paolo 67
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martedì 29 novembre 2011
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un'altra promessa d'immortalità (dopo "2001")?
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Dopo l'insuccesso di "Barry Lyndon" ("Possibile che la Warner Bros sia così stupida da non capire la lezione e lasciar fare a Kubrick questo film?" -scrisse "Variety"-) e secono alcuni invidioso del successo de "L'esorcista" (che era stato in predicato di dirigere), Kubrick si accinse, nel suo stile di visitazione dei generi, alla riduzione del romanzo horror di Stephen King, che in realtà stravolse perchè adottato in virtù unicamente del soggetto, che si prestava alle risonanze metafisiche che legano in fortissima unità questo capolavoro, superato forse per audacia tecnico-stilistica solo da "Eyes Wide Shut", a tutta la produzione kubrickiana.
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Dopo l'insuccesso di "Barry Lyndon" ("Possibile che la Warner Bros sia così stupida da non capire la lezione e lasciar fare a Kubrick questo film?" -scrisse "Variety"-) e secono alcuni invidioso del successo de "L'esorcista" (che era stato in predicato di dirigere), Kubrick si accinse, nel suo stile di visitazione dei generi, alla riduzione del romanzo horror di Stephen King, che in realtà stravolse perchè adottato in virtù unicamente del soggetto, che si prestava alle risonanze metafisiche che legano in fortissima unità questo capolavoro, superato forse per audacia tecnico-stilistica solo da "Eyes Wide Shut", a tutta la produzione kubrickiana. Come Antonioni in "Blow up", Kubrick si interroga sulla soggettività della percezione del reale e sulla demarcazione tra realtà e immaginazione, e usa la macchina da presa come un terzo occhio (al quale in qualche modo allude il nome dell'hotel), spingendo la tecnica fino a far sospettare quello che si potrebbe celare dietro le apparenze (l'uso della steadycam col grandangolo sembra suggerire un tunnel spazio-temporale). Le apparizioni dei fantasmi, in piena luce (come risultano dai racconti delle visioni) sembrano venire da una stratificazione del tempo nello spazio. Il sangue che esce dalle porte dell'ascensore, come il monolito in "2001" rimanda a un'ordine superiore. Molto genialmente Kubrick sfrutta l'istrionismo di Jack Nicholson per rendere il senso di una possessione (diabolica?), come una marionetta mossa da fili invisibili retti da entità inconoscibili. L'antagonismo della coppia, sempre presente nei film di Kubrick (anche quando è risolto positivamente come in "Eyes wide shut") è rappresentato qui in senso negativo e distruttivo: è sufficiente che il protagonista arrivi preparato psicologicamente all'hotel, coi sentimenti negativi verso la moglie e il figlio: i suoi istinti rimossi, non più sublimati nel lavoro di scrittore (egli ha un inquietante sogno premonitore) entreranno in risonanza con quanto rinchiuso da sempre e per sempre nell'hotel, rappresentato dal quadro finale, fotogramma fisso (così come i fantasmi hanno qualcosa di fotografico, di cartaceo: le gemelline, apparizione che comunica una emozione metafisica da far rizzare i capelli, sovrannaturale, inquietante con qualcosa di scandaloso, sono riprese fedelmente da una celebre fotografia). Nell'ultima sequenza, ripetuta decine di volte e mai riuscita perfettamente, tra l'altro sottolineata da una canzone in cui Kubrick indovina una sconcertante rappresentatività ultratombale insieme a una beffarda ironia, il regista ha voluto rappresentare la compresenza dei tempi e degli spazi, raggelati nell'istante della fotografia (che si scioglie nel cinema, illusione dovuta alla successione di fotogrammi). Jack in quel ritratto è l'espressione di un eterno ritorno: una delle possibili apparizioni terrene del superuomo nietzschiano, al negativo (come l'Alex di "Arancia meccanica": "Non c'è dubbio che i buoni e i giusti chiamerebbero diavolo il superuomo"). Danny, invece, ne sarebbe la realizzazione positiva, il bambino-luce (quello del finale di "2001") che dona la virtù e redime. A sostegno