Persona

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Un film di Ingmar Bergman. Con Bibi Andersson, Liv Ullmann, Gunnar Björnstrand, Margaretha Krook.
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Drammatico, b/n durata 85 min. - Svezia 1966. MYMONETRO Persona * * * * - valutazione media: 4,08 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

'Persona' di Ingmar Bergman Valutazione 4 stelle su cinque

di MargheritaDuras


Feedback: 100
domenica 23 settembre 2012

 'Persona' di Ingmar Bergman (e del ruolo biologicamente imposto alle donne)
 
Una luce di scena si accende, intermittenze, un personaggio dei cartoni si sveglia e si sciacqua il volto, uno scheletro esce da una bara provocando la fuga di un uomo che si rintana in un letto, viscere esposte, un fallo in erezione, un Cristo riceve i chiodi sulla croce. Simboli e lampi di inconscio. Spiragli che si aprono, balenii. Prima o poi l'inconscio chiama.
Dei vecchi odono cadere una goccia. Si sente trillare un telefono.
Un bambino cerca di dormire senza riuscirci, tira fuori un libro, poi guarda l'immagine della madre enorme, imponente, tanto desiderata quanto irraggiungibile. Che sia una madre 'scissa' è già chiaro dal doppio volto che si alterna sullo schermo.
Elizabeth smette per sempre di parlare mentre sta recitando l' ''Elettra'. Per tutto il film non proferisce parola. Secondo i medici, però, è sana, psichicamente e fisicamente.
Elizabeth non parla perché ha deciso che non vuole più recitare, in assoluto. Anzi, gli attori e la recitazione le provocano un riso smodato.
Viene dunque affidata a un giovane infermiera, Alma, con cui instaura uno strano rapporto. Sono due donne molto diverse: Elizabeth è una nota artista, sposata, madre ma votata alla carriera, mentre Alma è un'infermiera, non ha grandi ambizioni, ha un fidanzato che sposerà, con cui avrà dei bambini perché "è deciso così", fa parte di lei e non dover più pensare a cosa fare di sé, soprattutto, le dà un senso di pace.
Nel corso di un ritiro 'spirituale' in una casa al mare, Alma confesserà a Elizabeth ciò che non aveva mai confessato ad alcuno (come dire che, nella dualità che caratterizza l'essere umano, quando una delle parti tace, l'altra è obbligata a palesarsi  ed è come dire, ancora, che tutti noi abbiamo qualcosa da nascondere). Davanti al tradimento del suo segreto da parte di Elizabeth, però, Alma la aggredisce, cerca di obbligarla a parlare e, finalmente, e ci riesce. 
Quale è il ruolo biologico, dunque intrinseco, fondamentale, di ogni donna? L'essere madre.
Qualunque scelta, quella di vivere la maternità o di non viverla, può indurre delle nevrosi.
Una madre DEVE essere amorevole, accudente, innamorarsi  'a prima vista' dell'esserino che partorisce.
Una madre che non corrisponda a queste caratteristiche, è una madre snaturata. Ma è davvero così? Le donne amano davvero così spontaneamente i propri piccoli? Non provano mai sentimenti negativi verso di loro? Accettano davvero senza 'rancori' la fatica, il dolore, il rischio, la deformazione del proprio corpo?
Alma ha abortito, Elizabeth ha assecondato un desiderio contraddittorio di maternità, un desiderio più che altro indotto dalle aspettative sociali, ma dopo essere rimasta incinta ha desiderato ardentemente la morte di suo figlio. Non importa che tipo di donna si sia nella vita, non si può sfuggire dal fare i conti con un ruolo che è biologicamente determinato.
Dopo la crisi del loro rapporto, determinata dal 'tradimento' di Elizabeth, le due donne tornano in città. La parte 'Alma' riconosce alla parte 'Elizabeth' che le deve molto, perché molto le ha insegnato, mentre il bambino che lo spettatore ha intravisto solo all'inizio del film continua ad anelare l'amore della madre. La pellicola brucia (il metacinematografico, un film che attacca l'idea  stessa della recitazione). Il cerchio si chiude.
Sebbene si tratti di un film sull'idea del peccato che abbiamo dentro di noi, sulle forze dell'inconscio, sul lato oscuro, sul tema del doppio (il regista lascia frequentemente in ombra una delle metà del volto delle protagoniste), non c'è manicheismo nelle idee che veicola. Le due donne, infatti, altro non sono che una donna sola, senza che siano possibili nette separazioni.
  
