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cosimuzzo
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giovedì 30 dicembre 2010
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una metafora sul significato della vita
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Cos'è questo film se non una grande favola, raccontata in modo magistrale, in fondo Sergio Leone amava raccontare le favole e lo ha dimostrato fin dai suoi film precedenti, come C'era una volta il west. Tutte le favole hanno una morale, C'era una volta in America è una grande metafora sul significato della vita, con il suo inevitabile scorrere del tempo, che inevitabilmente cambia i rapporti tra le persone, in quanto le persone crescono, maturano, fanno delle scelte: è il caso di Noodle e Max che nell'adolescenza diventano grandi amici per poi percorrere successivamente vie di pensiero e di vita diverse. Il film è permeato di una atmosfera onirica, come se le vicende fossero parte di un sogno, dei ricordi appannati di un uomo che fumando dell'oppio rimembra la vita vissuta.
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Cos'è questo film se non una grande favola, raccontata in modo magistrale, in fondo Sergio Leone amava raccontare le favole e lo ha dimostrato fin dai suoi film precedenti, come C'era una volta il west. Tutte le favole hanno una morale, C'era una volta in America è una grande metafora sul significato della vita, con il suo inevitabile scorrere del tempo, che inevitabilmente cambia i rapporti tra le persone, in quanto le persone crescono, maturano, fanno delle scelte: è il caso di Noodle e Max che nell'adolescenza diventano grandi amici per poi percorrere successivamente vie di pensiero e di vita diverse. Il film è permeato di una atmosfera onirica, come se le vicende fossero parte di un sogno, dei ricordi appannati di un uomo che fumando dell'oppio rimembra la vita vissuta. Il montaggio è eccezionale in quanto veramente funzionale alla storia, il film è costruito tramite flash back e tutte le scene sono un continuo spostarsi nel tempo tra passato e presente, come se un anziano rimembrasse i fatti di vita vissuta: all'inizio del film Noodles, incontra Fat moe e, il suo locale gli riporta alla mente la sua gioventù e l'ambiente nel quale è vissuto e con nostalgia i rimpianti riguardo i suoi amici d'infanzia che adesso sono morti e della cui morte si sente colpevole.
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conte
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venerdì 17 giugno 2011
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l'inno al cinema di sergio leone
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C'era una volta in america è l'inno al cinema di Sergio Leone. L'ultimo ruggito del regista romano. Un opera cinematografica che racconta di 3 decenni, che hanno fatto la storia dell'America. Una poetica descrizione di immagini e di inquadrature di Leone. Un robert de Niro in una delle sue piu grandi interpretazione della propria carriera, un james Woods come non sarà mai più, e altri grandi attori come Joe Pesci, che fanno di questo film uno dei più grandi della storia della settima arte. Un film di 3 ore e 40 minuti, in una storia di gangster, di amicizia, di rimpianti e d'amore; Dove forse il vero protagonista è il tempo. Accompagnate sempre da un pizzico di malinconia e tristezza,nostalgia e soprattutto dalle m
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C'era una volta in america è l'inno al cinema di Sergio Leone. L'ultimo ruggito del regista romano. Un opera cinematografica che racconta di 3 decenni, che hanno fatto la storia dell'America. Una poetica descrizione di immagini e di inquadrature di Leone. Un robert de Niro in una delle sue piu grandi interpretazione della propria carriera, un james Woods come non sarà mai più, e altri grandi attori come Joe Pesci, che fanno di questo film uno dei più grandi della storia della settima arte. Un film di 3 ore e 40 minuti, in una storia di gangster, di amicizia, di rimpianti e d'amore; Dove forse il vero protagonista è il tempo. Accompagnate sempre da un pizzico di malinconia e tristezza,nostalgia e soprattutto dalle musiche del grandissimo Ennio Morricone, che fanno di questo film un opera indimenticabile!