di questa ipotesi sarebbe il manifesto originale del film disegnato da Saul Bass (il più grande autore di titoli di testa della storia del cinema) che raffigura gli occhi sbarrati del bambino molto simili a quelli del feto astrale in uno dei manifesti di "2001". Lo "shining" del bambino, a differenza della schizofrenia di Jack, dato nefasto di cultura, ambizioni fallite e frustrazioni accumulate, è, come quello del nero, vicinanza al mondo magico della fase dell'uomo primitivo antecedente alla civiltà, alla storia e alla cultura (cui comunque appartiene il nero adulto, e per ciò vittima sacrificale). Creandosi un amico immaginario, giocando, Danny razionalizza le proprie visioni mentre il padre preda dell'irrazionalità regredisce nel ritorno del rimosso. Nel labirinto (luogo mitico e simbolico), ove si svolge il conflitto tra la vita e la morte, tra Teseo eroe solare e il Minotauro l'intelligenza del bambino (Pollicino) vince sull'istinto, sul'essere bruto ormai incarnato da Jack. I numerosi errori di continuità del film sono evidentemente intenzionali per perturbare lo spettatore nei suoi normali punti di riferimento e dargli il senso di uno stravolgimento delle coordinate spazio-temporali. La luce è usata in funzione espressiva per dare il senso di una opprimente claustrofobia, della mancanza dell'aria aperta e di una porta spalancata sul lato oscuro della psiche, sul mistero del male insito nella natura umana (Kubrick ebbe a dire addirittura: "Non ci si deve meravigliare del male, ma semmai del bene"). Ma Kubrick considerava "Shining" un film ottimista: "In fondo parla di fantasmi: se esistono, allora c'è qualcosa oltre l'oblio che ci attende dopo la tomba". Il montaggio sembra avvalorare la tesi di super-poteri del bambino (nella scena in cui il padre incontra la morte altra faccia di Eros, Danny si vendicherebbe delle trascuratezze del padre, che gli aveva anche slogato la spalla una volta -l'atto edipico del padre precede quello del bambino- in un accesso d'ira). Ma al di là delle interpretazioni filosofiche, la straordinaria lavorazione formale, così come avviene nelle grandi opere d'arte, è la ragione della grandezza di questo film (come di tutta l'opera kubrickiana). Kubrick è un autore nella grande tradizione dei Mèlies e dei Griffith, che creavano spettacoli meravigliosi e insieme sperimentavano, portando avanti il cinema. La rievocazione dei "ruggenti" anni '20, propria anche della fotografia finale del film, nel momento della massima floridezza e spensieratezza della nazione americana (che precedette il crack economico) nell'anniversario della sua rivoluzione (che rappresenta anche la sconfitta dell'autorità, dunque riproponendo il dramma edipico a livello storico), è un momento di cinema stupefacente che esprime anche quella nota nostalgica, che l'ironia non cancella, cara a Kubrick e presente in tutti i suoi film, che egli ha cercato qui come sempre di mettere in equilibrio con tutti gli elementi nell'universo centripeto di un film, o magari, da vecchio fotografo, di una fotografia.
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dantoco 96
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sabato 31 dicembre 2011
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il "maestro"colpisce ancora
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Shining(“The shining”,letteralmente “La luccicanza”)questo il titolo di una delle pietre miliari della cinematografia mondiale,firmata(anzi “incisa”)Stanley Kubrick. Il film è tratto dall’omonimo romanzo del 1977 di Stephen King(anche se la pellicola è del 1980),è diretto da un maestro della “settima arte”quale Stanley Kubrick ed infine recitato da un cast di attori decisamente azzeccato, tra i quali spicca indubbiamente un grande Jack Nicholson,reduce del successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo(1975)grazie al quale ebbe anche un oscar,che in Shining presta il volto allo schizofrenico Jack Torrance in un’interpretazione a dir poco magistrale,cult,da oscar(stranamente non ricevuto)che resterà senza ombra di dubbio nella storia del cinema.
