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Esmé Creed-Miles su Hanna 2: «In questa stagione dovrà decidere chi essere»

La protagonista dell’acclamata serie TV racconta i forti cambiamenti del suo personaggio. Dal 3 luglio su Amazon Prime Video.
di Paola Casella

venerdì 26 giugno 2020 - Incontri

È figlia di due attori celebri: Samantha Morton, protagonista di Minority Report e Accordi e disaccordi, e Charlie Creed-Miles (King Arthur (guarda la video recensione), Peaky Blinders). Ma Esmé Creed-Miles ha una personalità tutta sua e non sorprende che sia stata scelta proprio lei per il ruolo della protagonista della serie Amazon Prime Hanna (guarda la video recensione), basata sul film di Joe Wright dallo stesso nome. 

Esmé non ha nulla da invidiare a Saoirse Ronan, che aveva dato origine al ruolo sul grande schermo, e nonostante sia minuta e sottile è perfettamente credibile nel ruolo della teenager geneticamente programmata per fare l’assassina. 

Quali cambiamenti possiamo aspettarci per Hanna nella seconda stagione?
Hanna passerà dall’essere una sorta di animale da combattimento a riconoscersi come essere umano e a relazionarsi ad altre ragazze con il suo stesso training. In questa stagione dovrà decidere chi vuol essere: se parte integrante della struttura di potere che l’ha generata, o una ribelle che combatte il sistema. 

Puoi fare un paragone fra Hanna e una normale teenager?
È impossibile perché il suo background non ha niente in comune con le teenager che vediamo di solito sullo schermo. Ma è anche vero che le teenager che vediamo sullo schermo sono quasi sempre uno stereotipo sfruttato per fini commerciali, dunque neanche loro assomigliano alle ragazze reali.

Anche tu hai provato la stessa confusione nel definire la tua identità durante l’adolescenza?
Ancora adesso condivido con Hanna la sensazione costante di essere sopraffatta da ciò che mi circonda. Ma almeno in questa seconda serie ho avuto il privilegio di calarmi in un ruolo già noto: è stato come infilarsi delle pantofole comode. 

Il ruolo di Hanna è estremamente fisico. Qual è stata la parte più difficile degli stunt che hai dovuto interpretare?
Correre! Hanna corre sempre, dappertutto, velocissima, con quella corsa compatta che non è affatto la mia. Chi dice che correre gli piace, sicuramente mente!

Altre difficoltà?
Ricordarsi le battute! Soprattutto perché in questa seconda serie finalmente Hanna parla, mentre nella prima era quasi sempre un’osservatrice silente. Ricordo che andavo spesso dal creatore e sceneggiatore David Farr e gli dicevo: “Quand’è che mi darai qualcosa da dire?”

Quali sono le difficoltà specifiche del lavorare in una serie tv?
Il poco tempo che si ha per provare e l’impossibilità di ripetere le scene. Si va sempre di corsa, e come già detto io odio correre!

Che cosa invidia agli altri attori della serie?
A Yasmine Monet-Prince, che interpreta il ruolo di Clara, invidio la tranquillità con cui, se non le va di fare una cosa, dice semplicemente: “Io questa cosa non la faccio”. A Mireille Enos, che interpreta Marissa, invidio la capacità di recitare le sue scene di azione senza controfigure – io le uso il meno possibile, ma qualche volta sono necessarie – e l’esperienza: un attore esperto rende tutto più facile, anche a una novellina come me.

Fa differenza che dietro la cinepresa ci sia una regista piuttosto che un regista?
Per una storia come quella di Hanna (guarda la video recensione), che è scritta molto bene da un uomo, credo di sì, e mi fa piacere che ne siano state chiamate molte a bordo. Sono certa che il loro essere donne regali una sfumatura diversa al modo in cui è raccontata la storia: sono più aperte e più libere nel descrivere la specificità dell’esperienza femminile. Ma la vera differenza, come sempre la fa il bravo regista: uomo o donna che sia.


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