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valis.91
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lunedì 12 marzo 2012
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la ricetta di un'opera intramontabile
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Sergio Leone, Robert de Niro, Ennio Morricone: gli ingredienti di una deliziosa charlotte russe alla panna che si gusta con avidità dall'inizio alla fine. E' impossibile trovare un elemento fuoriposto in quest'opera senza tempo che il regista riprende dal romanzo gangster di Harry Grey "Mano Armata"; Leone lo fa proprio, lo rimodella e restituisce al pubblico un capolavoro cinematografico unico e perfetto. La geniale intuzione della trama è infatti mischiare in modo intelligente scene del passato e presente e alla fine sorprendere lo spettatore con il sorriso indimendicabile di De Niro annebbiato dai fumi dell'oppio, insinuando il dubbio sulla realtà della vicenda: i dieci secondi finali capovolgono e stravolgono ben quattro ore di film.
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Sergio Leone, Robert de Niro, Ennio Morricone: gli ingredienti di una deliziosa charlotte russe alla panna che si gusta con avidità dall'inizio alla fine. E' impossibile trovare un elemento fuoriposto in quest'opera senza tempo che il regista riprende dal romanzo gangster di Harry Grey "Mano Armata"; Leone lo fa proprio, lo rimodella e restituisce al pubblico un capolavoro cinematografico unico e perfetto. La geniale intuzione della trama è infatti mischiare in modo intelligente scene del passato e presente e alla fine sorprendere lo spettatore con il sorriso indimendicabile di De Niro annebbiato dai fumi dell'oppio, insinuando il dubbio sulla realtà della vicenda: i dieci secondi finali capovolgono e stravolgono ben quattro ore di film. Robert De Niro indossa perfettamente i panni di un Noodles violento e irascibile, innamorato e impotente, e, soprattutto, "vinto". E' un personaggio a cui è infatti negata la lealtà dell'amicizia, un lavoro onesto e l'amore di Deborah, la quale rinuncia ai sentimenti per il giovane gangster, consapevole a suo malgrado del destino a cui sarebbe stata confinata. Max, interpretato da un bravissimo James Woods, l'amico-nemico con cui più volte si trova più volte a confronto e che alla fine sembra il vero "vincitore" di questa favola gangster, rappresenta il suo antitetico; ottiene infatti ciò che Noodles ha desiderato di più: Deborah e un lavoro lontano dal mondo della malavita. Ma è nell'ultimo dialogo in cui emerge davvero la fragilità di Max di fronte al proprio destino mentre Noodles è più consapevole e pragmatico del proprio essere, tanto da arrivare a rinunciare l'omicidio l'ex amico, nonostante i torti subiti. L'incerta condizione degli uomini emerge con espressività nell'ultimo sguardo tra i due prima del suicidio di Max: Leone forse sottintende addirittura un ribaltamento finale tra i ruoli. La colonna sonora rimane indimenticabile e inscindibile dal film: il suono del flauto di Cockey in "Once upon a Time in America" che accompagna le scorribande degli amici fino alla morte e oltre, oltre ai pezzi "Deborah's Theme" e "Amapola", scenografiche sinfonie della romantica cena di Noodles e Deborah, rendono ancora più suggestiva un'opera che, anche se rivista più volte, non smette mai di stupire e commuovere come la prima volta.
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noodles57
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domenica 19 maggio 2013
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leone come proust
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Un po’ come Un mercoledì da leoni non è un film sul surf, C’era una volta in America non è un film sui gangsters o sul proibizionismo. Sono ambedue film sull’amicizia. Certo cercare un sentimento nobile nel film di Leone, dove abbondano atti di violenza spesso gratuita, crudeltà e stupri, sembra senza senso, ma il nucleo del racconto è proprio l’amicizia tra quattro ragazzi nata negli anni 20. Un’amicizia subito tragica, quando Dominic viene ucciso e Noodles lo vendica, che diventa un’amicizia tradita, negli anni 30, quando il protagonista denuncia gli amici, per proteggerli da una rapina senza speranza che era diventata l’ossessione di Max, e infine, 35 anni dopo, una amicizia nostalgica, quella di Noodles, che rifiuta di uccidere Max, mentre rivive in un flashback i momenti di loro insieme.