 'Persona' di Ingmar Bergman (e del ruolo biologicamente imposto alle donne)
 
Una luce di scena si accende, intermittenze, un personaggio dei cartoni si sveglia e si sciacqua il volto, uno scheletro esce da una bara provocando la fuga di un uomo che si rintana in un letto, viscere esposte, un fallo in erezione, un Cristo riceve i chiodi sulla croce. Simboli e lampi di inconscio. Spiragli che si aprono, balenii. Prima o poi l'inconscio chiama.
Dei vecchi odono cadere una goccia. Si sente trillare un telefono.
Un  bambino cerca di dormire senza riuscirci, tira fuori un libro, poi guarda l'immagine della madre enorme, imponente, tanto desiderata quanto irraggiungibile. Che sia una madre 'scissa' è già chiaro dal doppio volto che si alterna sullo schermo.
Elizabeth smette per sempre di parlare mentre sta recitando l' ''Elettra'. Per tutto il film non proferisce parola. Secondo i medici, però, è sana, psichicamente e fisicamente.
Elizabeth non parla perché ha deciso che non vuole più recitare, in assoluto. Anzi, gli attori e la recitazione le provocano un riso smodato.
Viene dunque affidata a un giovane infermiera, Alma, con cui instaura uno strano rapporto. Sono due donne molto diverse: Elizabeth è una nota artista, sposata, madre ma votata alla carriera, mentre Alma è un'infermiera, non ha grandi ambizioni, ha un fidanzato che sposerà, con cui avrà dei bambini perché "è deciso così", fa parte di lei e non dover più pensare a cosa fare di sé, soprattutto, le dà un senso di pace.
Nel corso di un ritiro spirituale in una casa al mare, Alma confesserà a Elizabeth ciò che non aveva mai confessato ad alcuno (come dire che, nella dualità che caratterizza l'essere umano, quando una delle parti tace, l'altra è obbligata a palesarsi  ed è come dire, ancora, che tutti noi abbiamo qualcosa da nascondere). Davanti al tradimento del suo segreto da parte di Elizabeth, però, Alma la aggredisce, cerca di obbligarla a parlare e, finalmente, e ci riesce. 
Quale è il ruolo biologico, dunque intrinseco, fondamentale, di ogni donna?  L'essere madre.
Qualunque scelta, quella di vivere la maternità o di non viverla, può indurre delle nevrosi.
Una madre DEVE essere amorevole, accudente, innamorarsi  'a prima vista' dell'esserino che partorisce.
Una madre che non corrisponda a queste caratteristiche, è una madre snaturata. Ma è davvero così? Le donne amano davvero così spontaneamente i propri piccoli? Non provano mai sentimenti negativi verso di loro? Accettano davvero senza 'rancori' la fatica, il dolore, il rischio, la deformazione del proprio corpo?
Alma ha abortito, Elizabeth ha assecondato un desiderio contraddittorio di maternità, un desiderio più che altro indotto dalle aspettative sociali, ma dopo essere rimasta incinta ha desiderato ardentemente la morte di suo figlio. Non importa che tipo di donna si sia nella vita, non si può evitare di fare i conti con un ruolo che è biologicamente determinato.
Dopo la crisi del loro rapporto, dovuta al 'tradimento' di Elizabeth, le due donne tornano in città. La parte 'Alma' riconosce alla parte 'Elizabeth' che le deve molto, perché molto le ha insegnato, mentre il bambino che lo spettatore ha intravisto solo all'inizio del film continua ad anelare l'amore della madre. La pellicola brucia (il metacinematografico, un film che attacca l'idea  stessa della recitazione). Il cerchio si chiude.
Sebbene si tratti di un film sull'idea del peccato che abbiamo dentro di noi, sulle forze dell'inconscio, sul lato oscuro, sul tema del doppio (il regista lascia frequentemente in ombra una delle metà del volto delle protagoniste), non c'è manicheismo nelle idee che veicola. Le due donne, infatti, altro non sono che una donna sola, senza che siano possibili nette separazioni.
 

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