Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Romania |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Andrei Gruzsniczki |
Attori | Florin Piersic Jr., Dorian Boguta, Medeea Marinescu, Mihai Calin, Alina Berzunteanu Tora Vasilescu, Paul Ipate, Ana Popescu, Dan Tudor, Lucian Ifrim, George Alexandru, Sorin Leoveanu, Virgil Ogasanu, Ofelia Popii, Marc Titieni, Adelaida Zamfira, Razvan Popa, Adina Cristescu, Marius Dragus, Lidia Zinca, Puiu Mircea Lascus, Marta Marinescu. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 16 novembre 2013
Un matematico rumeno pubblica la sua ricerca all'estero senza il permesso dello Stato, innescando una serie di conseguenze che minacciano la sua vita e quella di chi gli sta vicino. Il film è stato premiato a Roma Film Festival,
CONSIGLIATO SÌ
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Bucarest, metà anni Ottanta. Il matematico Sorin Parvu ha pubblicato una ricerca all'estero senza chiedere il permesso delle autorità politiche nazionali e potrebbe fare altrettanto con i nuovi risultati della teoria che ha elaborato. Elena Buciuman, moglie di un collega di Sorin che, dopo essere stato autorizzato ad andare in Francia, si è trattenuto là illegalmente, è vicina ad ottenere finalmente il permesso di volare in Francia per il ricongiungimento famigliare, ma la scoperta dell'illecito di Sorin complica le cose. Sorin e Elena, amici di gioventù, si ritrovano così legati nuovamente, a distanza di anni, da un filo teso e sottile di opportunità e sospetti, mentre la vita di Elena si intreccia anche con quella di un informatore della polizia, in un complesso rapporto di persuasione e sottomissione.
L'opera seconda di Andrei Gruzsniczki è un film dalle qualità nascoste ma presenti, che si direbbe contagiato dalla condizione dei suoi personaggi, costretti a mantenere un basso profilo, a non mettersi mai troppo in luce, se non vogliono correre il rischio di attirare su di sé un'attenzione morbosa e controproducente. La razionalità della matematica, che necessità di prove e dimostrazioni, fa qui da silenzioso ma evidente contraltare ai metodi dell'ex Dipartimento di Sicurezza dello Stato, che accumula di prassi una quantità inutile di informazioni completamente irrazionali sul quotidiano delle persone, e l'abilità del regista sta anche nell'illuminare la banalità di questo quotidiano tanto temuto, senza però dimenticare o oltrepassare il suo impatto emotivo sui protagonisti.
La scelta della pellicola in bianco e nero resuscita efficacemente il colore non colore dell'epoca, l'immaginario legato ai cinegiornali, ma anche al cinema dello spionaggio, e soprattutto riesce nell'impresa di imprigionare i personaggi in un tempo-limbo, così lontano eppure così vicino, dislocato su un parallelo drammaticamente assurdo, come apparivano gli anni Ottanta nei regimi comunisti di contro alla stessa epoca appena al di là del confine occidentale.
Ogni cosa è misurata, trattenuta, ogni azione accennata, ogni relazione velata dal dubbio. Ne risulta un film pacato ma tutt'altro che afono, triste come la libertà vigilata, anche laddove suscita il sorriso, come nella scena della coda alla stazione di benzina, o lascia intravvedere il cielo, come all'aeroporto.
di Gaia Serena SImionati Il film QUOD ERAT DEMOSTRANDUM conferma l'interesse crescente per la filmografia rumena densa di creatività e produzioni interessanti. E' un elegante racconto, in toni grigi, bianchi e neri che stigmatizza la vita rumena ai tempi di Ceaușesco, claustrofobicamente limitata a causa del socialismo. Al protagonista, un intellettuale borghese, geniale [...] Vai alla recensione »
Elegante racconto dai toni grigi, sviluppato in bianco e nero, che stigmatizza la vita rumena ai tempi di Ceaușesco, claustrofobicamente limitata a causa del socialismo. Al protagonista, un intellettuale borghese, geniale matematico, a lui come a chiunque avesse idee illuminanti e incomprese in patria, era vietato pubblicare all'estero o espatriare.
Elegante racconto, in toni grigi, bianchi e neri che stigmatizza la vita rumena ai tempi di Ceaușesco, claustrofobicamente limitata a causa del socialismo. Al protagonista, un' intellettuale borghese, geniale matematico, a lui come a chiunque avesse idee illuminanti e incomprese in patria, era vietato pubblicare all'estero o espatriare.