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Un po’ come Un mercoledì da leoni non è un film sul surf, C’era una volta in America non è un film sui gangsters o sul proibizionismo. Sono ambedue film sull’amicizia. Certo cercare un sentimento nobile nel film di Leone, dove abbondano atti di violenza spesso gratuita, crudeltà e stupri, sembra senza senso, ma il nucleo del racconto è proprio l’amicizia tra quattro ragazzi nata negli anni 20. Un’amicizia subito tragica, quando Dominic viene ucciso e Noodles lo vendica, che diventa un’amicizia tradita, negli anni 30, quando il protagonista denuncia gli amici, per proteggerli da una rapina senza speranza che era diventata l’ossessione di Max, e infine, 35 anni dopo, una amicizia nostalgica, quella di Noodles, che rifiuta di uccidere Max, mentre rivive in un flashback i momenti di loro insieme.
Il tempo è l’altro tema che permea il film. Leone ci racconta i periodi della storia non in sequenza temporale. Passa dagli anni 30, al 1968, agli anni 20 sorprendendoci sempre con transizioni geniali, come la la stazione di New York da cui Noodles fugge, che ci appare magicamente 35 anni dopo, sulle note di Yesterday dei Beatles. Noodles è invecchiato, ma non spaventato dal turbine di emozioni che lo aspettano, e anzi curioso di abbandonarsi alla vertigine che rivedere il proprio passato necessariamente provoca.
Una delle battute più belle del film (e una delle più belle nella storia del cinema) è la risposta che Noodles da a Fat Moe, quando questi gli chiede cosa ha fatto un tutti quegli anni. “Sono andato a letto presto”. E’ bello pensare che questa battuta sia un omaggio a Marcel Proust: “A lungo, mi sono coricato di buonora” è l’incipit della Recherche, il romanzo sul tempo e sul ricordo per antonomasia.
Troviamo nel film il Sergio Leone dei primi piani sullo sguardo dei protagonisti e quello delle grandi scene corali (il brulichio degli ebrei nelle strade del quartiere, come quello dei pionieri del West nelle ultime scene di C’era una volta nel West), ma troviamo soprattutto una storia raccontata dalla musica di Morricone. Morricone prende le note direttamente dallo spartito di Dio, e riesce come nessun altro ad accompagnarci tra le emozioni che la storia ci trasmette e ad esaltarle a tal punto che la musica diventa quasi uno strumento autonomo di racconto.
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willywillywilly
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sabato 11 luglio 2020
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capolavoro senza tempo
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Questo film è un'opera d'arte. Ti tiene inchidato dalla prima all'ultima scena. Ti rapisce con le evocative atmosfere del Proibizionismo degli anni 30, ti strappa il cuore con una storia d'amore e d'amicizia che poteva essere tutto ed è stata schiantata dalla vita stessa..
TI lascia senza fiato raccontandoti 40 anni di recente storia Americana, con la maestria unica del duo Leone/Morricone. E' uno dei più bei film di ogni tempo, ogni cosa è al posto giusto, fotografia, scenografia, attori, colonna sonora.
Anche la violenza, a volte brutale, che poi è la violenza della vita è raccontata con poesia, Ti entra dentro e non ti lascia più per parecchio tempo.
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Questo film è un'opera d'arte. Ti tiene inchidato dalla prima all'ultima scena. Ti rapisce con le evocative atmosfere del Proibizionismo degli anni 30, ti strappa il cuore con una storia d'amore e d'amicizia che poteva essere tutto ed è stata schiantata dalla vita stessa..