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Shining(“The shining”,letteralmente “La luccicanza”)questo il titolo di una delle pietre miliari della cinematografia mondiale,firmata(anzi “incisa”)Stanley Kubrick. Il film è tratto dall’omonimo romanzo del 1977 di Stephen King(anche se la pellicola è del 1980),è diretto da un maestro della “settima arte”quale Stanley Kubrick ed infine recitato da un cast di attori decisamente azzeccato, tra i quali spicca indubbiamente un grande Jack Nicholson,reduce del successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo(1975)grazie al quale ebbe anche un oscar,che in Shining presta il volto allo schizofrenico Jack Torrance in un’interpretazione a dir poco magistrale,cult,da oscar(stranamente non ricevuto)che resterà senza ombra di dubbio nella storia del cinema. Shining è decisamente un film unico nel suo genere,infatti,a mio avviso,nella sua unicità esso si discosta non poco dal genere horror tradizionale,passando,invece,per ben altri generi quali il thriller e il fantascientifico. Quindi Shining risulta essere per lo più un intenso e complesso thriller psicologico che ribadisce ancora una volta dopo le precedenti pellicole la complessa filosofia Kubrickiana. In particolare a fare di questo film un vero capolavoro è un coacervo di elementi sapientemente amalgamati quali: 1)l’atmosfera,essa diventa parte essenziale del film,facendosi portatrice di una molteplicità di significati simbolici. Un’atmosfera fatta di tempi e di spazi a dir poco improbabili quasi onirici,i primi tendenti al collasso,i secondi labirintici,proprio come la mente e la psicologia dei personaggi intorno alla quale gravita il film; 2)il ritmo, per quanto riguarda questo aspetto,il film è letteralmente immerso dall’inizio alla fine in un clima di costante tensione,insomma si potrebbe dire che Shining è un film “costruito con la suspense”;3)il film presenta una notevole qualità a livello tecnico (luci,colori,ecc..)e tecnologico(riprese eccellenti,ormai cult);4)Shining presenta un’apparente difetto: l’inesplicabilità(il film resta un “rompicapo senza soluzione”) ma che è,a mio avviso, la sua più grande peculiarità. Concludendo ritengo che,senza dubbio,Shining rientri a pieno titolo nella“Hall of Fame”del cinema di questo secolo.
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paolo 67
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lunedì 27 febbraio 2012
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il vero esorcista
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Dopo “2001” un'altro viaggio verso l'ignoto: la mente umana e la sua follia. Viaggio scioccante nel profondo degli abissi della mente umana, (il top probabilmente le scene in cui Danny corre sul suo triciclo lungo i corridoi dell'hotel maledetto e vede apparire le figlie del precedente custode che lo invitano a giocare con loro). L'Hoverlook Hotel rappresenta un eterno ritorno infernale che solo un bambino sembra poter invertire nel divenire perpetuo, l'altro senso del labirinto, percependo in anticipo il potere malefico, a differenza di Jack, oggetto passivo manipolato dalle forze oscure che abitano l'Hotel.
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Dopo “2001” un'altro viaggio verso l'ignoto: la mente umana e la sua follia. Viaggio scioccante nel profondo degli abissi della mente umana, (il top probabilmente le scene in cui Danny corre sul suo triciclo lungo i corridoi dell'hotel maledetto e vede apparire le figlie del precedente custode che lo invitano a giocare con loro). L'Hoverlook Hotel rappresenta un eterno ritorno infernale che solo un bambino sembra poter invertire nel divenire perpetuo, l'altro senso del labirinto, percependo in anticipo il potere malefico, a differenza di Jack, oggetto passivo manipolato dalle forze oscure che abitano l'Hotel. Il film può essere utile su un dibattito sulla schizofrenia, qui descritta nella sua forma più grave (schizofrenia paranoide a esordio tardivo), tema lungamente controverso circa le sue cause e oggetto di dispute anche politiche e ideologiche. Il film è anche sull'ipocrisia del non voler riconoscere, fuori e dentro di noi.
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paolo 67
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venerdì 16 marzo 2012
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e se i tempi si incontrassero?
