Il giorno del suo 111 compleanno, Bilbo Baggins comincia a raccontare al nipote Frodo le avventure che, sessant'anni prima, lo portarono ad entrare in possesso di quello che in seguito si scoprirà essere l'Unico Anello, nonché di una notevole quantità d'oro: tutto iniziò quando alla sua soglia si presentò lo stregone Gandalf, accompagnato da una combriccola di tredici nani guidati dal valoroso Thorin Scudodiquercia, intenzionati a riprendersi Erebor, il regno sotto la montagna, ora nelle grinfie del drago Smaug...
Già fin dai primi minuti si capisce di che pasta sia fatto questo Lo Hobbit, che non esita a scagliarci subito contro le solite, grandi musiche, i soliti, indimenticabili e azzecatissimi personaggi, le solite, epiche atmosfere (qui virate leggermente più verso il fiabesco) e, last but not least, scenografie e paesaggi più sontuosi del solito. Non appena la voce del vecchio Bilbo inizia a raccontare, la storia ingrana a ritmo abbastanza sostenuto fin dall'inizio, con tutte le caratteristiche che hanno reso la vecchia trilogia dell'Anello una gioia per gli occhi e per il cuore (davvero, non so spiegarmi come qualcuno potrebbe trovare lenta o troppo lunga la sequenza della cena a casa di Bilbo, che in sé durerà non più di un quarto d'ora o venti minuti. Poi, può sempre essere una mia impressione...)
Gli attori sono stati scelti alla perfezione. Su tutti primeggiano, oltre al solito, scontato, grande, immenso Ian McKellen: il simpatico Martin Freeman nel ruolo del giovane Bilbo Baggins, un hobbit pigro e poco determinato a lanciarsi in avventure che, a suo dire, "fanno far tardi a cena" e, soprattutto, molto più facile con cui empatizzare rispetto al complessato Frodo del Signore degli Anelli, e il valoroso Richard Armitage nel ruolo di quello che è stato definito "l'Aragorn de Lo Hobbit", quel Thorin Scudodiquercia al quale non occorre molto tempo per colpire lo spettatore con il suo carattere burbero, il suo carisma e le sue abilità di combattente.
Poi, infine, c'è la storia, altro grande punto a favore di questo film, la quale, pur seguendo molto fedelmente la trama del libro da cui è tratta, inserisce elementi che non solo non stonano, ma lo rendono più ricco e intrigante (ad esempio la storia di Thorin e della sua nemesi, l'Orco Pallido, oppure l'ascesa del Negromante. In questa circostanza,poi, non si può non menzionare il personaggio di Radagast il Bruno, lo strambo stregone amante delle piante e degli animali e, a detta di Saruman, troppo preso dall'uso di "funghi allucinogeni", protagonista, comunque, di due delle scene più suggestive del film).
E il reparto tecnico? Nulla da dire, se non che è in perfetto stato di grazia, realizzatore di scenografie che sono un autentico portento (la reggia dei Nani ad inizio film) e sequenze di indubbio impatto visivo (la lotta fra i giganti di pietra). Per il resto, si segnalano le grandi musiche di Howard Shore, il quale non ha disdegnato l'inserimento di canzoni che, in un primo momento, possono spiazzare, ma poi, ripensandoci, non disturbano affatto e risultano seguire perfettamente lo spirito tolkeniano.
Altro che le due stelle della Cappi! Questo è un film fantasy degno di essere chiamato tale, andatelo a vedere perché non ve ne pentirete affatto. Ora non ci resta che attendere di vedere quello che faranno con Smaug.
P.S. La tanto acclamata scena degli indovinelli con Gollum secondo me non si distingue rispetto al resto del film, direi che è nella media. In compenso, però, mi è piaciuta molto la scena in cui Bilbo decide di risparmiargli la vita.
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