Anno | 2008 |
Genere | Commedia |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Kyoung-mi Lee |
Attori | Hyo-jin Kong, Eun-jin Pang, Woo-seul-hye Hwang, Jong-hyeok Lee, Seo Woo . |
MYmonetro | 1,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 16 aprile 2009
Nella scuola in cui insegna, Me-sook non gode di grossa simpatia, tant'è che viene rimossa dall'insegnamento in cui è specializzata, lingua russa, e viene messa ad insegnare una lingua che non conosce. L'inglese.
CONSIGLIATO NO
|
Yang Me-sook, insegnante di russo bruttina e con una spiccata tendenza al rossore immediato, è un po' il calimero della scuola in cui insegna; come se non bastasse, Me-sook è ossessionata dal collega Seo, sposato e fedifrago, ma oggetto delle attenzioni di Seo è la bellissima Yoo-ri. Quest'ultima soffia anche la cattedra a Me-sook, che, ormai assetata di vendetta, diviene una stalker indefessa, pronta a ogni mezzo, anche il più illecito, per rovinare Yoo-ri e conquistare il cuore di Seo.
Anche se tutto parrebbe costruito per fare il colpaccio, nei fatti Crush and Blush non è stato un incasso da capogiro al botteghino coreano. Evidentemente non è bastata la produzione di Park Chan-wook (Oldboy,Lady Vendetta) ad attirare l'attenzione dei più su una commedia degli eccessi, imperniata sull'interpretazione di una notevole Gong Hyo-jin, sorta di Bridget Jones coreana ancor più sfigata, la cui ossessione tende rapidamente alla paranoia. La rude guerra dei sessi e il sostanziale maschilismo in essa insito sono fortemente presenti tanto nella società che nella cinematografia coreana e da sempre sono topos ricorrente (e parte integrante della fortuna della wave coreana). Crush and Blush vive di questi stereotipi e prova a portarli su un altro livello, spingendo sul lato più irrazionale con cui si è soliti condurre le faccende d'amore nell'era dei social network, senza fermarsi di fronte ad alcun eccesso. La fanciulla sedicente illibata, Yoo-ri, si rivela così la più lasciva di tutte, mentre chattare assumendo identità altrui si conferma come la più affilata delle lame (Closer in questo senso ci aveva insegnato qualcosa) in ambito di duelli amorosi. Peccato che la sostanziale inconsistenza narrativa e la perniciosa tendenza alla prolissità, principale difetto del cinema coreano (ma i pregi sono tanti e tali che tendiamo a dimenticarcelo), finiscano per minare ben presto la credibilità di una vicenda dal respiro corto. Lo showdown dei contendenti amorosi, ad esempio, ambientato in un'aula di lingue con cuffie per l'ascolto e con tanto di "moderatore", si protrae all'inverosimile, ingigantendo a dismisura qualcosa che parrebbe piccolo piccolo. Un caso emblematico di ipertrofia della narrazione, come se un frutto simpatico e gustoso venisse riempito d'acqua fino a perdere sapore e significato.