TI lascia senza fiato raccontandoti 40 anni di recente storia Americana, con la maestria unica del duo Leone/Morricone. E' uno dei più bei film di ogni tempo, ogni cosa è al posto giusto, fotografia, scenografia, attori, colonna sonora.
Anche la violenza, a volte brutale, che poi è la violenza della vita è raccontata con poesia, Ti entra dentro e non ti lascia più per parecchio tempo.
E' una perla rara che rimarrà per sempre nel firmamento dei capolavori assoluti del cinema.
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[+] incredibile
(di luca g)
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harrymastiff
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lunedì 23 gennaio 2012
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c'era una volta sergio leone
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Commentare questo capolavoro è davvero difficile in quanto sono tante le bellezze da elogiare e molti già hanno detto tutto quello che c'era da dire. Quello su cui mi piacerebbe soffermarmi è la capacità del regista con delle semplicissime scene di dire tutto, molto spesso senza ricorrere neanche all'uso di parole. Una scena che mi è rimasta particolarmente impressa è la scena di Patsy e la Charlotte Rossa. In quella scena viene mostrata l'essenza del bambino, lo stesso bambino che incendia l'edicola, che vuole derubare l'ubriaco e che desidera ardentemente fare sesso. Quel bambino con un'infanzia quasi inesistente mette in mostra tutto il suo essere cedendo alla tentazione di un dolce che gli avrebbe permesso, qualora non lo avesse mangiato, di soddisfare un suo desiderio sessuale (o presunto tale).
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Commentare questo capolavoro è davvero difficile in quanto sono tante le bellezze da elogiare e molti già hanno detto tutto quello che c'era da dire. Quello su cui mi piacerebbe soffermarmi è la capacità del regista con delle semplicissime scene di dire tutto, molto spesso senza ricorrere neanche all'uso di parole. Una scena che mi è rimasta particolarmente impressa è la scena di Patsy e la Charlotte Rossa. In quella scena viene mostrata l'essenza del bambino, lo stesso bambino che incendia l'edicola, che vuole derubare l'ubriaco e che desidera ardentemente fare sesso. Quel bambino con un'infanzia quasi inesistente mette in mostra tutto il suo essere cedendo alla tentazione di un dolce che gli avrebbe permesso, qualora non lo avesse mangiato, di soddisfare un suo desiderio sessuale (o presunto tale). In quella scena non ci sono parole, solo sguardi tra Patsy e la Charlotte Rossa che però ti fanno cogliere a tratti l'essenzza della vita. Questa scena è solo un esempio del capolavoro che è C'era una volta in America. Un Robert De Niro che definire magistrale è dir poco. Riesce perfettamente a ritrarre un uomo di poche parole che però riesce ancora a provare tutti i sentimenti possibili dall'amore all'odio, dalla gioia al rimorso mentre Max con il tempo smarrisce tutto ciò venendo accecato solo dal desiderio di andare sempre più in alto finendo per perdere di vista persino il suo scopo e restando incastrato nella stessa vendetta che aveva tramato. Un ultimo commento va alle musiche del Mestro Morricone che non poteva fare di meglio, creando una colonna sonora che è un percorso di vita riuscendo a comunicare amore, nostalgia, spensieratezza e dolore. Un capolavoro del cinema italiano e mondiale. Grazie Sergio.
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joe77
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domenica 8 aprile 2012
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la teoria del sogno
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Analizzando le sequenze e i dettagli del film, la teoria del sogno potrebbe essere la più plausibile..tra le tante che si sono formulate. Addirittura, anche le scene iniziali della morte di Eve e del pestaggio di Fat Moe potrebbero (riconosco che è un azzardo) essere frutto dell’oppio consumato da Noodles nella fumeria.
Ed ancora, Noodles potrebbe anche non aver tradito Max…per i seguenti motivi:
1. Noodles, durante la festa, si apparta nell’ufficio per fare la “soffiata” alla polizia sulla spedizione del carico di wisky…ma (a mio parere) non farà in tempo a parlare col Sgt.
