
Intervista al regista di All you can dream, esordio al cinema di Anastacia.
di Fiorella Taddeo
Anastacia esordisce al cinema e lo fa interpretando se stessa in All you can dream, il terzo film di Valerio Zanoli, presentato ieri in anteprima mondiale al Festival di Giffoni. La cantante è l'idolo di Suzie, una ragazza con qualche chilo di troppo, derisa e snobbata dalle più piacenti compagne di scuola a causa del suo peso. La sua unica consolazione è la musica: ama cantare e la sua artista preferita è la regina del soul, che talvolta le appare come una sorta di angelo custode.
Valerio, perché hai deciso di realizzare questo film?
Mi interessava puntare l'attenzione sul tema dei disturbi alimentari, in particolare sull'obesità, una vera e propria piaga sociale. Si tratta di un problema molto sentito sia in Italia che negli Stati Uniti, dove il film è stato girato. L'aspetto preoccupante riguarda i giovani: chi è obeso da piccolo, lo sarà per tutta la vita. Ho voluto girare la pellicola proprio per sensibilizzare sull'argomento e, anche, su quello del bullismo. In Italia dovrebbe uscire a fine anno, per gli States sono attesi tempi più lunghi.
A chi è diretto il film?
Non ho voluto parlare solo ai ragazzi, ma anche alle loro famiglie. È un genere questo che negli Stati Uniti è molto apprezzato: genitori e figli si ritrovano insieme al cinema. Ho cercato di usare il linguaggio dei giovani, anche semplificando il discorso e i personaggi. Così però il messaggio centrale passa meglio.
Ti sei ispirato a una storia vera?
Si, ho pensato alla mia storia personale. A neanche 19 anni mi sono trasferito negli Usa per studiare alla University of Southern California. Sono ingrassato e diciamo che capisco bene il problema in profondità. Per questo ho voluto fare qualcosa per tutti. In fondo ogni essere umano è un "diverso": c'è chi è grasso, chi porta gli occhiali, chi è gay, ecc. Conosco gente che non parla mai, o gente che si deprime se ingrassa di due chili. Ma perché? Dobbiamo accettarci tutti per quello che siamo.
Come è stato lavorare con Anastacia?
È stato un vero e proprio privilegio. È stato il suo debutto al cinema. Quando l'ho chiamata, mi sono chiesto come mi sarei dovuto comportare con un personaggio come lei, una star. È una delle persone più umili che abbia mai conosciuto. Quando le ho mandato la sceneggiatura, ha accettato immediatamente. Dalla lettura dello script al primo ciak, non sono passati neanche due mesi.
E la protagonista, Hali Mason? Anche il suo è stato un debutto nel cinema.
Si, Hali veniva dal teatro. Aveva circa sedici anni quando abbiamo cominciato le riprese. Mi ha trasmesso forti emozioni dal primo istante del suo provino. È entrata nella parte con grande disinvoltura.
Che progetti hai per il futuro?
A breve inizierò le riprese di un docufiction in America, sulla crisi economica. Poi avrei in cantiere un horror da girare in Thailandia e sto scrivendo una commedia da fare in Italia.
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