Titolo originale | Nada |
Anno | 1974 |
Genere | Spionaggio |
Produzione | Francia |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Claude Chabrol |
Attori | Fabio Testi, Lou Castel, Michel Duchaussoy, Maurice Garrel, Viviane Romance, Mariangela Melato Michel Aumont, Daniel Lecourtois, André Falcon, Rudy Lenoir, Francis Lax, Lyle Joyce, Jean-Louis Mau, Didier Kaminka. |
MYmonetro | 2,72 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 18 febbraio 2015
Il soggetto del film è tratto dal romanzo "Nada" di Jean-Patrick Manchette pubblicato nel 1972.
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CONSIGLIATO SÌ
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Bonaventura Diaz, sovversivo spagnolo, costituisce insieme ad alcuni anarchici il Gruppo Zero per rapire, nel bordello che è solito frequentare, l'ambasciatore americano in Francia al fine di chiedere un riscatto destinato a finanziare la rivoluzione. Peccato che i servizi segreti abbiano filmato il fatto: in breve la polizia si mette sulle tracce degli anarchici, dando vita ad una sanguinosa lotta.
In genere trattato con sufficienza, anche dai sostenitori di Claude Chabrol, Sterminate "Gruppo Zero" necessita di una seconda visione. Differentemente da quanto si dica, il cast eterogeneo, accanto a Lou Castel, il ribelle per eccellenza di quegli anni, recitano anche Fabio Testi e Mariangela Melato, e lo stretto genere di appartenenza non coprono, per così dire, le qualità registiche dell'autore francese. Da una parte siamo di fronte ad una pellicola sul terrorismo come ce ne sono state tante, dall'altra, però, c'è l'attenzione verso un discorso di diversa complessità in cui si sfumano, sempre di più, i confini tra gli aguzzini e le vittime.
Cineasta del dubbio e della crudeltà, non di rado applicata alle abitudini e ai riti della borghesia, Chabrol non commette l'errore di impostare il discorso sul bene e sul male, ma sulle rime che rendono le forze inevitabilmente consustanziali. Dal romanzo "Nada" di Jean-Patrick Manchette, anche sceneggiatore insieme al regista, il centro di questa pellicola orgogliosamente in bilico tra cassetta e sbalzi d'autore non è così controverso come potrebbe sembrare, ma volutamente indisciplinato, disarmonico anche. Sebbene i terroristi attraggano di più la simpatia del narratore rispetto ai giochi sporchi dei poliziotti, la mancanza di un'ideologia certa alla base del "Gruppo Zero" scagiona in parte il film da eventuali accuse di ambiguità e disfattismo morale. Ancora una volta, la cifra di Chabrol è percepibile nei rapporti di forza, negli scontri tra le diverse classi sociali coinvolte, nel disincanto feroce attraverso il quale viene raccontata una partita di morte che sconfina nel nichilismo. E che il regista vuole rendere palese, mettere sotto agli occhi dello spettatore: «La grande astuzia consiste nell'evitare di essere schiacciati e nel rendersi conto di un tranello: quello del terrorismo, che provoca quasi automaticamente un contro-terrorismo, questo sì completamente organizzato, vero rullo che schiaccia ogni cosa» (Claude Chabrol).
Nel precedente L'amico di famiglia, nonostante fosse all'interno della prediletta cornice borghese, il regista aveva già messo in evidenza la parte sporca di un'amministrazione politica. Da confrontare con altri film d'autore dedicati al terrorismo, su tutti La terza generazione di Rainer Werner Fassbinder.