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Analizzando le sequenze e i dettagli del film, la teoria del sogno potrebbe essere la più plausibile..tra le tante che si sono formulate. Addirittura, anche le scene iniziali della morte di Eve e del pestaggio di Fat Moe potrebbero (riconosco che è un azzardo) essere frutto dell’oppio consumato da Noodles nella fumeria.
Ed ancora, Noodles potrebbe anche non aver tradito Max…per i seguenti motivi:
1. Noodles, durante la festa, si apparta nell’ufficio per fare la “soffiata” alla polizia sulla spedizione del carico di wisky…ma (a mio parere) non farà in tempo a parlare col Sgt. Halloran perché Max, accortosi del suo allontanamento, lo segue facendo sì che Noodles riattacchi la cornetta…Il particolare della cornetta fuoriposto evidenzia lo stato coincitato di Noodles che non può spigare ad Halloran una cosa così complicata nel giro di pochi secondi…vuoi perché non se la sente (e la sua esitazione si nota) vuoi perché c’è Max dietro la porta.
2. Considerato questo, è verosimile che la morte di Max sia stata organizzata dal mafioso Frankie Monaldi in accordo con la polizia. Forse la presenza di Monaldi all’opsedale (poco dopo la scena del dialogo con Sharkey) potrebbe avvalorare un complotto ai danni dei 4 gangsters. Quindi, i sensi di colpa di Noodles sono quelli di non aver fatto quella telefonata (anche se sarebbe servito a poco se la trappola era ormai organizzata) e nel suo sogno egli immagina il tradimento ai danni di Max come se non volesse accettarne la morte, preferendo che Max sopravviva diventando poi il senatore Bailey, anche a costo di sacrificare 35 anni della sua vita.
3. Inoltre, se Noodles dice ad Eve che potrebbe assentarsi per più di un anno (lasciando intuire che andrà in galera) si presume che Noodles sarebbe stato con i suoi compagni durante l’ultima gita. Ma dov’era durante lo scontro a fuoco??.... Anche la scena dei corpi sull’asfalto e di Noodles che li guarda con le lacrime agli occhi potrebbe far parte del sogno..
Peraltro, anche se sembra un controsenso a quanto sopra, c’è da chiedersi: se Noodles non si è mai mosso dalla fumeria (come si sostiene), come e dove collocare i killers entrati nel teatro cinese per ucciderlo? Se non si è mai mosso da lì, come e dove collocare il cinese che lo avverte e lo fa fuggire dal retro? Ed ancora, se ha sognato l’uccisione di Eve come mai dovrebbe chiedere a Fat Moe il perché non dovrebbe tornare in albergo a riprenderla?...sarebbe superfluo visto che nel sogno già lo sapeva…
Ultima nota: il camion dei rifiuti fuori alla villa Bailey porta sulla fiancata il numero “35”…tanti sono gli anni trascorsi dalla fuga di Noodles e il suo ritorno a New York (1933-1968).
Tra le altre osservazioni, ho notato il particolare della "porta sul retro" (avranno un senso?):
- Noodles fugge dal teatro cinese da una porta sul retro
- Entra nel locale di Fat Moe da una porta sul retro
- Il Senatore Bailey gli dice di scappare via dalla porta sul retro dopo averlo ucciso
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(di mhjp85)
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jacopo b98
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sabato 13 luglio 2013
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il capolavoro di leone
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Epopea americana di Noodles (De Niro da adulto, Tyler da bambino), cresciuto nel quartiere ebraico di New York, che con i suoi amici da bambino fa il boss del quartiere e da adulto diventa un gangster della città. Il gruppo di amici si dividerà per una donna (McGovern da adulta, Connelly da bambina) che Noodles vagheggia da bambino e stupra da adulto. Difficile è riassumere in poche righe la trama di questo film fiume capolavoro di Leone, pensato per tredici anni. Scritto da sei sceneggiatori tra cui il regista è una ricerca del tempo perduto americana, un’epopea, un’odissea in un’America che pian piano cambia e si trasforma. Perché se Noodles e i suoi amici sono i personaggi la vera protagonista della storia è l’America, New York in particolare.