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Si viene e va da altri film (ad esempio da LOLITA, un film segretamente molto imparentato con SHINING). Il film è strutturato in modo da ingannare la logica e la razionalità, che è inadeguata rispetto a un'altro universo. Un'entropia sottolineata dalla musica. Siamo nell'ignoto, con apparizioni di in un'ordine superiore che governa innanzitutto chi si illude di governare (il regista stesso?) Kubrick è stato sicuramente un cineasta unico. Considerava Shining un film ottimista, proprio perchè parla di fantasmi (quindi di vita oltre la morte). Come in 2001 Kubrick cerca di rappresentare l'impensabile.
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Si viene e va da altri film (ad esempio da LOLITA, un film segretamente molto imparentato con SHINING). Il film è strutturato in modo da ingannare la logica e la razionalità, che è inadeguata rispetto a un'altro universo. Un'entropia sottolineata dalla musica. Siamo nell'ignoto, con apparizioni di in un'ordine superiore che governa innanzitutto chi si illude di governare (il regista stesso?) Kubrick è stato sicuramente un cineasta unico. Considerava Shining un film ottimista, proprio perchè parla di fantasmi (quindi di vita oltre la morte). Come in 2001 Kubrick cerca di rappresentare l'impensabile. L'azzeramento del tempo supera la barriera tra la vita e la morte. Il tempo fatto spazio è quello della memoria del luogo: la Storia. Una visione manipolatoria e deterministica quella di Kubrick. Il mistero intorno all'uomo. Nel film spira un'aria funeraria; siamo dentro la morte. Ad ogni passo attraversiamo uno specchio. L'apparenza inganna: qual è la verità? Cos'è la verità ? Kubrick estremizza l'esperienza visionaria. Le sue immagini hanno una tensione incalcolabile. Il tempo come luogo dove tutto è presente. Siamo circondati dai fantasmi?
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paolo 67
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lunedì 23 aprile 2012
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un film definitivo
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SHINING sembra diretto da un extraterrestre. L'uso della steadycam fluttuante è la cifra stilistica principale del film, che inventa un classico nella scena di Danny sul triciclo. Apparentemente scarno, il film è densissimo e permette le più diverse angolazioni e livelli di lettura (da quella storica, con Jack appartenente da sempre a quella comunità cui Wendy e Danny sono estranei a quella psicologico-affettiva con gli orrori che provengono dall'interno di una famiglia disfunzionale). L'uomo di fronte alla natura e al mistero soccombe quando si presentano le circostanze (Kubrick rispetto al romanzo ha accentuato quelle soggettive e interiori). L'enorme talento di Nicholson, che ha reso la follia al cinema forse meglio di qualsiasi altro, caratterizza un vero orco, il lupo cattivo delle favole dei bambini.
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SHINING sembra diretto da un extraterrestre. L'uso della steadycam fluttuante è la cifra stilistica principale del film, che inventa un classico nella scena di Danny sul triciclo. Apparentemente scarno, il film è densissimo e permette le più diverse angolazioni e livelli di lettura (da quella storica, con Jack appartenente da sempre a quella comunità cui Wendy e Danny sono estranei a quella psicologico-affettiva con gli orrori che provengono dall'interno di una famiglia disfunzionale). L'uomo di fronte alla natura e al mistero soccombe quando si presentano le circostanze (Kubrick rispetto al romanzo ha accentuato quelle soggettive e interiori). L'enorme talento di Nicholson, che ha reso la follia al cinema forse meglio di qualsiasi altro, caratterizza un vero orco, il lupo cattivo delle favole dei bambini. Kubrick spinge tutto verso la perfezione, anche la colonna sonora (checchè ne dicano alcuni critici).
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paolo 67
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giovedì 26 aprile 2012
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psicopatologia familiare e storica
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Probabilmente il film di Kubrick più denso da un punto di vista filosofico. Esso mostra diverse forme di schizofrenia, che Kubrick considerava rivelatrici, destinate ad andare in conflitto tra di loro. Il racconto infrange le barriere spazio-temporali, passa per il medioevo e fasi di pre-civiltà (o di altre civiltà) fino alla metempsicosi nel passato (preesistenza). In questo intrico di tutti i tempi Danny, al contrario del padre vittima di un condizionamento regressivo, ha visioni sia nel passato che nel futuro e un'immaginazione istintiva e creativa, è il bambino-luce, il divenire rispetto all'eterno ritorno rappresentato da Jack. O anche la rinascita, la redenzione rispetto al peccato, attraverso la morte, il sacrificio necessario e ingiusto (da ciò la tragedia).
