Nella casa |
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Un film di François Ozon.
Con Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner, Denis Ménochet.
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Titolo originale Dans la maison.
Drammatico,
durata 105 min.
- Francia 2012.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 18 aprile 2013.
MYMONETRO
Nella casa
valutazione media:
4,01
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Affascinante spirale di realtà e immaginazionedi donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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sabato 20 aprile 2013 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Seducente, ipnotico, capace di mescolare finzione e realtà con eleganza e mistero, il nuovo film di Ozon ha un andamento a spirale, all'interno della quale i personaggi si smarriscono e si ritrovano, si svelano e si nascondono, si avvicinano e si allontanano per sempre. Germain insegna letteratura in un liceo francese e assegna un tema apparentemente banale "Come hai trascorso il tuo ultimo fine settimana". Claude, ultimo banco, personalità riservata e una vita familiare difficile, scrive qualcosa che cattura Germain raccontando nei minimi particolari la visita a casa del compagno di classe Raphael. E' il tono a colpire il professore, quell'atteggiamento sarcastico verso la casa perfetta, la famiglia perfetta, quella rabbia inespressa e quell'incoffesato desiderio di farne parte che lo spingono a leggere il tema alla moglie Jeanne, direttrice di una galleria d'arte. Il tema tra l'altro termina con la parola "Continua..." lasciando Germaine e Jeanne interdetti, ma anche incuriositi. Le puntate seguenti costringono Germaine a confrontarsi con Claude che continua a frequentare la famiglia di Raphael, diventando amico del padre, seducendo - e facendosi sedurre dalla madre, quella donna della classe media che nel primo tema aveva tanto duramente giudicato - e instaurando con il compagno di classe un rapporto di fiducia e dipendenza da parte di Raphael. Ma parallelamente alle dinamiche familiari della famiglia di Raphael che Claude tratteggia nei suoi temi - le difficoltà sul lavoro del padre, le frustrazioni di casalinga della madre, le timidezze e le rabbie del compagno di scuola - è il rapporto fra Claude e Germaine quello che prepotentemente prende corpo, un rapporto maestro allievo, padre figlio, servo padrone, perchè Germaine consiglia, detta regole, cerca di far crescere lo stile di Claude negando alla sua storia ogni svolta sentimentale o prevedibile, ma è Claude a condurre il gioco, Claude a tenere sulla corda il professore, Claude a far emergere le sue frustrazioni di scrittore fallito e marito in crisi. Gli sviluppi finali sono un crescendo di tensione emotiva e di ribaltamenti di ruoli, ma ciò che fa grande il film è la costante simbiosi fra realtà e finzione, fra immaginazione e verità, quasi a suggerire che poco conta se un gesto è avvenuto davvero o se una frase è stata pronunciata, ma quanto agisce su di noi e sui nostri comportamenti la fascinazione del racconto, la suggestione che evoca, la proiezione che ne facciamo sulla nostra condizione. Claude racconta, è un mezzo, potente e seduttivo, ma è Germaine che ascolta a costruire la propria storia, a voler scavare a fondo in quella famiglia un po' specchio un po' antitesi della propria, ed è nel rapporto di dipendenza fra Claude e Germaine - fra allievo e maestro, fra narratore e ascoltatore e perchè no, fra regista e spettatore - che si crea il legame più forte, quello che fa sì che le parole si trasformino in emozioni e che i desideri si mutino in azioni. Magnifici tutti gli interpreti, con un Fabrice Lucchini misurato, controllato, ma incapace di abbandonare quella fascinazione a metà strada fra voyeurismo e insegnamento, una Katherine Scott Thomas che regala alla sua Jeanne un equilibrio fragile che si sgretola davanti ai suoi occhi nel confronto con una famiglia sconosciuta, una Emanuelle Seigner perfetta nel ruolo di matura casalinga frustrata e un sorprendente Ernst Umhauer nel ruolo di Claude, fascino adolescenziale che evoca il Tadzio di Mann e Visconti e che fa scorrere sul suo volto delicato tutta l'ambiguità, l'inquietudine, la fragilità e il potere di chi usa le parole, l'immaginazione e la seduzione per uscire dalla prigionia della solitudine.
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