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Epopea americana di Noodles (De Niro da adulto, Tyler da bambino), cresciuto nel quartiere ebraico di New York, che con i suoi amici da bambino fa il boss del quartiere e da adulto diventa un gangster della città. Il gruppo di amici si dividerà per una donna (McGovern da adulta, Connelly da bambina) che Noodles vagheggia da bambino e stupra da adulto. Difficile è riassumere in poche righe la trama di questo film fiume capolavoro di Leone, pensato per tredici anni. Scritto da sei sceneggiatori tra cui il regista è una ricerca del tempo perduto americana, un’epopea, un’odissea in un’America che pian piano cambia e si trasforma. Perché se Noodles e i suoi amici sono i personaggi la vera protagonista della storia è l’America, New York in particolare. Noodles è un personaggio complesso, un bambino mai cresciuto che, a quarant’anni, continua a comportarsi, con le donne e con tutti, come quando ne aveva dieci. La storia di un bambino che diventa adulto da vecchio e si accorge del fallimento solo quando si ritrova vecchio e pieno di rimpianti. E così il film assume una proporzione epica che gli permette di travalicare il tempo. È un compendio del cinema di Leone, ma anche, insieme a C’era una volta il West, il suo film più maturo. La Trilogia del Dollaro erano i capricci del bambino Leone. Le due opere citate costituiscono la maturità dell’autore che, con Giù la testa, realizza la Trilogia del Tempo. Le tre storie di uomini sconfitti dalla vita. Grazie anche alle splendide musiche di Ennio Morricone, alternate a motivi famosi, alcune scene travalicano la dimensione poetica per raggiungere quella epica, come la bellissima scena della morte di Dominic. Notevole la scelta di God Bless America come colonna sonora della scena finale. Attori eccezionali. Nell’84 fu distribuito nel mondo con la versione di 218’, in America, per volere del produttore, fu ridotto a 139’. Nel 2012 al Festival di Cannes è stata presentata una versione con 26’ in più, ora disponibile in una splendida edizione in DVD e Blu-Ray.
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sabato 7 gennaio 2017
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certi film andrebbero rivisti più volte. non in tv
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Non in tv.
Ieri sera, l'Epifania, RaiTre l'ha massacrato facendolo finire alle 2 del 7. Ho resistito per vedere con quale faccia avrebbero tirato così in lungo. C'è di fatto che qualche titolo di coda l'hanno poi lasciato, miracolo.
Comunque:
vi sono state aggiunte delle parti in lingua originale con sottotitoli in italiano (doppiaggio di De Niro di Ferruccio Amendola), la cui qualità era pessima, nel senso della chiarezza d'immagine dove la fotografia di Delli Colli andava a farsi benedire.
Non so se queste aggiunte abbiano dato ulteriore pregio al film: in una certamente però sì: quella in cui -nella scena della Cappella del cimitero- De Niro si trova di fronte a Louise Fletcher, l'infermiera cerbera (Oscar) di 'Qualcuno volò sul nido del cuculo".
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Non in tv.
Ieri sera, l'Epifania, RaiTre l'ha massacrato facendolo finire alle 2 del 7. Ho resistito per vedere con quale faccia avrebbero tirato così in lungo. C'è di fatto che qualche titolo di coda l'hanno poi lasciato, miracolo.
Comunque:
vi sono state aggiunte delle parti in lingua originale con sottotitoli in italiano (doppiaggio di De Niro di Ferruccio Amendola), la cui qualità era pessima, nel senso della chiarezza d'immagine dove la fotografia di Delli Colli andava a farsi benedire.