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Probabilmente il film di Kubrick più denso da un punto di vista filosofico. Esso mostra diverse forme di schizofrenia, che Kubrick considerava rivelatrici, destinate ad andare in conflitto tra di loro. Il racconto infrange le barriere spazio-temporali, passa per il medioevo e fasi di pre-civiltà (o di altre civiltà) fino alla metempsicosi nel passato (preesistenza). In questo intrico di tutti i tempi Danny, al contrario del padre vittima di un condizionamento regressivo, ha visioni sia nel passato che nel futuro e un'immaginazione istintiva e creativa, è il bambino-luce, il divenire rispetto all'eterno ritorno rappresentato da Jack. O anche la rinascita, la redenzione rispetto al peccato, attraverso la morte, il sacrificio necessario e ingiusto (da ciò la tragedia). Questo e altri film di Kubrick sembrano dar ragione a Freud che affermava che “nella follia non c'è soltanto un metodo, ma un frammento di verità storica”
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dreammaster
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mercoledì 19 settembre 2012
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la follia di jack torrence
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se ogni film di kubrik è un capolavoro, bhè penso che shining sia uno dei thriller/horror più riusciti di sempre.
5 mesi in uno sperduto albergo del colorado impregnato da malvage entità legate al passato tragico del luogo, porteranno jack a una follia omicida che degenera parallelamente al collasso temporale ottimamente reso da kubrik.
Spazi claustrofobici e in molte scene è il rosso a dominare.
Jack Nicholson, che personalmente stimo tantissimo, ha interpretato il personaggio divinamente! questa è recitazione ad alti livelli... da sottolineare il doppiaggio italiano di Giannini direi sublime!! I dialoghi riuscitissimi, le musiche e le inquadrature creano tensione e panico allo stato puro.
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se ogni film di kubrik è un capolavoro, bhè penso che shining sia uno dei thriller/horror più riusciti di sempre.
5 mesi in uno sperduto albergo del colorado impregnato da malvage entità legate al passato tragico del luogo, porteranno jack a una follia omicida che degenera parallelamente al collasso temporale ottimamente reso da kubrik.
Spazi claustrofobici e in molte scene è il rosso a dominare.
Jack Nicholson, che personalmente stimo tantissimo, ha interpretato il personaggio divinamente! questa è recitazione ad alti livelli... da sottolineare il doppiaggio italiano di Giannini direi sublime!! I dialoghi riuscitissimi, le musiche e le inquadrature creano tensione e panico allo stato puro... con immagini di fortissimo impatto emotivo.
Capolavoro Indiscusso!
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jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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ennesimo capolavoro di kubrik
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Jack Torrance (Nicholson), scrittore fallito, va, con la moglie Wendy (Duvall) e il figlioletto Danny (Lloyd), a fare il guardiano invernale all’Overlook Hotel, sulle montagne rocciose. Si capisce subito che Danny è dotato di un potere soprannaturale; la luccicanza (lo shining), che gli permette di vedere eventi che devono ancora accadere o che sono già accaduti; e nell’albergo alcuni anni prima un guardiano come Jack aveva sterminato la famiglia a colpi d’ascia. Infatti il posto è infestato da strane visioni e lo spettatore non può fare a meno di chiedersi se sia la prima volta che lo scrittore va in quel luogo. Tratto da un romanzo di Stephen King è il più inquietante film kubrikiano, insieme a 2001: Odissea nello spazio eArancia meccanica, nonché uno dei più complessi.
