei tre personaggi principali, ognuno coi suoi dubbi e le sue parole: Jimmy (C. Lambert più vivace e meno statuario del solito) non riesce ad accettare la fine di un amore travagliato ma giusto, e ammette egli stesso di lavorare dietro commissione e senza capire il senso intimo di quello che crea; Solo (Abatantuono con le lenti a contatto, con una saggia recitazione sotto le righe) ha ricevuto dal virus un’intelligenza attenta e dunque è in grado di percepire l’inconsistenza della sua vita e l’inevitabilità dei compiti che ha da svolgere in quanto primo attore di un videogioco dove l’aggressività verso i nemici costituisce un motivo di piacere per chi gioca davanti allo schermo; Joystick (S. Rubini è decisamente il meno riuscito del terzetto, anche per via del suo eloquio logorroico) si è asservito al dominio incontrastato della tecnocrazia e ha annullato la sua identità, ma si presta ancora per aiutare i suoi alleati e a questo scopo fa sfoggio delle sue ampie conoscenze informatiche e, pure, della sua noncuranza delle leggi. La sceneggiatura perde pochi colpi, specialmente nelle scene dove le parole vengono oscurate dalla devastante ampiezza dei colori scenografici, e sa costruire una storia intelligente che mischia il sarcasmo al cinismo, il pathos alle necessità sociali dei suoi caratteri. Molto azzeccato l’asciutto (per quantità) reparto femminile, con una Sandrelli birichina e compassata e una S. Rocca introversa che costituisce un punto d’appoggio fondamentale per la crescita interiore e il carosello tribolato del protagonista, definita dalla critica come la rivelazione essenziale di questo giocattolone fantascientifico che non si prende troppo sul serio, ma tratta temi assai importanti e ha il merito e il pregio di non azzardare giudizi definitivi, lasciandoli magari allo spettatore e limitandosi (per modo di dire) ad esporre un racconto avvincente che si potrebbe leggere facendo riferimento anche alla letteratura del Novecento, citando, anche con un certo gusto da grafomani e divoratori di libri, autori come Pirandello e Orwell che hanno saputo esaminare la distruzione dell’io e l’edificazione di un potere che può tutto proprio perché annulla la personalità e conferisce troppo spazio di manovra alle macchine.
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gianleo67
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giovedì 18 luglio 2013
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insipida ricetta di una sf all'amatriciana
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Brillante e fascinoso sviluppatore di un rivoluzionario e realistico videogame (il 'Nirvana'del titolo) abbandonato dalla fidanzata in crisi mistica, decide di ritrovarla ed al contempo di introdursi nel 'main frame' della multinazionale per cui lavora per sottrarre una ingente somma di fondi neri e cancellare la sua opera videoludica alla vigilia dell'uscita. Lo scopo è quello di liberare dalla sua prigionia elettronica il protagonista, che ha acquisito una improvvisa consapevolezza sulla sua condizione di essere virtuale costretto a ripetere la stessa, monotona e insignificante esistenza ad ogni game over.
Riuscirà nel suo intento grazie all'aiuto di due bizzarri e particolari compagni di viaggio.
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Brillante e fascinoso sviluppatore di un rivoluzionario e realistico videogame (il 'Nirvana'del titolo) abbandonato dalla fidanzata in crisi mistica, decide di ritrovarla ed al contempo di introdursi nel 'main frame' della multinazionale per cui lavora per sottrarre una ingente somma di fondi neri e cancellare la sua opera videoludica alla vigilia dell'uscita. Lo scopo è quello di liberare dalla sua prigionia elettronica il protagonista, che ha acquisito una improvvisa consapevolezza sulla sua condizione di essere virtuale costretto a ripetere la stessa, monotona e insignificante esistenza ad ogni game over.
Riuscirà nel suo intento grazie all'aiuto di due bizzarri e particolari compagni di viaggio.
Curiosa incursione di Salvatores nel campo insolito e inusitato di una fantascienza animista, presa quasi a pretesto per una rielaborazione ironica e grottesca insieme delle tematiche care al suo cinema, tra il viaggio (quello virtuale e quello reale) di un protagonista/autore in cerca di risposte (personali,professionali,filosofiche) e della sua creatura intrappolata nel loop spazio temporale di una dimensione posticcia che interroga continuamente la sua interfaccia reale sul significato ultimo dell'esistenza (o del suo opposto). Se da un lato il registro principale rimane quello ironico e goliardico delle sue opere precedenti, declinando in senso millenaristico le ansie e le paure di personaggi che faticano ad abbandonare una certa bidimensionalità fumettistica, si intravede dall'altro una certa velleità anarchica cui la improbabilità della storia e l'esilità della messa in scena (le atmosfere vintage richiamano Vadim e Wenders per dirne due, ma con meno originalità e fantasia) finiscono per mettera la mordacchia, con il risultato di annoiare lo spettatore per la banalità dei temi trattati più che divertirlo con le surreali gag dei suoi istrionici protagonisti (Abatantuono e Rubini) o della galleria di solite comparsate (Bisio, Rossi, Catania, Storti,etc.). Sceneggiatura un pò confusa e pasticciata, richiama i classici di un certo immaginario fantasy (da Blade runner a Tron, da Fino alla fine del mondo a Strange days) e ne anticipa sorprendentemente altri (il Matrix dei fratelli Wachowski che l'autore potrebbe citare paradossalmente per plagio!) finendo per riflettere questa incertezza di idee nel claustrofobico e decisamente cupo pauperismo scenografico. Strano 'melting pop' cinefilo, il film di Salvatores è un esperimento poco riuscito di sincretismo cinematografico che smarrisce la sua già confusa identità tra banalità filosofiche new age e la leggerezza della farsa, infarcendo il tutto con una pretestuosa sottotrama sentimentale in cui una affascinante Emmanuelle Seigner abbandona (a buon diritto) al suo destino un insignificante Cristopher Lambert, maschera inespressiva di un demiurgo da quattro soldi totalmente immune (per ovvie ragioni) ai rischi di una decerebrazione positronica. L'insipida ricetta di una fantascienza all'amatriciana.
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