Un weekend tra amici si trasforma in un incubo di sospetti e inganni: nel cuore del bosco, la paura non viene da ciò che si vede, ma da ciò che si nasconde. GUARDA ORA »
di Rudy Salvagnini
I boschi sono da sempre considerati uno sfondo perfetto per ambientarvi vicende inquietanti a causa del senso di isolamento e di pericolo che trasmettono, soprattutto se ad “abitarli”, sia pure provvisoriamente, sono dei cittadini abituati allo smog e al rumore del traffico.
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I fratelli Newacheck - Kyle produttore e Adam regista – ne prendono atto, adottando il più classico dei format per il loro thriller-horror boschivo, Stranger in the Woods, scritto da Holly Kenney, che è anche la protagonista del film.
Olivia, detta Liv, è stata salvata da un tentativo di suicidio seguito alla morte del fidanzato Cole in un incidente automobilistico. Sam, storico amico di Liv sin dai tempi dell’infanzia, per rallegrarla e distrarla organizza un weekend rilassante in mezzo ai boschi in compagnia di alcuni amici: la coppia composta dagli esuberanti Theresa e Liam, oltre a Brandon, aspirante nuovo fidanzato di Liv.
La meta è una casetta adiacente a quella in cui vive lo stralunato Clayton, fratellastro di Sam e amante degli animali impagliati. Liv cerca di rilassarsi, ma le cose ben presto si fanno strane: il bosco è pieno di trappole con cui Clayton cattura gli animali e il fedele cane di Liv scompare misteriosamente. Liv e gli altri si mettono a cercarlo, ma quello è solo il primo di guai ben peggiori.
Più thriller che horror, il film punta soprattutto a sviluppare una certa dose di suspense attraverso l’intreccio psicologico di situazioni e personaggi, cercando di mantenere incertezza e ambiguità e approfondendo soprattutto la caratterizzazione della protagonista, che tutti pensano abbia cercato di suicidarsi per la scomparsa del fidanzato, ma che sostiene invece d’essere stata vittima di un’aggressione che l’aggressore ha tentato di far passare come un tentativo di suicidio.
Tipica del genere è anche la presenza del più classico dei red herring, lo squilibrato Clayton, la cui passione per la tassidermia evoca la carismatica presenza del Norman Bates di Psycho. L’ambientazione boschiva è sfruttata soprattutto per l’isolamento che suggerisce e induce, mettendo i personaggi - tutti tranne Clayton, che a quell’ambiente è del tutto avvezzo - in una situazione di disagio dalla quale faticano a emergere a causa della scarsa dimestichezza, in quanto cittadini, con la natura selvaggia.
In questo contesto, il film evita di appoggiarsi alla truculenza e al gore mantenendosi invece sui toni della tensione psicologica e piazzando alcune svolte narrative relativamente a sorpresa che dovrebbero cambiare le carte in tavola anche e soprattutto con riguardo alla caratterizzazione di alcuni personaggi.
Il film rappresenta l’esordio nella regia di un lungometraggio per Adam Newacheck, alle cui spalle c’è però un cospicuo background di titoli soprattutto televisivi che ne garantisce la professionalità. È anche l’esordio, in qualità di sceneggiatrice, di Holly Kenney, che interpreta con impegno il ruolo della protagonista, cui ha dedicato particolare attenzione narrativa.