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Jack Torrance (Nicholson), scrittore fallito, va, con la moglie Wendy (Duvall) e il figlioletto Danny (Lloyd), a fare il guardiano invernale all’Overlook Hotel, sulle montagne rocciose. Si capisce subito che Danny è dotato di un potere soprannaturale; la luccicanza (lo shining), che gli permette di vedere eventi che devono ancora accadere o che sono già accaduti; e nell’albergo alcuni anni prima un guardiano come Jack aveva sterminato la famiglia a colpi d’ascia. Infatti il posto è infestato da strane visioni e lo spettatore non può fare a meno di chiedersi se sia la prima volta che lo scrittore va in quel luogo. Tratto da un romanzo di Stephen King è il più inquietante film kubrikiano, insieme a 2001: Odissea nello spazio eArancia meccanica, nonché uno dei più complessi. La pellicola può essere interpretata come un classico film dell’orrore, terrorizzante e violento, ma, come ci si aspetta da uno dei più grandi registi di tutti i tempi, va ben oltre. Il film altro non è che una rilettura del mito greco di Teseo: Jack sta al minotauro, come Danny sta a Teseo, la madre sta ad Arianna come l’Overlook sta al labirinto. In questa caccia senza esclusione di colpi tutto il cinema del regista si fonde in un geniale gioco del gatto con il topo. Kubrik è totalmente pessimista: non ha pietà né dello spettatore, né dei protagonisti e dà una sua visione del mondo. Memorabile il finale, enigmatico come pochi, con la foto di Jack all’Overlook nel 1921. Il film è perciò nient’altro che una pellicola a cavallo tra passato e futuro, o forse non solo. Molte le domande senza risposta, moltissimi i messaggi nascosti. È uno dei pochi film che tutte le volte che si guarda fa paura: le visioni del bambino, l’idea di rendere una figura che teoricamente dovrebbe essere d’aiuto, come il padre e il marito, la più brutale forma di vita di tutti i tempi. Memorabili gli attori. Lloyd non reciterà mai più ed ora fa l’insegnante di scienze in una cittadina americana. In Italia è stato distribuito in un’edizione più corta di venti minuti.
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hitman97
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domenica 30 giugno 2013
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kubrick e la perfezione!
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Un perfetto Capolavoro. Cosi va considerato un film come Shining. Stanley Kubrick, o meglio chiamarlo "IL Maestro del Vero Cinema", dirige un thriller psicologico angosciante e introspettivo che indaga sulla psiche umana tramite una follia resa più che mai credibile. Ovviamente in un Grande film ci sono anche grandi attori... ed ecco che per il ruolo del protagonista spunta un impeccabile e STRAORDINARIO Jack Nicholson (doppiato anche magistralmente da Giancarlo Giannini) che con la sua interpretazione lascia il pubblico senza parole. Una regia curatissima, fotografia perfetta, colonna sonora inquietante (quindi perfetta), interpretazioni da premiare e un montaggio ed una scenografia.
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Un perfetto Capolavoro. Cosi va considerato un film come Shining. Stanley Kubrick, o meglio chiamarlo "IL Maestro del Vero Cinema", dirige un thriller psicologico angosciante e introspettivo che indaga sulla psiche umana tramite una follia resa più che mai credibile. Ovviamente in un Grande film ci sono anche grandi attori... ed ecco che per il ruolo del protagonista spunta un impeccabile e STRAORDINARIO Jack Nicholson (doppiato anche magistralmente da Giancarlo Giannini) che con la sua interpretazione lascia il pubblico senza parole. Una regia curatissima, fotografia perfetta, colonna sonora inquietante (quindi perfetta), interpretazioni da premiare e un montaggio ed una scenografia... perfetti. Merita di essere citato anche il doppiaggio italiano, anche se è straconsigliata la visione anche in lingua originale.
Insomma... un Grande film dal punto di vista interno ed esterno. Il talento di Kurbrick è unico... il segreto? Lui possiede un dono che appartiene soltanto ad esso... la Luccicanza.
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paolopacitti
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venerdì 19 luglio 2013
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il perturbante
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Lo shining del bambino è la lucidità opposta alla follia. Jack invece rappresenta il mostruoso incremento progressivo di tutti gli istinti esorcizzati dalla civiltà: l'uomo che viene travolto dalla violenza. Un colpo da maestro è quando Wendy vede allo specchio la scritta MURDER (capovolto di REDRUM, un messaggio, in quanto rovesciato, satanico). Una di quelle operazioni metafisiche che Kubrick sapeva fare con la macchina da presa. Kubrick volutamente girò Shining in modo che sfuggisse a una piena comprensibilità. Forse Jack voleva scrivere della storia segreta dell'albergo. Il maestoso albergo rappresenta l'inconscio collettivo di un paese.
