I dolci inganni

Film 1960 | Commedia 95 min.

Regia di Alberto Lattuada. Un film con Catherine Spaak, Christian Marquand, Jean Sorel, Giacomo Furia, Patrizia Bini, Gisella Arden. Cast completo Genere Commedia - Italia, 1960, durata 95 minuti. - MYmonetro 3,07 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 7 marzo 2014

La bella Francesca si infatua di Enrico, un professionista già avanti con gli anni, e gli si offre. Capirà poi che l'amore è un'altra cosa.

Consigliato sì!
3,07/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,13
CONSIGLIATO SÌ
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La descrizione di un microcosmo vuoto in cui brillano le figure femminili per la loro vuota apparenza.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Francesca è una liceale diciassettenne di buona famiglia. Assistiamo a una sua giornata in cui non entra in orario a scuola per andare a far visita a Enrico, un architetto che ha vent'anni più di lei e l'ha conosciuta bambina. Rientrata in classe assisterà a un conflitto sull'amore tra studentesse e poi trascorrerà il resto del tempo in parte con l'amico Renato nel lussuoso palazzo di una affascinante quanto algida principessa e poi in un antico edificio alla cui ristrutturazione sta lavorando Enrico.
Le cronache di un tempo avrebbero iniziato così: "Correva l'anno...". È un incipit appropriato per questo film perché 'correva l'anno 1960' e Alberto Lattuada si mostrava nettamente in anticipo sui tempi dell'evoluzione della morale sessuale senza per questo rinunciare a una lettura problematica di quanto stava per verificarsi nel tessuto sociale. Lo sguardo in macchina finale di Francesca rimanda a un altro 'storico' sguardo in macchina: quello dell'Antoine Doinel de I quattrocento colpi di Truffaut che lo precede di un anno sugli schermi. Certo il contesto socio-culturale dei due film si colloca a distanze siderali ma in entrambi gli sguardi c'è il bisogno di risposte che gli adulti non hanno saputo dare, c'è l'incertezza di un futuro pieno di incognite. È questo che i censori dell'epoca non compresero fermandosi solo alla superficie di una scena iniziale (il risveglio dopo un sogno erotico) brutalmente mutilata nonché sull'epilogo. Ricorda Lattuada: "La censura fece un massacro perché la ragazza non si pentiva di aver perduto la verginità e non piangeva, non andava dal prete, non andava dalla madre e neanche da un'amica. Si guardava in uno specchio e nasceva sul suo volto un sorriso leggerissimo, pieno d'innocenza, con la coscienza che da quel momento cominciava per lei l'altra problematica, quella dell'amore: ora la partita diventava molto più grossa, era quella dei sentimenti." La debuttante Catherine Spaak offriva il suo giovane corpo, nascosto da un babydoll e con un solo nudo a mezzo busto di schiena, a una riflessione che, strutturandosi narrativamente nell'arco di un giorno, mostrava un microcosmo vuoto come la casa in cui Francesca abita con la famiglia. Se le figure femminili brillano per la loro vuota apparenza (protagonista esclusa) sono i maschi a risultare psicologicamente irrisolti. Enrico passa dal sottile piacere della seduzione di una vergine all'innamoramento che non sarà corrisposto mentre Renato ha la bellezza del Jean Sorel giovane e una sfrontatezza dietro cui resta ben poco da scoprire. Rimane il fratello Eddy, testimone frastornato della fondamentale fase di passaggio attraversata dalla sorella. Entrambi sono cresciuti in un mondo apparentemente protetto da sommovimenti che però stanno cominciando a presentarsi e Francesca mostra la consapevolezza necessaria per affrontarli da donna libera.

Sei d'accordo con Giancarlo Zappoli?
Catherine Spaak nei panni di una ragazza bellissima e ingenua.

La bella e giovanissima Francesca si infatua di Enrico, un professionista già avanti con gli anni, e gli si offre, spontaneamente. Capirà poi che l'amore è un'altra cosa.


I DOLCI INGANNI disponibile in DVD o BluRay

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 31 maggio 2022
Parsifal

 Lattuada, eminente nome del Cinema Italiana del Dopoguerra, cura , oltre alla regia , il soggetto e la sceneggiatura di questo film, ispirato al romanzo di Nabokov “ Lolita” ed alle sue tematiche, decisamente scabrose e scomode, specialmente per la società italiana di quell’epoca, ovvero l’inizio degli anni ’60.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Che il verbo “amare” cominci oggi ad essere coniugato ad un’età in cui, ai nostri tempi, si declinava soltanto rosa, rosae è un fatto ormai acquisito da tutti e non c’era bisogno che venisse a raccontarcelo Nabokov con la sua Lolita. Il fenomeno (probabilmente motivato in parte dall’ansia e dalla fretta della vita moderna e in parte dal diffondersi del cinema e della televisione) esiste e prende sempre [...] Vai alla recensione »

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