Non so se queste aggiunte abbiano dato ulteriore pregio al film: in una certamente però sì: quella in cui -nella scena della Cappella del cimitero- De Niro si trova di fronte a Louise Fletcher, l'infermiera cerbera (Oscar) di 'Qualcuno volò sul nido del cuculo".
Ci sono poi degli 'errori': come la Mc Govern ancora 'giovane' dopo trentanni dei suoi iniziali 15 o16, quando Noodles-De Niro s'innamora di lei. E poi dei miracoli di mestiere: come far passare il Des Bains al Lido di Venezai (già degli hotel Ciga) come ubicato negli Hamptons.
Anche caratterizzazioni sublimi poi: come quel pranzo mafioso con un magnifico Burt Young (quello in seguito nei vari 'Rocky'); Joe Pesci al contrario non è stato inquadrato al suo meglio ( lo impiegò meglio Scorsese).
Adoro Sergio Leone:
meno, qui, la risata-ghigno finale che fa fare a De Niro-oppiato alla fine di questo film; e sebbene questo su quei 40 anni d'America gangsteristica sia un'opera di notevole caratura, ho preferito il regista in "C'era una volta il West", dove fa morire il bandito Cheyenne (uno splendido Jason Robards, secondo me il vero protagonista) con grande dignità piuttosto che con un ghigno intriso d'oppio (ma forse Leone dibatté per giorni con gli altri sceneggiatori su come farlo finire "C'era una volta in America", e forse quella risatasublima tutto).
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alejazz
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giovedì 24 gennaio 2019
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capolavoro firmato sergio leone
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L’America del ‘900 raccontata da Sergio Leone. L’America di centro-periferia, povera, corrotta da malavita, proibizionismo e prostituzione è protagonista in questa pellicola molto lunga secondo i canoni a cui siamo abituati (parliamo di quasi 220’ contro gli standard 90’/100’ dei film di oggi). Sebbene il film richieda un certo impegno e pazienza non annoia affatto: intrighi, salti temporali continui catturano sin dal primo minuto l’attenzione dello spettatore.
Veniamo ora all’opinione generale e poi tecnica.
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L’America del ‘900 raccontata da Sergio Leone. L’America di centro-periferia, povera, corrotta da malavita, proibizionismo e prostituzione è protagonista in questa pellicola molto lunga secondo i canoni a cui siamo abituati (parliamo di quasi 220’ contro gli standard 90’/100’ dei film di oggi). Sebbene il film richieda un certo impegno e pazienza non annoia affatto: intrighi, salti temporali continui catturano sin dal primo minuto l’attenzione dello spettatore.
Veniamo ora all’opinione generale e poi tecnica. Sul primo punto ammetto che se non si è particolarmente appassionati di genere gangster tra immagini di sparatorie, violenze carnali a donne e torture, il film potrebbe non piacere. In effetti Leone racconta un mix di vicende in modo perfetto e minuzioso. Tante scene ricche di sguardi, espressioni che valgono molto più di mille parole.
La pellicola ha tre filoni principali dove i protagonisti sono gli stessi personaggi che crescono nel tempo: i) anni ’20, ii) anni ’30 e iii) fine anni ’60.
L’intreccio tra questi 3 filoni si fa così fitto che il film non rischia di essere affatto banale. Ciò è confermato anche dal colpo di scena finale che il regista italiano riserva alla platea spiazzandola anche dopo ben oltre 3 ore.
Riguardo il cast anche qui le scelte sono state ottime e adatte. Un plauso particolare va a Robert De Niro per aver interpretato egregiamente il proprio ruolo senza alcuna sbavatura.
Per la storia del cinema italiano, “C’era una volta in America” è una pietra miliare e va visto.
Cosa mi è piaciuto:
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la trama (per l’intreccio e composizione)
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fotografia
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musica
Cosa non mi è piaciuto:
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a tratti mi è sembrato molto violento e maschilista
Consigliata la visione ad adulti (VM18)
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