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Lo shining del bambino è la lucidità opposta alla follia. Jack invece rappresenta il mostruoso incremento progressivo di tutti gli istinti esorcizzati dalla civiltà: l'uomo che viene travolto dalla violenza. Un colpo da maestro è quando Wendy vede allo specchio la scritta MURDER (capovolto di REDRUM, un messaggio, in quanto rovesciato, satanico). Una di quelle operazioni metafisiche che Kubrick sapeva fare con la macchina da presa. Kubrick volutamente girò Shining in modo che sfuggisse a una piena comprensibilità. Forse Jack voleva scrivere della storia segreta dell'albergo. Il maestoso albergo rappresenta l'inconscio collettivo di un paese. La storia di King è quella dell'America malavitosa della Depressione. Torrance scopre dall'album dei ritagli di giornale che L'Overlook Hotel è un luogo maledetto, anche se dal montaggio finale del film chi non ha letto il romanzo non lo capisce. Un’interpretazione vede il riferimento a sette segrete, che vedrebbe in Jack un servitore dei potenti dell’Hotel, la cui identità resta celata: così la richiesta di Jack – un tipo come me vuole sapere chi glieli offre questi drink – resta destinata a non avere risposta. Sua moglie e suo figlio sarebbero non solo pericolosi per l’hotel come gli farebbero credere, ma «vittime necessarie»; la colata di sangue che esce dagli ascensori il sangue degli innocenti, condannati a restare come presenze all’interno dell’hotel, come le due sorelline, rimaste in attesa di un compagno di giochi. In Shining le voci che Jack ascolta (probabilmente anch’essi umili servitori come Grady) lo esortano a sacrificare la propria famiglia. L'attore rende alla perfezione il mistero di un personaggio che non si rivela, rappresentato nella beffarda foto finale: follia, possessione diabolica, l'orco cattivo delle fiabe. La foto è un azzeramento del tempo, una coesistenza del presente col passato che si ripete all'infinito: il passato del mito e della fiaba. All' Overlook, il tempo sembra essere un unico, eterno 4 luglio 1921. Se l'immagine sorridente di Jack è sempre stata lì, come mai nessuno della famiglia Torrance, che è stata nell'hotel tutto l'inverno, l'ha notata? Ciò sembra confermare che proprio la cosa in bella vista è l'ultima che si nota. L'orrore centrale di «Shining» è la vita familiare. L'orrore che la morte può avvenire in casa. La maggior parte degli assassini conosce le proprie vittime. Il protagonista disprezza la moglie, odia suo figlio. Per un bambino ci possono essere pochi personaggi più spaventosi di suo padre arrabbiato. Danny, nonostante la sua mitezza e il suo stoicismo, è terrorizzato dal padre. Wendy, che per bisogno di un partner è rimasta col marito violento tollerando l'intollerabile, ne è terrorizzata. Il regista indica implicitamente la necessità futura, ne prevede la possibilità, di spezzare la catena perversa che li lega al passato (Danny probabilmente rappresenta anche le vittime di abusi sessuali dei genitori o degli adulti, anche questa una catena che si tramanda nelle generazioni). Questo può avvenire sapendo, come il bambino nel finale del film, riflettere, tornare sui propri passi, per non diventare come Jack o esserne vittima, continuare con l'ipocrisia di una società violenta, che bisogna riconoscere per controllarla. Danny è come se fosse il regista del film. Si identifica con la telecamera: vedi le carrellate della steadicam nei corridoi dell'hotel, l'ebbrezza di una corsa bambino sul suo triciclo (che rievoca quella del viaggio oltre l'infinito dell'astronauta in 2001), un momento che evoca la magia dell'infanzia, un esempio di tecnica al servizio dell'intuizione e dell'ispirazione.
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