Ci ha lasciati a 91 anni un'artista completa. La sua carriera, dagli esordi con Strehler ai grandi successi nella musica e nel cinema.
di Pino Farinotti
La storia di Ornella Vanoni sarà da oggi raccontata in profondità. Mi limito ai miei ricordi e alle mie passioni personali. Ho molto amato Ornella, dico che era la mia prediletta, certo aveva delle competitor come Mina ma gli stili erano troppo diversi. E comunque riconosceva che Mina “faceva più moda di lei”. Da milanese a milanese la memoria mi porta al Piccolo Teatro, nel 1957 quando lei era nel cast dei “Giacobini” di Federico Zardi, dove cantava due ballate della Rivoluzione francese "Les rois s’en vont" e "La Seine est rouge", aveva 23 anni ma lo stile era già il “suo”.
Nasce così l’idea di una cantante, intellettuale, impegnata, con un registro nuovo che si impone. Tanto che Giorgio Strehler le scrive addosso un repertorio in quel senso. Al regista dominus del Piccolo si aggiungono autori alternativi come Dario Fo e Fiorenzo Carpi. Lo spunto nasce da antiche ballate dialettali che raccontano storie di cronaca nera incentrate sul tema della malavita dove i protagonisti sono questurini, carcerati, delinquenti, operai frustrati. E così e nascono le “canzoni della mala”, titoli come "Ma mi" e "Le mantellate". Sarà un periodo lungo e decisivo. Identitario per Ornella.
La stagione successiva, gli anni sessanta, è nel segno di Gino Paoli, con lui storia d’arte e storia d’amore. Ed è il tema dell’amore che Paoli le dedica, e che le risulta congeniale, nasce la canzone "Senza fine", e tutti sappiamo cosa significa.
Ricordiamo di quegli anni anche "Che cosa c’è", "Tu si n’a cosa grande", in coppia con Modugno al festival di Napoli ma è opportuno citare alcuni dei molti compagni di musica di Ornella in quel tempo: Franco Califano, Bruno Lauzi, Roberto Carlos, Mino Reitano, Lucio Battisti, fra i moltissimi.
Dagli anni settanta, altro decennio a salire in popolarità e stile, la mia memoria estrae "Domani è un altro giorno", versione italiana del brano di Tammy Winette "The Wonders You Perform", inserito nella colonna sonora del film La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Gli anni passano, il successo continua a salire. E tutti, cantanti e musicisti si mettono in fila per averla come partner. Altri nomi indispensabili: Fabrizio de André, Paolo Conte, Lucio Dalla. É lei Ornella a cercare la collaborazione col musicista chitarrista brasiliano, Toquinho, essendosi scoperta affine a quella musica. Ne nascerà un vero repertorio che espatrierà in molti paesi, non solo del Sudamerica.
Segue una lunga serie di album. Ne ricordo uno che vale la pena di raccontare, Più di me, dove la Vanoni si accompagna con colleghi di prima grandezza: Mina, Eros Ramazzotti, i Pooh, Jovanotti, Fiorella Mannoia, Claudio Baglioni, Gianni Morandi. Alcuni dei brani mai dimenticati: "Domani è un altro giorno", "Senza fine", "La musica è finita", "Io so che ti amerò". Il duetto con Ramazzotti ("Solo un volo"), si colloca a lungo in prima posizione nella classifica dei brani più scaricati.
La Vanoni è stata presente in un’infinità di programmi televisivi, anche di fiction. E si è concessa fino a quasi novant’anni, anche cantando, e la sua voce non l’aveva tradita. É stata anche ottima attrice, in diversi film. Ne ricordo uno, particolare, coraggioso, I viaggiatori della sera, diretto da Ugo Tognazzi nel 1979 tratto dal romanzo di Umberto Simonetta. Ornella non aveva nessun imbarazzo a togliersi i vestiti, poteva farlo. Devo, colpevolmente, fermarmi qui con le citazioni, ma credo che l’essenza Ornelliana sia emersa.
Ma mi sta a cuore il rapporto personale. Ho avuto il privilegio di averla nel cast di due dei docu-film che ho realizzato su Milano, La moda e Il Piccolo teatro. Non solo artista, ma donna fantastica, travolgente, nei modi e nelle parole. Mi ha raccontato cose che di solito non si raccontano, ma a lei tutto era permesso. Ad avallare produco il copia-incolla, il virgolettato, di uno nei suoi interventi sul “Piccolo”
“Io sono nata qui, in questo teatro, avevo vent’anni, ventuno e non sapevo cosa fare della mia vita. Un’amica di mia madre mi disse ma che bella voce che hai, perché non fai l’attrice? Io non avevo nessun fuoco sacro, fra l’altro ero timidissima, comunque sono venuta qua, al Piccolo, mi sono iscritta alla scuola, ho dato gli esami, ho fatto il primo anno, poi ho conosciuto Giorgio Strehler, ci siamo innamorati, ci siamo messi insieme. Fu uno scandalo terribile a Milano, perché lui era di sinistra, allora significava essere il diavolo, e in più era sposato e non c’era il divorzio. Mia mamma era disperata, mio papà non parlava più, comunque noi ci amavamo e io decisi di andare per la mia strada. E poi… sono inciampata in Gino Paoli.”
Non è da tutti.
Il mio ricordo non può che essere forte e più che commosso, adesso che non c’è più non mi sembra vero. Che perdita per tutti e che sottrazione dolorosa per Milano.
Eravamo seduti sulle poltroncine del Piccolo, chiacchieravamo. Le dico “Dai, cantami Ma mi, solo per me.” Ci pensa un momento: “Va bene, ma tu canti con me.” E così abbiamo cantato, Ma mi, ma mi, quaranta di quaranta nott San Vitur a ciapà i bott, la canzone è lunga, ne abbiamo cantata la prima parte.
Che bello. “Senti Ornella, io qualcosa ho fatto… romanzi, critica, film… ho avuto riconoscimenti, ma ti dico questo. L’epitaffio, le parole sulla mia tomba saranno “egli cantò con Ornella Vanoni”.